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Bertolucci: da Zeffirelli alla Cavani, l'addio commosso dal mondo del cinema

Addio a Bernardo Bertolucci. Il grande maestro del cinema italiano, si è spento a Roma all'età di 77 anni.  Bertolucci era a casa sua in via della Lungara, nel rione di Trastevere a Roma: è morto a seguito di una crisi respiratoria. Secondo le prime informazioni, l'ultimo saluto dovrebbe avvenire in una cerimonia privata. Si sta comunque pensando a un omaggio in Campidoglio.

E morto Bertolucci il regista che ci ha regalato uno dei piu grandi successi del Cinema Italiano: L’Ultimo Imperatore, un kolossal girato in Cina che ottiene un enorme riscontro sia di pubblico sia di critica. I premi vinti sono numerosissimi, soprattutto agli Oscar con 9 nomination ricevute e 9 statuette portate a casa, tra cui quelli come miglior regia e miglior sceneggiatura. Poi ci sono 9 David di Donatello, 4 Golden Globe, 4 Nastri d’Argento e 3 premi Bafta. 

Il film nasce per il grande amore per l’Oriente che Bertolucci scopre negli anni ’80 dopo aver girato vari Paesi come la Thailandia, il Giappone e la Cina. “Tempo dopo - racconterà in una delle sue tante interviste - il produttore Franco Giovalè mi diede da leggere il libro Da imperatore a cittadino, autobiografia presunta dell’ultimo imperatore cinese. Io avevo appena riletto La condizione umana di Malraux che si svolge nella Shangai del ’27. Con questi due progetti volai nell’84 in Cina: primo impatto con la città proibita, e da lì innamoramento assoluto". "Negli anni ’80 – aggiungerà - avevo deciso di allontanarmi da un’Italia che mi sembrava iniziasse a essere molto corrotta. La Cina è stata un altrove in cui ho amato perdermi, e subito dopo venne l’altrove del Sahara di Il tè nel deserto (1990 ndr), e l’altrove del buddismo e dell’India di Piccolo Buddha (1993). Questi tre film sono legati dal bisogno di evadere dalla realtà del mio paese che in quel momento non mi piaceva”.

Nato a Parma il 16 marzo 1941, Bertolucci è il figlio del poeta Attilio e di Ninetta Giovanardi. Cresciuto assieme a suo fratello Giuseppe (anche lui regista cinematografico non meno bravo e noto autore teatrale), è il nipote del produttore cinematografico Giovanni Bertolucci.

Aveva iniziato nel 1962, con Tonino Guerra come produttore, realizza il suo primo lungometraggio,la commare secca  su soggetto e sceneggiatura di Pasolini (che inizialmente avrebbe dovuto esserne regista)  

Fin da piccolo respira aria di cinema in casa sua che, da adolescente, lo spingerà a realizzare cortometraggi in 16 mm come Morte di un maiale e La teleferica (1956-1957), girati nella casa di Casarola sull'Appenino emiliano. Decisiva per la sua carriera un'amicizia, quella con Pier Paolo Pasolini, presentatogli da suo padre quando il regista prenderà casa vicino alla loro.

Dopo anni di sperimentazione tra il Living Theatre e Sergio Leone (per cui scrisse insieme a Dario Argento il soggetto di C'era una volta il west) acquisi' statura internazionale nel 1970 con due capolavori:Strategia del ragno e il conformista dal racconto dell'amico Alberto Moravia.   

Il primo vero grande successo arriva nel 1972 con Ultimo tango a Parigi per la scena in cui Marlon Brando usa il burro per favorire una penetrazione anale in Maria Schneider, Bertolucci a tal propositodopo la morte del attrice rivelo :“L’idea è venuta a me e a Brando mentre facevamo colazione, seduti sulla moquette. A un certo punto lui ha cominciato a spalmare il burro su una baguette, subito ci siamo dati un’occhiata complice. Abbiamo deciso di non dire niente a Maria per avere una reazione più realistica, non di attrice ma di giovane donna. Lei piange, urla, si sente ferita. E in qualche modo è stata ferita perché non le avevo detto che ci sarebbe stata la scena di sodomia e questa ferita è stata utile al film”. Ma poi agiunse:“La sua morte è arrivata prima che potessi riabbracciarla e chiederle scusa”. 

Il film ottiene un enorme successo al botteghino e viene premiato con un David di Donatello, un Nastro d’argento e una nomination all’Oscar, ma entra subito nel mirino della censura. Nel 1976 la magistratura ordina la distruzione della pellicola che solo nel 1987 riceve la riabilitazione.

Un altro suo grande capolavoro è Novecento, un film con Robert De Niro, Stefania Sandrelli e Gerard Depardieu, in cui Bertolucci racconta la storia di una famiglia dalla nascita del comunismo in Emilia Romagna fino alla Liberazione.“Eravamo nel 1976, in pieno compromesso storico e mi sembrava di dover celebrare un rito, pensavo di rendere omaggio alla storia del Pci. Paese Sera, quotidiano comunista romano, organizzò un dibattito con lo storico Paolo Spriano e Giancarlo Pajetta. Alla fine del primo tempo, Pajetta, entusiasta, mi abbracciò. Poi, vedendo le immagini della Liberazione, in cui mostravo anche le vendette private, i processi popolari contro i fascisti, si alzò furioso e se ne andò gridando: mi rifiuto di partecipare”, ricorderà in seguito Bertolucci che ringrazierà soltanto Walter Veltroni, all’epoca leader della Fgci, per averlo sostenuto. “Da allora, - dirà con rammarico - la mia tessera del Pci, presa nel 1969 contro l’estremismo filocinese dell’estrema sinistra, proprio nel momento in cui ci fu la rottura del partito con il gruppo del Manifesto, si è andata via via scolorendo... Alla metà degli anni Ottanta ho smesso di rinnovarla, non ero un militante, ho iniziato a vivere più all’estero che qui”....

Altri capolavori :  si concede a piccoli progetti corali come 12 autori per 12 città (1990) con Michelangelo Antonioni, suo fratello Giuseppe Bertolucci, Mauro Bolognini, Alberto Lattuada, Carlo Lizzani, Mario Monicelli, Ermanno Olmi, Gillo Pontecorvo, Francesco Rosi, Mario Soldati, Franco Zeffirelli e Lina Wertmüller, raccontando la sua Bologna. Ma si dedica anche a Il tè nel deserto (1990) con John Malkovich, uscendone ricco di nuove forme, sensazioni, pulsioni, tristezze e fragilità. La storia di una coppia che si perde in un viaggio in Africa dove incontrerà carnalità e morte si contrappone a quella piena di spiritualismo, cultura e sofisticatezza intellettuale del Piccolo Buddha (1993).  

Dopo tre anni torna alla carica con Io ballo da sola (1996) con Stefania Sandrelli, educazione sentimentale di una ragazza americana alle prese con la propria sessualità.  

Ma non gli basta, vuole andare ancora più a fondo e costruire un nuovo dramma da camera: arriva L'assedio (1998), tratto da un racconto di James Lasdun, dove il fascino del confronto elementare fra uomo e donna è costretto a sopravvivere e bruciare in uno spazio delimitato, oltre il quale ci sono altre vite, altre responsabilità, altre realtà. Un meccanismo che si ritrova anche in The Dreamers- I sognatori (2003), all'interno del quale il ménage a trois di tre giovani ragazzi francesi nel pieno del '68 diventa un modo per dichiarare amore eterno al cinema, erudito o meno.

Da Zeffirelli a Liliana Cavani, il mondo del cinema, ma anche quello della politica della cultura in generale saluta commosso Bernardo Bertolucci, il grande maestro del Novecento scomparso a Roma.

"Ciao, maestro. Riposa in pace". Lo scrive su Facebook il presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, commentando la scomparsa del regista Bernardo Bertolucci.

"Addio al grande maestro Bernardo Bertolucci, con le sue opere e i suoi capolavori ha segnato per sempre la storia del cinema mondiale. L'Italia intera gli rende omaggio". Così su Twitter la sindaca di Roma Virginia Raggi.

"Un giorno triste per la cultura, se n'è andato Bernardo Bertolucci uno dei grandissimi maestri del cinema italiano, un gigante del Novecento". Così l'ex ministro della Cultura, Dario Franceschini. "Ho avuto modo di incontrarlo nel corso del mio incarico di governo quando, con la generosità e il grande impegno civile che lo hanno contraddistinto per tutta la vita, ha voluto dare il proprio contributo per portare in porto la nuova legge cinema. Le sue opere - conclude Franceschini - hanno emozionato e fatto discutere intere generazioni e reso grande nel mondo il cinema italiano".  

"Se ne è andato il mio "ultimo imperatore". Che si sentiva come un "topo nel formaggio". Per lui significava stare come in un bozzolo, al caldo e al riparo. Me lo disse gioiosamente dopo una estate di sofferenza e di passione. "Adesso sto bene, sai? Sto come un topo nel formaggio". Grazie per essere stato cosìspeciale. Per il tuo cinema cosìspeciale. Spero di incontrarti ancora e di fare un altro film insieme. Un lungo bacio". Questo il ricordo commosso, in forma di lettera, di Stefania Sandrelli dedicato a Bernardo Bertolucci.

"E' un dolore immenso la morte di Bernardo Bertolucci. Se ne è andato il più grande di tutti, l'ultimo imperatore del cinema italiano. Un pezzo della nostra famiglia, un amico fraterno, amoroso, intelligente, pieno di genio, imprevedibile, rigorosissimo ed implacabile nel dirci sempre la verità. Il suo cinema rimarrà tra le meraviglie del ventesimo secolo", dicono Nicoletta Braschi e Roberto Benigni.

"E' molto triste dire addio a un carissimo amico e a un regista di grande talento come Bernardo Bertolucci, che con il suo lavoro è riuscito a trasportarci in dimensioni artistiche uniche". Queste le parole di Franco Zeffirelli per la scomparsa di Bernardo Bertolucci.

"Un grandissimo regista, fondamentale per il cinema italiano che sognava in grande, e un ancora più grande amico", dice emozionata all'Ansa la regista Liliana Cavani apprendendo così la scomparsa di Bernardo Bertolucci. "Ci sentivamo spesso - aggiunge - ci vedevamo di frequente e mi colpiva sempre il suo coraggio anche nella malattia e il suo essere, nonostante età e condizioni, sempre nel mondo di oggi, sempre circondato da giovani, sempre disponibile. Mi voleva sui suoi set, diceva che gli portavo fortuna e ci siamo voluti tantissimo bene".

"Ciao Bernardo, grazie di tutto. Continueremo a imparare il cinema costruendo sale dove goderlo, nelle nostre caverne di Platone 'dove nascono idee' ti proietteremo ancora e ancora. Una pellicola dopo l'altra". E' il saluto commosso dei ragazzi del cinema romano Piccolo America che Bertolucci aveva sostenuto nella loro battaglia

"Ho amato il cinema di Bernardo Bertolucci, come intere generazioni. Oggi diciamo addio a un grande maestro, un immenso protagonista italiano. Ci lascia un'opera grandiosa. Ciao Bernardo". Lo scrive su Twitter il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.

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