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Grecia, l'UE si prepara a trattare

"La partita ora si fa dura. Il Pse deve sostenere la ripresa dei negoziati, una conferenza europea sul debito, e soprattutto farsi
protagonista di un nuovo patto fondativo dell'Unione. E attenti a Russia e Cina. La geopolitica non è mai stata scissa dalle decisioni economiche". Lo ha scritto sulla sua pagina Fb il Segretario del Psi, Riccardo Nencini, commentando i risultati del Referendum in Grecia

"Tsipras ha informato Putin della situazione in Grecia ed ha riferito che i negoziati con i creditori europei proseguiranno". Lo riferisce il consigliere diplomatico presidenziale russo, Iuri Ushakov, riferendo della telefonata tra il premier greco ed il presidente russo.

In questo contesto : Dopo l'estensione delle sanzioni dell'Ue, la Russia viene anche esclusa dall'assemblea parlamentare OSCE. Si tratta dell'ennesimo passo da parte del blocco atlantista verso un isolamento di Mosca, che riteniamo preoccupante e controproducente per la stabilità e la sicurezza di tutta la regione europea". Lo afferma il deputato M5S Emanuele Scagliusi, membro della commissione Esteri, dopo che la Finlandia ha deciso di negare il visto per l'ingresso ad Helsinki a sei dei 15 delegati russi che dovevano partecipare all'Assemblea dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa in programma dal 5 al 9 luglio. "La risposta della Russia - spiega Scagliusi - è stata ovviamente quella di non recarsi ad Helsinki. E non è un caso che proprio in questa seduta l'OSCE abbia all'ordine del giorno della una proposta di risoluzione che condanna - come la definiscono - l'aggressione unilaterale e ingiustificata della Federazione contro la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina. Ritengo per questo che sarebbe estremamente grave discutere la sessione in assenza dell'attore principale, come appunto la delegazione Russa". "Questa decisione - conclude Scagliusi - non fa altro che aggravare i rapporti politico - diplomatici tra UE e Russia.
Una delle mission dell'OSCE è proprio quella di "costruire ponti" e mediare nei conflitti in corso, l'atteggiamento di chiusura da parte della Finlandia invece rischia di non giovare a nessuna delle parti in conflitto".

Intanto Tsipras rischia di soffiare a Renzi l'immagine del maschio dominante. Talmente forte che non usa le parole per dominare, ma i fatti: ha avuto il coraggio di chiedere il voto (addirittura un referendum!) mentre di Renzi tutti sanno che non è stato eletto". Lo rileva Giovanna Cosenza, docente di comunicazione politica che dedica ai risvolti d'immagine del referendum greco un post sul suo blog 'Disambiguando', sottolineando "l'occupazione di tutti i giornali, telegiornali e siti web da parte della coppia Tsipras e Varoufakis. Parlo di immagine, naturalmente, non di politica e strategie". Ma "non sono sciocchezze", precisa, checché ne "pensi chi si illude di prescindere da queste cose". Innanzitutto, spiega, Tsipras "è giovane della stessa giovinezza di Renzi: ha circa sei mesi più di lui, tutti i capelli neri in testa, anche lui un cenno di pinguedine alla cintura (meno di Renzi però), quel tanto che serve a denunciare la vitaccia cui è costretto un politico". Poi, "gira spesso in camicia bianca senza cravatta" e mentre ultimamente "Renzi tende a mostrarsi più spesso in giacca a cravatta, forse per il moltiplicarsi delle
occasioni formali, o per nascondere i chili di troppo, chissà. Sta di fatto che Tsipras gli sta rubando le maniche di camicia". Inoltre, "anche Tsipras, come Renzi, è chiacchierato dalle donne": certo, "questione di gusti e di gossip", ma "non a caso le foto in cui appaiono circondati da donne sono molte: elettrici che lo abbracciano, nel caso di Tsipras, ministre di governo nel caso di Renzi. In due Paesi mediterranei e meridionali, come la Grecia e l'Italia, in cui il machismo è ancora rilevante, non sono dettagli da poco". Conclude dedicando qualche riga anche a Varoufakis, che "era il più macho di tutti" e che "alla fine si è dimesso". "Niente male, in termini di comunicazione: implica dedizione alla causa, non attaccamento alla poltrona, solidarietà nei confronti di Tsipras, capacità di lavorare in squadra. Pregasi confrontare con l'attaccamento alla poltrona dei politici nostrani".

E' diventato sempre più difficile vedere una strada che non porti ad una Grexit. E anche se è ancora una cosa che pochi vogliono accettare, è sempre più ovvio che una Grexit è la migliore speranza della Grecia" afferma Paul Krugman, premio Nobel all'economia, sul New York Times.
Krugman mette in evidenza come senza una Grexit è difficile prevedere da dove possa arrivare la crescita per la Grecia. Anche con una ristrutturazione del debito, infatti, la Grecia sarà costretta a importanti surplus primari strutturali e questo la costringerebbe ad un'economia in depressione per un futuro prevedibile.

Intanto Decine di migliaia di arrivi in Grecia di turisti da tutto il mondo sono state cancellate nella settimana precedente il referendum tenutosi ieri e in risposta ai preoccupanti sviluppi della situazione finanziaria nel Paese nelle ultime settimane. Lo riferisce oggi l'edizione online del quotidiano ateniese To Vima secondo cui le cancellazioni procedono a una media di circa 50.000 al giorno. Mentre il vice ministro del Turismo Elena Kountoura ha lanciato un appello ai media affinché "non danneggino il turismo del Paese" (cosa che a molti è sembrata quasi una richiesta di autocensura circa il reale andamento della situazione del settore), esperti del settore ritengono che il risultato del referendum di ieri e l'introduzione dei controlli sui capitali avviato da lunedì scorso dal governo stiano avendo un impatto devastante sulla principale industria ellenica. L'anno scorso,
infatti, il settore del turismo greco ha registrato una stagione record da sempre con 22 milioni di visitatori e 13.44 miliardi di euro di incassi, con un incremento del 23% nelle presenze e del 10.6% di introiti rispetto al 2013 per un totale del 17% del Pil. Con l'incertezza creata dall'attuale situazione politico-finanziaria, come sostiene Andreas Andreadis, presidente della Confederazione del Turismo ellenico (Sete), sarà molto difficile che quest'anno il settore del turismo possa raggiungere le iniziali previsioni di un milione di turisti in più e di 14 miliardi di introiti nel 2015. Solo la scorsa settimana sono state cancellate quasi 300.000 prenotazioni alberghiere e gli esperti del settore ipotizzano che, a meno che la situazione del Paese non si normalizzi "immediatamente", sarà impossibile per gli albergatori recuperare le perdite già subite. Le più colpite dall'ultima ondata di cancellazioni sono state le isole del Mar Egeo: molti turisti stranieri le hanno disertate preferendo recarsi verso altre destinazioni in Spagna e Turchia.

"L'esito del voto sul referendum in Grecia è la vittoria di un popolo che ha ritrovato il suo coraggio, il suo orgoglio. Il 5 luglio è una data che entrerà nella storia e che può segnare una svolta se si avrà la forza di comprendere che ogni soluzione sulla Grecia non può essere di stampo economico, come ormai lo sono tutte le scelte prese dall'Europa, ma necessariamente politica": così in una nota Barbara Saltamartini, deputata della Lega Nord-Noi con Salvini. Per Saltamartini "occorre trovare la forza di discutere di un serio e profondo cambiamento che questa Europa deve compiere perché così come è stata impostata non funziona, nulla ha di quel modello sognato e desiderato da Padri Costituenti. Occorre chiudere la stagione in cui è
il tandem franco-tedesco a decidere le sorti degli Stati membri imponendo una politica del rigore e della austerità che strizza
l'occhio alla grande finanza, alle banche e ai poteri forti. Certo per far questo l'Italia dovrebbe giocare un ruolo da protagonista, mentre Renzi ancora una volta ha scelto di rendere il nostro Paese una colonia della Germania e delle banche". "Con il voto di ieri - prosegue - i greci hanno mandato un chiaro segnale: basta all'Europa degli egoismi e dei creditori, basta ai voleri di pochi Stati che pretendono di piegare la sovranità di molti. Del resto gli errori commessi sono sotto gli occhi di tutti: le politiche che l'UE impone hanno fallito. I debiti pubblici sono aumentati ovunque, disoccupazione e povertà sono a livelli drammatici e perfino la Germania cresce molto lentamente. Da oggi si potrebbe aprire una grande opportunità per tutti noi quella di trasformare questa Europa della moneta, delle banche e dei burocrati nell'Europa dei popoli.
Noi, con Matteo Salvini, siamo pronti a fare la nostra parte partendo dalla richiesta di revisione di quei Trattati che ci stanno portando alla fame".

La stabilità dell'eurozona non è in discussione": lo ha detto il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis. La Commissione Ue "rispetta la scelta democratica" della Grecia, ma "non c'è una facile via d'uscita" ed anche se l'esecutivo Ue è "pronto a continuare a lavorare" con la Grecia "non può andare avanti senza un mandato dell'eurogruppo", ha aggiunto. "Il 'sì' avrebbe dato un segnale positivo" mentre "il 'no' rende le cose più complicate" perché "c'è distanza tra la Grecia e gli altri paesi dell'eurozona".

Un summit straordinario dei Paesi della zona euro convocato per martedì pomeriggio, preceduto da un eurogruppo: questa la risposta dell'Ue alla vittoria del 'no' nel referendum voluto dal premier greco Alexis Tsipras. A chiedere un vertice 'ad hoc' dell'area euro sulla Grecia sono stati la cancelliera Angela Merkel e il presidente francese Francoise Hollande nel corso di una telefonata avvenuta in vista dell'incontro che si svolgerà questa sera a Parigi. L'iniziativa è stata sollecitata anche dall'Italia.

Il premier Matteo Renzi, a quanto si è appreso, avrebbe detto chiaro e tondo a Parigi e Berlino che non si può andare avanti con il 'format a due', ma che serve il coinvolgimento di tutti i leader e delle istituzioni Ue. Intanto crescono i timori e le prese di posizione su una possibile Grexit. Una prospettiva che, per JpMorgan ed anche per la banca Barclays, è ora "la più probabile". Merkel e Hollande hanno concordato sulla necessità di rispettare l'esito del referendum. Ma altri importanti esponenti della politica europea sono stati meno diplomatici.

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