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Il giorno del ricordo

I massacri delle foibe sono stati degli eccidi ai danni di militari e civili italiani autoctoni della Venezia Giulia, del Quarnaro e della Dalmazia, avvenuti durante la seconda guerra mondiale e nell'immediato secondo dopoguerra, da parte dei partigiani jugoslavi e dell'OZNA. scrive Wikipedia

Furono migliaia gli italiani della Venezia Giulia, dell'Istria e della Dalmazia che, tra il maggio e il giugno 1945, vennero uccisi dai partigiani di Tito, gettati nelle tipiche fenditure carsiche, le foibe, o deportati nei campi sloveni e croati, dove morirono di stenti e malattie. Le vittime furono collaborazionisti e repubblichini, membri del Cnl, partigiani, comunisti, e soprattutto cittadini comuni travolti dal clima di violenza.

L'accusa a loro rivolta era quella di opporsi all'annessione delle terre contese alla "nuova" Jugoslavia. Se nella Venezia Giulia le ferite rimasero aperte alimentando la memoria di quei tragici fatti, nel resto del Paese sugli eccidi di Tito è gravato per oltre mezzo secolo un quasi totale silenzio. Dopo la cessione dell'Istria, di Fiume e di Zara alla Jugoslavia, fu il turno dei sopravvissuti che, per il solo fatto di essere italiani, furono costretti all'esodo forzato dalle loro case.

La parola foiba deriva dal latino fovea, fossa: si tratta di profonde voragini rocciose che le popolazioni slovene e croate del carso triestino utilizzavano come discariche, gettandovi rifiuti quali carcasse di animali, scarti di lavorazione, oggetti rotti. Ecco allora che le foibe non vengono scelte a caso come luogo per lo sterminio degli italiani: gettare gli italiani nelle voragini significa mostrare loro tutto il disprezzo possibile, trattandoli come rifiuti.

Migliaia e migliaia di persone morirono in quelle fosse (in Istria sono state trovate più di 1.700 foibe), alcune gettate nel baratro dopo una veloce esecuzione, altre dopo essere state torturate con metodi da far invidia ai nazisti più feroci, altre ancora addirittura vive, lasciate a morire duecento metri sottoterra circondate di cadaveri.

"L'orrore delle foibe colpisce le nostre coscienze". Sergio Mattarella, nel suo messaggio in occasione del Giorno del Ricordo, ricorda che "le sofferenze, i lutti, lo sradicamento, l'esodo a cui furono costrette decine di migliaia di famiglie nelle aree del confine orientale, dell'Istria, di Fiume, delle coste dalmate sono iscritti con segno indelebile nella storia della tragedia della Seconda Guerra Mondiale e delle sue conseguenze".

"Il passato non si cancella. Ma è doveroso assicurare ai giovani di queste terre il diritto a un avvenire comune di pace e di prosperità. La ferma determinazione di Slovenia, Croazia e Italia di realizzare una collaborazione sempre più intensa nelle zone di confine costituisce un esempio di come la consapevolezza della ricchezza della diversità delle nostre culture e identità sia determinante per superare per sempre le pagine più tragiche del passato e aprire la strada a un futuro condiviso". Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio in occasione del Giorno del Ricordo. 

"Le sofferenze patite non possono essere negate - ha rilevato il capo dello Stato - il futuro è affidato alla capacità di evitare che il dolore si trasformi in risentimento e questo in odio, tale da impedire alle nuove generazioni di ricostruire una convivenza fatta di rispetto reciproco e di collaborazione. Ogni comunità custodisce la memoria delle proprie esperienze più strazianti e le proprie ragioni storiche. E' dal riconoscimento reciproco - ha sostenuto Mattarella - che riparte il dialogo e l'amicizia, tra le persone e le culture".

 

Roberto Dipiazza ha sottolineato che lì, sul Carso, "ogni pietra ha un lamento", poiché "per mano dei comunisti titini, con la connivenza dei comunisti italiani, sulle nostre terre si è consumato l'olocausto delle foibe" e "la tragedia dell'esodo". Il sindaco ha ricordato che, "a guerra finita", si è scatenata "una furia cieca nei confronti di indifesi, inermi, vinti, di coloro che rappresentavano un ostacolo alla ideologia comunista". Poi, dal 30 marzo 2004, quando "il Parlamento italiano ha istituito il Giorno del Ricordo", la verità "ha iniziato a squarciare il muro di un silenzio".  "Sarà impossibile avere una memoria condivisa", ma "vale comunque continuare questo percorso di amore avviato". "Non si tratta di chiedere perdono, ma di riconoscere quanto accaduto chiedendo scusa e con una preghiera rendere omaggio ai nostri martiri".

 

Critiche al regime titino e ai massacri di italiani, dal terribile omicidio di Norma Cossetto alla strage di Vergarolla secondo una linea rossa dell'orrore, ma anche una speranza di riconciliazione, sebbene si tratti di un percorso ad ostacoli: come il ritrovarsi dei tre presidenti (Italia, Slovenia, Croazia) a Trieste prima e a Redipuglia dopo, e il gesto di pace di Sergio Mattarella e l'omologo sloveno Borut Pahor mano nella mano. Così, come la Commissione governativa slovena che ha scoperto numerose foibe con tantissime vittime.    

 

Il presidente della Repubblica, a proposito dei rapporti fra gli italiani e gl sloveni, ricorda il grande valore simbolico di avere scelto Gorizia e Nova Gorica congiuntamente come capitale della cultura europea 2025. Scelte  che "dimostrano - dice il presidente - una volta di più come la integrazione di italiani, sloveni e croati nell'Unione Europea abbia aperto alle nostre nazioni orizzonti di solidarietà, amicizia, collaborazione e sviluppo. Il passato non si cancella. Ma è doveroso assicurare ai giovani di queste terre il diritto a un avvenire comune di pace e di prosperità".

 

 

fonti : tgcom24 / repubblica 

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