La poliedrica artista mezzosoprano Sara Nastos, specializzata in Canto Lirico e Arti Sceniche, che a Chiavari, città in provincia di Genova, ha fondato il laboratorio musicale - corale permanente della “Scuola della Voce” (http://scuoladellavoce.blogspot.com/), di cui ne è l’insegnante e la Direttrice, ci fa sapere che: “Le mie origini sono greche, per cui ho avuto la grande fortuna di studiare canto e pianoforte ad Atene, nell’immediato periodo post Maria Callas, apprendendo le prime regole del Teatro Lirico da artisti di fama internazionale che avevano cantato con la stessa Callas. Ho seguito Master class con il basso greco Nicola Zaccaria presso il Conservatorio di Atene, il mezzosoprano Christa Ludwig presso il Megaron Hall di Atene, e ho studiato canto e arte scenica con il celebre baritono Kostas Paskalis, avendo vinto una borsa di studio dell’Unione Europea per un Biennio di Alta Formazione Lirica presso il Centro Internazionale Athenaeum nei primi anni ‘90. Ho iniziato la mia professione, che è anche la mia passione di vita, molto presto. Provengo da una famiglia d’arte che mi ha dato la possibilità di studiare nel settore musicale e, ancora prima di terminare il mio percorso formativo presso il Conservatorio di Atene, dove mi sono Laureata nel 1994, ho iniziato a cantare: all’età di 18 anni ero artista del coro del Festival di Atene, e a 23 mi esibivo da solista nelle Opere di Cartellone dell’Opera di Atene, debuttando nel “Flauto Magico” e in “Hansel e Gretel”. Tutto procedeva nel modo migliore per cui, nel 1999, decido di trasferirmi a Chiavari, città originaria della mia famiglia da parte materna, una bellissima cittadina della Riviera Ligure distante poco più di un’ora da Milano, città che per una giovane cantante lirica rappresenta un vero e proprio trampolino di lancio per i grandi palcoscenici. Incomincio a propormi nei Teatri Lirici di Tradizione del Circuito Toscano (Lucca -Livorno-Pisa) e, nel 2003, vinco la prestigiosa borsa di studio “ Una Rosa per Genova” presso il Teatro Carlo Felice di Genova che mi permette di seguire master class di perfezionamento con Daniele Abbado e il celebre mezzosoprano Fiorenza Cossotto. Purtroppo, in quegli anni, incomincio a vivere anche grandi difficoltà a livello personale e familiare che, mio malgrado, mi costringono a rallentare di molto l’attività artistica. Si dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima, ma io aggiungerei che anche la voce ha spesso questa particolarità, e cioè di rispecchiare i nostri stati d’animo…Molti ignorano che sovente noi cantanti, quando viviamo momenti di grande sofferenza, “somatizziamo” il dolore nella nostra voce, con il risultato che questa non risponde più, anche per lunghi periodi. E questo, inaspettatamente, è ciò che è accaduto anche a me, ad un certo punto. Raramente parlo di quel periodo della mia vita, un po' per riservatezza, un po’ perché sono una donna combattiva che non ama piangersi addosso, nè essere compianta. Ma oggi, dopo tanti anni, mi sento perfettamente a mio agio con il mio passato, per cui credo sia importante parlare a cuore aperto e raccontarsi. Vedi Isabella, quando ero piccina uno tra i miei film preferiti era il Film Musicale “Tutti insieme appassionatamente”. Ricordo una frase importante che disse Maria Von Trapp all’inizio della sua incredibile avventura umana e artistica (per altro, una storia vera): “Quando il Signore chiude una porta, da qualche parte apre sempre una finestra…”. E’ accaduto proprio così, anche per me! In quel periodo difficile sono stata inaspettatamente contattata da alcuni studenti di canto che mi hanno chiesto di aiutarli tecnicamente e interpretativamente, in modo da riuscire a superare gli esami di canto e arte scenica presso il Conservatorio. E, così come loro, sono arrivate anche ragazze che volevano cantare il genere pop in modo serio e professionale. Quando ripenso a quel periodo ormai lontano sorrido e sono immensamente grata di quel momento critico che, seppur doloroso, è riuscito a farmi intraprendere un nuovo e stimolante percorso di vita. In quel momento, anziché cantare io, insegnavo ai miei allievi a cantare, con generosità e entusiasmo, come se non ci fosse mai stato un passato per me. Con il senno di poi ho compreso che questo era evidentemente un progetto che dovevo portare avanti nel tempo, diventando io stessa un utile strumento di aiuto e di guida. Ciò nonostante, non ho mai smesso di sperare di ritornare sui palcoscenici e non ho mai smesso di ricercare quella naturalezza nella voce che mi ha sempre caratterizzata fin da giovanissima e che avevo perduta. Nel 2006, grazie ad un mio amico tenore, vengo a conoscenza di un Metodo vocale molto particolare: “La voix libereè”, ovvero “La voce liberata”. Non ci penso due volte e decido di prendere il primo volo per Parigi per studiare direttamente con il soprano francese che ha ideato questo Metodo: Yva Barthelemy. Questa donna, sulla soglia della settantina, dai lunghi capelli bianchi, mi colpisce e mi affascina immediatamente: dopo nemmeno una settimana miracolosamente riesce a farmi capire come risolvere il mio problema, laddove neppure i medici ci erano riusciti, grazie al Metodo di Yva Barthelemy. Quante volte ci sentiamo dire che bisogna essere realisti, che bisogna accettare gli avvenimenti negativi della vita passivamente perché comunque “la Vita è fatta così!”. E, invece, io credo al contrario che i miracoli esistano e che accadano. Come dice Pablo Coelho nel suo “Alchimista”: “quando incominci a credere, i miracoli cominciano ad accadere.” Certamente, la mia rieducazione vocale e posturale non è stata istantanea: il mio era un problema legato alla postura, una spiacevole conseguenza di un disallineamento della mandibola, avvenuta nel periodo di stress vissuto ben 7 anni prima. Ci sono voluti ancora un po’ di anni di studio e di esercizio per far riacquisire alla mia voce la tanto desiderata naturalezza, in tutta la sua estensione e potenza, e in questo sono stata aiutata da bravi insegnanti, tra cui il tenore iserniano Antonio Lemmo, che ricordo con affetto, ed il mio Maestro ripassatore di spartito Gian Battista Bergamo . E’ stato un gran lavoro, su cui ho investito tanto, ma è stato un lavoro salvifico che rifarei mille volte. Prima di tutto perchè sono convinta che non bisogna mai arrendersi alla sfortuna né tantomeno alla malattia!
Noi esseri umani siamo potenti, e tutto ciò che ci mettiamo in testa, se agiamo nel modo corretto, possiamo attuarlo! Come ho detto prima però, per avere la forza di perseverare in un percorso così arduo, ci vuole una Fede. Una fede che è lotta, quella fede che ci fa sempre rialzare, non importa quante volte noi cadiamo. Una fede nel Bene che fortifica il nostro spirito e ci rende persone migliori, persone più profonde, che possano essere di esempio alle giovani generazioni. Da quando ho recuperato la mia voce ho ricevuto grandi soddisfazioni: sono ritornata ad esibirmi in importanti Fondazioni Liriche e Festival quali il Teatro Regio di Torino, lo Sperimentale di Spoleto, il Festival della Valle d’Itria in prima mondiale e diretta Rai, lavorando con i registi Georg Kok, Alessio Pizzech, Paolo Panizza, Stefano Vizioli, Elisabetta Courir, Roberta Cortese etc, e canto con artisti di fama internazionale come il soprano, nonchè amica, Luz del Alba Rubio. Inoltre nel 2015 ho fondato nella mia città natale, la “Scuola della Voce” in collaborazione con il Comune di Chiavari, grazie alla stima e la fiducia di due donne che per prime mi hanno sostenuto e hanno creduto in me: la Presidente dell’Associazione Culturale Tigullio Eventi, di cui la Scuola ne è il ramo didattico, e l’allora Assessore alla Cultura di Chiavari. Nel frattempo sono diventata una tra le 7 Insegnanti formatrici certificate in Italia de “La voce liberata” e abbino la mia attività artistica all’insegnamento: tengo Stage conoscitivi del Metodo in facoltose realtà come l’Associazione Mozart Italia, la piattaforma S.o.f.i.a. del Miur, Università e Conservatori. Le prime ragazze che negli anni 2000 erano venute a chiedermi aiuto sono ormai diventate insegnanti di canto loro stesse e, da allora, ho formato molti professionisti in svariati generi vocali, proprio perché questo Metodo è adatto ad ogni stile musicale. Esso insegna le basi del Belcanto e oltre, a lavorare sulla respirazione diaframmatica e l’emissione, coinvolge la postura del cantante in modo olistico; infine, per la sua precisione scientifica, dimezza i tempi di studio. Attraverso di esso mi sono potuta specializzare nella fatidica “muta della voce” , quando cioè i ragazzi passano dalla voce bianca del bambino a quella dell’adulto: essa è l’età più difficile e impegnativa, vocalmente parlando, e occorre che l’insegnante abbia grandissima esperienza e conoscenza tecnica per non provocare danni su corde vocali ancora immature. Amo scherzosamente definirmi “Levatrice di voci”: insegnando la tecnica offro gli strumenti adatti ad ogni voce perché possa liberarsi, per cui spesso, a lezione, si hanno incredibili sorprese! Accade, per esempio, che l’allievo si presenti con un tono flebile, quasi impercettibile, e, dopo poco tempo, certe volte anche dopo una sola, unica lezione, ne fuoriesca una potenza impressionante. Questo processo di apprendimento, che potrei chiamare una vera e propria “Arte Maieutica”, di origine socratica, coinvolge non solo l’aspetto tecnico – vocale, ma va a toccare anche quello interpretativo, e di conseguenza, anche l’aspetto umano. Per esempio, ripeto spesso loro che noi artisti siamo dei messaggeri e che, attraverso la musica e i testi che scegliamo, trasmettiamo e veicoliamo dei messaggi; per questo motivo, e per la responsabilità che questo comporta, occorre avere ben compreso prima di tutto noi stessi ciò che stiamo interpretando! Amo insegnare canto ai bambini e ai giovani, e qui vorrei spezzare una lancia a favore degli adolescenti.
Il periodo della adolescenza, secondo me, è l’età più stimolante per un insegnante poiché è l’età in cui i ragazzi iniziano a ragionare con la loro testa e sono maggiormente ricettivi nei confronti degli stimoli che provengono dal mondo esterno. In quel periodo si può trasmettere loro valori umani importanti, che serviranno loro per tutta la vita. E’ molto importante fornire ai ragazzi gli strumenti per far fuoriuscire da loro stessi qualità, virtù e valori, e sono convinta che il metodo didattico del divertimento e della gioia sia quello migliore: dopotutto il canto deve fare stare bene e dare felicità! Per aiutarli in questo processo ho creato nella mia Scuola una sorta di laboratorio musicale- vocale permanente, che si raduna una volta alla settimana, durante il quale si canta insieme a più voci, si impara ad ascoltarsi, a condividere, ad aiutarsi, ad apprezzarsi reciprocamente e a collaborare. Quello che ognuno impara durante la lezione individuale è chiamato a condividerlo insieme con gli altri: difficoltà, dubbi, ma anche interessanti scoperte vocali, sceniche, interpretative e successi. Questo laboratorio crea armonia tra i miei giovani studenti, tutti di età diverse, ma tutti uniti dalla passione del canto, del teatro e della musica; questo stare insieme, nel preparare i nostri concerti, alimenta un circuito virtuoso di apprendimento e di sapere condiviso, oltre ad essere un porto sicuro in cui ognuno si sente in famiglia. Mio scopo ultimo e desiderio è che loro possano, in un prossimo futuro, realizzarsi come artisti, ma anche come persone in grado di vivere rapporti umani costruttivi e ottimali nell’ambiente lavorativo; questo laboratorio mostra essere un’ottima palestra, piacevole e divertente al contempo, per questo fine. Nei numerosi concerti che svolgiamo annualmente alterno il Coro giovanile misto (composto da ragazzi e ragazze) per Opere liriche quali la Tosca, la Bohème, o i Carmina Burana, con il Coro “Piccole donne” e le sue giovani soliste, che sono molto richieste soprattutto nel periodo Natalizio, ma vengono chiamate anche in Festival musicali da Genova fino alla Spezia, per serate tutte al femminile. Alcune volte i miei studenti vengono invitati a cantare insieme a me in Galà Lirici con Orchestre classiche o di fiati. I nostri concerti sono ogni anno diversi, vanno dalla canzone italiana a quella straniera, dal musical all’Opera lirica e questo mantiene lo stupore e l’entusiasmo sempre vivo in loro. Potrei raccontare centinaia di storie interessanti, di come il canto ci fortifica fisicamente, creando contemporaneamente uno stato di benessere psico-fisico. Non a caso S. Agostino diceva: “Chi ben canta, prega due volte”. Oggi la frase è stata impropriamente semplificata in :“chi canta prega due volte” ma, in realtà , la frase originaria possiede una parola in più, ossia l’aggettivo “ben”. Questa frase si può comprendere solo conoscendo la tecnica del canto e spero che oggi io sia riuscita, anche se in piccola parte, a farvi comprendere il significato profondo di questa frase, che nasconde una grande Verità. Grazie Isabella”.