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Stato-Mafia: il legale di Riina potrà interrogare Napolitano

La Corte ammette nuove domande al Presidente della Repubblica.

L'avvocato del boss Totò Riina potrà interrogare, il 28 ottobre, il Capo dello Stato Giorgio Napolitano al processo sulla trattativa Stato-Mafia. Lo ha deciso la Corte d'Assise che ha accolto l'istanza del difensore stabilendo che potrà porre domande a Napolitano su quanto accadde fra il 1993 e il 1994, quindi su temi nuovi rispetto a quelli originariamente stabiliti dai giudici.

Pur ammettendo la richiesta dell'avvocato di Riina, la Corte d'assise di Palermo, proprio per le prerogative costituzionali di cui gode il presidente della Repubblica, ha sottolineato che la deposizione "non può prescindere dalla disponibilità del capo dello Stato, di cui la corte non potrà che prendere atto".

Lo ha deciso la Corte di assise di Palermo che ha dichiarato ammissibile la richiesta di ampliamento della prova testimoniale del presidente della Repubblica nell'ambito del processo per la presunta trattativa Stato-mafia. Nell'udienza di martedì prossimo al Quirinale, l'avvocato intende porre al capo dello Stato domande relative ai nuovi atti e documenti depositati nella scorsa udienza dall'accusa e provenienti dai servizi segreti, che tra il giugno 1992 e l'agosto 1993 informavano del rischio di attentati anche nei confronti di soggetti politici, tra cui gli allora presidenti di Camera e Senato Giorgio Napolitano e Giovanni Spadolini.

"Secondo la Corte d'assise di Palermo la richiesta di nuova prova testimoniale del Capo dello Stato non è né superflua né manifestamente irrilevante poiché si riferisce a fatti che sono oggetto del dibattimento", ha detto il presidente della Corte, Alfredo Montalto, precisando però che la deposizione "non può prescindere dalla disponibilità del Capo dello Stato di cui la Corte non può che prendere atto".

La richiesta della nuova prova, fatta dal legale di Riina, l'avvocato Luca Cianferoni, segue il deposito di documenti riservati del Sismi, fatto dai pm, su un allarme attentati, del 1993, allo stesso Napolitano e all'allora presidente del Senato, Giovanni Spadolini. I documenti sono stati oggi dalla corte acquisiti al fascicolo del dibattimento. Per il legale l'ingresso nel processo del rapporto dei Servizi renderebbe inevitabile porre a Napolitano domande su cosa accadde tra il '93 e il '94, periodo in cui ci fu l'allarme attentati. Secondo la corte "la nuova prova non è né manifestamente superflua, né irrilevante".

E, riferendosi ad anni in cui Napolitano non era capo dello Stato, non rientrerebbe nei limiti della sentenza della Corte Costituzionale che, risolvendo il conflitto di attribuzioni tra il Colle e la Procura di Palermo, ha riconosciuto una serie di prerogative al capo dello Stato. I giudici, tuttavia, hanno ricordato, pure ammettendo la richiesta dell'avvocato di Riina, che, proprio per le prerogative costituzionali di cui gode il presidente della Repubblica, la sua deposizione "non può prescindere dalla disponibilità del capo dello Stato, di cui la corte non potrà che prendere atto

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