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Carlotta Bolognini: il cinema come eredità di famiglia e missione personale

Manolo Bolognini (Pistoia, 26 ottobre 1925 – Roma, 23 dicembre 2017) è stato un produttore cinematografico e calciatore italiano.
Fratello del regista Mauro Bolognini, dopo aver giocato a calcio nella Pistoiese, anche in serie B, decise di seguire il fratello maggiore a Roma per fare cinema. Partendo da primo aiuto segretario in Due notti con Cleopatra di Mario Mattoli, fece tutta la gavetta fino ad arrivare a produrre in prima persona, lavorando con grandi registi come Pier Paolo Pasolini nel film Il Vangelo secondo Matteo e Teorema, Federico Fellini, Sergio Corbucci in Django, Andrej Tarkovskij e con il fratello nel film Il bell'Antonio.Ebbe tre figli: Andrea, Carlotta e Giada.

Mauro Bolognini : Laureato architetto a Firenze, si diplomò in scenografia al Centro sperimentale di cinematografia di Roma, per poi orientarsi verso la regia come aiuto di Luigi Zampa e poi, in Francia, di Yves Allégret e Jean Delannoy. Iniziò l'attività registica segnalando tra il 1955 e il 1958 con veri e propri bozzetti di un tardo neorealismo: Gli innamorati (1955), Giovani mariti (1957).

L'incontro con Pier Paolo Pasolini sceneggiatore gli aprì la strada a maggiori ambizioni con film, come La notte brava (1959), Il bell'Antonio (1960), La giornata balorda (1960), anche se l'impegno letterario si stemperò poi troppo spesso in gusto calligrafico con Senilità (1962), Agostino (1962), Bubù (1971), Per le antiche scale (1975), L'eredità Ferramonti (1976). All'atmosfera in costume e al clima pittorico toscano del suo film La viaccia (1961) si riallacciò nel 1970 con Metello, dove la struttura storico-sociale del romanzo di Vasco Pratolini gli consentì un'evocazione equilibrata e solida: la sua migliore.

Tra gli altri suoi film si ricordano: Imputazione di omicidio per uno studente (1972), Libera, amore mio! (1973), pellicola subito ritirata per problemi politici, Fatti di gente perbene (1974), La storia vera della signora dalle camelie (1981), La venexiana (1986), Mosca addio (1987) e La villa del venerdì (1991).

Bolognini si dedicò anche a varie regie liriche, fra le quali Norma di Bellini al Teatro alla Scala di Milano (scene di Mario Ceroli, 1972) e al Teatro Bol'šoj di Mosca (1975), La fanciulla del West di Puccini al Teatro dell'Opera di Roma e Aida al Teatro La Fenice di Venezia, con direttore Giuseppe Sinopoli al suo debutto (1978), Pollicino di Hans Werner Henze (1995) al Teatro Poliziano di Montepulciano. Mauro Bolognini morì  il 14 maggio 2001 all'età di 78 anni. I funerali religiosi si sono celebrati il 16 maggio nella basilica di Santa Maria in Montesanto,

Carlotta Bolognini, produttrice, si racconta a Veronica Benedetta Marino al giornale L'Identità  tra aneddoti di famiglia sul set e una vita dedicata al cinema, e tiene viva la memoria del padre Manolo Bolognini e dello zio Mauro Bolognini, da dove ho preso spunto per scrivere della mia amica Carlotta e della loro meravigliosa della famiglia Bolognini, personalmente avevo intervistato il suo zio Mauro ai primi anni della mia carriera di corrispondente a Roma per il mio giornale Ellenico :

Carlotta Bolognini è un nome che evoca immediatamente il grande cinema italiano. Un cognome importante, che racconta di un'eredità artistica straordinaria e di una passione che attraversa le generazioni. Figlia e nipote d’arte, Carlotta prosegue la tradizione di famiglia, incarnando la memoria di un’epoca d’oro del cinema italiano e affrontando, con determinazione, le sfide del presente.

Carlotta, attrice e produttrice, è figlia di Manolo Bolognini, celebre produttore, e nipote di Mauro Bolognini, uno dei più grandi registi e sceneggiatori italiani. “Portare questo cognome è una benedizione, ma anche una responsabilità. Essere figli d’arte significa non potersi permettere errori, per questo scelgo di fare poche cose, con dignità e rispetto”. I pranzi domenicali in casa Bolognini erano un rito, un momento di condivisione familiare in cui il cinema si mescolava alla vita quotidiana. “Le pietanze profumavano di cinema e aneddoti. Mio padre aveva un’ironia unica: quando gli chiedevo di raccontarmi dei suoi film americani, rispondeva scherzando: ‘Ah, perché c’eri anche tu?’”.

Questa passione per il cinema si è radicata presto in Carlotta. A soli cinque anni, durante le riprese di Django, era già immersa nell’atmosfera del set, pronta a contribuire, anche se a modo suo. “Mio padre mi mise accanto all’assistente di edizione con un blocco e una penna, invitandomi a segnalare gli errori degli attori, anche se non sapevo scrivere. Alla fine della settimana, mi diede 5000 lire come paga. Una cifra enorme per una bambina!”

L’incanto della sala e il rispetto della tradizione

Pur apprezzando le piattaforme streaming, Carlotta ribadisce l’importanza della sala cinematografica: “Il buio, l’attesa, i rumori di sottofondo: solo la magia del cinema in sala può offrire emozioni così uniche”. Un rispetto per la tradizione che si riflette anche nel suo modo di lavorare: “Tutti i miei progetti seguono il modus operandi dei Bolognini. Sul set non mi limito a un ruolo, ma sono pronta a sostituire qualsiasi figura”.

Un omaggio al passato con uno sguardo al futuro

Tra i progetti che più rappresentano la sua anima artistica c’è il docufilm Compagni d’Arte, realizzato insieme a Fabio Luigi Lionello. “È un tributo a una generazione straordinaria di cineasti degli anni ’30, tra cui mio padre, mio zio, Franco Zeffirelli e Piero Tosi. Racconta la loro amicizia, nata durante il Fascismo e cresciuta tra Firenze e Roma”. Presentato con grande successo, il film ha ricevuto applausi a scena aperta. “Dopo otto anni di lavoro, vedere questo progetto realizzato è stata un’emozione indescrivibile. Come mi hanno insegnato i miei, il cinema è un lavoro di squadra”.

Il sogno di Carlotta

Se potesse scegliere, Carlotta realizzerebbe un film in costume, un genere che ama profondamente. “Vorrei raccontare i valori che mi ha trasmesso la mia famiglia e l’amore che mi hanno donato le persone che hanno costellato la mia vita. Nonostante i molti lutti e le difficoltà, porto avanti con orgoglio il nome "Bolognini".

Con una forza d’animo che trae dalla sua storia personale, Carlotta guarda al futuro, determinata a onorare il suo passato e a continuare a scrivere il proprio capitolo nella storia del cinema italiano.

Fonte : Veronica Benedetta Marino 

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