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Prevenire in Italia la cultura della morte con la formazione pro life

L'icona delle 'Quattro serate per la Vita' del CAV di Roma Palatino

 

I regolamenti sanitari che l’amministrazione Obama ha introdotto nell’ambito del progetto di riforma federale del sistema sanitario (le c.d. “Hhs rules”), «richiedono a tutti i datori di lavoro di agevolare l’accesso alla sterilizzazione e alla contraccezione, così come ai farmaci e dispositivi che possono causare l’aborto, violando così principi religiosi profondamente radicati» (cit. in Libertà di coscienza ancora in pericolo, in L’Osservatore Romano, 28 settembre 2013, p. 7).

Lo ha dichiarato in una recente lettera alle autorità politiche il cardinale arcivescovo di New York, Timothy Michael Dolan, presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, capeggiando così la mobilitazione dei vescovi americani affinché siano preservati dall’Amministrazione democratica al governo il diritto alla vita e alla libertà di coscienza dei cittadini USA. Giustamente alla denuncia l’episcopato statunitense sta affiancando iniziative e percorsi di formazione per promuovere la tutela della vita umana innocente, direttamente o indirettamente appoggiando il variegato mondo “pro life” americano. Per fare qualcosa di concreto ed immediato anche nel nostro Paese anche al fine di “prevenire” tali derive della sanità pubblica, niente di meglio che sostenere l’attività dei 338 “Centri di aiuto alla vita” (CAV) che, nati nel 1975, sono diffusi attualmente in tutte le Regioni d’Italia. Molti di questi stanno recentemente cercando sempre più, nonostante le molte difficoltà economiche e “logistiche” (per i CAV, infatti, non sono mai state previste forme di finanziamento statale), di organizzare ed offrire percorsi di sensibilizzazione e formazione gratuiti a tutte le persone interessate a collaborare alla difficile battaglia per la vita. Fra questi, a Roma, segnaliamo l’iniziativa “Quattro serate per la Vita”, proposta dal CAV Palatino per riflettere sui temi della maternità, dell’aborto e della “sindrome post-aborto”, che sarà inaugurata mercoledì, 9 ottobre 2013, dalle 19.00 alle 20.30, presso la sala conferenze della Basilica di S. Anastasia, al centro di Roma (http://www.cavromapalatino.it/).

La prima delle quattro “Serate” avrà inizio con la presentazione delle attività dei “Centri di aiuto alla vita” da parte della presidente del CAV Palatino Anna Spurio Consoli, successivamente alla quale si avrà una conversazione della d.ssa Giuseppina Pompa, ginecologa e docente presso l’Istituto Scientifico Internazionale Paolo VI di ricerca sulla fertilità e infertilità umana dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, sul tema “L’esperienza di un medico al servizio della vita”. Nelle successive “Serate” si avranno come relatori la bioeticista Claudia Navarini, docente di Bioetica e Filosofia presso la facoltà di Psicologia dell'Università Europea  di Roma (il 15 ottobre, sempre dalle 19 alle 20.30), il rettore della Basilica di S. Anastasia, Don Alberto Pacini, che rifletterà sul cammino di guarigione spirituale da vivere (e far vivere) dopo il trauma dell’aborto (22 ottobre) e, infine, 29 ottobre gli operatori del CAV Palatino che illustreranno la loro esperienza di lavoro e volontariato orientato alla difesa della vita e della maternità nell’ambito del Centro di Aiuto alla Vita.

Il fatto che il corso di formazione del CAV si svolga proprio a conclusione dell’Anno della fede fa risultare ancora più in linea il volontariato per la vita alla valenza missionaria impressa dalla Chiesa prima da Benedetto XVI e, poi, in perfetta continuità, da Papa Francesco. L’attuale Pontefice, fra l’altro, nel discorso del 27 luglio scorso all’episcopato brasiliano, ha ribadito la necessità della promozione della cultura pro life nell’attuale contesto di «globalizzazione implacabile e intensa urbanizzazione spesso selvaggia», che hanno generato in molti contemporanei «un vuoto che non riescono a spiegare. Alcuni di questi effetti sono la confusione circa il senso della vita, la disintegrazione personale, la perdita dell’esperienza di appartenere a un “nido”, la mancanza di un luogo e di legami profondi» (cit. in "Vi chiedo di essere coraggiosi, di avere parresia!". Discorso di papa Francesco durante l'incontro con l'episcopato brasiliano, in agenzia Zenit, 28 Luglio 2013).

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