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Bus in fiamme, la dichiarazione del bambino in fuga: «Ti amo, io ti amo!»

La corsa, le urla e quel disperato: "Ti amo!". Un bambino, uno dei 51 salvati dai carabinieri dalla follia del dirottatore, scappa via dallo scuola bus sulla strada di San Donato Milanese. Una voce che spunta fuori nel dramma di quella che poteva, e fortunatamente non lo è diventata, essere una strage assurda. Il bambino urla "Ti amo, io ti amo!". Una dichiarazione d'amore, strozzata dal pianto, registrata dal cellulare di un automobilista

E stata inviata questa mattina a tutti i prefetti dal capo di gabinetto del ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi. Nel documento si richiama alla puntuale applicazione della normativa vigente per il rilascio e il rinnovo delle licenze a coloro che guidano veicoli per il trasporto di persone. Non solo. È richiesta l'intensificazione dei controlli da parte delle Forze di Polizia. Oltre ai prefetti, destinatari della lettera sono i commissari di governo per le Province autonome di Trento e Bolzano, il presidente della giunta regionale della Valle d'Aosta, e per conoscenza il capo della Polizia, il comandante generale dell'Arma dei carabinieri, il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Nella lettera viene appunto richiamato l'episodio nel Milanese e sottolineato che "si impone che siano adottate tutte le dovute cautele e, in particolare, che sia sempre verificato, con il massimo rigore, il possesso e la permanente validità di tutti i documenti abilitativi necessari per lo svolgimento della suddetta attività". In questo senso i destinatari della circolare, "nelle more degli approfondimenti in corso finalizzati alla possibile revisione delle disposizioni legislative vigenti in materia", sono sollecitati a "richiamare l'attenzione dei sindaci, dei dirigenti scolastici e di ogni altra amministrazione pubblica affinchè, ogni qualvolta vengano affidati all'esterno i servizi in questione, siano espletati puntuali accertamenti sui requisiti del personale preposto alla guida, e assunte le iniziative più idonee per scongiurare il verificarsi di possibili azioni criminose o, comunque, illecite". E in proposito si segnala, innanzitutto, "la necessità di attivare le opportune interlocuzioni con gli Uffici provinciali della Motorizzazione Civile, in ragione delle specifiche competenze svolte con riferimento ai conducenti di veicoli stradali".

Intanto per la sinistra, soprattutto quella salottiera, gli immigrati non possono delinquere e se lo fanno in modo plateale diventano «italiani». Così Ousseynou Sy, l'immigrato che ha tentato di bruciare il bus che gli era stato affidato con dentro il suo carico umano, non è un senegalese con cittadinanza italiana ma un italiano casualmente nato altrove, pensando in questo modo di eludere il problema. Se Sy è un «italiano» il caso è chiuso, va archiviato come banale episodio di cronaca nera, per di più a lieto fine e quindi, come ha sostenuto in tv l'ex ministra del Pd Livia Turco «pure da comprendere». È già tanto che non provino ma ci siamo vicini - a ribaltare la realtà e sostenere che un italiano, Ousseynou Sy, ha provato ad abbrustolire figli di immigrati (quali erano la maggior parte dei giovani passeggeri).

Bisogna pero tornare indietro di 9 anni. Nel 2010 l'uomo ha aggredito una 17enne sul bus. Una ragazza torna a casa sul bus e incontra proprio l'autista "maledetto". Sy, come rirporta Repubblica, usa poche parole per convincere la 17enne a fidarsi di lui: "Ti porto a casa io alla fine del giro". Poi scatta l'incubo. L'uomo si avventa sulla ragazza e tenta un approccio sessuale. Le tocca il seno e i glutei. Arriva la denuncia. Il suo legale di allora tentò di minimizzare: "Meno di uno sfioramento".

Eppure Sy con una denuncia del genere alle spalle era alla guida di un autobus con a bordo 51 ragazzini delle scuole medie. Quella denuncia però nn rimase lettera morta. La denuncia si è trasformata in una condanna a un anno nel 2018 per violenza sessuale. Una vicenda che di fatto segna la vita privata della 17enne e di quella dell'autista. Da quella sentenza non si sarebbe più ripreso e dunque sono affiorati i primi segnali di squilibrio psicologico. 

Poi c'è un altro precedente inquietnate. L'uomo qualche tempo fa era stato fermato mentre si trovava alla guida di un auto. Dopo l'alcoltest il risultato: positivo. Condanna penale e multa da 680 euro. E sospensione della patente per sei mesi. Sy si mette in malattia e riesce a non perdere il lavoro: tutta colpa di omessi controlli che hanno permesso all'attentatore di rimettersi alla guida di un pullman e di incendiare il mezzo con i ragazzini a bordo. Il pm Greco contesta tra le varie accuse anche l'aggravante di terrorismo. Le fiamme sarebbero divampate con alcuni studenti ancora a bordo. Un attimo in più e avremmo pianto dei morti innocenti. Ora Sy è nel carcere dove è stato accolto con un lancio di uova e arance. L'incubo per i bimbi è finito. Per lui è appena cominciato...

Reagire agli imprevisti agendo al di fuori di schemi e automatismi.Scrive il quotidiano il Giornale immaginate se Osseynou Sy fosse entrato in azione su una superstrada dell'Ohio, della California o dell'Illinois. La Guardia Nazionale avrebbe isolato i dintorni, sul posto sarebbero intervenute le Swat - le unità speciali con blindati e mezzi militari - e il signor Sy sarebbe stato ridotto ad un colabrodo. Ma probabilmente l'epilogo sarebbe stato assai più infausto. Da noi sei normalissimi carabinieri usciti da anonime stazioni di periferia a bordo di comuni utilitarie hanno fatto il miracolo.

Ma non è stato un caso. Come non lo fu quello del 23 dicembre 2017 quando due giovani poliziotti in servizio a Sesto San Giovanni, individuarono, fermarono ed eliminarono il terrorista Anis Amri sfuggito, in Germania, ai più rigorosi controlli e trasformatosi nell'uomo più ricercato d'Europa. Ma qual'è il segreto? Come mai carabinieri e poliziotti malpagati, spesso denigrati, costretti a pagarsi da se divise ed attrezzature o a risparmiar benzina per non intaccare i bilanci di Stato mettono a segno azioni degne delle migliori teste di cuoio straniere? Uno degli elementi fondamentali è la capillare presenza sul territorio. Solo l'Italia vanta oltre 4500 stazioni territoriali dei Carabinieri guidate da rodati marescialli capaci di abbinare la conoscenza dei luoghi alla forza dell'esperienza.

Solo i loro carabinieri possono contare su un addestramento che abbina competenze di pubblica sicurezza, capacità investigative e tecniche militari. Ma a garantire il controllo del territorio contribuisce anche una Polizia presente e vigile anche in piccoli centri come Sesto San Giovanni. Un altro atout delle forze dell'ordine italiane è l'addestramento di base, sintesi delle esperienze maturate nel corso di oltre quarant'anni di lotta a criminalità organizzata e terrorismo. Due eredità che permettono anche ad agenti e carabinieri più giovani di reagire con prontezza.

Ma la vera eccellenza è un'italianissima capacità d'iniziativa. Sulla Paullese, come nella notte di Sesto San Giovanni, non c'era il tempo di elaborare piani e tattiche. Bisognava decidere mentre si agiva. Così hanno fatto il maresciallo Roberto Manucci e i cinque uomini che con tre macchine uscite dalla stazione di Paullo e Segrate si son messi sul tracce del pullman individuandolo e creando un artificioso ingorgo indispensabile a rallentarlo e fermarlo. Al successo ha contribuito anche la capacità tutta italiana di ricorrere alle armi solo in casi estremi. Quei sei carabinieri potevano cedere alla tentazione, assai più semplice e meno rischiosa, d'infilare un proiettile nella fronte del senegalese. Ma se il colpo non fosse stato fatale Sy avrebbe potuto appiccare le fiamme. Così per non mettere a repentaglio la vita dei bambini i sei carabinieri hanno messo a rischio le proprie avvicinandosi, parlandoci e distraendo il senegalese quanto serviva per garantire una via di fuga a insegnanti e studenti. Per farlo non hanno potuto affidarsi a mosse o tattiche preconfezionate.

In quei minuti decisivi hanno potuto contare solo sulla propria esperienza, sulla propria inventiva e sulla propria capacità d'improvvisazione. Se vi chiedete come mai i terroristi non riescono a colpire l'Italia o perché paesi come l'Iraq cerchino i Carabinieri per addestrare le proprie polizie la risposta è semplice. Ricordatevi del maresciallo Manucci e dei suoi uomini....

 

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