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Musica da camera con il duo Giuseppe Sangeniti e Antonio Matarazzo

Duo Sangeniti_Matarazzo 2

Per i giovani artisti spesso, far musica da camera, significa aver fallito come musicisti solisti, non si rendono conto che  fare musica da camera significa invece essere musicisti completi ossia solisti, esecutori e soprattutto riuscire a piegare il suono e l’interpretazione alle esigenze musicali prima e quelle d’insieme dopo.

Un esempio mirabile ne è stato il concerto al quale abbiamo avuto la fortuna di assistere, Domenica 10 Aprile, presso l’Auditorium del Liceo Musicale “O.Stillo” con il Duo Giuseppe Sangeniti (Violino) e Antonio Matarazzo (Pianoforte), organizzato dalla Società Beethoven Acam di Crotone.

Un Duo di rara ed indiscussa qualità e professionalità, dove gli artisti lontani dal perdere la loro identità di solisti hanno saputo creare un amalgama sonoro da fare invidia ai più blasonati esecutori.

Suoni caldi e pastosi quelli del violino che si fondeva mirabilmente con quello del pianoforte creando e ricreando sonorità ancestrali di grande fascino e bellezza.

Erano veramente due strumenti solisti che dialogavano fra loro senza la minima subalternità dell’uno verso l’altro.

Erano due “strumenti essenzialmente incompatibili” come diceva Ravel che hanno saputo, con la loro esclusiva originalità ed ingegnosità, creare momenti di ver pathos artistico.

Giovani si, i due esecutori, ma con alle spalle una grande musicalità ed un dominio dello strumento veramente mirabile.

Tocco scintillante e nitido al tempo stesso quello del pianista Matarazzo, che si contrapponeva ad una cavata dell’arco sicuro e decisa di Sangeniti che sapeva cantare, piangere, gridare, ma soprattutto creare impasti sonori molto belli.

Il programma, che spaziava dallo stile salottiero di una Vienna gaudente di Mozart fino alla polifonia ancestrale proiettata verso la dodecafonia di Dallapiccola per concludere con un perpetuo mobile della Sonata di Ravel dove i due strumenti raggiungono l’apice delle loro possibilità tecniche, comprendeva:

W.A. Mozart   - “Sonata KV 454 in Si bemolle magg.”, R. Schumann – “Sonata n. 1 op. 105 in La min.”, L. Dallapiccola – “Tartiniana seconda”, M. RAVEL – “Sonata n. 2 in Sol magg.” .

Un Mozart quello della “Sonata Si bemolle Magg.” scritto proprio per una virtuosa dell’arco Regina Strinasarchi, che tendeva a mettere in luce proprio le enormi caratteristiche del violino che era costretto dialogare con un pianoforte, che tendeva a fare la parte del leone.

Di Schumann invece, specialmente nel terzo tempo (quasi un perpetuo mobile) i due artisti hanno saputo mettere in luce un variatissimo gioco di incidenti, d’incontri, di rilanci del violino con il pianoforte e viceversa ossia un’amorevole ed amorosa concordia dialogante di due strumenti che tendono, attraverso la veemenza emotiva del discorso sonoro, esprimere l’inquietudine, l’insoddisfazione e la crisi interna del compositore.

Di Dallapiccola invece, hanno saputo trarne una delicata trama sonora, tra varietà di forme canoniche e contrappuntistiche, dove l’autore dispiega la sua bravura compositiva per finire poi con un Ravel che “lungi dall’equilibrare i contrasti insiti nei due strumenti tende, facendoli vivere da solisti, mettere in evidenza proprio le loro incompatibilità” .

Ritmi sincopati e puntati, progressioni armoniche e trasposizioni, varietà costanti di temi sempre nuovi, frasi incisive, tessuto tematico costituito in larga misura da citazioni.

Un caleidoscopio di arte compositiva e tecnica che porta a sfruttare al massimo le potenzialità tecno melodiche, e virtuosistiche di due strumenti lanciati in una folle corsa dove melodia e virtuosismi sembrano non aver confine.

Il pubblico numerosissimo, formato in prevalenza da giovani studenti era quasi impazzito dalla gioia e commozione, regalando applausi costanti e continui.

Uno scherzo di Brahms come bis ha completato una serata all’insegna dei grandi avvenimenti.

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