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San Giovanni Galermo, un mosaico per la “comunità dei resorti”

mosaico 7

 

«Un mosaico donato alla Comunità dei Resorti»: questo il nome che padre Marko Ivan Rupnik ha dato all’opera d’arte musiva realizzata, in meno di una settimana, nella Chiesa dei Santi Elisabetta e Zaccaria, nel quartiere di San Giovanni Galermo a Catania, perché di “rinascita” si parla e non solo in senso religioso. Il progetto artistico, frutto del lavoro certosino dell’equipe di padre Rupnik, è stato fortemente voluto da don Giuseppe Catalfo, parroco della nuova chiesa, che ben otto anni fa propose al gesuita sloveno la creazione di un mosaico per la parte centrale del presbiterio con l’obiettivo di “abbracciare” simbolicamente i fedeli.

Padre Rupnik ha pensato ancora più in grande: un mosaico a tutta parete per accogliere l’intero popolo di San Giovanni Galermo, e non secondo i soliti canoni. «Siamo abituati a vedere i quadri all’interno delle chiese - ha spiegato il teologo e artista - come se lo spazio della liturgia fosse di per sé affidato al chiodo che li tiene fissati alla parete; ma la fede è una realtà costante, senza spazi, senza contorni. Bisogna restituire la speranza alla gente». Padre Rupnik – che ha realizzato magnifiche opere d’arte in tutto il mondo, e la cui espressione artistica è stata molto apprezzata da Papa Giovanni Paolo II, che gli affidò il rinnovo del mosaico della Cappella Redemptoris Mater nella II Loggia del Palazzo Apostolico in Vaticano – ha scelto quindi di tornare in Sicilia, dopo aver realizzato a Caltagirone nel 2011 un'opera per la Chiesa “Madonna della Via”. «La Sicilia è il luogo in cui vivere. Qui ho lasciato il mio cuore 31 anni fa, quando per la prima volta vidi i magnifici colori di questa terra: il giallo del sole, il bianco della neve sull’Etna, con le striature rosse della lava. Sono tutti toni caldi, solari, ricchi di vita, e sono i colori che abbiamo adoperato per il mosaico della Chiesa dei Santi Elisabetta e Zaccareo». Un mosaico che lascia senza fiato, ricco di una luce che non tramonta, dove ogni pietra, di forma e colore diverso, s’incastra in perfetta armonia. D’altronde, in senso figurato, un mosaico è questo: fare concordia fra diversi. E lo staff di padre Rupnik ne è la prova costante: 23 persone di varie nazionalità che lavorano da anni, in perfetta sinergia.

La nuova chiesa dei Santi Elisabetta e Zaccaria
Progettata nel 2000 dallo studio degli ingegneri Santi e Carmelo Cascone, e realizzata grazie a finanziamenti regionali (il completamento dell’arredo è stato affidato alla parrocchia), la nuova chiesa è stata ideata con tetti alti, grandi vetrate e con una struttura a corpo unico, per accogliere i 20mila abitanti di San Giovanni Galermo - quasi una città, nella città - per ridare al luogo di culto il suo storico valore di luogo di aggregazione sociale. «La nuova chiesa, di circa 250 metri quadrati - ha spiegato l’ing. Santi Maria Cascone - è un punto forte di riconoscibilità del territorio di San Giovanni Galermo, adesso straordinariamente impreziosito dalla presenza di una opera d'arte di grande impatto e dai forti significati religiosi costituita dallo splendido mosaico di padre Rupnik».

Il mosaico nel presbiterio è per don Giuseppe Catalfo «un sogno che si realizza tra mille peripezie», infatti se da una parte il nuovo edificio sacro è stato pensato per contribuire a riqualificare il quartiere, dall’altra le varie amministrazioni comunali che si sono susseguite negli anni hanno poco sostenuto la realizzazione dello stesso. «Mancano da realizzare le strade di accesso alla chiesa - spiega il parroco – eppure tutte le autorizzazioni sono pronte». Proprio nell’attesa che le opere viarie vengano completate, l’apertura ufficiale della struttura e l’inaugurazione del suo gioiello d’arte musiva è prevista per il mese di ottobre. Nel frattempo il mosaico sarà comunque visitabile, sebbene non vi siano solo parzialmente avviate le attività nella nuova chiesa.

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