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Essere psicoterapeuta durante una pandemia

“Essere psicoterapeuta durante una pandemia”, questo il seminario organizzato dall’Istituto di Gestalt HCC Italy, Scuola di Specializzazione in psicoterapia della Gestalt con sede anche a Palermo.

Tra i relatori la direttrice dell'istituto, la psicoterapeuta, ricercatrice e didatta internazionale,  dott.ssa Margherita Spagnuolo Lobb che ha ricevuto   i prestigiosi Premi dalla AAGT – Association for the Advancement of Gestalt Therapy International Community e dall'Ordine degli Psicologi della Regione Sicilia, per avere consentito, con il suo lavoro, un avanzamento nel campo della psicoterapia della Gestalt  e la dott.ssa Maria Mione psicoterapeuta, psicologa, psicoterapeuta, didatta dell’Istituto di Gestalt HCC Italy.

Si è parlato di come la cura psicoterapica abbia subito dei cambianti durante questo periodo di pandemia. “La pandemia è un trauma collettivo, siamo stati purtroppo tutti colpiti da questa angoscia collettiva”, ha dichiarato la dott.ssa Margherita Spagnuolo Lobb, “che nasce  dal rischio di morire, dalla possibilità che l’umanità possa scomparire  per un piccolo virus. Ognuno ha reagito in una modalità propria. C’è chi ha dovuto negare la gravità del pericolo per continuare a vivere, e chi invece si è sentito sopraffatto dall’angoscia di perdere l’esistenza”.

Chiaramente, in generale sono aumentati i disturbi d’ansia. I pazienti che già erano ansiosi ed ossessivi in un primo momento hanno avuto una sensazione di normalità, perché si sono sentiti accompagnati dagli altri nelle loro paure, ma in un secondo momento, specialmente nella fase due e nella fase tre, sono stati chiamati a continuare a vivere nonostante il rischio aumentato rispetto alla precedente situazione. Questo momento è il più difficile, perché ha generato un aumento dei disturbi d’ansia, della depressione, degli attacchi di panico ed anche un incremento  della chiusura sociale, a volte l’aumento di dipendenze o di fenomeni dissociativi, come la negazione. Di conseguenza, anche il modo di fare psicoterapia è cambiato. Continua Margherita Spagnuolo Lobb: “Abbiamo dovuto adattare la nostra prassi alla terapia online, e ci siamo chiesti come creare il senso di sicurezza reazionale che in genere scaturisce dalla presenza fisica”.  Maria Mione ha esposto delle riflessioni emerse man mano che si trovava sempre più immersa in terapie  online. Ha dichiarato: “Insegnare con tutti questi rettangolini è qualcosa di nuovo, e quindi abbiamo molto da scoprire e da imparare, pur certamente sperando di tornare a tutto quel mondo di risorse che abbiamo quando ci incontriamo vis a vis”. Per esempio un aspetto interessante che abbiamo conquistato con l’online, è l’avere conosciuto, cani, gatti, uccellini, bambini dei miei pazienti. Questo ci ha dato la possibilità di costruire uno sfondo percettivo diverso da quello, più neutro, di prima”; ha poi aggiunto “In psicoterapia della Gestalt abbiamo dei capisaldi, che sono quelli della spontaneità e della bellezza.  Non abbiamo un’idea ingenua di questi due sostanziali fattori. Non vuol dire che è tutto bello. La spontaneità per noi è un concetto molto sofisticato, è la capacità di integrare l’esperienza in modo fluido, con tutte le nostre risorse a disposizione, che poi non sono mai solo nostre, perché sono co-costruite con il nostro mondo. Lo stesso possiamo dire per il concetto di bellezza: intendiamo quella bellezza che nasce da un senso di integrità. Non alludo alla morale, ma al senso di completezza della nostra esistenza, presenza piena nell’incontro con l’altro, presenza piena dell’altro che ci incontra. E allora mi sono chiesta, non a tavolino di sicuro ma a livello di co-creazione clinica, tra e me ed i miei pazienti e tra i miei pazienti e me, come possiamo costruire bellezza e spontaneità in un tempo in cui la possibilità di usufruire della presenza l’uno dell’altro sono decisamente peggiorati. Mi sono chiesta come continuare a vivere in spontaneità e bellezza, in un mondo così nuovo per noi occidentali, mentre in altri mondi ci sono limiti che non possiamo nemmeno immaginare, nonostante la pandemia”.

Maria Mione ha continuato affermando che alcune persone, in vari momenti del lockdown, si sono sentite meglio, questo significa che il limite in certe situazioni diventa risorsa. Per alcuni ciò che altri considerano un limite, per esempio lavorare da casa, non andare più in ufficio, è diventata una risorsa, perché hanno guadagnato del tempo, hanno ritrovato spazio per dei rapporti, quelli che avevano dentro casa, e hanno potuto incontrare online delle persone con cui prima non sapevano di potere interagire. Abbiamo visto come alcuni limiti si trasformano in risorsa, e per noi psicoterapeuti questo è importantissimo, in quanto possiamo sostenere qualcosa che già funziona.

Le relatrici hanno poi esplorato un altro aspetto che è emerso nelle persone, così come nei pazienti, cioé un’alterazione del concetto del tempo. Il vissuto del tempo è diventato come un  correre continuo da un evento all’altro, da un’attività all’altra, dagli affetti al lavoro. Ci sono persone che hanno sentito il tempo molto dilatato, come se avesse perso la dimensione del prima, del durante, del dopo, come se fosse diventato una specie di bolla indeterminata. Per altri è stato diverso, il tempo è diventato un blocco, qualcosa che non scorre, che non ha più  una successione. Per altri ancora, il rallentarsi del tempo ha rappresentato un’occasione per riprendere interessi che per mancanza di tempo non si potevano seguire.

Ha poi aggiunto Maria Mione: “Un’altra componente che mi ha colpito è la possibilità di essere rete e - speriamo che ci rimanga in testa – la consapevolezza di essere  ospiti di questo pianeta. Possiamo essere diversi, ma siamo tutti animali umani e condividiamo lo stesso luogo che chiamiamo terra, come dice la fisica quantistica e come dicevano le discipline orientali 5000 anni prima di Cristo. Siamo tutti fatti della stessa materia.  Una delle prime cose che ha detto  Born quando lo hanno insignito del Nobel è stata che “la materia non esiste”, e non era certo buddista!

 

 

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