Le Zes, (leggi: Zone economiche speciali), a nostro modesto avviso, costituiscono la crescita del Mezzogiorno, a “macchia di leopardo”. Vediamo perché. In primis, diciamo che ogni decisione, relativa alla perimetrazione delle Zes è di competenza delle Regioni e che la fiscalità, di vantaggio, prevista dal Decreto Mezzogiorno, che nell’agosto 2017, ne ha deciso l’istituzione, viene applicata a tutte le aree perimetrate nelle Zes. Ancora, secondo il parere di economisti ed esperti del settore, ciò che importa, non sono le agevolazioni fiscali concesse con il Decreto Mezzogiorno, sotto forma del credito d’imposta, ma la semplificazione amministrativa per i nuovi insediamenti produttivi nel recinto delle Zes e la fiscalità di vantaggio locale. A questo punto, va detto senza mezzi termini, che semplificazione e fiscalità locale sono competenze esclusive delle amministrazioni locali e delle Regioni, le quali, per aiutare i nuovi insediamenti devono: 1) rinunciare a decidere sui nuovi insediamenti produttivi, trasferendo, ogni competenza autorizzativa, ad un Comitato di indirizzo delle Zes(coordinato dal Presidente dell’Autorità di sistema portuale di riferimento), così, da permettere, il rilascio di una Autorizzazione unica, in tempi celeri; 2) deliberare, nei rispettivi organi elettivi o esecutivi, per garantire agli investitori, il taglio dei tributi locali. In conclusione, diciamo che se da un lato le Zes possono essere fondamentali per lo sviluppo del Sud, grazie ai suoi porti, dall’altro lato, per dovere di cronaca dobbiamo riportare, anche, che le Zone economiche speciali, in Puglia, stentano a partire, mentre le Regioni: Calabria e Campania hanno, già, approvato i loro Piani strategici di sviluppo e ottenuto i rispettivi decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri, per l’istituzione delle Zes.