Sanja Markovitch, Ascension, A. Ma Edizioni
La più recente creatura discografica della A. Ma Edizioni di Antonio Martino da Bari è firmata dalla compositrice nonché sassofonista-vocalist serba Sanja Markovitch.
L'album, di sette brani, si intitola "Ascension", è prodotto in vinile e digitale, e sta registrando positivi commenti da parte della critica estera. Un disco di "una gioia assoluta" (Irman Mirza, Blue in Green Radio) in cui viene apprezzato "il potere della voce, profonda ed eccitante" (Tim Dickenson, JazzWise) per "una visione, realizzata attraverso la musica, che incarna una estesa narrazione e una rappresentazione della propria vita ed umanità piena di immagini" (Greg Osby, musicista) il cui "brand artistico supera i confini del suo paese" (Marcin Pulawski, LMF Poland). Quest'ultimo la associa alla lontana a Cassandra Wilson mentre, della eccellente big band che l'accompagna, eleva il giudizio sul sassofonista Max Kochetov. Ed effettivamente non si può che essere d'accordo con lui, trattandosi di tipo di musica europea ed internazionale nella quale appare difficile rintracciare contaminazioni etniche se si eccettua il dna balcanico affiorante qua e là; insomma un jazz cittadino del mondo a tutti gli effetti, segno anche di come l'est estragga sempre più dal proprio cilindro musicisti di valore e carisma come la Markovitch.
Il lp che ne segna il debutto discografico fornisce della musicista un ritratto già definito non solo come saxtenorista-sopranista e vocalist ma anche come autrice di testi e partiture, arrangiatrice, produttrice. Se si pensa che a Belgrado lei aveva formato in precedenza il "Brazilian Jazz Collective", eppoi ai suoi vari concerti in festivals, le performances in vari teatri, si ha contezza della molteplicità di esperienze che Sanja ha fatto proprie fino a definire il voluto mood orchestrale.
La scelta di solisti come Ivan Radivojecic (tromba) Mihajlo Bogosavvljevic (trombone) Gorana Curgus (arpa) Mina Djekic (violino), solo per citare qualche nome fra i più in vista, costituisce un ulteriore tassello a questa "Ascension" nata a più di mezzo secolo di distanza da quella di Coltrane, con cui condivide la carica di energia psichica.
Sara Battaglini/Federico Pierantoni/Enrico Ronzani, Dalia, Auand
Dalia è il nome del progetto della cantautrice Sara Battaglini sbocciato in un cd Auand "coltivato" assieme al trombonista Federico Pierantoni ed al pianista Enrico Ronzani. Sono versi in note, note in versi per cui il pentagramma è trattato da mouleskine, dove Dalia, e cioè Sara, ha appuntato brevi componimenti-composizioni per lo più in inglese.
L'assenza di una sezione ritmico-percussiva è scelta fatta al fine di far meglio risaltare la liricità dell'insieme sonoro (e letterario) che scorre fluido come gocce di mare, quella che paiono dar tinta alla cover, non a caso uno dei brani più suggestivi è "Conchiglie", dal testo in italiano. L'inglese comporta un secondo livello di "traduzione" oltre quello della poesia in musica, tanto per rimarcare la raffinatezza dell'operazione. Ma qui non si disquisisce di teorie della complessità applicate al jazz, non sarebbe il caso, vista la linearità a tratti volutamente "semplice" della musica in questione.
Restiamo ancora un attimo sul "discorso" poetico.
Il booklet interno potrebbe già da solo vivere di vita propria in quanto plaquette, rimario che la poetessa, da musicista che non disgiunge l'ispirazione in più rivoli, convoglia in un unico solco. La track list è germogliata in una serra in cui è possibile trovare blue notes ("Tomato & Bacon"). Ma la forma delle dalie è variabile ed infatti l'iniziale "La dama di fango" è un canto di voce e trombone, controcanto in altri punti, sostenuto da clusters pianistici, gruppi di toni che sfornano e sformano armonizzazioni avanzate, ben oltre i più frequentati patterns jazzistici.
"The flowering of violets" si caratterizza anche per un non ricorrente bulbo di accordi mentre nella strumentale "Pull and Spring" " piano e trombone si alternano nel calcare le modulazioni melodiche della vocalist fra moderato e andante swingato. "Firefly's lullaby" è una ballad delicata, forse la sua song dalla struttura più classica ed è altresì occasione per una serie di carnosi vocalizzi della Battaglini. " Oxidized brass" è un pezzo in cui il protagonista è un trombone ossidato di cui Pierantoni "interpreta" al meglio il ruolo. Dopo la nenia vocale di "Saint Nicola's trip" chiudono il florilegio "Loves makes everyone happy" e "Closing", anche questa in italiano: " come il giglio muore / senza maschere / rimane inerme e muto / preda del dolore / danzerà il suo addio senza piangere/ se ne andrà cullando il vento coi suoi petali". Sensibilità di Dalia, quella a fiore di ninfea.