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Il 25 e il 26 maggio il castello di Santa Severa, spazio della Regione Lazio gestito dalla società in house LAZIOcrea, d’intesa con Mic e Comune di Santa Marinella,  ospita un Festival medievale, due giornate speciali con ingresso gratuito, dalle 10.00 alle 19.00  per viaggiare indietro nel tempo e tornare all’epoca di dame e cavalieri. Tante le attività previste e pensate per regalare ad adulti e bambini emozioni uniche e indimenticabili.

Il 25 maggio, è prevista una giornata in attesa del Festival…con il  mercato degli artigiani sul piazzale della Guardia Il mercato ospita per tutto il giorno banchi di  ceramica medievale,  lavorazione di taglieri, mestoli, piatti di legno di oliva,  vestiti e accessori medievali,  cosmetici naturali, cuoio borse e sandali, giochi per bambini in legno e gioielli in stile antico oltre a una preziosa mostra di riproduzioni di abiti d’epoca.

Il 26 maggio, invece ci sarà la giornata dedicata al  Festival medievale vero e proprio, sempre con il mercato degli artigiani per tutta la giornata  con laboratori a tema nel piazzale della Guardia.  Proseguendo la passeggiata nel borgo, il Cortile delle Barrozze ospita I banchi dei mestieri medievali a cura dell’’Associazione Giovanna D’Arco, visitabili per tutto il giorno. Previste  dimostrazioni e didattica dei mestieri come il  fabbro, l’usbergaio, la filatrice, la ricamatrice, il coniatore, la banca, l’ingegnere con le armi d’assedio e lo speziale.

Un accampamento militare sarà allestito sulla Spianata dei Signori  a cura della Compagnia del Castello e si potrà visitare tutto il giorno la grande  tenda di accampamento con i colori Rosso e Blu. In ogni accampamento militare era presente il banco del cerusico con l’esposizione degli strumenti che venivano utilizzati per la chirurgia dell’epoca. Inoltre sarà presente  un  banco con oggetti da offesa e difesa con esposizione di  spade, archi, cotta di maglia, componenti d’armatura. Sono previste dimostrazione di tiro con l’arco  per i visitatori, adulti e bambini dai 10 anni in su, sempre gratuitamente.

Sempre domenica esibizione degli Sbandieratori di San Gemini che alle ore 12.00 sfileranno per tutto il borgo accompagnati dal chiaro suono di annuncio di trombe e tamburi che terminerà con il classico spettacolo di lanci acrobatici delle bandiere sul grande prato davanti al mare. E poi i Musici che con la loro performance itinerante nelle vie e nelle piazze del Castello saranno accompagnati da un gruppo di bambini in costume medievale. La giornata si concluderà con il gran finale a partire dalle 17.00 con intrattenimento musicale e prosa medievale Siam Venuti a Cantar Maggio del gruppo I Cerchi Magici sul piazzale delle Due Chiese.

 

Fonte Uff.St del Castello di Santa Severa Rosella Presciuttini 

 

Domenica 12 maggio a Portofino si svolgerà il primo raduno del CUORE Z3MENDO, il primo e unico club di appassionati dell’auto BMW modello Z3 in Italia (https://www.z3mendi.it/wp/), presentato dalla giornalista Isabella Puma, con il seguente programma:

https://www.z3mendi.it/wp/evento/1-raduno-del-cuore-z3mendo/.

L’evento è organizzato con finalità di beneficenza a favore della Fondazione Casa Papa Francesco di Quercianella, in provincia di Livorno: con la somma raccolta verrà dato un aiuto concreto all'acquisto di beni vari per i bambini bisognosi ospiti della struttura gestita da Suor Raffaella.

La Z3 è la maggior espressione dell’abbinamento tra arte e potenza che sia stata fatta su un modello BMW nella fine degli anni ‘90. A distanza di più di 20 anni dalla sua messa in produzione il modello Z3 annovera ancora tantissimi estimatori e club di appassionati dislocati in tutto il mondo, dall’America sino al Giappone, passando anche dall’Italia, terra di motori e tradizione storica nel settore. Creare qualcosa di unico, qualcosa che non c’era, questo l’intento che nel 2003 portò un gruppo di amici a ritrovarsi: tutti accumunati per la “passionaccia” per la BMW Z3, fecero presto a capire che questo non doveva essere un club d’auto, ma il club delle Z3, degli Z3mendi. Da allora Z3mendi è l’indiscusso punto di riferimento italiano per i possessori di BMW Z3 roadster e coupé. Il nome è il risultato tra l’unione della sigla Z3 e la parola tremendi, indica allo stesso tempo la volontà di non prendersi troppo sul serio, perché stare insieme è anche e soprattutto volersi divertire. Proprio questa voglia di divertirsi ha fatto sì che il nostro arrivo sulla scena ha rivoluzionato il modo di concepire un Club per appassionati di auto. La BMW Z3 ha fatto storia, gli Z3mendi continuano sulle sue orme! Il Club Z3mendi nasce ufficiosamente il 1 giugno 2003 durante un raduno di 13 macchine tenutosi sulle colline bolognesi. Da allora sempre maggiori appassionati ne hanno voluto far parte e condividere con sempre più persone la propria passione. Dopo 20 anni di attività i numeri del club parlano chiaro…più di 300 soci annui, più di 3000 iscritti al forum, più di 2000 utenti Facebook, più di 120 auto che ogni anno si ritrovano al raduno ufficiale del club, sono numeri che non lasciano dubbi sulla passione che questa auto genera nei suoi estimatori. I soci che fanno parte del club sono persone di ogni età, di ogni provenienza territoriale e di ogni strato sociale, accomunati “solo” dalla voglia di stare insieme e dalla passione per la propria auto. Quest’ultima è difficile da descrivere a parole, bisogna provarla e basta. L’obiettivo è far piacere ai “ragazzi giovani” una macchina che giovane non è più, affiancando a quella che è la passione, la scoperta del territorio italiano con il proprio patrimonio culturale e gastronomico tramite i raduni nazionali. Il 7 febbraio 2008 il Club, affiliandosi allo C.S.E.N, diventa Associazione Sportiva Dilettantistica: da questa data ormai scolpita nei nostri cuori il club Z3mendi diventa ufficialmente il club delle BMW Z3 in Italia. Nel 2008 con la costituzione dell’associazione nasce il progetto “Cuore Z3mendo” fortemente voluto da tutti i soci del club per coronare la volontà di tanti di trasformare un evento di puro divertimento in un evento unico. Grazie al contributo dei sostenitori, simpatizzanti e soci del club, questo si propone di raccogliere fondi destinati all’acquisto di attrezzature, strumenti medicali, suppellettili da donare ad enti, associazioni, ospedali radicati nel territorio (e non solo) che ospita di volta in volta il raduno. In particolare, teniamo a ricordare l’Andrea Bocelli Foundation ABF, la fondazione Meyer osp. Pediatrico di Firenze, l’Abeo di Verona, adozioni a distanza AVSI, NPH ITALIA Fondazione Francesca Rava, Ospedale Pediatrico del Cuore di Massa, Ospedale di Cisanello, Ospedale Unico della Versilia, Ospedali di Lucca e Barga e non ultimo l’Ospedale Bio Medico Campus di Roma, A.G.B.A.L.T. onlus (Associazione Genitori Bambini Ammalati di Leucemia e Tumori), A.P.A.N. (Associazione amici del neonato di Pisa) e aiuti pro terremoto centro Italia. Peculiarità del progetto è quello di avere come regola di non devolvere denaro, ma di acquistare col ricavato del raduno apparecchiature o beni tangibili identificati dall’ente scelto dal club come obbiettivo del raduno nazionale.

Maddalena Viacava, volontaria dell’Operazione Mato Grosso, fa sapere che il suo legame con il Movimento sia iniziato nel 1969, quando aveva 18 anni, partecipando ai campi di lavoro organizzati per raccogliere i fondi necessari a sostenere le attività nelle prime Missioni nel Mato Grosso del Brasile, in Ecuador e in Bolivia. Maddalena riferisce che “Mi sono subito riconosciuta e identificata nei valori umani e di fratellanza volti all’aiuto dei più poveri.  All’epoca della rivoluzione del Sessantotto moltissimi ragazzi si sono resi disponibili, con entusiasmo e passione, a lavorare gratuitamente per guadagnare i soldi necessari per le Missioni e ad andarci in prima persona”. Anche nella Chiesa, grazie al Concilio Vaticano Secondo, e in particolare all'Enciclica Populorum Progressio di Papa Paolo VI (1967), venne messa in luce l’opzione privilegiata verso i poveri e la spinta di portare un aiuto concreto alle popolazioni bisognose:«Lo sviluppo dei popoli, in modo particolare di quelli che lottano per liberarsi dal giogo della fame, della miseria, delle malattie endemiche, dell'ignoranza; che cercano una partecipazione più larga ai frutti della civiltà, una più attiva valorizzazione delle loro qualità umane; che si muovono con decisione verso la meta di un loro pieno rigoglio, è oggetto di attenta osservazione da parte della Chiesa» (Incipit dell'enciclica Populorum Progressio). Il fondatore dell’Operazione Mato Grosso è stato don Ugo De Censi, salesiano valtellinese, che operava nella Casa Salesiana di Arese, vicino a Milano, dove si gestiva un riformatorio per ragazzi con situazioni familiari molto difficili e complesse.  Don Ugo, che aveva anche la responsabilità degli Oratori della Lombardia e della Emilia e Romagna, visse ad Arese per quasi venti anni. Nel 1965 partecipò a Roma al XIX Capitolo Generale dei Salesiani dove incontrò Padre Pedro Melesi inviato come rappresentante dei Salesiani dell’America Latina. Padre Pedro era missionario a Poxoreo, in Brasile, precisamente nello stato del Mato Grosso.  Don Ugo fu colpito dalla sofferenza e dalla miseria che Padre Pedro gli raccontò sul Brasile e perciò gli promise di aiutarlo. Padre Pedro, che era rientrato in Italia dopo anni di missione all’estero, fu invitato a soggiornare durante l’estate alla Casa Salesiana di montagna a Ponte in Val Formazza.  

Lì parlò con i giovani, che erano ospiti, e li informò delle condizioni di estrema povertà che aveva riscontrato in quei paesi in cui non c’era la possibilità di disporre di cure mediche, non esistevano spazi in cui i bambini potessero giocare e mancava la Scuola e ogni forma di educazione civile e sociale. I racconti di Padre Pedro infiammarono subito gli animi e il senso di avventura di questi ragazzi difficili che vollero subito aiutare concretamente queste popolazioni in stato di degrado, decidendo di partire loro stessi per la Missione. Durante l’inverno, dopo l’incontro con il missionario, Don Ugo, insieme ad altri due salesiani e ai ragazzi raccolsero fondi e persone per andare, nell’estate successiva, a portare un po’ di aiuto a Padre Pedro nella sua Missione in Brasile.  Organizzarono raccolte di carta, stracci e ferro in vari paesi e quartieri delle città, per ricavare i soldi necessari alla Missione. Nell’estate del 1967 ci fu la prima spedizione concretizzata con la costruzione di un centro giovanile e sala medica a Poxoreo: nacque così l’Operazione Mato Grosso. Salparono dal porto di Genova verso le terre che necessitavano di aiuto giovani con competenze lavorative specifiche e tanta voglia di fare. Con questa prima spedizione, della durata di 4 mesi e con le altre che seguirono, si incominciò a costruire scuole, ambulatori sanitari, centri ricreativi per bambini e ragazzi in condizioni di difficoltà. Questi giovani volenterosi, una volta rientrati in Italia, davano vita a ulteriori nuovi gruppi di ragazzi che, a loro volta, iniziavano delle raccolte di fondi attraverso iniziative tra le più disparate.  Altri missionari invitarono i giovani dell’O.M.G.:  così nel 1968 nuovi ragazzi partirono per l’Ecuador e nel 1969 per la Bolivia. L’O.M.G.  è infatti un movimento di giovani e adulti che, attraverso il lavoro gratuito a favore dei più poveri, riscoprono i valori fondamentali per la loro vita: il lavoro gratuito per gli ultimi, lo spirito di gruppo, la coerenza tra le parole e la vita. In questa “definizione” di poche righe si concentra la storia dei protagonisti di questa avventura: PER I POVERI - CON I GIOVANI. “Io nel 1973 – prosegue Maddalena - ho preso parte a una missione in Bolivia sull’altipiano a 4.000 m,  per la progettazione e realizzazione di un ospedale; dopo parecchi anni da quel viaggio, sono tornata nel paese e ho visto con soddisfazione che l’ospedale funzionava. Tutto questo è stato possibile grazie al lavoro di altri ragazzi che, dalle fondamenta che avevamo gettato noi all’epoca, hanno ultimato la costruzione, che per quella gente rappresenta la salvezza. Nel caso specifico si tratta di una costruzione materiale, ma in generale è una costruzione di principi, valori e insegnamenti che si rinnovano e si rendono più forti nel tempo; tutto continua, anche l’entusiasmo e lo spirito di avventura. Alcuni ragazzi che partirono per la prima volta per le missioni per un periodo di  sei mesi, spesso decisero di ritornare e di vivere nei paesi dell’America Latina portando la famiglia, creando così dei legami forti e speciali con le popolazioni indigene e  continuando un’opera di aiuto permanente. Anche uno dei miei figli ha fatto con la moglie questa scelta e vive ormai da dieci anni in Perù con quattro bambini”.

Giulia Bevilacqua, volontaria e sostenitrice dell’Operazione Mato Grosso, informa del Taller di Lucma facendo sapere che: “Lucma è un paesino a 2700 metri di altezza che si trova nella valle di Vilcabamba, a sud del Perù. Dal 2019 a Lucma si è aperto il "Taller", una scuola superiore per ragazzi molto poveri; li abbiamo scelti andando nei paesini più alti e sperduti delle montagne e nella profonda selva dove ancora vivono famiglie di indigeni. Le famiglie ci hanno chiesto di accogliere i loro bimbi, perché le scuole secondarie non sono presenti in molti paesini e i loro figli dovrebbero camminare ore ed ore per raggiungerli. Il Taller è una scuola totalmente gratuita dove i ragazzi studiano le stesse materie dei loro coetanei, ma fanno anche molte ore pratiche di falegnameria per poter imparare il mestiere del falegname. I ragazzi vivono tutta la settimana nella nostra casa, hanno degli educatori che stanno sempre con loro e la giornata è ben scandita affinchè non si perda tempo e possano imparare l'importanza dell'impegno quotidiano e di orari precisi da rispettare. Molti degli alunni arrivano da noi che non parlano bene lo spagnolo, ma sono cresciuti parlando prevalentemente il Quechua, loro dialetto, pertanto appena arrivati devono prendere dimestichezza con la lingua, con i compagni e imparare a socializzare. Molti arrivano da famiglie distrutte, da papà violenti e alcolizzati, altri sono orfani di padre o madre. Diventano così per noi figli cari, di cui abbiamo il sogno di cambiare un po' la vita, insegnandogli un bel mestiere ed educandoli ad essere buoni e rispettosi con gli altri. Questi ragazzini non sono abituati ad avere qualcuno che si preoccupa per loro sia a livello scolastico, sia alimentare e sanitario ed anche ad avere un supporto emotivo in una tappa della vita in cui vivono molti cambiamenti adolescenziali. Così si crea qualcosa che va oltre la scuola: un luogo dove crescere, dove essere FAMIGLIA E SENTIRSI AMATI, un luogo importante per poter diventare uomini giusti e rispettosi”.

 

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