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Giovedì, 02 Maggio 2024

Negli ultimi decenni, soprattutto a partire da Papa Paolo VI (1963-1978), si sono intensificati gli interventi dei Sommi Pontefici miranti a denunciare la lunga crisi della coscienza cristiana nel continente europeo e, dunque, come corollario, dell’ intero occidente. Un’identità, quella cristiana, formatasi nell’arco di almeno 17 secoli di storia e che oggi vive una crisi, in primis  di natura culturale, senza precedenti.  Nel 1975 Papa Montini, nell’Esortazione Apostolica Evangelii nuntiandi, pose all’attenzione della Chiesa Universale, il problema dell’“evangelizzazione della cultura”. L’essenza del suo pensiero fu espressa in quella che, probabilmente, è la locuzione - al par. 20 - più celebre di quel documento: «La rottura tra Vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca, come lo fu anche di altre». In realtà, non sono meno importanti le parole poste come incipit di quello stesso paragrafo: «occorre evangelizzare - non in maniera decorativa, a somiglianza di vernice superficiale, ma in modo vitale, in profondità e fino alle radici - la cultura e le culture dell'uomo, nel senso ricco ed esteso che questi termini hanno nella Costituzione «Gaudium et Spes» (50), partendo sempre dalla persona e tornando sempre ai rapporti delle persone tra loro e con Dio». San Giovanni Paolo II(1978-2005), raccogliendone l’eredità, fece proprio quell’insegnamento, sviluppandolo ulteriormente. In un discorso tenuto davanti all’Unesco il 2 Giugno 1980, disse: «L’avvenire dell’uomo dipende dalla cultura». Coerentemente, quasi due anni dopo, il 20 maggio 1982, istituì il Pontificio consiglio per la cultura , al quale assegnò il fine di evangelizzare nuovamente la cultura, visto che l’uomo vive una vita pienamente umana grazie alla cultura. Nonostante gli sforzi compiuti, tuttavia, la secolarizzazione avanzò. L’Europa, progressivamente, è divenuta sempre più ostile alla Rivelazione e credere in Dio, soprattutto nell’annuncio specificamente cristiano di un Dio dal volto umano, incarnatosi in Nostro Signore Gesù Cristo, è diventato sempre più difficile. Il mondo in cui viviamo e che ci siamo costruiti, come vedremo, è tutto incentrato su noi stessi e vuoto di Dio. Alla vigilia del grande Giubileo del 2000 si celebrò, in preparazione ad esso, la Seconda Assemblea Speciale per l’Europa del Sinodo dei Vescovi ; successivamente, nel 2003, San Giovanni Paolo II pubblicò l’esortazione post-sinodale Ecclesia in Europa, per condividerne i frutti con tutte le chiese europee. Il Santo Padre , in quel documento, delineò un quadro preoccupante della coscienza dell’uomo europeo/occidentale contemporaneo. Ecco alcuni suoi celebri passaggi: «Tanti uomini e donne sembrano disorientati, incerti, senza speranza […] molti europei danno l’impressione di vivere senza retroterra spirituale, come degli eredi che hanno dilapidato il patrimonio loro consegnato dalla storia […]» Chiudiamo la riflessione su questo documento, su un’analisi impietosa, ma realistica, che il papa fece sulla “salute” spirituale dell’Europa: «Alla radice dello smarrimento della speranza sta il tentativo di far prevalere un'antropologia senza Dio e senza Cristo. Questo tipo di pensiero ha portato a considerare l'uomo come “il centro assoluto della realtà, facendogli così artificiosamente occupare il posto di Dio e dimenticando che non è l'uomo che fa Dio ma Dio che fa l'uomo. L'aver dimenticato Dio ha portato ad abbandonare l'uomo”, per cui “non c'è da stupirsi se in questo contesto si è aperto un vastissimo spazio per il libero sviluppo del nichilismo in campo filosofico, del relativismo in campo gnoseologico e morale, del pragmatismo e finanche dell'edonismo cinico nella configurazione della vita quotidiana”.(16) La cultura europea dà l'impressione di una “apostasia silenziosa” da parte dell'uomo sazio che vive come se Dio non esistesse». Purtroppo, da allora ad oggi, le cose non sono affatto migliorate; l’Europa non solo non riconobbe le sue radici cristiane nel preambolo del suo Trattato fondativo, ‒ spacciato inizialmente per Costituzione europea, poi bocciato dai no referendari di Francia e Belgio, infine sostituito da un più “modesto”Trattato di Lisbona, dal cui testo sono stati eliminati i connotati tipicamente costituzionali -, ma nella legislazione positiva, ha continuato ad allontanarsi da quei valori universali che il cristianesimo, con il concorso del giudaismo, aveva forgiato in larga parte, contribuendo in modo essenziale al disegno dell’identità europea. Nel 2007, infatti, in occasione del cinquantesimo anniversario della firma dei trattati di Roma, papa Benedetto XVI ( 2005-2013), in un discorso tenuto ai parlamentari convenuti a Roma per l’occasione, se possibile, nella sua analisi, fu ancora più impietoso di papa Wojtyla. Fra le altre cose, disse: «Sotto il profilo demografico, si deve purtroppo constatare che l’Europa sembra incamminata su una via che potrebbe portarla al congedo dalla storia». Parlando dei valori universali di cui l’Europa è stata la culla, aggiunse: «Tali valori, che costituiscono l’anima del continente, devono restare nell’Europa del terzo millennio come “fermento” di civiltà. Se infatti essi dovessero venir meno, come potrebbe il "vecchio" continente continuare a svolgere la funzione di “lievito” per il mondo intero? Se, in occasione del 50.mo dei Trattati di Roma, i governi dell’Unione desiderano "avvicinarsi" ai loro cittadini, come potrebbero escludere un elemento essenziale dell’identità europea qual è il cristianesimo, in cui una vasta maggioranza di loro continua ad identificarsi? Non è motivo di sorpresa che l’Europa odierna, mentre ambisce di porsi come una comunità di valori, sembri sempre più spesso contestare che ci siano valori universali ed assoluti? Questa singolare forma di "apostasia" da se stessa, prima ancora che da Dio, non la induce forse a dubitare della sua stessa identità?» Venendo ai nostri giorni, secondo la testimonianza del teologo padre Diego Fares, anche l’antropologia di Papa Francesco si ispira al testo della Evangelii nuntiandi. Giunti alla fine della prima tappa, domandiamoci:Come siamo arrivati a questo punto? Perché la cultura odierna ha bisogno di una nuova evangelizzazione? E quel che vedremo nel prossimo articolo.

Il sabato 29 ottobre, si terrà la cerimonia di premiazione alle ore 10.30, in Palazzo Vecchio (salone dei Cinquecento), a Firenze, alla presenza di autorità civili, militari e religiose...in questa XXXIII edizione del Premio Istituto Scudi di san Martino ,che ha come finalità quello di “incrementare gli atti di solidarietà umana attraverso un riconoscimento a coloro che si sono distinti per impegno, spirito di sacrificio e coraggio a favore dei più deboli, dei bisognosi e delle persone in grave pericolo”...tra i premiati di sabato ci saranno anche due personalità greche:

Evangelos Avgoulas, giovane avvocato di Atene che, cieco, ha fatto della sua disabilità uno strumento di aiuto e sostegno ad altre persone non vedenti per la loro integrazione nel mondo del lavoro e dello studio  e

Evangelos Kekatos, vicesindaco di Cefalonia, che riceverà il riconoscimento per ciò che i cefaloniti fecero nel 1943 a favore dei soldati italiani della Divisione Acqui. Lui stesso, attraverso varie iniziative culturali, da tempo è impegnato a far conoscere e a testimoniare il valore della Solidarietà, tra le altre anche al Parlamento europeo nello scorso giugno 2013

L’Istituto Scudi di San Martino è stato costituito a Firenze nel 1983, su ispirazione di Roberto Lupi (attuale presidente) e, in questi anni, ha riunito attorno alle proprie finalità varie Istituzioni cittadine, regionali e nazionali, ovvero: incrementare gli atti di solidarietà umana attraverso un riconoscimento a coloro che si sono distinti per impegno, spirito di sacrificio e coraggio a favore dei più deboli, dei bisognosi e delle persone in grave pericolo. 

Dal 1984, ogni anno, il sabato più prossimo all’11 novembre, giorno dedicato a San Martino, si svolge, nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio a Firenze, la cerimonia solenne nel corso della quale, vengono assegnati gli scudi in argento, quelli in bronzo e gli attestati di benemerenza a persone ed enti che si sono particolarmente distinti per atti di generosità e solidarietà in Italia e all’estero.

Le Autorità civili, religiose e militari partecipano sempre alla cerimonia.

La Presidenza della Repubblica per due volte (2011 e 2012) ha consegnato all’Istituto Scudi di San Martino un’onorificenza di alto prestigio: la medaglia del Capo dello Stato come riconoscimento di rappresentanza e partecipazione alla cerimonia.

Nel Novembre del 1986, il vice sindaco di Tour (Francia), durante una cerimonia religiosa ha donato la terra della sua città al parroco della Chiesa di San Martino alla Palma, località alla periferia di Firenze (Lasta a Signa, dove ha la sede legale l’Istituto), in segno di fratellanza con l’Istituto stesso. Anche Giovanni Paolo II, lodando l’iniziativa, aderì al sodalizio come membro onorario.

Nel 1987, tra gli insigniti, figurarono anche i Vigili del Fuoco di Chernobyl.

Ancora nel 1987 nacque la prima Delegazione estera dell’Istituto con sede a Losanna (Svizzera) con il compito di promuovere gli ideali dell’istituto e inviare segnalazioni di meritevoli che si siano distinti in atti di solidarietà. Attualmente, L’Istituto conta numerose delegazioni in Europa, Asia, Africa, Stati Uniti e America Latina.

L’Istituto Scudi di San Martino è anche promotore di attività benefiche per la raccolta di fondi a favore di persone che si trovano in difficoltà e/o con la necessità di risolvere problemi molto gravi. Con questo spirito vengono organizzate serate speciali per la raccolta fondi a favore di altre Associazioni benefiche o per finanziare atti solidali: tra i vari esempi,  l’evento organizzato a favore dell’Associazione Pollicino onlus di Lastra a Signa che, da molti anni, aiuta i bambini nati con malformazioni e problemi di salute in seguito al disastro di Chernobyl, e la raccolta fondi per operare un bimbo di Tunisi che, a causa di un grave incidente, perse l’uso di entrambe le mani, oggi riacquistata grazie ad un intervento medico operato a Careggi.

L’Albo d’Oro dell’Istituto Scudi di San Martino vede varie associazioni che si sono distinte per il loro impegno a favore dei più bisognosi attraverso un lavoro continuativo, membri appartenenti ai vari corpi istituzionali dello Stato, personalità note impegnate in progetti di solidarietà.  Tra questi, il dottor Carlo Urbani, specializzato in malattie infettive, che ha dedicato la sua vita, nel vero senso della parola, alle ricerche sulla “Sars”.

Tra gli insigniti anche Madre Teresa di Calcutta, S.M. Ranya al-abdulah regina di Giordania per il suo impegno a favore dei bambini, delle donne ed i giovani della sua nazione, Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, i Vigili del Fuoco di New York e quelli di  Chernobyl.

le motivazioni con le quali i nostri due amici greci riceveranno il riconoscimento  :

Evangelos Avgoulas

La nostra società, così perfetta, con difficoltà riesce a cogliere il valore della disabilità ed è assai facile cadere nella retorica delle frasi fatte allorché l’incontro con questo tema ci sollecita qualche risposta.

L’esempio che Evangelos Avgoulas propone con la sua vita ribalta totalmente l’approccio alla disabilità.

Non vedente, Evangelos Avgoulas ha affrontato ed affronta la sua disabilità con coraggio e fiducia nella vita. Giovanissimo, nato nel 1988, è oggi avvocato e politico, collabora con il Ministro degli Interni e della Riforma Amministrativa; lavora per favorire la partecipazione dei disabili (particolarmente le persone cieche) alla vita civile (nel lavoro e nello studio) e per sensibilizzare su importanti questioni avvalendosi del mondo della comunicazione (radio e media online). Per tutto ciò Evangelos Avgoulas costituisce un esempio eccellente di solidarietà nel nostro tempo.

Comune di Cefalonia – Evangelos Kekatos

I fatti della storia non possono essere cambiati: l’isola greca di Cefalonia venne invasa dalle truppe italiane nel 1941.

L’8 settembre 1943 mutò il destino dei soldati italiani e gli invasori della Divisione Acqui, massacrati dall’esercito tedesco per il loro fiero no alla resa, trovarono nel cuore generoso e solidale della popolazione di Cefalonia un appoggio vero, un rifugio sincero e una protezione incondizionata che seppe curare i feriti, nasconderli e nutrirli… in molti casi anche pagando con la  vita la generosità di quegli atti.

Nei giorni in cui l’odio, il terrore e la morte stavano prendendo il sopravvento, Cefalonia, nonostante fosse un’isola invasa dalle truppe italiane, seppe donare una grande e generosa solidarietà ai soldati italiani; non chiuse la propria porta dinanzi alla sofferenza altrui, ma – coraggiosamente ed apertamente – in quei tragici momenti aiutò gli Italiani ex-invasori, senza preoccuparsi del colore della loro divisa ma vedendo in loro solo degli uomini.

Evangelos Kekatos, attuale vicesindaco, orgoglioso figlio di Cefalonia, da tempo onora la Memoria dell’esempio cefalonita proponendo all’attenzione internazionale il valore della Solidarietà, con vari progetti culturali, nella convinzione che solo la Solidarietà è la più importante caratteristica umana, ciò che rende l’uomo davvero Uomo.

“La Russia torna una superpotenza”. Questa tesi è stata proposta l’11 settembre scorso da l Independent , non certo un quotidiano filorusso. Secondo il giornale britannico, Mosca è riuscita a “sfruttare” la crisi in Siria per ritagliarsi quel ruolo di superpotenza che aveva perso nel 1991 in seguito al disfacimento dell’Unione Sovietica.

La Russia, inoltre, è riuscita a “blindare” il Raìs siriano.Secondo quanto stabilito dalla tregua, infatti, “Washington e Mosca si coordineranno per condurre attacchi contro Isis e il Fronte fatah al Sham. E solo dopo un periodo di stop ai combattimenti si potrà pensare a una transizione politica per trovare una soluzione duratura al conflitto”. Tradotto: prima si pensa a bonificare la Siria dai jihadisti e poi al futuro di Assad. Esattamente il contrario di quello che voleva Washington.

Come? Costringendo gli Usa a fare quello che mai avrebbero pensato di fare, ovvero bombardare i terroristi di Jabath Fatah al Sham, gli ex qaedisti di Al Nusra insomma. Un fatto non da poco se si considera che più di una volta l’amministrazione americana ha pensato di usare questi terroristi tanto da volerli “ribattezzare” per combattere contro Bashar Al Assad.

Mentre i Sukhoi solcavano i cieli siriani, la diplomazia di Mosca ha continuato a lavorare alacremente, riportando sui loro passi sia Recep Tayyip Erdogan che Barack Obama. Putin si ritagliava così un ruolo fondamentale in Medio Oriente.

Intanto la Spagna è nell’occhio del ciclone per l’assistenza che si appresta a fornire al gruppo da battaglia della portaerei Admiral Kuznetsov. Tra poche ore, dopo aver attraversato lo stretto di Gibilterra, la flottiglia russa composta da otto unità, raggiungerà il porto di Ceuta, enclave spagnola in Nord Africa, per fare rifornimento di viveri e carburante. Soltanto le navi logistiche e la petroliera (circa 3.750 tonnellate di combustibile) a supporto del gruppo da battaglia dovrebbero attraccare nel porto di Ceuta. Dopo la sosta, la flottiglia russa riprendere la navigazione fino a raggiungerà la sua posizione d’attacco nel Mediterraneo orientale. I raid dovrebbero iniziare entro la prima settimana di novembre.

La questione del porto di Ceuta è particolare. Tecnicamente non rientra nei trattati della Nato. La Spagna rifornisce regolarmente le navi da guerra russe nel porto franco del Nord Africa fin dal 2010, anno in cui è stato aperto al supporto logistico per le navi delle altre nazioni. Sarebbero circa cinquanta le unità russe tra sottomarini, fregate, cacciatorpediniere, navi da assalto anfibio ed ausiliarie che dal 2010 hanno fatto sosta a Ceuta.

“Madrid deve ripensare alle sue prossime azioni – ha affermato Jens Stoltenberg, Segretario Generale della Nato – quel gruppo da battaglia potrebbe essere utilizzato per intensificare i raid aerei sulla città assediata di Aleppo dove sono intrappolate 275.000 persone”.

Dopo la fine della Guerra fredda, Mosca perse l’accesso a molte delle basi straniere e strutture portuali su cui le forze armate russe facevano  affidamento per la proiezione globale. L’accesso al porto spagnolo di Ceuta è vitale per mantenere la presenza navale russa nel Mediterraneo occidentale e nel nord-est dell’Atlantico. Da rilevare il rapporto che lega i due Paesi. Basti pensare, ad esempio, il ruolo delle società spagnole politicamente ben collegate presenti in Russia come Talgo, Iberdrola e Repsol. La questione di Ceuta, quindi, andrebbe letta in chiave tecnica, economica e con evidenti connotazioni politiche.

Secondo la Russia, la sosta delle unità navali, autorizzate caso per caso dal Ministero degli Esteri spagnolo, non violano il regime di sanzioni UE ed avvengono nel rispetto della normativa internazionale e nazionale. Il governo spagnolo rispetta scrupolosamente le sanzioni dell’Unione europea, ma cerca di mantenere le migliori relazioni possibili con la Russia. L’ultima dimostrazione è l’invito di Mosca, esteso a Madrid, per partecipare al gruppo internazionale di mediazione nella guerra siriana. Per Mosca, la sosta di Ceuta è semplice routine, da considerare come una formale questione commerciale. Non è insolito per le navi della marina russa rifornirsi in altri paesi della NATO, come Grecia ed Italia.

Ma che “La Russia torna ad essere una superpotenza”.non si pensi che tutto questo sia frutto del caso. Basterebbe leggere il discorso che Putin ha fatto alla 70esima assemblea delle Nazioni Unite per rendersene conto. In quell’occasione infatti il leader russo ha invocato una “larga coalizione internazionale contro il terrorismo. Simile alla coalizione contro Hitler, questa potrebbe unire una larga porzione delle forze che sono desiderose di resistere con risolutezza a coloro che, come i Nazisti, seminano malvagità e odio per l’umanità”.

In questo senso il leader russo invitava a dimenticare la vecchia contrapposizione nata con la Guerra fredda, per un approccio più pragmatico di fronte ai problemi mediorientali. Una visione che, seppur imposta da Mosca, sembra esser stata accettata a malincuore? anche dagli Usa. 

 

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