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In Cattedrale l’apertura dell’anno pastorale della Diocesi di Cassano all’Jonio

presbiterio

 

Essere al servizio del prossimo impostando ogni azione pastorale «su un amore che si spende, non si risparmia, non fa calcoli». Perché «senza questo tutto ciò che facciamo non serve a niente».

Monsignor Nunzio Galantino, vescovo della Diocesi di Cassano all’Jonio, in apertura dell’anno pastorale ha accolto mercoledì sera in Cattedrale circa 300 tra catechisti ed operatori liturgici e della carità attivi nelle parrocchie diocesane, ai quali ha conferito il mandato di servire la chiesa particolare cassanese, ricordando che «Dio non ci ha dato i resti, ma tutto perché noi fossimo salvi». Un compito chiaro e semplice quanto impegnativo e stimolante quello affidato a laici e sacerdoti, religiose e religiosi, chiamati ad essere testimoni dell’Amore con «gesti concreti», che passano dal «liberare gli orecchi dal chiacchiericcio» per riempirli «di silenzio capace di dire parole sensate», al «purificare il palato da banalità insipide e arricchirlo di relazioni belle, sapendo contemplare il volto di Dio» nella preghiera.

E’ un richiamo all’unione, quello di monsignor Galantino, racchiuso nell’invito agli operatori pastorali a servire le comunità di appartenenza. «Guai a pensare di essere il meglio che esista», ha detto il vescovo: «Questo atteggiamento fa insorgere in sacerdoti e laici la presunzione che conduce alla morte di se stesso e della sua comunità». Il Presule, prendendo spunto dalla Parola di Dio proclamata nella solenne liturgia di mandato, ha ricordato che «tutti noi veniamo qui per recuperare energie nuove, con una intelligenza nuova, una spiritualità nuova. Nessuno si senta battitore libero», ma come Chiesa si prenda «consapevolezza delle diversità che la rendono bella e trovano una unica via nella Parola di Dio». Perché è Cristo, ha tenuto a sottolineare il vescovo, «la via che fa essere ciò che facciamo salvezza per noi e per gli altri». E la salvezza è la dimensione dell’uomo «in pace con il proprio progetto di vita». Indicata anche la strada per realizzare l’obiettivo prefissato: «Una comunità diocesana che cammina in unione. Entrare per la porta stretta vuol dire scegliere la via della croce: impostare tutto su un amore che si spende, non si risparmia, non fa calcoli. Nel gesto di chiamare ad una ad una le comunità parrocchiali che compongono la Diocesi c’è il senso di «essere chiamati alla responsabilità singola e comunitaria. Su questa responsabilità che viene dal Signore noi ci impegniamo. E preghiamo lo Spirito affinché venga in aiuto alla nostra debolezza».

Concludendo, monsignor Galantino ha rivolto un attestato di stima e fiducia agli operatori pastorali diocesani: «Siamo fieri di voi: siete la nostra speranza. Vi affidiamo alla tenerezza del Signore e alla grazia dello Spirito Santo che vi ha chiesto di essere presenza e voce della sua Parola di salvezza».

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