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La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen sostiene che l'Ue debba giocare un ruolo su un futuro di pace in Medio Oriente e offre "alcune possibili idee" per il dopo guerra.

"Gaza non può essere paradiso per i terroristi, Hamas non può ricostruire la sua base nella Striscia", sostiene. Ecco allora la possibilità di una "missione di pace internazionale sotto l'Onu". Ci deve essere poi solo "un'autorità palestinese" a governare uno Stato palestinese". Allo stesso tempo le forze israeliane "non possono stare a Gaza, non ci deve essere espulsione dei palestinesi dalla Striscia e il blocco deve terminare". L'Unione Europea aumenta di 25 milioni di euro i suoi aiuti umanitari a Gaza, ha annunciato.

Von der Leyen sostiene che l'Ue debba giocare un ruolo su un futuro di pace in Medio Oriente e offre "alcune possibili idee" per il dopo guerra. "Gaza non può essere paradiso per i terroristi, Hamas non può ricostruire la sua base nella Striscia", sostiene. Ecco allora la possibilità di una "missione di pace internazionale sotto l'Onu". Ci deve essere poi solo "un'autorità palestinese" a governare uno Stato palestinese". Allo stesso tempo le forze israeliane "non possono stare a Gaza, non ci deve essere espulsione dei palestinesi dalla Striscia e il blocco deve terminare".

"Hamas usa chiaramente i civili come scudi umani" ha detto la presidente della Commissione Europea rivolgendosi agli ambasciatori Ue. "Israele ha il diritto di difendersi in linea con il diritto internazionale e il diritto umanitario internazionale. Questo è il punto di partenza. Ci dà anche la credibilità per proporre idee su una soluzione politica, sulla base della nostra eredità di campioni della soluzione dei due Stati", ha aggiunto precisando che le immagini dei civili e dei bambini "estratti dalle macerie a Gaza" fanno "sanguinare il cuore".

Un bombardamento "senza precedenti" da parte di aerei e navi da guerra israeliani ha colpito Gaza nelle ultime ore. Le esplosioni hanno ucciso e ferito decine di cittadini mentre le comunicazioni e i servizi Internet sono tagliati fuori dalla Striscia. I numeri uno delle 18 principali agenzie delle Nazioni Unite, comprese Unicef, PAM e OMS hanno fatto un appello congiunto per un "immediato cessate il fuoco umanitario" a Gaza.

Si tratta di una dichiarazione congiunta insolita, in cui si esprime indignazione per il drammatico bilancio delle vittime civili nella guerra fra Hamas e Israele. "Da quasi un mese, il mondo osserva come evolve la situazione in Israele e nei Territori Palestinesi Occupati con sgomento e orrore per il numero crescente di vite perse e straziate", hanno dichiarato i capi delle Nazioni Unite, descrivendo il tragico bilancio di entrambe le parti dopo l'attacco transfrontaliero di Hamas del 7 ottobre da Gaza verso Israele, che ha causato circa 1.400 morti, soprattutto civili, secondo le autorità israeliane.

Nell'appello si chiede ad Hamas di rilasciare gli oltre 240 ostaggi che ha preso durante l'attacco e si esortano entrambe le parti a rispettare gli obblighi derivanti dal diritto internazionale anche in guerra. A Gaza, hanno sottolineato i capi delle agenzie Onu, devono entrare più cibo, acqua, medicine e carburante per aiutare la popolazione assediata. "Sono passati 30 giorni. Ora basta, questo deve finire subito", conclude la dichiarazione congiunta.

Israele ha aperto nuovamente un corridoio a Gaza per consentire ai civili che si trovano nel nord della Striscia di fuggire al sud. Lo ha riferito il portavoce delle forze armate, Avichay Adraee, sottolineando che Salah-al-Din Street è stata aperta alle 10 e fino alle 14. "Per la vostra sicurezza, approfittate del tempo per spostarvi a sud oltre Wadi Gaza", ha affermato. Anche ieri il corridoio umanitario è stato aperto per diverse ore, nonostante il giorno prima fosse stato attaccato da Hamas. Si ritiene che finora circa 800 mila persone siano fuggite a sud, anche se molti hanno insistito per rimanere nel nord dell'enclave palestinese.

Israele ha risposto con incessanti attacchi aerei e di artiglieria che hanno ucciso almeno 9.770 persone, anch'esse per lo più civili, secondo il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas. A Gaza, si legge nella dichiarazione delle Nazioni Unite, "un'intera popolazione è assediata e sotto attacco, le viene negato l'accesso all'essenziale per la sopravvivenza, viene bombardata nelle proprie case, nei rifugi, negli ospedali e nei luoghi di culto. Questo è inaccettabile".

Nel frattempo il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen, ha incontrato il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, e si è detto pronto a riprendere il controllo di Gaza se ci sarà una soluzione politica globale. Blinken è poi partito alla volta di Ankara, mentre in Israele è arrivato il capo della Cia, William Burns, che avrà colloqui con leader e funzionari.

La Striscia di Gaza è parte integrante dello Stato di Palestina, ci assumeremo tutte le nostre responsabilità nel quadro di una soluzione politica globale per la Cisgiordania, Gerusalemme Est e la Striscia di Gaza", ha affermato Abu Mazen.

Martedì Blinken ha detto di fronte al Congresso che "a un certo punto" l'Autorità Palestinese dovrebbe riprendere il controllo della Striscia di Gaza da Hamas e che terze parti internazionali potrebbero forse svolgere un ruolo transitorio. Abu Mazen, la cui autorità è stata cacciata da Gaza da Hamas nel 2007, risiede a Ramallah e governa solo in Cisgiordania. Le ultime elezioni legislative palestinesi risalgono al 2006 e furono vinte da Hamas. Impossibilitato a esercitare un potere reale nonostante questa vittoria, il movimento islamico prese il controllo della Striscia di Gaza con la forza l'anno successivo.

Il Segretario di Stato Antony Blinken ha già incontrato il capo dell'autorità palestinese Abu Mazen a Ramallah e, dopo un imprevisto passaggio a Baghdad, particolarmente significativo per la presenza in Iraq di truppe americane sotto il tiro delle milizie sciite pro-iraniane, si trova ora ad Ankara dove proverà a smussare la posizione molto netta del presidente turco Recep Tayyip Erdogan sulle responsabilità di Israele.

Ma l'America prova a influire anche nella trattativa per la liberazione degli ostaggi ancora prigionieri a Gaza, 240 di cui pero' una cinquantina sarebbero nel frattempo morti sotto le bombe: in Israele è arrivato anche con questo compito il capo della Cia, William Burns.

Dagli Stati Uniti, il ministro della Difesa Lloyd J. Austin ha ribadito l'appoggio americano a Israele.

 

Fonte Agi / ansa / varie agenzie

"Un altro C-130 dell'ItalianAirForce con la seconda tranche di aiuti umanitari per Gaza è atterrato all'aeroporto di Al Arish e si sta procedendo allo scarico del materiale.
Nel frattempo stiamo organizzando la possibilità di portare a Gaza un ospedale da campo".
Lo fa sapere il ministro della Difesa, Guido Crosetto su X.

Israele denuncia: sono 240 gli ostaggi nelle mani di Hamas. L'allarme dell'Unicef: ogni giorno uccisi o feriti 420 bambini a Gaza

"C'è un tempo per la pace e uno per la guerra: questo è il tempo della guerra". Così il primo ministro israeliano, Benjamyn Netanyahu, mentre Tel Aviv amplia in modo sempre più significativo la presenza di truppe a nord della Striscia di Gaza, dopo che nel fine settimana ha messo in atto il bombardamento più pesante dall'inizio della guerra e un blackout delle comunicazioni nella Striscia.

L'esercito israeliano "avanza in maniera misurata ma molto potente all'interno della Striscia di Gaza", inizia la "terza fase della guerra" contro Hamas, aggiunge Netanyahu che esclude ogni possibilità di cessate il fuoco. Le forze israeliane stanno avanzando in due direzioni verso Gaza City, con il probabile obiettivo di tagliare l'asse stradale principale che collega il nord e il sud della Striscia.

Hamas ha diffuso un video di tre donne prese in ostaggio nell'attacco terroristico del 7 ottobre: nelle immagini, diffuse sui social legati all'organizzazione islamista, le donne chiedono di essere liberate e accusano il primo ministro israeliano

Il ministero della Difesa israeliano ha annunciato che sta per entrare nella Striscia di Gaza un convoglio di 80 camion carichi di aiuti, il più grande dall'inizio della guerra con Hamas. Il Cogat, l'unità del Ministero della Difesa israeliano che si occupa degli affari civili nei territori occupati, ha riferito sul suo account X che i camion trasporteranno forniture mediche, cibo e acqua; e ha spiegato che sono iniziate le ispezioni e i preparativi per l'ingresso di questi aiuti a Gaza, attraverso il valico di Rafah, al confine con l'Egitto e unica uscita verso l'esterno della Striscia, poiché il resto dei suoi valichi che confina con Israele.

Tra lo scorso 17 ottobre e ieri, Israele ha consentito l'ingresso di 144 camion con aiuti, come acqua, cibo e medicine (i dati sono della Mezzaluna Rossa palestinese). Questa assistenza è largamente insufficiente se si considera che più della metà degli oltre 2 milioni di abitanti di Gaza si sono trasferiti nella metà meridionale in cerca di aree più sicure. Prima dell'inizio del conflitto, nella Striscia entravano ogni giorno circa 500 camion.

Purtroppo il governo italiano ha scelto ancora una volta la destra, la parte destra della Storia: è un errore gravissimo che trasforma l'Italia in una delle parti nell'aggressione del popolo palestinese". Lo ha detto Basem Naim, uno dei leader di Hamas, capo del consiglio internazionale del movimento islamista, a Gaza, intervistato da Agorà su Rai3.

"Israele - ha spiegato - non agisce da solo, ma per conto di Usa, Francia, Germania, Regno Unito e purtroppo anche Italia che ha inviato alcune truppe nel Mediterraneo. Come possiamo affrontare tutto questo? Possiamo solo dire che la comunità internazionale ha la stessa responsabilità degli israeliani per tutte le stragi commesse sul nostro popolo".

Hamas tiene in ostaggio a Gaza 240 ostaggi. Lo ha detto il portavoce dell'IDF, Daniel Hagari, secondo cui le famiglie di 315 soldati caduti dell'IDF sono state informate. Hagari ha anche fatto riferimento ai combattimenti, affermando che si stanno svolgendo feroci battaglie in cui "i terroristi di Hamas vengono eliminati". I combattimenti sono "complessi", ha aggiunto Hagari, "ma sono necessari per la nostra capacita' di raggiungere i nostri obiettivi", ha aggiunto.

 

Fonti Agi e varie agenzie

Io continuo a ritenere che una delle cose più efficaci che si possono fare per aiutare la de-escalation è dire o svelare un bluff che, secondo me, Hamas porta avanti e cioè quello di aver fatto le cose atroci che ha fatto per difendere la causa palestinese. Io credo che non c'entri assolutamente niente Hamas con la causa palestinese e credo che sia giusto trovare un modo per raccontarlo". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al suo arrivo al Consiglio europeo a Bruxelles.

La situazione è complessa e l'Europa deve parlare con una voce sola per giocare quel ruolo di mediazione, anche col mondo arabo, portato avanti dall'Italia in queste settimane.

Giorgia Meloni alla vigilia del Consiglio a Bruxelles si appella all'Europa, perché le divisioni, sottolinea, non giovano. E ribadisce la condanna per le atrocità perpetrate da Hamas, la richiesta di immediato rilascio degli ostaggi, di proteggere anche i luoghi di culto nella Striscia e la necessità, impellente, di riprendere al più presto l'iniziativa politica per una "soluzione strutturale", che non può che essere "due popoli due stati". Il difficile, adesso, dice la premier al Senato, e lo ribadisce alla Camera, è mantenere aperto un canale con quei Paesi che non sono caduti nella "trappola" di Hamas. 

Predicare moderazione per cercare di ottenere una reazione da parte di Israele all'orrore di Hamas il più possibile equilibrata, per quanto inevitabile. Entro i confini del diritto internazionale. Parole che il presidente del Consiglio pronuncia in Aula proprio mentre il premier israeliano Benjamin Netanyahu annuncia alla nazione la preparazione per l'invasione di terra a Gaza. Meloni torna in Parlamento dopo una settimana non facile. Incassa l'ok alla risoluzione di maggioranza ma passano anche alcune affermazioni delle opposizioni. Il tono è pacato, il momento lo impone. Perché la situazione è grave, lo hanno riconosciuto "in molti, anche se non tutti", osserva in replica, prima di abbandonare l'aplomb istituzionale per rispondere al Movimento 5 Stelle sulla manovra e sul salario minimo. Nessun accenno, invece, al Mes.

"Non sarà un Consiglio di routine né facile", è il suo esordio davanti ai senatori, per un intervento di una quarantina di minuti in cui trova spazio anche la posizione italiana sulla riforma del Patto di stabilità (vanno "scorporati in tutto o in parte" gli investimenti strategici) e sulla transizione verde che non può essere imposta "a tappe forzate", così come il sostegno all'Ucraina che non verrà mai meno, assicura la premier, anche se non può essere l'unica voce da finanziare con il nuovo bilancio europeo. Sulle risorse bisogna trovare un accordo entro la fine dell'anno, sottolinea, ma vanno aumentate anche per combattere le migrazioni illegali perché se non fossimo in grado" di proteggere i cittadini dagli effetti della guerra "finiremo anche per indebolire il sostegno a quella causa". Ben vengano, quindi, le parole di Ursula von der Leyen sui rimpatri e la proposta di un intervento contro "il traffico di esseri umani".

Sono cinque i componenti del gabinetto di guerra di Israele che decideranno le sorti della guerra contro Hamas e di fatto il destino della popolazione palestinese nella Striscia di Gaza. Frutto dell'accordo tra il premier Benjamin Netanyahu e uno dei leader dell'opposizione, l'ex capo di Stato maggiore Benny Gantz, il ristretto circolo decisionale vede la partecipazione, oltre che dei due leader, del ministro della Difesa Yoav Gallant, insieme a due osservatori, il ministro degli Affari strategici Ron Dermer, stretto alleato del capo di governo, e Gadi Eisenkot, vicino a Gantz e anch'egli ex capo di stato maggiore.

La leadership militare israeliana ha messo a punto un piano di invasione di Gaza, ma Netanyahu ha rifiutato di firmarlo, facendo irritare gli alti ufficiali. Lo scrive il New York Times citando due fonti presenti alle riunioni di gabinetto che hanno parlato a condizione di anonimato. Lo stop di Netanyahu sarebbe motivato dal fatto che il primo ministro israeliano vuole l'approvazione unanime dei membri del gabinetto di guerra da lui formato dopo l'attacco del 7 ottobre.

Le truppe israeliane sono ammassate al confine di Gaza e descritte come pronte a muoversi, ma i leader politici e militari israeliani sono divisi su come, quando e anche se invadere, aggiunge il NYT, citando sette alti ufficiali militari e tre funzionari israeliani. In parte, dicono, il ritardo è inteso a dare ai negoziatori più tempo per cercare di garantire il rilascio di alcuni degli oltre 200 ostaggi catturati da Hamas e altri gruppi armati palestinesi durante il raid in Israele tre settimane fa. I leader israeliani hanno promesso di vendicarsi di Hamas per il brutale massacro di civili, ma "devono ancora concordare come farlo, anche se i militari potrebbero muoversi già venerdì", aggiunge il quotidiano Usa.

"Alcuni di loro temono che un'invasione possa risucchiare l'esercito israeliano in un irrisolvibile battaglia urbana all'interno di Gaza. Altri temono un conflitto più ampio, con una milizia libanese alleata di Hamas, Hezbollah, che lancerà missili a lungo raggio verso le città israeliane. Si discute anche se condurre l'invasione attraverso un'unica grande operazione o una serie di operazioni più piccole. E poi ci sono domande su chi governerebbe Gaza una volta conclusa l'operazione", scrive il NYT.

Il Pentagono: attacchi di precisione e autodifesa contro obiettivi legati all'Iran e non legati al conflitto tra Israele e Hamas. L'Idf entra a Gaza per la terza volta in 24 ore. Il missile su taba lanciato dallo Yemen. Gli islamisti ai russi: senza cessate il fuoco nessun rilascio di ostaggi

Un nuovo volo umanitario dell'Ue che trasporta 51 tonnellate di medicinali e materiale scolastico per conto dell'Unicef destinati ai civili di Gaza è partito questa mattina da Copenaghen. Lo annuncia la Commissione europea.
Nelle prossime due settimane partiranno altri cinque voli come parte del ponte aereo umanitario attraverso l'Egitto. 

Intanto le elezioni europee in programma nel 2024 potrebbero cambiare gli equilibri politici e l’identità dell’Ue. Le dinamiche restano tutte da valutare e il Partito popolare potrebbe diventare ago della bilancia nella dicotomia conservatori/progressisti, senza dimenticare le varie spaccature tra Nord e Sud, Paesi frugali e non e così via. Gli ultimi sondaggi disponibili portano buone notizie all’asse conservatore guidato dal premier italiano Giorgia Meloni, sempre più vicino al sorpasso su Renew Europe: l’obiettivo è noto, fare la differenza e guidare finalmente l’Europa.

La media dei sondaggi realizzata da Europe Elects verso le Europee ci consente di osservare lo scenario attuale per i 720 seggi dell’Europarlamento. I

Balzo in avanti per Conservatori e Riformisti europei (ECR): da 83 a 86 seggi nel giro di un mese. Identità e Democrazia (ID) perde invece un seggio e si attesta a 74. A sinistra, si prevede che i Verdi/Alleanza libera europea (G/ALE) otterranno 52 seggi, mentre GUE/NGL è quotato a 43 seggi. 56 seggi per i Non-Inscrits (NI) mentre i partiti non (ancora) affiliati dovrebbero raccogliere in tutto 10 seggi.

Ppe, S&D e Renew Europe insieme avrebbero 400 seggi su 720, ossia la maggioranza assoluta dell’Europarlamento. Ma le differenze sono molte, come testimoniato dalle tensioni degli ultimi mesi e le idee diametralmente opposte sul futuro dell’Europa. C’è un altro fattore da non sottovalutare: da qui alle Europee mancano ancora parecchi mesi e i Conservatori sotto la guida di Meloni potrebbero crescere ancora a scapito di RE o della stessa alleanza S&D. E ancora, la tendenza dell’elettorato europeo appare piuttosto chiara: cinque dei sei partiti più votati in Europa sono o popolari o conservatori.

Intanto NewsGuard ha identificato 337 post su TikTok, Facebook e X contenenti filmati crudi e violenti delle Brigate al-Qassam che complessivamente hanno ottenuto 3,61 milioni di visualizzazioni tra il 7 e il 20 ottobre 2023. Tutti i post identificati da NewsGuard sostengono Hamas e sono accompagnati da video originariamente pubblicati sul canale ufficiale del gruppo su Telegram con le icone e i loghi dell'organizzazione.

Su nessuno dei post sono state aggiunte dalle piattaforme delle avvertenze sulla presenza di scene di violenza. I video identificati da NewsGuard mostrano veri e propri atti di terrorismo: in una clip, ad esempio, si vedono dei militanti che prendono a calci un cadavere in una pozza di sangue e lo fotografano, un militante di Hamas che calpesta il volto di quello che sembra essere un soldato israeliano e lo prende in ostaggio, combattenti camuffati che imbracciano fucili e spingono un bambino che piange in un passeggino all'interno di quella che parrebbe essere una casa israeliana saccheggiata, e altri militanti che trascinano dei soldati su una strada sterrata tenendoli per i giubbotti.

 

 

Fonte Agi/ Porro / varie agenzie

Questa mattina si è svolta una conversazione telefonica tra monsignor Paul R. Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali, e Hossein Amir-Abdollahian, ministro degli Affari Esteri della Repubblica Islamica dell'Iran, richiesta da quest'ultimo. Nella conversazione monsignor Gallagher "ha espresso la seria preoccupazione della Santa Sede per quanto sta accadendo in Israele e in Palestina, ribadendo l'assoluta necessità di evitare di allargare il conflitto e di addivenire alla soluzione dei due Stati per una pace stabile e duratura nel Medio Oriente". Lo afferma il direttore della Sala Stampa della Santa Sede Matteo Bruni.

Le Forze Armate ucraine hanno perso oltre 90.000 soldati uccisi o feriti nella controffensiva lanciata nell'estate 2023, ma non hanno ottenuto alcun successo significativo sul campo di battaglia, ha dichiarato ancora Shoigu. "Solo dal 4 giugno, cioè dal giorno in cui è stata lanciata la controffensiva ucraina ampiamente pubblicizzata e pesantemente sponsorizzata dall'Occidente, Kiev ha perso oltre 90.000 soldati uccisi o feriti, circa 600 carri armati e quasi 1.900 veicoli blindati di vario tipo. Tuttavia, non è stato ottenuto alcun successo tattico significativo sul campo di battaglia", ha dichiarato Shoigu. Nel frattempo, "le Forze armate russe continuano a portare a termine le loro missioni e a garantire la sicurezza della popolazione civile in modo coerente e sicuro".

La Cina ha rifiutato di condannare l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia e ha approfondito le relazioni economiche, diplomatiche e militari con Mosca sin dall'inizio della guerra. Vladimir Putin questo mese ha compiuto una visita di due giorni in Cina, la sua prima fuori dall'Unione sovietica in questo anno. E il generale Zhang Youxia, che ha abbracciato Shoigu a margine del forum, ha promesso che Pechino avrebbe approfondito la "cooperazione strategica e il coordinamento tra militari cinesi e russi".

A tracciare un primo bilancio sono le autorità russe. "Più di 150 partecipanti attivi ai disordini sono stati identificati, e 60 di loro sono stati arrestati", ha riferito l'ufficio stampa del ministero russo degli Interni in un comunicato, precisando che 2 dei 9 poliziotti feriti sono in ospedale. Anche tra i civili si contano alcuni feriti.

Il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ha dichiarato che la Russia è pronta a discutere politicamente la soluzione postbellica della crisi ucraina e l'ulteriore coesistenza con l'Occidente. "Se si creeranno le condizioni necessarie, siamo pronti a discutere politicamente sia la soluzione postbellica della crisi ucraina sia i parametri di un'ulteriore coesistenza con l'Occidente su una base realistica", ha dichiarato Shoigu al 10 Forum Xiangshan di Pechino.

"Allo stesso tempo, è importante garantire relazioni paritarie tra tutte le potenze nucleari, membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, che hanno una responsabilità speciale nel garantire la pace e la stabilità globale", ha affermato. "La formazione di un ordine mondiale equo e multipolare richiede un rinnovamento e una maggiore stabilità dell'architettura di sicurezza internazionale. Tutti i Paesi interessati dovranno unire gli sforzi a tal fine", ha dichiarato Shoigu.

Avendo provocato una crisi acuta in Europa - ha detto ai delegati - l'Occidente sta cercando di espandere il potenziale di crisi nell'Asia del Pacifico", e la Nato nasconde con un "ostentato desiderio di dialogo" l'aumento delle sue forze in campo in quell'area. "Il coinvolgimento diretto dei paesi con arsenali nucleari moltiplica i rischi strategici. La linea dell'Occidente verso l'escalation (nella guerra con l'Ucraina, ndr.) con la Russia comporta un rischio di conflitto diretto tra potenze nucleari, con conseguenze catastrofiche", ha aggiunto Shoigu.

Mosca, ha concluso Shoigu, è pronta per cercare una soluzione alla crisi ucraina e per una "coesistenza" con l'Occidente, ma l'Occidente deve smettere di cercare la sconfitta della Russia. "È importante garantire relazioni paritarie tra tutte le potenze nucleari e i membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu che hanno una responsabilità speciale nel sostenere la pace e la stabilità globale".

intanto sono 60 gli arresti effettuati per i disordini di ieri sera all'aeroporto di Majachkalà, nel Daghestan, dove un centinaio di persone hanno protestato con slogan antisemiti per l'arrivo di un volo da Tel Aviv, invadendo anche la pista. Negli scontri per riportare la calma nello scalo, 9 poliziotti sono stati feriti.

A tracciare un primo bilancio sono le autorità russe. "Più di 150 partecipanti attivi ai disordini sono stati identificati, e 60 di loro sono stati arrestati", ha riferito l'ufficio stampa del ministero russo degli Interni in un comunicato, precisando che 2 dei 9 poliziotti feriti sono in ospedale. Anche tra i civili si contano alcuni feriti.

Il Ministero dell'Interno del Daghestan ha aperto un fascicolo penale per organizzazione di disordini di massa. E il governatore della repubblica russa, Sergue'i Melikov, su Telegram ha scritto: "Le azioni di coloro che oggi si sono riuniti all'aeroporto di Majachkalà sono una grave violazione di legge".

La commissaria russa per i Diritti umani, Tatiana Moskalkova, ha sottolineato che "gli eventi all'aeroporto hanno chiaramente lo scopo di incitare all'odio etnico e possono portare a gravi violazioni dei diritti umani. L'obiettivo è destabilizzare la pace civile in Russia. In questi tempi difficili, invito i cittadini del Daghestan a non soccombere alle provocazioni e a seguire rigorosamente le leggi e gli appelli dell'autorità della Repubblica". La Casa Bianca ha condannato "con vigore" le proteste antisemite.

 

 

Fonte Agi e varie agenzie

"É un impegno comune per una de-escalation per evitare un conflitto che potrebbe avere oggi delle proporzioni inimmaginabili. Mi pare che ci possa essere unità d'intenti. Il dibattito di oggi servirà per capire cosa l'Ue nel concreto possa fare. Penso che possa giocare un ruolo importante". Lo ha dichiarato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al suo arrivo al vertice Ue a Bruxelles. "Ribadisco che uno degli strumenti più efficaci per sconfiggere Hamas sia dare una concretezza e tempstica per la questione palestinese, dando più peso all'Autorità nazionale palestinese. É un ruolo che l'Ue può giocare", ha aggiunto.

Raid mirati in attesa dell'offensiva di terra che Netanyahu smentisce di aver sospeso: "Il gabinetto di guerra deciderà quando". Hamas: oltre 7mila morti tra cui 3 mila bambini. Raffica di missili sull'area di Tel Aviv. Altri 12 camion di aiuti nella Striscia. Lo Stato ebraico si rifiuta di concedere il visto ai funzionari delle Nazioni Unite dopo la polemica con Guterres. Putin: "Stop a violenza e sangue"

"Stiamo seguendo la tragica situazione in Terra Santa con ansia e cuore dolorante. La lotta contro il terrorismo non può essere in linea con il principio di responsabilità collettiva". Lo ha affermato il presidente russo, Vladimir Putin.

"E' importante fermare spargimenti di sangue e violenza - è l'appello di Putin - la loro crescita è irta di conseguenze devastanti, tutto potrebbe uscire al di fuori dei confini mediorientali".

Putin, in un incontro con i rappresentanti delle organizzazioni religiose russe, ha poi aggiunto: "Desidero sinceramente estendere le mie condoglianze alle famiglie degli israeliani e ai cittadini di altri Paesi, i cui cari sono stati uccisi e feriti nell'attacco del 7 ottobre di quest'anno. Ma è anche ovvio che le persone innocenti non dovrebbero essere ritenute responsabili per i crimini commessi da altri".

"La lotta contro il terrorismo non può essere in linea con il famigerato principio della responsabilità collettiva, quando si uccidono anziani, donne, bambini, intere famiglie, centinaia di migliaia di persone rimangono senza riparo, cibo, acqua e cure mediche. Si tratta di un vero e proprio disastro umanitario", ha concluso.

Le immagini a infrarossi diffuse da Tel Aviv mostrano colonne dei carri armati israeliani muoversi nel buio, varcare le brecce nel muro che circonda Gaza ed entrare nella striscia. Decine di Tank, seguiti dai bulldozer che scavano trincee difensive.

Eppure quella scattata nella notte ancora non è l'operazione annunciata come apice della ritorsione per l'aggressione di Hamas del 7 ottobre. L'idf stesso parla di "blitz mirati", per stanare covi delle brigate al quassam e ripiegare prima che sia giorno.
 
"Non dirò come e quando, ma ci stiamo preparando all'invasione. Il destino di Hamas è segnato" tuona Benjamin Netanyahu nel suo delicato discorso alla nazione. Delicato perché inverte il racconto che vuole l'azione bloccata dalle pressioni diplomatiche, delicato perché affronta, per la prima volta in 19 giorni di guerra, il tema della responsabilità per quanto accaduto il 7 ottobre.
 
Lui, premier del governo di ultradestra della sicurezza a ogni costo, in tv dice che "tutti dovranno dare spiegazioni per quell’attacco, a cominciare da me". Poco prima aveva parlato al telefono con Joe Biden, che gli offre una spalla: nonostante le dichiarazione ufficiali Biden smentisce la richiesta di non invadere Gaza, eppure nella stessa nota della Casa Bianca torna a chiedere moderazione: "Israele deve fare tutto ciò che è in suo potere - dice - per proteggere i civili innocenti".
 
La fase è convulsa, forse cruciale: Tel Aviv deve rispondere alla sete di vendetta e alla necessità di proteggere una corsia per uscire dalla crisi. Da un lato rivendica l'efficacia degli ultimi blitz, terrestri e aerei: Oltre 250 obiettivi neutralizzati dalle forze aeree; 18 terroristi uccisi a Khan Yunis. Dall'altro fa trapelare spiragli sul rilascio degli ostaggi; 224, secondo le ultime stime ufficiali. Un funzionario del governo fa sapere che un numero significativo di loro potrebbe essere rilasciato nelle prossime 48 ore

Intanto uno scudo a stelle e strisce attorno a"Israele. E lʼattesa che si dispiega completamente, che unità antimissile e portaerei raggiungano la loro destinazione. Anche per questo Gerusalemme avrebbe aspettato nel lanciare lʼoperazione di terra. "

I primi presìdi statunitensi nel mare sono la portaerei Gerald Ford e la Eisenhower, per "scoraggiare azioni ostili contro Israele": quest'ultima sta per essere posizionata dall'Atlantico verso il Medio Oriente.
 
E ancora l’Hudner, che era di scorta alla Ford nel Mediterraneo orientale, si sta  dirigendo verso il Mar Rosso per affiancare il cacciatorpediniere Carney, che il 19 ottobre ha abbattuto con razzi terra-aria ben 15 droni e tre missili da crociera nell'arco di nove ore. Un attacco arrivato dallo Yemen, per mano dei ribelli Houthi, sostenuti dall’Iran. Ed è proprio quello dell’accerchiamento di Israele il rischio: quello di una morsa contemporanea -a tenaglia- da Gaza, Libano, Yemen e non solo.
 
E poi c’è la rete di radar coordinati dagli Usa, reti navali e di terra. Come quella di cui fanno parte i siti nel deserto israeliano del Negev, in Qatar, ma anche Iraq e Bahrain. Il Pentagono ha poi annunciato l’invio di diversi battaglioni del sistema di difesa missilistica Patriot e dei sistemi di difesa antimissile ad alta quota ribattezzati THAAD. Ma ci sarebbero in arrivo anche due batterie di Iron Dome, la cosiddetta cupola di ferro che intercetta e neutralizza razzi contro Israele. Senza contare i 2 mila marines pronti all’azione.

Intanto Hamas impone ai palestinesi di sottostare a determinate regole. Uno stato di vessazioni quotidiane e di miseria perenne. Chi ha avuto la possibilità di abbandonare la Striscia e ha ottenuto un permesso di soggiorno in Israele, è stato obbligato a mantenere contatti con la terra madre e trasferire informazioni sensibili ai terroristi, pena ritorsioni. Un unico obiettivo, ribadito in queste prime fasi del conflitto: annientare lo Stato ebraico, non salvaguardare donne e uomini di Gaza.

Negli scorsi giorni Israele ha lanciato un avvertimento alla popolazione di Gaza: avete 24 ore per spostarvi a sud. Una mossa necessaria per evitare vittime innocenti, ma vana. Volente o nolente, nessuno ha potuto lasciare la propria abitazione. Tutto rientra nella pianificazione di Hamas: se Israele intensifica gli attacchi e cresce il numero di civili uccisi, i miliziani possono accusare l’IDF di aver commesso crimini di guerra. Se invece l’IDF limitasse la sua offensiva militare a Gaza per danni collaterali, Hamas sarebbe meno vulnerabile e potrebbe proteggere le sue risorse continuando a combattere.

le dichiarazioni di ieri di Erdogan contro Israele in cui il Sultano arriva addirittura ad osannare i membri di Hamas, definiti “liberatori” e non “terroristi”. Ma il leader di Ankara ha proseguito nell’attacco a Tel Aviv, accusandola di compiere crimini contro l’umanità a Gaza. Il presidente turco ha poi annunciato che cancellerà la visita pianificata in Israele.

il fronte occidentale appare spaccato. Anzi, la polarizzazione sembra essere ancor più ampia rispetto a quella creatasi dopo l’inizio della guerra in Ucraina. In questo caso, Erdogan assunse una posizione nettamente contraria all’invasione della Russia, ampliando la sorveglianza nel Mar Nero e bloccando i rifornimenti russi. L’ultima notizia di cronaca è arrivata lo scorso agosto, dove le tensioni con Mosca sono sfociate addirittura in alcuni spari russi su un mercantile turco, dopo la fumata nera sull’accordo del grano.

Una posizione fuori dal coro nello scacchiere occidentale, che però ha già trovato i suoi primi dubbi all’interno dell’Unione Europea. Non è un caso che, pochi giorni fa, centinaia di funzionari Ue inviavano una lettera alla presidente della Commissione, Ursula von Der Leyen, chiedendo un ribaltamento della posizione filo-israeliana assunta dal principale potere comunitario. Il tutto affiancato dalle tensioni con l’Alto Rappresentante, Josep Borrell, che sin dall’inizio dell’invasione ha criticato Israele sulle modalità di risposta all’invasione di Hamas del 7 ottobre.

 

Fonti Agi / Porro / tg24

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