Mentre i partiti solitamente accomunati nel populismo anti-europeista, con maggiore o minore convinzione e qualche contraddizione interna, si contrappongono comunque al “matrimonio omosessuale”, il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo fa clamorosamente eccezione a questo cruciale tema politico, tanto da dover essere considerato a parte rispetto a questo.
Cos’ha, infatti, a che fare, un gruppo politico che, al Senato della Repubblica, ha depositato il delirante disegno di legge “Modifiche al codice civile in materia di eguaglianza nell’accesso al matrimonio in favore delle coppie formate da persone dello stesso sesso” con Il Partito per la Libertà olandese (PVV), l’UKIP di Nigel Farage ed il Front National di Marine Le Pen?
Un rappresentante di spicco di quest’ultimo, ad esempio, come Marion Maréchal Le Pen, la nipote di Jean-Marie Le Pen, il fondatore e leader storico del FN, ha infatti appoggiato pubblicamente il movimento francese della Manif Pour Tous, dichiarando in una intervista che la sua lotta gli «sta molto a cuore e sono d’accordo con la gioventù francese che si è mobilitata negli ultimi mesi per difendere il quadro insuperabile dei nostri valori e il rispetto per le leggi naturali. Abbiamo assistito all’onnipotenza di una “nano-lobby” che da sola, con le sue poche centinaia di membri, è stata in grado di distruggere l’istituto del matrimonio, come prova della decadenza e di consacrare il desiderio egoistico e individuale al di sopra di qualsiasi altra considerazione, come il benessere del bambino adottato, anche contro il parere di molti riconosciuti psichiatri francesi» (cfr. Marion Le Pen: “Il matrimonio omosessuale? L’ingiusta conquista di una nano-lobby”, in “Formiche.net”, 29 agosto 2013).
I tre sopra citati, inoltre, sono partiti e nulla più, mentre il sospetto sulla struttura tendenzialmente settaria, più che di movimento politico, di M5S è argomento corrente fra gli studiosi ed osservatori, e molte iniziative del suo fondatore – dagli scenari apocalittici continuamente paventati, alle “profezie” sul futuro della Rete, per finire con il “glossario” pubblicato on line che prevede di vietare la partecipazione ai talk-show – sembrano fatte apposta per dare vita all’immagine di un gruppo anti-sistema costruito sul classico rapporto carismatico-autoritario tra capo e “adepti”.
A tal proposito suggerisco di andarsi a leggere l'intervista ad uno dei maggiori sociologi della religione italiani, Massimo Introvigne. Alla domanda di Paolo Nessi, che l'ha intervistato su Il Sussidiario.net, "L’obiettivo del M5S è la distruzione del cristianesimo?", il sociologo ha giustamente risposto: «L’obiettivo è il vecchio mondo. Destinato a sparire, per esser sostituto dal nuovo. Anche qui, non c'è nulla di nuovo. Già Compte, padre del positivismo, voleva sostituire il cristianesimo con la nuova religione civile. Era convinto che il passaggio al mondo nuovo sarebbe stato determinato dall’illuminazione delle strade e dall'energia elettrica. Casaleggio pensa sarà determinato da internet. Il modello è sempre lo stesso» (Paolo Nessi, Introvigne spiega l'ideologia di Casaleggio, Il Sussidiario.net, 11 marzo 2013).
Si tratta, quindi, a nostro avviso di un problema che solo riduttivamente può essere circoscritto alla politica elettorale, e sebbene la parola “setta” non ha un significato univoco, perché, come ha spiegato Introvigne, spesso «è usata in modo discriminatorio», è pure sostenibile, sempre a suo avviso, «che il movimento di Grillo e Gianroberto Casaleggio abbia delle dinamiche esoteriche» (intervista a cura di Maurizio Crippa, Il progetto totalitario del dottor Grillo e della sua setta, in il Foglio, 8 novembre 2012).
Un pensiero totalitario quello del popolo “grillino”, che determina l’ossessione per chi “tradisce”, parla non autorizzato o va in televisione, che alimenta un diffuso feticismo tecnologico, che vorrebbe unificare nella rete ogni espressione comunicativa, così sopprimendo la stessa libertà dell’uomo e che si fida ciecamente delle prometeiche alchimie del “guru” Casaleggio.
Ma, con l’Autore di un recente libro sul Movimento di Grillo e co., anche noi ci associamo all’ammonizione: «Cari grillini lasciamoli cantare al crepuscolo, quei professori, e mettiamoci un poco a pensare, magari un po’ più lentamente, come si fa sui libri, a misura d’uomo. Non per questo dovremo rinunciare alle conquiste preziose della tecnologia, anziché ridere delle stupidità volgari, e tornare a sorridere delle cose per cui vale ancora la pena di sorridere. E tu, Grillo, ritorna al vecchio mestiere di comico serio e lascia perdere l’abito grigio. Quello che è grigio lascialo a Casaleggio. Separate le vostre carriere» (Bruno Tomasich, Guerrieri di cartapesta. La guerra dei pupi, Tabula Fati, Chieti 2014).