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La Turchia provoca la Grecia e l'UE tutti i giorni

Secondo quel che scrive proprio il giornale tedesco BILD, La Merkel ha fermato il conflitto militare tra la Turchia e la Grecia proprio all'ultimo minuto...
Le forze armate della Grecia sono in allerta. L'ordine l'ha dato il ministro della Difesa Immediata è stata la reazione del premier greco, Kyriakos Mitsotakis, che ha deciso di allertare telefonicamente la cancelliera tedesca, Angela Merkel. Già ieri del resto le tensioni con la Turchia erano state al centro della visita del ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, ad Atene, con Mitsotakis che ha protestato duramente per le azioni turche e ha invocato sanzioni contro un paese che, oltre a “mettere in discussione i diritti sovrani della Grecia e di Cipro (…) mette in dubbio (anche) i diritti sovrani europei”.

La Turchia provoca la Grecia ogni giorno,ma provoca anche la UE, perché la Grecia e parte integro dell'Europa,ed e contro i suoi confinanti occidentali e meridionali. Infatti abbiamo assistito a:

La trasformazione di Santa Sofia in Moschea;
La continua riaccensione delle tensioni e etniche a Cipro;
pretese turche sui mari di Cipro;
il trasferimento forzato dei profughi al confine con la Grecia;
il coinvolgimento diretto della Turchia in Libia contro l’Egitto;
le tensioni fa filo-turchi e Siriani nel sud;

Pare che la Marina greca si prepari ad opporsi con la forza ai tentativi di trivellazione turchi nell’Egeo, nelle proprie aree di interesse, ma le autorità hanno chiesto di non diffondere notizie sui social media circa la posizione delle navi di Atene. Se così fosse vedremmo finalmente fino a che punto potrebbe spingersi Erdogan.

“La Turchia sostiene che la piattaforma continentale di un Paese dovrebbe essere misurata dalla sua terraferma e che l'area a sud dell'isola greca di Kastellorizo rientra quindi nella propria zona esclusiva. La Grecia, al contrario, afferma che anche le isole devono essere prese in considerazione nel delineare la piattaforma continentale di un Paese, in linea con la legge delle Nazioni Unite sul mare, reclamando dunque la sovranità esclusiva sull’area, indipendentemente dalla vicinanza dell'isola alla Turchia”, ha scritto il Sole 24 Ore.

Da parte tedesca traspare molta comprensione per la posizione greca. “Per quanto riguarda le trivellazioni della Turchia nel Mediterraneo Orientale”, ha affermato Maas, “abbiamo una posizione molto chiara: il diritto internazionale deve essere rispettato, quindi i progressi nelle relazioni Ue-Turchia sono possibili solo se Ankara interrompe le provocazioni nel Mediterraneo orientale”. Per la Germania insomma le trivellazioni turche devono finire.

Una altra sua provocazione che l Occidente fa finta di non vedere e successo un mese fa, quando 35 fra soldati e forze speciali turche ha preso il controllo di un piccolo lembo di terra all'altezza di Melissokomeio, costruendo un accampamento nei pressi della città di Feres, la cui presenza è segnalata da una bandiera turca sventolante dalla cima di un albero. Si tratta un gesto simbolico, alla luce delle dimensioni risibili del territorio occupato, ma non per questo è da trascurare perché, in altri tempi, sarebbe stato l'equivalente di una dichiarazione di guerra.

Il governo turco ha giustificato l'invasione come una reazione ai presunti tentativi greci di alterare la demarcazione territoriale a detrimento di Ankara per mezzo di lavori di livellamento, il governo greco sostiene che si trattasse di semplici cantieri destinati a rafforzare le misure protettive dei muri di delimitazione in funzione anti-immigrazione clandestina.

Erdogan non darà l'ordine di ritirata fino a che non otterrà qualcosa di concreto in cambio, come l'apertura di un tavolo negoziale che riapra e risolva (anche solo parzialmente) la questione dei territori contesi nella Tracia orientale e nell’arcipelago del mar Egeo. In entrambe le aree, è da più di un trentennio che la Turchia agisce come se possedesse la sovranità esclusiva, rendendosi protagonista di frequenti sconfinamenti che, a volte, hanno avuto anche un tragico epilogo.

Le relazioni tra Grecia e Turchia risultano compromesse per via di molteplici fattori. Principalmente, ad aver incrinato i rapporti tra Ankara e Atene concorrono le dispute in materia di diritti minerari nel Mar Egeo, all'interno delle quali si inseriscono i sorvoli non autorizzati dei caccia turchi nello spazio aereo della Grecia e la controversia sulle trivellazioni condotte dalla Turchia a largo delle coste di Cipro, ricche di gas naturale. In tale clima, il ministro degli Affari Esteri della Grecia, Nikos Dendias, aveva accusato la Turchia di violare i diritti sovrani della Grecia, mentre Ankara accusa Atene di non rispettare la clausola sulla demilitarizzazione delle isole del Dodecaneso, sancita dal Trattato di Losanna, firmato il 24 luglio 1923 dalla Turchia e dagli Alleati della Prima guerra mondiale, il quale pose fine al conflitto greco-turco. Nonostante quanto sancito dal trattato, secondo la Turchia, Atene mantiene la propria presenza militare sulle isole e, in aggiunta, sebbene abbia acque territoriali per 6 miglia, “sostiene di avere uno spazio aereo di 10 miglia”.    

Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha richiesto che la Turchia di rinunciare ai propri piani di esplorazione e trivellazione nelle aree contese, per far calare le tensioni fra i due paesi. Nel frattempo il  ministero degli Esteri greco ha affermato che nel caso di violazioni della propria aree di territorialità , la Grecia è pronta a difendere i propri confini con le armi. In questi giorni, per la prima volta, una coppia di F-16 turchi ha sorvolato il territorio più orientale della Grecia, comprese le isole di Strongyli e Megisti. Ankara ha poi emesso un avviso NAVTEX nel quale avvisa di esercitazioni navali fra Cipro e Creta, in acque territoriali non di sua competenza.
 
I leader dell'Unione Europea hanno condannato i desideri di espansione illegittima della Turchia nel Mediterraneo orientale, anche se l’Europa, volendo, potrebbe interrompere l’espansionismo di Ankara semplicemente dispiegando qualche nave da guerra nell’area.  Il Dipartimento di Stato americano sta inoltre appoggiando la posizione della Grecia e di Cipro nell’area.

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