Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Venerdì, 26 Aprile 2024

Convegno Nazionale per la…

Apr 23, 2024 Hits:222 Crotone

L'Associazione "Pass…

Apr 05, 2024 Hits:702 Crotone

Ritorna Calabria Movie Fi…

Apr 03, 2024 Hits:743 Crotone

La serie evento internazi…

Mar 27, 2024 Hits:883 Crotone

L'I.C. Papanice investe i…

Mar 01, 2024 Hits:1462 Crotone

Presentato il Premio Nazi…

Feb 21, 2024 Hits:1581 Crotone

Prosegue la formazione BL…

Feb 20, 2024 Hits:1396 Crotone

Si firmerà a Crotone il M…

Feb 14, 2024 Hits:1566 Crotone

Artincontro 2015 il momento dell'inaugurazione della collettiva

Dalla pittura al cinema. Con un unico comune denominatore. Il talento. Quello che promana dai giovani. Protagonisti quasi assoluti della settima rassegna “Artincontro”. Il nuovo salone espositivo del teatro della Badia ha fatto da splendida cornice all’inaugurazione della collettiva d’arte curata dal maestro Giovanni Lissandrello. A fare gli onori di casa la curatrice della manifestazione, Sonia Migliore, con il presidente di Officina ’90, Gaetano Arezzo. L’associazione culturale, che opera ininterrottamente a Ragusa dal 1986, è il contenitore ideale che, grazie al sostegno del Centro servizi culturali e della Bapr, riesce a caratterizzarsi per manifestazioni di grande spessore come quella tuttora in fase di svolgimento. Non è un caso che alla cerimonia d’inaugurazione abbia presenziato anche il prefetto di Ragusa, Annunziato Vardé, il quale si è detto molto colpito per il valore delle opere esposte. Protagonisti i giovani pittori: Roberta Bruno, Giada Cascone, Sergio Cascone, Patrizia D’Iapico, Alessia Greco, Jessica La Terra, Gianmarco Licitra, Jessica Occhipinti, Elena Paradiso, Rita Sidoti, Danilo Spata. In mostra anche un’opera del maestro Franco Polizzi, componente del Gruppo di Scicli, che mercoledì riceverà il premio Artincontro alla carriera assieme ad altri illustri personaggi del mondo delle arti del territorio ibleo. La collettiva d’arte potrà essere visitata oggi e domani dalle 10,30 alle 12,30 e dalle 16,30 alle 20,30. Il 31 dicembre, invece, dalle 10,30 alle 12,30. Ieri sera, poi, grande interesse per il festival del cinema, a cura del prof. Danilo Amione, docente di storia del cinema e del video presso l’Accademia delle belle arti di Ragusa. Il pubblico ha avuto l’opportunità di ammirare i sei corti di sette registi. In particolare sono stati proiettati: il cartone animato con la tecnica grafica del 3D “Mangia bene, cresci bene” della regista Andrea Caponetto; “Le ultime lettere di Jacopo Mortis” realizzato da Andrea Di Paola con la partecipazione di Marcello Perracchio e Vittorio Bonaccorso; “Mezzanotte” di Elena Giampiccolo; “Ombre” di Alessandra Musarra; “Io corro” di Emanuele Malloru e Alessio Micieli con Rita Salonia; “Insania” di Raffaele Romano con Federica Bisegna, Alessandro Sparacino e Vittorio Bonaccorso. “Abbiamo visto all’opera – ha spiegato Sonia Migliore – talenti allo stato puro. E, per quanto riguarda la cinematografia, non è detto che, a partire dalle prossime edizioni, Officina ’90 non si possa attrezzare per lanciare un vero e proprio concorso sulla settima arte”. I corto hanno riscosso grande apprezzamento da parte dei presenti.

Artincontro 2015 la collettiva d'arte

 

 

Alcune delle opere in mostra 1

Paesaggi, volti, introspezioni, caleidoscopi colorati. Sono alcuni dei temi raffigurati nelle tele in esposizione in una delle sale dell’antico castello Vittoria Colonna Enriquez dove, venerdì scorso, è stata inaugurata la mostra “Tra sogno e realtà” degli Artisti Med”. Un appuntamento promosso dall’associazione Grotte Alte con il patrocinio del Comune di Vittoria e che sarà possibile visitare tutti i giorni, dalle 18 alle 21, sino al 10 gennaio. Espongono Francesco Brigandi, Andrea Calabrò, Mariagrazia Cassibba, Concalo Cunha De Sa, Giuseppe Iannitto, Umberto Maglione, Anna Mirone, Marika Pozzi, Silvana Salinaro, Maria Angelo Sarchiello, Roswita Schablauer, Carmelo Calabrò, Martina Iacono, Anastasia Beunza, Silvia Ehrenreich. Si tratta di artisti che hanno maturato un proprio percorso creativo personale e che, a un certo punto della loro carriera, si sono incontrati per mettere insieme la propria voglia di farsi conoscere, puntando a concretizzare una serie di iniziative che hanno avuto e avranno un respiro internazionale. E così, in gruppo, sono riusciti ad esporre a Vienna così come a Padova, per non parlare di Ragusa Ibla, mentre nei prossimi mesi le loro opere, sempre in maniera collettiva, saranno proposte a Lisbona in Portogallo e a Dusseldorf in Germania. Alla cerimonia d’inaugurazione ha voluto essere presente anche l’assessore comunale Lisa Pisani che ha ammirato le varie realizzazioni e che si è detta molto interessata dal percorso europeo che “Artisti Med” intende compiere. Nel gruppo di opere tuttora esposte, una ventina, non mancano quelle che hanno un clima prettamente natalizio, giusto per richiamarsi al periodo. “Ma il nostro obiettivo – dicono gli artisti – così come abbiamo avuto modo di ribadire anche durante la cerimonia d’inaugurazione, è quello di mettere in vetrina la nostra arte, in maniera nuova, muovendoci in maniera compatta come gruppo per potere creare un numero maggiore di occasioni. Ed è quello che stiamo facendo anche qui a Vittoria dove, grazie al sostegno che ci è arrivato da Grotte Alte oltre che dal Comune, abbiamo proposto una mostra di alcuni lavori che dicono tutto sulle nostre suggestioni artistiche. E’ chiaro che vogliamo sensibilizzare anche chi viene a trovarci su determinate tematiche artistiche. Ma, soprattutto, vogliamo spingere gli appassionati a uscire allo scoperto e ad avere quante più opportunità sarà possibile per ammirare e confrontarsi sulle tele di artisti che possono dire la loro come in questo caso. E’ una sfida molto affascinante perché, come nel nostro caso, la stiamo vivendo anche nell’ambito di una dimensione internazionale”.

Alcuni degli artisti in mostra

011

Il poliedrico artista Gianni Caruso, nato in Umbria, ma di origini siciliane, inizia il suo percorso artistico attraverso lo studio di Storia e Critica dell’Arte e l’approfondimento delle materie lo conduce alla scoperta delle ascose bellezze presenti nell’universo artistico dell’India e della Cina, trasmettendone poi valori e principi culturali come docente in corsi e seminari universitari.

Si lascia conquistare dall’impeto e dalla forza dei suoi studenti, che lo amano e lo seguono in un reciproco percorso di crescita.

In quegli anni egli sperimenta il nascere dell’imprenditoria radiofonica, che si sviluppa velocemente e lo vede protagonista all’interno di una famosa radio privata. Infatti, Gianni Caruso ha l’abilità di comprendere subito il valore del sistema mediatico e ricopre ruoli manageriali presso importanti imprese editoriali italiane.

Tuttavia, il suo animo di artista elabora un’intima e continua ricerca dell’arduo equilibrio tra spazio e volume, frutto dei suoi studi sul policromo e prezioso bagaglio artistico italiano e pur prendendo le distanze da schemi e meccanismi commerciali, è sempre attento osservatore di ogni novità espressiva.

Il suo linguaggio artistico è ricco di immagini arcaiche, che si accompagnano alla forza dei simboli, chiaramente afferenti all’immediatezza del “segno”, nella creazione di spazi e volumi interpreti della condizione umana.

I suoi accesi cromatismi rimandano felicemente ai colori ed alla luce della Sicilia, sua amata Terra d’origine: una sorta di genetica risposta, che Gianni Caruso esprime in una singolare ed interessante modalità artistica, all’interno della quale appare evidente il suo forte messaggio di comunicazione sociale.

Lei è nato in Umbria, una terra intrisa di atavico misticismo. Tuttavia, le sue origini siciliane, sempre orgogliosamente rivendicate, hanno conferito al suo modo di esprimere l’arte una forte connotazione.

Quindi, la sua creatività è in qualche modo il felice esito del binomio fra Umbria e Sicilia?

Tutta la mia fase adolescenziale è stata caratterizzata da una forte influenza dell’ambiente storico e architettonico di Orvieto, la città dove ho trascorso la prima parte della mia giovinezza. Sono cresciuto nella pregnanza culturale di un habitat che i secoli hanno intriso di mistero (la zona è piena di testimonianze etrusche), di storia (specie dal Medioevo in poi), di religiosità, di arte e misticismo (ancor oggi a maggio si celebra il mistero del Corpus Domini con un’ affascinante processione in costume). Questi elementi hanno accompagnato la mia crescita, indirizzandomi fortemente verso un processo di riflessione e introversione. Ben presto, tuttavia, il richiamo del mio sangue siciliano è cresciuto e si è fatto prepotente nel portare a galla tutti quei fattori che fanno della sicilianità un elemento distintivo, fortemente caratterizzante.

Il risultato di questa doppia presenza nella mia produzione artistica, specie negli ultimi anni, più maturi e consapevoli, si nota in una ricerca continua e costante di creazioni che riportano a significanze sociali, a interrogativi sulla natura e sul senso della natura umana, ma in un clima cromatico e con un uso dei mezzi espressivi nei quali la forza, l’impulso, anche la violenza dell’humus naturalistico sono le caratteristiche dell’ambiente umano siciliano.

010

Lei ha tenuto diversi corsi e seminari universitari di Storia dell’Arte, particolarmente rivolti alle bellezze, a volte sconosciute, dell’universo artistico di Paesi lontani, come l’India e la Cina. Qual è l’aspetto che ha destato in lei maggior interesse verso queste culture?

Debbo precisare che il mio interesse verso il mondo artistico orientale risale a molti anni fa. Già mentre studiavo all’università la storia dell’arte occidentale, il fascino di culture ancora molto poco conosciute mi ha conquistato e portato ad approfondire linguaggi e condizioni culturali tutti da scoprire e approfondire. Ancora una volta, a ben vedere, le matrici originarie di cui parlavo prima si sono affermate, riconoscendo in quelle manifestazioni artistiche la doppia valenza di significati riconducibili a interiorità psicologiche, oltre che a ricerche formali ed estetiche.

Un ricordo sopra gli altri riguarda i seminari che ho tenuto, presso la cattedra di Arte dell’India e dell’Estremo Oriente alla Sapienza di Roma, sulla pittura murale nelle grotte di Ajanta (un complesso monumentale scavato nella roccia nel II sec, a.C., nello stato del Maharashtra, India centro-occidentale), una testimonianza fondamentale dell’arte religiosa buddhista.

Negli anni ’70 sperimenta la nascente imprenditoria radiofonica. Inoltre, ricopre ruoli apicali all’interno di imprese editoriali italiane. In quel periodo della sua vita come è riuscito a far conciliare il suo animo di artista con gli impegni lavorativi?

La creatività si manifesta in varie forme. Nella seconda metà degli anni ’70, la nascente radio/televisione ‘privata’ (come è stata chiamata per molto tempo) ha rappresentato un momento epocale nella comunicazione di massa ed ha fornito, a chi ne ha visto le potenzialità, un’occasione straordinaria per cavalcare l’onda dell’innovazione. Insieme alla futura rock star Vasco Rossi abbiamo dato vita all’antenna radiofonica PuntoRadio, nelle due sedi di Zocca (Bologna) e Roma. E’ stata un’avventura entusiasmante, ricca di una creatività che negli anni ha segnato la storia della radiofonia privata.

La sirena della comunicazione in editoria ha poi avuto successo nel condurmi naturalmente verso ruoli manageriali, presso i più importanti gruppi editoriali italiani. Sono stati anni di grande impegno e responsabilità professionale, durante i quali la vena artistica non si è certo esaurita, per quanto abbia conosciuto un rallentamento o, per meglio dire, un periodo di necessaria riflessione.

La sua visione dell’arte rifugge da schemi omologati e commerciali; nel contempo, durante il suo percorso artistico lei ha finora dimostrato una certa attenzione verso ogni novità espressiva. Cosa pensa della Pop Art?

La domanda presuppone un lungo intervento sulla significanza dell’intero svolgimento della recente storia dell’arte. L’irrompere travolgente della cultura pop nel linguaggio artistico ha segnato una fase rivoluzionaria nell’imporre all’attenzione di tutti la realtà di oggetti e immagini facenti parte della quotidianità di ognuno di noi, diventando velocemente protagonista ben più della cultura alta e ufficiale. La grandezza dell’intuito di un Andy Warhol è stata proprio nell’aver capito che i miti della nuova società erano/ sono oggetti (come le lattine di Coca-Cola o le figure di dive come Marilyn Monroe) di cui è (stato) giusto celebrare la ‘sacralità’, quella già consacrata dalla cultura di massa che ama i prodotti industriali, le merci, la pubblicità, i divi del cinema…

In Italia, i nostri Mario Schifano, Franco Angeli o Pino Pascali hanno rappresentato punte molto alte di questo processo di disvalore del tradizionale prodotto artistico riuscendo ad avvicinare l’arte ‘convenzionale’ ad una dimensione non convenzionale, quella dell’arte delle merci e della comunicazione di massa. Un grande momento, quindi, che ha portato poi allo sviluppo di un intervento ancora più radicale del fare arte, come il fenomeno della Street Art.

Nelle sue opere pittoriche si percepisce l’attenzione che rivolge al sociale, all’inconscio ed al singolare fascino nei confronti dei “diversamente presenti”, ovvero di coloro i quali vivono una dimensione mentale pregna di dolore, ma anche di intensità poetica. A tal riguardo, mi viene in mente la grandissima poetessa Alda Merini. Nella nostra epoca ci sono pochi veri poeti; dal suo punto di vista, annovera la Merini fra i “pochi”?

In effetti, ho sempre subito il fascino di quelle figure umane che spesso di vedono in giro comportandosi come vivessero in una dimensione tutta loro. In loro ho sempre visto la rappresentanza di un’umanità ‘altra’ e ‘diversa’, che solo dopo molto tempo mi sono deciso a cercare di riproporre in quella loro alienità; protagonisti di una vita parallela alla ‘nostra’ fatta di una lingua interna e di livelli mentali spesso incomprensibili per i ‘normali’. Sono i miei “Diversamente presenti”: una serie di quadri dedicati appunto a questa umanità che a guardare e ascoltare suggerisce dolore e sofferenza, ma anche, come dico sempre, di intensa e struggente poesia.

L’esperienza umana di Alda Merini testimonia bene questa dimensione esistenziale offrendo un risultato, oserei dire, fortunato; perché dalla sua alterità è derivata una produzione poetica capace di toccare le corde di una vasta sensibilità, dando vita ad immagini, sentimenti ed emozioni in cui moltissimi di noi si sono potuti riconoscere.

Indubbiamente, è stata una poetessa di valore e di grande impatto emozionale, ma forse non da inserire nel novero dei grandissimi autori, nei cui scritti si ritrovano fascinazioni linguistiche e strutture espressive di più forte potere evocativo.

Il suo linguaggio creativo è ricco di arcaiche icone, che si accompagnano a simboli, che riconducono all’impetuosa forza del “segno”: un gesto sempre dettato dall’istinto?

Da molto tempo non credo più nel romantico, improvviso manifestarsi dell’atto creativo che si impone da sé: l’opera d’arte, per come la considero, è frutto di meditazione, riflessione, ricerca della forma e del contenuto. Il gesto risolutivo può esserci, certo, ma solo a valle di un percorso, oltre il quale poter esprimere forza, senso e valore, anche (apparentemente) istintuale.

Vorrebbe parlarmi del “Premio di Poesia Città di Fiumicino”, patrocinato dal Comune di Fiumicino, dalla Regione Lazio e da Città metropolitana Roma Capitale, del quale nel luglio scorso si è conclusa con successo la prima edizione?

E’ stata un’idea che mi ha conquistato subito, poiché racchiudeva in sé il senso di una forte sfida: costruire qualcosa di importante in un ambiente ancora poco avvezzo in campo culturale. A molti è sembrata un’idea destinata al fallimento e invece è stato un grande successo, anche di pubblico, che ha gremito la corte della settecentesca “Villa Guglielmi” a Fiumicino. Ho avuto l’opportunità di elaborare un progetto robusto, capace di offrire grande credibilità al target di riferimento: gli scrittori e le case editrici. I patrocini di Città Metropolitana Roma Capitale e di Regione Lazio hanno sancito la validità del progetto.

Al concorso hanno partecipato 135 autori di ogni parte d’Italia, esprimendo una qualità di scrittura veramente apprezzabile che, nella selezione dei 5 finalisti, ha trovato il suo momento più alto, essendo tutti personalità culturali di grande spessore.

Una nota particolare che desidero sottolineare: il Premio “Città di Fiumicino” mi ha dato la possibilità di far conoscere a quei rappresentanti dell’eccellenza culturale italiana le enormi ricchezze storiche, archeologiche e naturalistiche del Comune di Fiumicino, palesemente sconosciute ai più.

Grazie al costante impegno profuso in termini organizzativi, lei è riuscito ad individuare personalità del mondo culturale italiano, che ha poi coinvolto all’interno del Premio letterario. Vorrebbe citare alcuni di loro?

Basta citare i nomi dei componenti la Giuria Tecnica: Brunella Antomarini, docente di estetica presso la John Cabot University; Milo De Angelis, il poeta che gran parte della critica letteraria considera il più importante in Italia; Fabrizio Fantoni, uno dei giovani critici letterari più apprezzati; Luigia Sorrentino, la giornalista che dirige in RAI il Blog “Poesia” interamente dedicato all’arte, alla poesia, al teatro, lei stessa poetessa di grande impatto espressivo; Emanuele Trevi, scrittore di larga fama e firma tra le più autorevoli nelle pagine culturali del ‘Corriere della sera’.

Inoltre, il Premio è stato gratificato della presenza di un Comitato d’Onore formato da Vittorio Sgarbi, il noto critico d’arte competentissimo lettore di poesia, e da Tommaso Cerno, direttore del quotidiano “Il Messaggero veneto”.

Fra le sezioni del “Premio Poesia Città di Fiumicino” ho notato una sezione speciale, dedicata agli studenti residenti a Fiumicino. Come è stata accolta questa iniziativa?

Indubbiamente bene e certo non è stata una sorpresa leggere in ragazzi e ragazze adolescenti la capacità di esprimere emozioni e pensieri di grande sensibilità e attenzione, anche verso i problemi della società contemporanea. A riprova del fatto che nei giovani possiamo trovare molto di più di quello che, con apparente superficialità, amano mostrare.

Nella prossima edizione, con l’aiuto degli insegnanti, coinvolgeremo i giovani sia delle medie che delle superiori di tutti gli istituti scolastici del Comune di Fiumicino.

Nel corso della cerimonia di premiazione, svoltasi all’interno della Corte della settecentesca “Villa Guglielmi” di Fiumicino, è stato consegnato il “Premio alla Carriera” al noto poeta Valentino Zeichen. Vorrebbe parlarmi di questo importante momento?

Un momento importante, sì, perché è stata l’opportunità di offrire la giusta visibilità ad un grande artista. Valentino Zeichen è una figura di intellettuale veramente particolare - per stile e contenuto - nel panorama letterario nazionale (spesso così ingessato), capace di una visione del mondo culturale ricca di auto-ironia. Inoltre, è persona dotata di una cifra di dignità personale che dovrebbe essere di esempio per molti. E, poi, è così divertente e stimolante sentirlo parlare dei grandi disegni geopolitici mondiali, come fosse in grado di governarli e dirigerli…

Sta già pensando alla seconda edizione del premio letterario?

Insieme agli amici del Comitato organizzativo stiamo già lavorando all’edizione 2016 del “Premio Poesia Città di Fiumicino”, che conoscerà i seguenti sviluppi:

- la conferma della 2° edizione del Concorso Nazionale

- la conferma del “Premio alla Carriera”

- la conferma del “Premio Studenti” (nella scorsa edizione è stato assegnato ad una studentessa del 3° Liceo scientifico di Maccarese)

- lancio della sezione “Premio per migliore traduzione di opera poetica da lingua straniera”;

- lancio della sezione “Premio inediti”

Queste le novità:

Il “Premio per la migliore traduzione di opera poetica da lingua straniera”, sul quale siamo già attivi, darà un significativo impulso alla manifestazione, segnando la internazionalizzazione dell’evento.

Il “Premio inediti” sarà invece dedicato al territorio, con l’obiettivo di conoscere e valorizzare le sensibilità dell’intera comunità di Fiumicino. In una popolazione di c.ca 80.000 persone quanti possono essere coloro che, occasionalmente o da sempre, in modo dichiarato o segreto coltivano il piacere della scrittura, in particolare dello scrivere in poesia, ma per i motivi più vari e personali, non hanno mai avuto l’occasione di far conoscere e apprezzare quanto scritto, spesso gelosamente conservato in qualche cassetto..?

E, come dicevo prima, quest’anno torneremo a coinvolgere le scuole fin dalle medie, per raccogliere anche le voci più fresche e spontanee.

Prosegue a Brescia l’'originale progetto, intitolato Sub Brixia, ideato e prodotto da Brescia Musei e Brescia Mobilità in collaborazione con il Comune di Brescia, che sta portando alcuni dei protagonisti della scena artistica italiana contemporanea ad interagire con la rete metropolitana della città di Brescia, inaugurata nel 2013.
Per ogni stazione delle prime cinque selezionate, un artista diverso sta producendo un’installazione site specific.

Nell ’idea degli organizzatori il progetto non si fermerà qui, la volontà è infatti quella di estendere gli interventi artistici anche alle altre fermate come una sorta di museo d’arte contemporanea accessibile a tutti in città o meglio: sotto la città. Gli esempi illustri non mancano dalla celebre metropolitana di Napoli a quella di Londra, per non parlare poi di quella di Stoccolma che con i suoi 110 km di lunghezza è considerata l’esposizione d’arte più estesa del mondo. A Brescia, la linea metropolitana è invece composta da 17 stazioni e percorre la città per una lunghezza complessiva di circa 14 chilometri. Una metro già di per sé elegante nelle architetture e avveniristica nella tecnologia che fa sentire un po’ passeggeri del futuro o di Star Trek.

Il progetto artistico è curato da NERO, che opera nel campo della cultura e delle arti contemporanee, in collaborazione con Fondazione Brescia Musei. Si realizza come una “mostra diffusa” che esce dal museo per svilupparsi in momenti temporali e spaziali diversi. Un viaggio sotto terra con le diverse stazioni a simboleggiare i vari capitoli di un racconto fantastico che prende corpo nella realtà. Un libro aperto che indaga geografie, identità, linguaggi eterogenei.

L ’installazione di Rä di Martino - tuttora esposta presso la fermata Marconi -ha dato avvio a SubBrixia, ed è ora la volta di Marcello Maloberti che interviene in quella che è già di per sé una tra le stazioni più simboliche e belle, la Stazione appunto.

Brixia, (2015 installazione, Courtesy dell'artista e Galleria Raffaella Cortese Milano) è il titolo dell'opera concepita da Maloberti installata tra le due scale mobili della stazione metropolitana di Brescia. L'idea del cartello stradale è strettamente legata al luogo, cioè una delle porte della città. Si tratta di una scultura-oggetto che si sviluppa in verticale, tagliando orizzontalmente lo spazio, cadendo dall'alto come un lampadario e facendo da punctum attrattivo per il passante. La scritta “Brescia” è messa sottosopra per rappresentare idealmente una seconda città, quella “archeologica” che si sviluppa sottoterra. Due città speculari, una che si sviluppa in superficie, l’altra antica sottoterra.

Marcello Maloberti (1966) vive e lavora a Milano. 
Mostre personali: Fondazione Zegna, Trivero (2013); MACRO, Roma (2012); Generali Foundation, Vienna (2011); GAMEC, Bergamo (2009); 
Mostre collettive: Soleil politique, Museion, Bolzano (2014); Padiglione Italia, 55 Biennale di Venezia (2013); Da Zero a Cento, Triennale, Milano (2012); Performa09, New York (2009)

Sub Brixia è un progetto ambizioso e innovativo, che si propone di portare l’arte contemporanea in un luogo ad alta frequentazione quale è una metropolitana, avvicinando quindi i linguaggi artistici più moderni al grande pubblico. Per Brescia è un’operazione importante e di ampio respiro, che spinge l’acceleratore sul futuro, poiché va a coinvolgere gli elementi tra i più propulsivi del suo territorio: la metro, che negli ultimi due anni e mezzo ha trasformato la geografia urbana con i suoi 15 milioni di viaggiatori all'anno e che quindi si trasforma, come in altre città, nel luogo ideale dell’arte contemporanea. Un progetto che potrà facilmente lanciare nuovi ponti con l’Europa e confermare il carattere internazionale di una città che sa sempre più e sempre meglio parlare una lingua che va oltre i propri confini e le proprie dimensioni.

Il progetto è stato realizzato anche grazie ai contributi del Progetto Moving Culture, del Fondo Regionale Expo 2^ fase, con il sostegno di Regione Lombardia e alla collaborazione di ATS Expo. 

003

Il prossimo 6 dicembre 2015 alle ore 17.00 presso la “GALERIE MANUELA GADIENT – Via San Bastiaun 17, CH 7525 ZUOZ si terrà il vernissage della mostra fotografica di Ettore Comi, scrittore, regista e fotografo di talento.

Artista eclettico, ha finora partecipato ad importanti mostre d’arte e festival cinematografici di forte rilevanza.

Ettore Comi è nato a Chiesa Valmalenco (Sondrio) ma sin da giovane ha iniziato a viaggiare molto; a Milano ha frequentato vari corsi d’arte drammatica presso il Centro Teatro Attivo, per poi iniziare la sua attività di attore teatrale e televisivo.

In seguito, si trasferisce a Roma, una città che lo affascina da subito e dove si stabilisce per diversi anni; qui si specializza in regia e fotografia e nel 1994 in qualità di autore-regista, realizza il cortometraggio “Il giorno di Mary”, pur continuando ad essere attore protagonista di famosi spot pubblicitari. Nel 1998 scrive il suo primo “racconto cinematografico”, che successivamente darà vita ad un romanzo. Tuttavia, in questo periodo egli si dedica sempre attivamente al cinema e alla fotografia.

La sua innata passione per la scrittura lo porta alla realizzazione, in co-sceneggiatura con Lucio Battistrada, della sceneggiatura del film “La coda della cometa”, frutto di una sua idea.

Nel 2003 con la Mostra Fotografica “I ritratti” tenutasi presso il “Ragno d’oro” di Milano ottiene un notevole successo e successivamente riprende con grande energia la sua attività di scrittore e sceneggiatore; nel 2010 pubblica il romanzo “Al di là della notte”.

Seguirà nel 2013 la pubblicazione di un romanzo noir ambientato in Engadina “Mistero al lago di Staz”, con il quale riscuote ampi consensi di pubblico e critica. La storia, assolutamente scorrevole e intrisa di sentimento ma anche di azione, trova ambientazione tra gli splendidi e fiabeschi scenari delle valli di St. Moritz.

Lo stile letterario di Ettore Comi, lineare e chiaro sia nei dialoghi, che nelle suggestive descrizioni di questi incantevoli paesaggi, offre al lettore immagini efficaci, in quanto dense di significato.

Gli stessi fotogrammi, sapientemente rappresentati nel romanzo, li ritroviamo nelle fotografie, riprese con un realismo che sfiora un sussurrato naif , che verranno proposte fra gli spazi espositivi di questa singolare e coinvolgente Mostra Fotografica, che sarà visitabile dal 6 all’8 dicembre 2015.

Lei ha vissuto per molti anni a Roma, una città alla quale è rimasto particolarmente legato. Durante la sua lunga permanenza nella Capitale ha realizzato numerosi cortometraggi, dimostrando sempre di essere un ottimo regista. Inoltre, nel suo percorso professionale, è stato fotografo, cineoperatore ed anche attore. Secondo il suo punto di vista, quali sono le similitudini fra un regista ed uno scrittore?

Il primo ascolta le emozioni con la cinepresa, il secondo con la penna e un foglio, cioè la propria scrittura, una specie di lente per osservare e dire ciò che si sente...

Conversando con lei, ho la sensazione che il suo perenne spaziare fra le diverse espressioni artistiche sia dettato da un’incontenibile esigenza di comunicare. Ritengo che un creativo puro, in genere, non incontri particolari difficoltà nell’esprimersi attraverso i vari linguaggi. E’ d’accordo?

Sicuramente, purché essi rientrino nelle disponibilità naturali della sfera creativa di chi le propone. Anche la musica è...oserei dire, è forse la massima espressione comunicativa ma se uno è stonato... accidenti, sarebbe solo una forzatura di cattivo gusto. Questo per dire che va bene spaziare tra diverse forme d'arte, a condizione che siano strumento naturale di chi le propone. Nel mio caso, la fotografia le ferma nel tempo, e il cinema e la scrittura le accompagnano.

Il suo esordio nella narrativa risale al 2010 con l’opera prima “Al di là della notte”(Kimerik Editore), risultata finalista al Concorso letterario “Insieme nel mondo”. Quanto è avvenuto e come è stato il suo impatto con l’universo letterario?

Molti anni prima, certamente, ricordo bene che, di rientro da un periodo di vita londinese, scrissi di getto un racconto, poi diventato romanzo e sceneggiatura. Parlo di trent'anni fa. In seguito a questo, ne sono nati tanti altri, che poi ho lasciato nel cassetto, per dedicarmi al cinema e alla fotografia. Quando ho ritenuto che il momento fosse maturo, mi sono catapultato sulle mie idee, ancora fresche di gioventù, e le ho rese vive. In primis, "Al di là della notte", figlio di un mediometraggio appartenente a una trilogia del destino, per vari motivi mai realizzato nel suo insieme, del quale solo un episodio è divenuto, appunto, romanzo.

Nel 2012 lei ha pubblicato il giallo “Mistero al lago di Staz” ( I libri di Emil – Gruppo Odoya) ambientato nell’alta Engadina e a St. Moritz durante il periodo invernale, le cui particolari tinte contribuiscono a rendere fiabeschi i paesaggi di questa splendida zona montuosa situata in Svizzera. Una storia pregna di suspance e colpi di scena, che offre al lettore immagini avvincenti e reali, come fosse lo spettatore di un film. Tenere sotto controllo i ritmi narrativi è un po’ come monitorare i tempi scenici?

Certamente. Il susseguirsi delle scene segue sempre un ritmo che, a parer mio, si sviluppa alla pari di un brano musicale. Lo stesso avviene con la descrizione delle scene attraverso le parole e i dialoghi. Non per niente, in certe situazioni di suspance o di particolare intensità, essi assumono dei ritmi quasi frenetici, che portano il lettore a leggere di getto le battute senza che esse lascino il tempo di riflettere; un po' come la classica scena che non dà respiro, oltremodo se supportata da un ritmo musicale altrettanto incisivo.

Il prossimo 6 dicembre 2015 in Engadina si terrà il vernissage della mostra fotografica, dove lei presenterà le sue fotografie realizzate fra queste incantevoli e magiche valli; immagini che ben si coniugano al suo libro “Mistero sul lago di Staz”. Vorrebbe parlarmi di questa interessante iniziativa?

Una bellissima idea nata dall'incontro tra me e la gallerista Manuela Gadient che, proprio in Engadina, a Zuoz per la precisione, cura la sua accogliente e severa galleria, che nel tempo ha ospitato artisti di tutto il mondo e di fama provata. Proprio dal nostro incontro è nata l'idea della mostra di fotografie che riguarda proprio i paesaggi dove “Mistero al lago di Staz” è ambientato e in particolare fotografie del tragitto che il treno del Bernina percorre nella sua fantastica cavalcata attraverso le Alpi e che tanto ha impressionato il protagonista del romanzo Luigi Delle Valli. Qui sta l’assonanza tra le immagini e le parole che descrivono, appunto, questa magnifica opera realizzata dall'uomo, che è la ferrovia retica.

Il filo conduttore di questo “noir” è una storia d’amore fra il protagonista, il criminologo Delle Valli e una misteriosa ragazza, che non riesce ad incontrare. Qualche cenno sulla trama?

Narra la vicenda di un giovane docente di criminologia, Luigi Delle Valli, che viene invitato da una sua studentessa a trascorrere un fine settimana in Engadina, in occasione di una manifestazione folcloristica. Dietro a tutto ciò si cela un piano diabolico e criminale che, solamente grazie alla caparbietà e all'arguzia del giovane docente, in questo supportato da una ragazza del posto di cui si innamorerà, verrà intuito e svelato nella sua forma più crudele, evitando così un premeditato omicidio ai danni di una facoltosa ragazza del luogo, definita l'ultima Regina dell'Engadina. A questo proposito, ci terrei a sottolineare una probabile nuova edizione del romanzo, da parte di un editore di prestigio, che prenderà proprio il titolo "L'ultima regina dell'Engadina - Mistero al lago di Staz”.

Nel suo ultimo romanzo “Vite immortali” (2015, Mursia Editore) propone ancora una storia d’amore, fra una ragazza araba di religione musulmana ed un giovane italiano, cattolico. Stavolta all’interno del thriller lei affronta anche una tematica molto attuale, legata all’intolleranza razziale, da parte di coloro i quali predicano la purezza della razza, sconfinando nel fanatismo religioso. Secondo lei, in definitiva, l’amore riesce sempre a vincere ogni sorta di avversità?

Certamente sì, e non proprio l'amore in senso figurato, ma l'amore verso ogni cosa nella sua più completa accezione. L'amore per la natura, per il prossimo, per una bestia e per se stessi; dunque tutto, purché sia una forma di amore puro.

In una società multietnica, come quella del terzo millennio, come è possibile sconfiggere le paure e le diffidenze legate alle differenze razziali?

Conoscendole, ignorandone le diversità, per uno o l'altro motivo, ma cercando dei punti di unione e comune visione della vita: tra queste anche e, soprattutto, il rispetto reciproco.

Vorrebbe illustrare ai nostri lettori il calendario delle prossime presentazioni del suo libro “Vite immortali”?

Ancora è in fase di definizione in quanto si sovrappongo eventi e tappe impreviste e che rendono il percorso del romanzo sempre più prestigioso.

L’amore, inteso nella sua universalità, è un sentimento immortale, che travalica i confini della caduca vita terrena?

Sicuramente e con esso la fede. Chiunque nella vita terrena ha donato e lasciato amore: esso sarà sempre vivo e sempre elevata la sua spiritualità.

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI