Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Martedì, 19 Marzo 2024

L'I.C. Papanice investe i…

Mar 01, 2024 Hits:637 Crotone

Presentato il Premio Nazi…

Feb 21, 2024 Hits:888 Crotone

Prosegue la formazione BL…

Feb 20, 2024 Hits:806 Crotone

Si firmerà a Crotone il M…

Feb 14, 2024 Hits:979 Crotone

Le opere del maestro Affi…

Feb 07, 2024 Hits:1038 Crotone

Il patrimonio della …

Gen 24, 2024 Hits:1397 Crotone

Book Baby Boom: inizia un…

Gen 19, 2024 Hits:1497 Crotone

Alla Frassati inaugurata …

Nov 07, 2023 Hits:2804 Crotone

Alcuni "dissidenti del movimento la resa del M5S: ​"Così il Pd ha lottizzato tutto"

Il nuovo governo italiano si presenta di fronte al mondo con una doppia faccia che scaturisce dalla doppia anima dell’esecutivo. Da una parte il Movimento Cinque Stelle, che ha mostrato in questi anni (e in questi mesi di governo) di avere una visione non particolarmente netta  della politica estera. Dall’altra parte il Partito democratico, che invece ha ben chiare le strategie da seguire nel mondo e i cui alleati sono ben noti.

Da queste premesse, è difficile capire come possa muoversi l’Italia del governo giallo-rosso ma si possono intuire alcune prime avvisaglie di quelle che potrebbero essere le dinamiche esterne. Innanzitutto partendo dagli sponsor di questo governo. E premettendo che gli interessi nazionali travalicano (di gran lunga) i partiti che siedono a Palazzo Chigi.

Secondo il quotidiano il Giornale, Il Conte-bis, o meglio, la maggioranza composta da Pd e Cinque Stelle, piace in primis all’Unione europea. Per Ursula von der Leyen si tratta, nel contesto italiano, della declinazione del voto che l’ha portata alla nomina di presidente della futura Commissione. La coalizione “Ursula”, con l’esclusione dei popolari, si è applicata anche a Roma. E per l’Europa significa avere la garanzia che l’Italia, il Paese considerato più a rischio per la stabilità dell’Ue, sia adesso perfettamente in linea con quanto espresso da Bruxelles. Un sostegno europeo mostrato non solo dai vari appoggi da parte dei vertici dell’Unione sia vecchi che nuovi, ma anche da parte dei mercati, che da quando si è cominciato a parlare di un possibile esecutivo composto da dem e pentastellati hanno brindato facendo calare lo spread e mostrando grandi aperture di credito nei confronti di un Conte-bis.  

Ma intanto nei Cinque Stelle scrive il quotidiano si moltiplicano i mal di pancia, tanto che alcuni "dissidenti" si vedranno a Bologna per discutere del nuovo governo e capire come fare a "non morire piddini".

La grande piovra dem (così disegnavano il Pd i pentastellati) ha stretto i suoi tentacoli attorno al collo del Movimento e chi non ci sta a soffocare inizia a mostrare irritazione. Quelli citati sono solo alcuni degli esponenti grillini cui fumano le orecchie per l'accordo trovato al governo. Non tanto, o non solo, perché "col partito di Bibbiano mai". Ma anche perché alla conta dei ministeri a molti pare che a guadagnarci sia stato solo Zingaretti (e Renzi).

Paragone continua a ripetere la sua contrarietà al patto, ma è ancora più scandalizzato dal fatto che all'Economia sia arrivato Roberto Gualtieri, "uno dei custodi della liturgia europeista". I grillini non lo espelleranno qualora non votasse la fidicia a Conte (come promesso), ma c'è chi, come Elena Fattori, già lo spinge verso la porta perché "lo considero un leghista". Sintomo che l'aria nel M5S è cambiata e che ora il vento soffia da sinistra. Non è un caso se nei giorni scorsi Andrea Crippa, vicesegretario della Lega, diceva che un nutrito gruppo di senatori grillini è pronto a disertare e passare armi e bagagli col Carroccio. Forse non saranno nove, forse non accadrà nei prossimi giorni. Ma il malcontento serpeggia. E prima o poi verrà a galla.

Basta leggere le parole dell'eurodeputato Piernicola Pedicini: "Siamo costretti ad assistere inermi alla consegna dell'Italia al Pd in Europa, alla consegna dell'Italia ai signori dell'austerità, ai signori dei meccanismi europei che hanno strangolato le nostre attività produttive, le nostre piccole e medie imprese, e il Sud". Ignazio Corrao è più o meno della stessa idea, convinto che questo sia un governo con l'unico scopo "di far scomparire l’identità" grillina.

Per spiegare perché il Conte Bis è un governo più del Pd che del Movimento di Grillo, Corrao ha vergato un lungo post che sta facendo il giro degli scontenti. come sottolinea il giornale I conti son presto fatti, a partire dalla nomina di Paolo Gentiloni. L'ex premier sarà Commissario in Ue, forse agli Affari Economici che furono di Moscovici. Conte ci ha messo del suo per ottenere quella casella, ma poi l'ha consegnata ai dem (che festeggiano). "Se questo governo dovesse cadere dopodomani lui rimarrà in carica per i prossimi lunghi 5 anni e avrà sempre un peso negoziale fondamentale per l’Italia", fa notare Corrao. 

Non solo. A Bruxelles l'erede dei conti Severi Gentiloni troverà nientepopodimenoché David Sassoli, presidente dell'europarlamento, finito lì grazie (soprattutto) al via libera dei grillini. E le caselle sono già due. Se a questo poi si aggiunge il fatto che il ministro con la delega agli affari europei è Vincenzo Amendola, pure lui del Pd, è facile capire come i dem gestiranno in famiglia tutte le pratiche europee. Soprattutto quelle economiche. Già, perché il ministro del Tesoro è appunto Gualtieri, "anche lui esponente del Pd di lungo corso e presidente uscente della commissione economica del parlamento europeo, sempre ben vicino alle peggiori politiche di austerità dettate dalla Commissione Europea, dalla BCE e dal Fondo Monetario Internazionale". Con lui, spiega Corrao, "si completa la casella Bruxelles che garantisce che da nessun ministero si muoverà un euro se non adeguatamente concertato con le istituzioni europee".

Cosi secondo il quotidiano della fam.Berlusconi, l Unione europea ma non solo, in Europa sono in molti a volere un governo a guida Conte e sostenuto dai democratici. Angela Merkel ha fatto capire in maniera netta (anche con il retroscena di una telefonata a un alto esponente del Pd) di volere un governo di matrice progressista, legato all’Ue a trazione franco-tedesca e soprattutto garante della stabilità dei mercati. Gli interessi tedeschi in Italia sono troppo forti per permettere che Berlino accetti scossoni. E il fatto che la Merkel abbia dato il pieno appoggio a una soluzione Conte-bis con il Pd indica chiaramente che l’Ue non si metterà di traverso, almeno per ora, al nuovo Palazzo Chigi.

Stesso discorso vale per la Francia continua il giornale  Emmanuel Macron ha premuto affinché in Italia venisse escluso Matteo Salvini, fin troppo avverso all’Eliseo e legato a doppio filo alla sua opposizione interna fatta da Front National e Marine Le Pen. Ben diverso il discorso con i Cinque Stelle che, dopo un breve e poco intenso innamoramento con i gilet gialli, hanno già fatto capire di non avere interesse a cavalcare ulteriori movimenti di protesta. Prova ne è che qualcuno parla addirittura di un ingresso dei pentastellati nell’eurogruppo del presidente francese. Quel “masi dire mai” di Ignazio Corrao è già qualcosa di molto significativo. E il fatto che Macron si sia augurato apertamente che la Lega di Salvini non facesse parte del nuovo eventuale governo italiano è stato un messaggio chiarissimo. Nitido come il fatto che il Partito democratico abbia sempre rappresentato il ponte politico e ideologico tra Parigi e Roma in questi mesi di governo gialloverde. Idem il presidente della Repubblica, interlocutore privilegiato dal capo dell’Eliseo.

Per quanto riguarda l’altra sponda dell’Atlantico,scrive Lorenzo Vita, l’attuale governo non gode, come quello precedente, della massima fiducia dell’amministrazione Trump. Ma ne gode Conte, che il presidente degli Stati Uniti considera garante della politica estera delineata in questi mesi da Lega e 5S. Il presidente del Consiglio ha confermato le aperture alla Russia che piacciono al capo della Casa Bianca e non ha mai negato di avere una visione estremamente accondiscendente verso la Nato e la strategia usa nel bacino euro-mediterraneo. L’endorsement di Donald Trump verso Conte, nell’ormai famoso tweet verso “Giuseppi”, è stato un messaggio chiarissimo. Il premier gode della massima fiducia del leader Usa anche (e soprattutto) dopo il G7 di Biarritz. E questo vale anche se il Pd non ha certo legami positivi con l’attuale governo americano. Il centrosinistra italiano ha costruito con i dem americani un rapporto privilegiato, tra cene e contatti con le ambasciate e non ne ha mai fatto mistero.

Ma in questa fase di cambiamento anche della posizione di Trump verso l’Ue (e verso Macron), il Pd potrebbe scegliere una via molto più soft. E del resto ci sono parecchi problemi che l’Italia deve risolvere con gli Usa. C’è la questione Cina, c’è il problema degli F-35, c’è l’impegno nella Nato, c’è la questione “trivelle”, c’è il gas (dal Tap all’impegno East-Med). Ma attenzione a definire Trump un alleato del governo giallo-rosso: vuole un’Italia stabile e Conte premier, ma questo non indica un grande asse col Pd. La sponsorizzazione resta finché ci sarà un accordo e finché Roma farà ciò che Washington chiede. come il decreto sul Golden Power.

C’è poi il nodo Russia. Vladimir Putin secondo il giornale non ha mai negato di avere un certo rapporto privilegiato con l’Italia dovuto in particolare ai grandi contratti energetici. E di fatto Putin è garantito anche in questa nuova compagine governativa. Romano Prodi, sponsor ufficiale del nuovo esecutivo ha da sempre ottimi rapporti con Mosca. E il fatto che vi sia Conte premier e Di Maio ministro degli Esteri non può che far piacere al Cremlino, che sa di avere due uomini al governo che conosce e partiti che sanno di non poter fare a meno della Federazione. Ma la domanda è sempre la stessa: saranno fedeli alla linea di Bruxelles sulle sanzioni o apriranno come ha fatto Macron nelle ultime settimane?

Dall’altra parte c’è la Cina. Pechino è vista da molti come un grande manovratore (dietro le quinte) di questo governo. Vero o falso che sia, è certo che alla Cina quest’alleanza piaccia, almeno nei propositi. La Lega aveva avversato la Via della Seta per i richiami dell’amministrazione americana, che aveva fatto capire tramite Cia, Nato e Pentagono di non volere i cinesi dentro le infrastrutture strategiche italiane. Invece, il Movimento Cinque Stelle – e in primis Di Maio e Conte – avevano fatto il contrario firmando il Memorandum per il grande piano cinese. Un piano voluto fortemente da Xi Jinping ma che ha visto l’Italia farne l’ingresso soprattutto grazie al Partito democratico. I governi a guida Pd hanno portato l’Italia nel sistema della Via della Seta. E anche in questo caso, c’è un Prodi che aleggia.

Apprezzato da Pechino, che da sempre punta al Professore come garante dell’asse italo-cinese, c’è chi parla di lui come prossimo presidente della Repubblica. C’è una scadenza: il 2022. E questa legislatura potrebbe durare fino a quella data per eleggere il nuovo presidente della Repubblica. È molto presto per parlarne, ma in caso di Prodi scelto come presidente sarebbe la riunificazione dei puntini: europeismo, apertura alla Russia, legame con la Cina. E Paolo Gentiloni commissario europeo è un altro fondamentale tassello: è stato lui, ricevuto con tutti gli onori in Cina, ad aprire le porte di Roma alla via della Seta. Anche se le prime mosse del governo, in questo senso, sono molto più aperte all’Atlantico. L’approvazione del Golden Power è stato un messaggio chiarissimo in risposta a Trump e contro i colossi cinesi.

Se questi sono gli sponsor, gli avversari, finisce il quotidiano, di fatto, potrebbero essere ben diversi. Ma tutto dipenderà dalle mosse che faranno i pentastellati e i democratici. C’è un governo che deve insediarsi e che per ora non ha ricevuto che endorsement. Ma nell’ombra si profila già lo scontro globale. Trump ha dato l’ok al Conte-bis. Ma darà ancora il suo placet quando il Pd e i Cinque Stelle confermeranno l’Italia nella Via della Seta con la Cina che ha detto di essere pronta a migliorare i rapporti bilaterali? La Russia ha dato l’ok al Conte-bis sulla base dei rapporti di lunga data con entrambi i partiti. Ma piacerà quando la parte più europeista e mainstream democratica confermerà la sua essenza anti-Putin sulla questione ucraina, diritti e sanzioni? L’Europa ha dato l’ok a questo governo giallo.rosso, ma cosa accadrà quando i Cinque Stelle si dovranno per forza di cosa confrontare con una base euroscettica che chiederà di più? Per ora il programma è vago. Ma saranno i fatti a decidere chi saranno gli avversari di questo governo, così come la gestione del presidente della Repubblica: Sergio Mattarella. E c’è da scommettere che anche su sul suo successore si deciderà il futuro di questo esecutivo e delle potenze che lo sponsorizzano. Appesi al filo di quando qualcuno deciderà di staccare la spina.

Intanto appena concluso il giuramento al Quirinale il consiglio dei ministri nella sua prima seduta dà il segnale del «nuovo corso». Impugna, su proposta del neo ministro degli Affari regionali del Pd Francesco Boccia, il provvedimento numero 9 del 2019 della regione a guida leghista del fedelissimo di Salvini, Massimiliano Fedriga. Ci sono alcune disposizioni ritenute discriminatorie nei confronti degli stranieri e che travalicano le competenze statali in materia di immigrazione, lavoro e salute.

Scrive il Giornale che l oggetto del braccio di ferro lo spostamento dei fondi previsti per l'accoglienza diffusa al fondo rimpatri volontari, quattro milioni di euro per rimpatriare i migranti destinatari di decreti di espulsione. Un'altra norma impugnata prevede incentivi per le assunzioni destinati a chi risiede in Friuli Venezia Giulia da almeno cinque anni. Anche questa considerata discriminatoria nei confronti degli stranieri.

«È una vergogna assoluta - ha replicato il governatore Fedriga - Il Movimento 5 Stelle e il Pd hanno già partorito il governo dell'immigrazione selvaggia. Questo è un segnale molto chiaro: un attacco alle autonomie. Difenderemo le nostre norme davanti alla Corte Costituzionale».

In verità, fa notare l'ex presidente, la piddina Debora Serracchiani, il dossier per arrivare a impugnare quella legge era già stato avviato dal governo precedente, dal Mise guidato allora da Luigi Di Maio. «Fedriga telefoni al suo ex vicepremier in vacanza in Trentino e gli chieda com'era stata fatta dal suo governo l'istruttoria che ha portato oggi all'impugnazione della legge regionale. Dovrebbe sapere che questi non sono atti che si costruiscono in un solo giorno», precisa la dem.

Ma i veri provvedimenti sulla lista nera dei giallorossi sono i due decreti Sicurezza di Salvini: da smontare subito. Se da un lato Di Maio aveva ribadito che la ratio delle leggi che ha «chiuso i porti» non si tocca, dall'altro la revisione delle norme è il primo obiettivo dei dem che confidano nel ministro Luciana Lamorgese, che avrebbe il compito di «normalizzare» il Viminale. Il famoso cambio di passo.

«Si partirà dai rilievi già espressi dal Quirinale», avevano assicurato dal Movimento. I rilievi sono soprattutto due. Le multe alle ong in caso di violazione del decreto stesso, considerate «sproporzionate» dal Colle rispetto alla prima versione del decreto sicurezza: l'importo è aumentato da 150mila euro fino ad arrivare a un milione. E poi va ribadito che le persone in mare vadano salvate sempre e comunque. Mattarella infatti aveva ricordato l'obbligo di rispettare i trattati internazionali, a partire dalla convenzione di Montego Bay, che prescrive che «ogni Stato deve esigere che il comandante di una nave che batta la sua bandiera, nella misura in cui gli sia possibile adempiere senza mettere a repentaglio la nave, l'equipaggio e i passeggeri, presti soccorso a chiunque sia trovato in mare in condizione di pericolo».

Una decisa inversione di rotta rispetto alla linea tutta «pugno di ferro e porti chiusi» di Salvini. Che attacca: «Il governo Pd-M5s ha avuto un bell'esordio. Ci prepariamo a un autunno di battaglia pacifica, democratica ma determinata».

Ma la notizia del giorno sarebbe la denuncia al figlio di Grillo Ciro per violenza sessuale
A denunciare l'accaduto è stata la vittima, una modella scandinava 19enne.
I fatti, secondo quanto riporta La Stampa, sarebbe avvenuti lo scorso 16 luglio nella villa sarda del fondatore del Movimento 5 Stelle, a Porto Cervo.

Il figlio del comico e i suoi tre amici genovesi (Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria) sono stati interrogati per ore dal magistrato Laura Bassani. Fin da subito, i quattro hanno negato con fermezza tutte le accuse.

Nei giorni scorsi i carabinieri hanno sequestrato i cellulari dei giovani, alla ricerca di messaggi e video per ricostruire i fatti. E proprio da un filmato recuperato emergerebbe una ripresa integrale del rapporto sessuale. Ma il video è stato letto in due modi diversi: per la giovane modella dimostrerebbe la violenza, mentre gli avvocati difensori ritengono che da quanto mostra il filmato la ragazza era consenziente.

I difensori hanno così portato alla luce le debolezze del racconto della presunta vittima. La giovane, per i legali degli studenti, non è credibile dato che ha presentato la denuncia (a Milano) dieci giorni dopo i fatti e ha continuato la vacanza pubblicando foto sui social come se niente fosse accaduto. La ragazza invece ha spiegato che il rapporto è avvenuto contro la sua volontà. Ora gli inquirenti sono al lavoro per ricostruire quella sera del 16 luglio e capire cosa sia davvero successo nella villa in Costa Smeralda.



Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI