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Dalla Valdichiana a Roma, pronti a organizzare un presidio che giovedì rischia di paralizzare la Capitale. Passo lento e inesorabile, con il rumore dei motori che sovrasta il caos del traffico cittadino, i trattori, e soprattutto chi li guida, sono decisi a manifestare non soltanto a Roma. Presidi, cortei e blocchi stradali si moltiplicano ovunque in tutta Italia. Da venerdì scorso, fino alla mezzanotte i trattori saranno in presidio nella Valle del Sele, a Battipaglia, con alcuni sindaci che hanno aderito alla protesta degli agricoltori contro le politiche europee.

Ho aperto le porte, e non torno indietro.Se ci sarà qualcuno che avrà piacere di esserci, lo accolgo, non c'è nessun cambio di idea rispetto a ieri da parte mia". Amadeus ribadisce la disponibilità a dare spazio alla protesta dei trattori a Sanremo, ma precisa: "Nessuno mi ha chiamato. Se ci sarà qualcuno che contatterà la Rai, farà sapere chi sono le persone o la persona che ha desiderio di essere presente, lo valuteremo assolutamente".

"Io ho fatto l'istituto agrario, mi hanno detto 'vai a zappare la terra' e ho zappato davvero nella mia vita, e so anche guidare il trattore. La terra è estremamente importante, ci sono tanti lavoratori, non ne faccio una questione politica, ma è la politica che a volte sposa le cause. C'è gente che ha una difficoltà enorme e io sono a favore delle persone: ripeto io non ne faccio una questione politica e non sono contro qualcuno"

Intanto "La Commissione propone il Regolamento sull'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (Sur), che è il valido obiettivo di ridurre i rischi dei prodotti chimici per la produzione vegetale, ma la proposta Sur è diventata un simbolo di polarizzazione ed è stata respinta dal Parlamento europeo e non ci sono più progressi nemmeno in seno al Consiglio, quindi dobbiamo fare qualcosa ed è per questo che proporrò al Collegio (dei Commissari dell'Ue) di ritirare questa proposta. Ovviamente l'argomento resta ed è necessario portare avanti un maggiore dialogo e un approccio diverso", ha affermato von der Leyen durante la sessione plenaria del Parlamento europeo. La proposta di ritiro del regolamento sui pesticidi non è in ogni caso prevista per oggi, dovrà prima essere discussa dal collegio dei commissari, non si sa ancora quando.

"Gli agricoltori sono i primi a risentire degli effetti del cambiamento climatico. Siccità e inondazioni hanno distrutto raccolti e minacciato il bestiame. Gli agricoltori sentono l'impatto della guerra di Russia, dell'inflazione, l'aumento del costo dell'energia e dei fertilizzanti. Ciononostante, lavorano duramente ogni giorno per produrre il cibo di qualità che mangiamo. Per questo dobbiamo loro apprezzamento, ringraziamento e rispetto", ha detto la presidente dell'esecutivo Ue.

Il ritiro della proposta di regolamento sull'uso sostenibile dei fitofarmaci (Sur) salva il 30 per cento delle produzioni alla base della dieta mediterranea, dal vino al pomodoro, messe a rischio dall' irrealistico obiettivo di dimezzare l'uso di agrofarmaci. È quanto sostiene il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini.

Il provvedimento – sottolinea Coldiretti in una nota – avrebbe avuto un impatto devastante sulla produzione agricola dell'Unione europea e nazionale aprendo di fatto le porte all'importazione da paesi extra Ue che non rispettano le stesse norme sul piano ambientale, sanitario e del rispetto dei diritti dei lavoratori. Serve un approccio realistico per sostenere l'impegno dell'agricoltura verso la sostenibilità che ha già portato l'Italia a classificarsi come la più green d'Europa con il maggior numero di imprese agricole che coltivano con metodo biologico su circa un quinto della superficie agricola totale e il taglio record in un decennio del 20 per cento sull'uso dei fitofarmaci che restano essenziali per garantire la salute delle coltivazioni.

Non a caso in Italia – continua la Coldiretti – oltre otto prodotti su dieci pericolosi per la sicurezza alimentare provengono dall'estero (86 per cento), sulla base delle elaborazioni del sistema di allerta Rapido (Rassf). Sul totale dei 317 allarmi rilevati nel 2022, 106 scaturivano da importazioni da altri Stati dell'Unione europea (33 per cento) e 167 da Paesi extracomunitari (53 per cento), e solo 44 (14 per cento) hanno riguardato prodotti con origine nazionale.

"La battaglia per garantire dignità e giusto reddito agli agricoltori italiani non si ferma", precisa sempre il presidente della Coldiretti, sottolineando che non sarà accettato nessun taglio alle risorse economiche della Politica agricola comune (Pac) agli agricoltori poiché oggi occorre assicurare l'autonomia alimentare dei cittadini europei e favorire il ricambio generazionale.

"È una vittoria anche italiana l'annuncio della Commissione europea del ritiro della proposta legislativa sui pesticidi", ha commentato la premier Giorgia Meloni in una nota, intestando il risultato e la decisione dell'Ue. "Fin dal suo insediamento, infatti, il governo italiano sta lavorando in Europa, con grande concretezza e buon senso, per tracciare una strada diversa da quella percorsa finora e coniugare produzione agricola, rispetto del lavoro e sostenibilità ambientale. Proseguiremo in questa direzione".

Intanto resteremo qui per 5 giorni, se necessario": è il monito degli agricoltori del nord delle Marche che manifestano a Pesaro. Nella mattinata, il corteo per le vie della città, poi il raduno davanti al casello autostradale, dove un centinaio di trattori stazionano in un'area verde che non ostacola il traffico.

I problemi non derivano solo dalle politiche europee. La filiera lunga è ciò che più stritola i produttori. Mal digesto il mancato rinnovo nell'ultima legge di bilancio delle agevolazioni Irpef. Su questo punto il governo ha fatto sapere che è disposto ad una marcia indietro, aumentando da 5 a 8 miliardi la quota di fondi pnrr.

 

Fonte Varie agenzie


 

 

 

 

Un sondaggio condotto in undici Paesi europei (tra cui ci sono nove Stati membri dell'Unione europea) ha indicato che i temi che più preoccupano gli elettori europei sono i rischi del cambiamento climatico per la sopravvivenza umana e le conseguenze della cattiva gestione dei fenomeni migratori. Pubblicato dall'European Council on Foreign Relations (ECFR), lo studio suggerisce che la popolazione europea può essere divisa in cinque gruppi in base ai problemi considerati più urgenti.

Oltre al cambiamento climatico e alla paura di una radicale trasformazione culturale dovuta a flussi migratori incontrollati, gli intervistati (per il 75% cittadini europei), sono impensieriti dalle turbolenze economiche globali, da epidemie come quella di Covid-19 e dalle conseguenze della guerra in Ucraina.

Coloro che considerano l'immigrazione la questione più urgente da affrontare "tendono a votare per i partiti di estrema destra o antieuropei", come l'Alternative für Deutschland (AfD) in Germania o il Rassemblement National in Francia. I più preoccupati per il cambiamento climatico sceglieranno i partiti ecologisti o di sinistra.
 
Però l’immigrazione sarà un tema rovente della campagna elettorale in Italia e l’episodio di Parigi rimpolpa l’elenco degli attentatori in Europa con "trascorsi italiani”.

L’immigrazione selvaggia è un problema, è lapalissiano, anche se qualcuno fa finta di non capirlo in nome di un buonismo peloso. Negli ultimi anni abbiamo registrato decine di casi di attentati o attacchi firmati dalle presunte risorse tante care alla sinistra.

L’ultimo sanguinoso episodio risale a 24 ore fa: tre persone sono state accoltellate alla stazione Gare de Lyon di Parigi. Fortunatamente le tre vittime se la sono cavata con ferite più o meno gravi, ma è un altro l’elemento al centro delle discussioni nelle ultime ore: l’aggressore, finito in manette, Sagou Gouno Kassogue, un cittadino maliano con regolare permesso di soggiorno e patente rilasciata in Italia.

“L’accoltellatore maliano che ha scatenato il panico a Parigi era sbarcato a Pozzallo il 22 agosto 2016, durante il governo Renzi. 
Il trentaduenne aveva con sé il biglietto per un appuntamento in un ospedale psichiatrico di Torino e addosso gli sono stati trovati anche farmaci come antipsicotici e antiepilettici. 

Nessun legame con il terrorismo, ma con l’immigrazione sì. L’accoltellatore era entrato in Italia il 22 agosto 2016 da Pozzallo, mentre il 17 dicembre del 2018 aveva avuto il riconoscimento della protezione sussidiaria dalla commissione territoriale di Torino motivata dal contesto di violenza generalizzata della regione di provenienza e dalla condizione di fragilità legata ad una grave patologia.

Non è la prima volta che una 'risorsa arrivata in Italia semina il terrore in Europa, basti pensare all’attentatore di Berlino del dicembre 2016: era approdato a Lampedusa, esattamente come il tunisino che a Bruxelles ha freddato due svedesi lo scorso ottobre”, il j’accuse del vicepremier Matteo Salvini in una nota: “La difesa dei confini italiani è la difesa dei confini europei: continuerò a dirlo e pensarlo, anche se per averli protetti la sinistra mi ha mandato a processo e rischio fino a 15 anni di galera”. Impossibile dargli torto.

L’episodio di Parigi rimpolpa l’elenco degli attentatori in Europa con "trascorsi italiani”. L’ultimo caso risale ad appena quattro mesi fa: Abdesalem Lassoued, 45enne tunisino responsabile di un attacco nel centro di Bruxelles in cui sono stati uccisi due svedesi, era passato da Genova e Bologna. 

Un membro di una rete di estremisti islamici che negli ultimi anni hanno insanguinato mezza Europa e che hanno hanno vissuto per qualche tempo nel nostro Paese, in alcuni casi agevolati da una rete di contatti. Un altro episodio risale all’8 novembre 2021, quando Lakhdar Benrabah accoltellò tre poliziotti davanti al commissariato di Cannes: l’uomo era sbarcato a Cagliari nel 2008 ed era titolare dal 2018 di un permesso di soggiorno italiano rilasciato dalla questura di Napoli.

Sventolare la bandiera dell’immigrazione è molto facile e la sinistra si difende piuttosto bene. Ma la vita vera ci dice altro: ci racconta criminalità, periferie sempre più somiglianti al Bronx, talvolta attentati. Quanto accaduto ieri a Parigi potrebbe verificarsi anche nelle nostre città, da Torino a Milano, magari con “protagonista” qualche losco figuro sbarcato sulle nostre coste. Salvare vite è un dovere, ma è vietato abbassare la guardia.

L’elenco di attentatori passati dall’Italia che certifica il fallimento dell’immigrazione fuori controllo comprende anche Mohamed Lahouaiej Bouhlel e Khaled Babouri. Il primo il 14 luglio 2016 uccise 89 persone lanciandosi con un autocarro a tutta velocità sulla folla nei pressi della Promenade des Anglais a Nizza: noti i suoi viaggi in Italia per per portare del cibo ai migranti siriani. Il secondo, sbarcato in Sardegna, il 6 agosto del 2016 aggredì a Charleroi, in Belgio, a colpi di machete due poliziotte vicino al commissariato al grido di “Allah Akbar”. 

Legami con l’Italia anche per Ahmed Hanachi, il tunisino che il primo ottobre del 2017 accoltella a morte due ragazze alla stazione Saint-Charles di Marsiglia. Sposato con una donna italiana, l’immigrato trascorse un periodo ad Aprilia, in provincia di Latina.E ancora, 29 ottobre 2020: tre persone uccise in un attacco all’arma bianca nella basilica di Notre-Dame firmato dal tunisino Brahim Aoussaoui, sbarcato poche settimane prima a Lampedusa nella classica ondata di immigrazione clandestina. Dopo un breve passaggio nell’hotspot dell’isola, il giovane tunisino era stato trasferito sulla nave quarantena ‘Rhapsody’ dove era rimasto fino all’8 ottobre. Il giorno dopo era stata trasferito in un centro per migranti, a Bari, da cui, dopo aver ricevuto il foglio di via, aveva raggiunto in maniera clandestina la Francia. 

Uno dei casi più tristemente famosi è quello di Anis Amri, l’assassino tunisino che nel 2016 firmò la strage a Berlino lanciando il suo furgone sulla folla che passeggiava tra le vie del mercatino di Natale, uccidendo 12 persone: lo straniero sbarcò a Lampedusa nel 2011 e divenne noto per una lunga serie di reati (minaccia aggravata, lesioni personali e incendio doloso) e per il viaggio da una prigione all’altra (Ucciardone, Enna, Aprilia). Non pago, dopo l’attentato Amri fuggì verso l’Italia, venendo ucciso in uno scontro a fuoco con due poliziotti nei pressi della stazione di Sesto San Giovanni, Milano.

Un primo segnale è stato dato: la temporanea sospensione del trattato di Schengen e la conseguente chiusura del confine con la Slovenia vanno nella giusta direzione, ma non bastano. Se come sembra l’Unione europea non intende presidiare i suoi confini marittimi, toccherà all’Italia rimboccarsi le maniche per presidiare i suoi confini.

Fonte euronews / atlantico di N.Porro, e varie agenzie 

 

Venerdì 02 Febbraio 2024, l'Istituto Per la Famiglia Nazionale ODV ha celebrato la conclusione positiva del Progetto N.O.A. (Never you Own Alone-Mai più solo), finanziato dalla Regione Calabria con risorse statali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con l’evento di sensibilizzazione e formazione al volontariato “A scuola di solidarietà: Educazione alla cittadinanza attiva per i giovani delle scuole Calabresi” rivolto agli studenti dell'Istituto Tecnico Statale Economico Raffaele Piria - Ferraris/da Empoli.

 Il seminario formativo ha visto la partecipazione del Presidente Emmanuela Perri, dell’avv. Maurizio Fiorenza (nonché comandante della pattuglia nazionale di Protezione Civile LIONS dell’I.P.F.), della Dott.ssa Zsuzsanna Turtsanyi (Assistente Sociale) e del Dott. Filippo Ripepi (Psicologo) che hanno approfondito, attraverso la partecipazione attiva degli studenti, temi di rilevanza sociale tra cui il mondo del volontariato e le caratteristiche del terzo settore, la cittadinanza attiva, la protezione civile, e l'importante ruolo svolto dall'unità di strada e dai suoi operatori. Inoltre, si è parlato del progetto N.O.A. e di tutte quelle che sono le attività giornaliere che l’Istituto Per la Famiglia ODV porta avanti attraverso i suoi volontari.

Si ringrazia il dirigente scolastico avv. Anna Rita Galletta e la Prof.ssa Patrizia Praticò per l'opportunità preziosa che è stata concessa di poter condividere con i giovani il valore e l'importanza del volontariato. La sinergia e collaborazione tra l’I.P.F. ODV e l’I.T.E. Piria hanno reso possibile la realizzazione di un momento formativo significativo e stimolante.  Tale sinergia diventa fondamentale per costruire un legame solido tra mondo associativo e realtà educativa, permettendo agli studenti di accedere a opportunità di crescita personale e di comprendere appieno il loro ruolo nella costruzione di una società più inclusiva. La profonda interazione con gli studenti si è quindi rivelata un'esperienza altamente arricchente, auspicando che le riflessioni avviate nel corso del seminario possano fungere da catalizzatore per la formazione di cittadini consapevoli e attivamente impegnati nel tessuto della solidarietà.

L’Associazione di volontariato composta da 450 sezioni su tutto il territorio nazionale operanti da oltre 30 anni, afferente al Sistema A.C.U. fondato dal Missionario cristiano Gilberto Perri, conferma il suo ruolo di forza motrice nel terzo settore, promuovendo iniziative virtuose volte a eliminare ogni manifestazione di povertà, e si distingue per la sua rilevanza sociale e umanitaria, e  guarda con fiducia al futuro, sicuro che l'entusiasmo e la dedizione degli studenti coinvolti contribuiranno a promuovere un impegno sempre più profondo nel volontariato e nella solidarietà sociale basato sui principi cristiani.

Finanziato nell'ambito dell'avviso pubblico per il finanziamento di iniziative e progetti di rilevanza locale ai sensi degli artt. 72 e 73 del decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, della Regione Calabria, il Progetto N.O.A. (Never you Own Alone-Mai più solo) ha visto nei mesi la realizzazione di numerose iniziative tra cui spiccano attività di formazione e sensibilizzazione dei giovani nelle scuole, la promozione del volontariato, la creazione delle "Giornate della Bontà" con raccolte mensili di beni di prima necessità, e l’attivazione dell'"Unità di Strada" per la creazione di una rete tra le persone senza dimora e le risorse del territorio. Il progetto ha altresì supportato attivamente le famiglie attraverso servizi a 360 gradi, con consegne a domicilio di beni essenziali e supporto nel disbrigo pratiche, consulenze fiscali e legali. Il Progetto N.O.A. ha quindi rappresentato un impegno tangibile dell'Istituto Per la Famiglia nel promuovere il benessere sociale e affrontare le sfide locali con iniziative concrete e solidali dando una risposta concreta, perseguendo i valori cristiani di giustizia, amore e altruismo, a tutte le tipologie di bisognosi presenti nel territorio della Città Metropolitana di Reggio Calabria che sempre di più versano in una condizione di grave indigenza e che spesso si ritrovano soli ad affrontare problemi quotidiani.  

 

Roma, 5 febbraio 2024 – Ore e ore trascorse su internet, sempre con il cellulare in mano. Quando video o giochi diventano ossessione, c’è da preoccuparsi. Tanto più se riguarda i nostri figli. Sempre più spesso, infatti, si sente parlare di Internet Gaming disorder  ovvero una dipendenza patologica da internet che siano giochi, video o social network, tanto che nel 2019, nel corso della 72a World Health Assembly tenutasi a Ginevra per aggiornare l’undicesima versione dell’International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems (ICD-11), l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito ufficialmente il Gaming Disorder – GD all’interno della sezione inerente ai disturbi del comportamento relativi alle dipendenze.

 In occasione della Giornata Mondiale per la Sicurezza in Rete (Safer Internet Day), 6 febbraio 2024, istituita e promossa dalla Commissione Europea, la SINPIA, Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, sottolinea l’importanza dell’uso consapevole di Internet da parte di bambini e adolescenti e del ruolo attivo e responsabile dei genitori.

 Secondo i dati di un recente studio sulle “Dipendenze comportamentali nella Generazione Z”, realizzato dal Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità, emerge che nella popolazione scolastica tra 11 e 17 anni il rischio di disturbo da uso di videogiochi vede coinvolto ben il 12% degli studenti (circa 480.000 studenti italiani). Il genere maschile è più colpito, con il 18% negli studenti delle secondarie di primo grado e il 13,8% negli studenti delle superiori; contro il 10,8% nelle scuole medie e il 5,5% nelle scuole superiori per le femmine.

Rispetto all’età, la percentuale di rischio maggiore si rileva nelle scuole medie con il 14,3% dei ragazzi a rischio, mentre il dato scende al 10,2% alle superiori.

 Nell'era digitale in cui viviamo i videogiochi sono diventati una forma di intrattenimento sempre più diffusa, sia per i bambini e i ragazzi, che per gli adulti.

“E’ importante non demonizzarli – sottolinea la Prof.ssa Elisa Fazzi, Presidente SINPIA, Direttore della U.O. Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza ASST Spedali Civili e Università di Brescia - poiché i videogiochi possono anche offrire opportunità uniche per l'apprendimento e lo sviluppo dei bambini e degli adolescenti, per favorire le abilità cognitive e sociali, offrendo occasioni di divertimento e la possibilità di creare scenari ricchi di fantasia. Allo stesso tempo è necessario essere consapevoli che un uso eccessivo o inappropriato dei videogiochi può avere un impatto negativo sulla salute mentale e sul benessere dei ragazzi, specialmente dei più piccoli. Per tale motivo, i genitori e gli adulti di riferimento hanno un ruolo cruciale nel garantire che i bambini e gli adolescenti mantengano un equilibrio sano tra gioco e altre attività importanti, come lo studio, l'interazione sociale e l'esercizio fisico”.

 Le famiglie possono aiutare a identificare giochi appropriati in base all'età e a promuovere un utilizzo mirato per scopi educativi. Inoltre, il videogioco può incoraggiare l'interazione tra genitori e figli, consentendo di trasformare l'esperienza videoludica in un momento di apprendimento condiviso e di dialogo aperto.

 Peggioramento nello studio e isolamento sociale possono rappresentare campanelli d’allarme per un genitore: Allo stato attuale - interviene il Dottor Stefano Berloffa, Neuropsichiatria Infantile, IRCCS Stella Maris Calambrone Pisa- l’Internet Gaming Disorder è oggetto di discussione da parte di clinici e ricercatori in quanto le evidenze scientifiche mostrano come la dipendenza da videogiochi si possa presentare in associazione a diversi disturbi psichiatrici. Numerosi studi hanno evidenziato come l’utilizzo eccessivo di videogiochi in adolescenti o pre adolescenti, possa avere un impatto negativo soprattutto determinando disimpegno cognitivo con peggiori risultati scolastici e, più in generale, nel funzionamento sociale”.

 Quando si parla di Internet e videogiochi è difficile individuare un approccio giusto o sbagliato in termini assoluti, è necessario saper valutare i differenti aspetti che entrano in gioco, le diverse età, e l’impatto dei diversi contesti in cui bambini e soprattutto ragazzi si trovano ad avere a che fare con la tecnologia nelle loro giornate. Le regole devono poter essere condivise e chiare, ma allo stesso tempo flessibili per rimodularsi progressivamente con la crescita, per questo i genitori e gli adulti di riferimento svolgono un ruolo cruciale.

  “In questo scenario – precisa la Dott.ssa Antonella Costantino, Past President SINPIA e Direttore UONPIA Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milanola costruzione di un accordo condiviso  con i figli sul tempo che si può trascorrere con i videogiochi e sugli schermi o l’evitarne l'uso durante i pasti (anche da parte dei genitori stessi) è solo una parte, così come evitare l’uso nell’ora prima di dormire, perché l'esposizione alla luce blu emessa dagli schermi dei dispositivi può influenzare negativamente il riposo notturno, sopprimendo la produzione di melatonina. Ancora più importante è imparare insieme, adulti e ragazzi, ad “addomesticare gli schermi” (Marangi 2023) per usarli in modo positivo, che vuol dire essere più consapevoli di come funzionano e conoscere meglio gli usi possibili e i loro aspetti positivi, oltre che negativi”.

La SINPIA è un’Associazione Scientifica che ha per scopo la tutela della salute mentale dell’infanzia e dell’adolescenza, lo sviluppo della ricerca e della prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione delle patologie neurologiche, neuropsicologiche e/o psichiatriche dell’infanzia e dell’adolescenza (da 0 a 18 anni) e di tutti i disordini dello sviluppo del bambino nelle sue varie linee di espressione (motoria, comunicativo-linguistica, cognitiva, affettiva e relazionale).

Mi dimetto con effetto immediato da sottosegretario del governo e lo comunicherò nelle prossime ore alla Meloni": è quanto ha detto Vittorio Sgarbi a margine di un evento a Milano.

"Mi dimetto e lo faccio per voi. Adesso sono solo Sgarbi, non sono più sottosegretario", ha aggiunto. "L'Antitrust ha mandato una molto complessa e confusa lettera dicendo che aveva accolto due lettere anonime, che ha inviato all'Antitrust il ministro della Cultura, in cui c'era scritto che io non posso fare una conferenza da Porro". Lo ha detto il sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, a Milano

"È un colpo di teatro, sono due ore che medito se farlo o se non farlo". Così Vittorio Sgarbi dopo aver annunciato le sue dimissioni da sottosegretario alla Cultura, parlando durante l'evento 'La ripartenza' organizzato da Nicola Porro a Milano. 

"La legge consente che io, attraverso il Tar, indichi quelle cose che ho detto", ossia "che non può essere in conflitto di interessi chi non ha un lavoro, chi non fa l'attore, chi non fa il professore, chi è in pensione come professore e come sovrintendente" ha aggiunto, sottolineando che "io ho fatto occasionalmente conferenze come questa. Questa conferenza - ha spiegato - secondo quello che l'Antitrust mi ha inviato, sarebbe incompatibile, illecita, fuorilegge". 

Quindi, "per evitare che tutti voi siate complici di un reato, io parlo da questo momento libero del mio mandato di sottosegretario. Avete comunque un ministro e altri sottosegretari - ha concluso -. Io riparto e da ora in avanti potrò andare in tv e fare conferenze".

"Non mi devo scusare con nessuno, ho espresso le mie imprecazioni come fa chiunque" ha detto il sottosegretario alla Cultura a margine dell'evento 'La Ripartenza' a Milano, interrogato sulla sua reazione alle inchieste dei giornalisti di Report e de Il Fatto Quotidiano."Ovviamente, io sono noto per le mie imprecazioni e per le 'capre', non ho nessuna volontà di crudeltà e di morte per nessuno. 

Mi scuso - ha aggiunto Sgarbi durante l'evento 'La ripartenza' - con i giornalisti che si sentono in pericolo di morte, perché ho detto: 'Vorrei che tu morissi'. Mi scuso, per chi l'ha interpretato in una trasmissione che è stata particolarmente cruda, ma che era sostanzialmente una trasmissione con un'intervista non autorizzata, non voluta". 

A un certo punto, "non essendo un'intervista, io ho fatto imprecazioni, che sono sembrate anche a qualche giornalista offensive. I oritiro il mio augurio di morte, mi scuso di averlo pensato e non sono più neanche il sottosegretario. D'ora in avanti - ha concluso - augurerò la morte senza essere responsabile di essere sottosegretario"

A chi gli chiedeva che immagine arriva all'estero dopo l'inchiesta pubblicata da Report, Sgarbi ha precisato di non aver rilasciato alcuna intervista, quindi, quelle erano immagini "rubate".

"Io ritiro il mio augurio di morte - ha proseguito Sgarbi - mi scuso di averlo pensato e non sono più neanche un sottosegretario. D'ora in avanti augurerò la morte senza essere responsabile di essere sottosegretario". "Mi scuso - ha aggiunto - con i giornalisti che si sentono in pericolo di morte, perché ho detto: 'Vorrei che tu morissi'". 

 

Fonte agi / ansa

 

 

 

 

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