Incertezza, mancanza di fiducia e la sensazione di sentirsi inadeguati nei contesti lavorativi e sociali: sono questi gli aspetti distintivi della vita dell’uomo contemporaneo emersi durante il convegno “La Cultura dei rischi tra scelte individuali e relazioni sociali”. Ieri presso l’Auditorium del Monastero dei Benedettini di Catania si è tenuto il primo incontro organizzato dal “Centro di documentazione, ricerca e studi sulla cultura dei rischi” presieduto dall’economista Antonio Pogliese: «Oggi viviamo in quella che viene definita società dei rischi, i contributi degli autorevoli relatori ci hanno restituito la misura del fenomeno che intendiamo studiare e comprendere, con l’obiettivo di avviare un percorso di divulgazione della cultura del rischio che ancora oggi risulta insufficiente, soprattutto nel nostro contesto territoriale. In questo primo appuntamento abbiamo cercato di tracciare il quadro generale partendo dalle riflessioni sulla tematica proprie delle discipline umanistiche, ne seguiranno altri con focus specifici sul rischio d’impresa, sulle catastrofi naturali, sui rischi di natura sanitaria, bancaria e finanziaria passando per il ruolo delle compagnie assicurative».
Il rettore dell’Università di Catania e presidente onorario del Centro Studi Giacomo Pignataro, durante i lavori - moderati dal giornalista de “La Sicilia” Vittorio Romano - ha sottolineato come «sia di primaria importanza oggi recuperare l’etica della responsabilità nell’ottica di fornire adeguate risposte agli individui, alle imprese e a tutti gli attori sociali che sono stretti nella morsa tra la libera scelta e i rischi che ne conseguono. Si tratta di una vera e propria sfida culturale – ha concluso il Magnifico – partendo da questa constatazione bisogna affrontare il problema di chi, con ruoli differenti, si deve far carico di gestire i rischi insiti della società contemporanea». «Il punto di forza del Centro – hanno poi sottolineato i presidenti degli Ordine degli Ingegneri e degli Architetti, rispettivamente Santi Maria Cascone e Giuseppe Scannella – risiede nell’interdisciplinarietà che consente di declinare il rischio su più fronti. Apporteremo il nostro know-how, ma ci aspettiamo anche di ricevere preziosi contributi dagli esperti che fanno parte del Comitato Scientifico, perché è sulla conoscenza dei bisogni degli altri e sulla capacità di interpretarli, che si fonda il nostro lavoro».
Tra gli interventi anche quello del presidente dell’Ordine dei Medici Massimo Buscema e del Consiglio Nazionale Ordine Psicologi Fulvio Giardina, a cui si è aggiunto il saluto dell’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Catania Luigi Bosco. «Sensibilizzare e diffondere la cultura dei rischi – ha continua Pogliese – rappresenta il nostro principale obiettivo, anche i grandi pensatori greci come Platone e Aristotele si sono occupati del rischio, un tema che oggi rappresenta uno dei punti cardine dell’esistenzialismo contemporaneo. Vogliamo affidare l’approfondimento della tematica ai diversi saperi e alle diverse funzioni per creare un innovativo modello di governance a supporto del sistema economico e dello sviluppo».
Gli interventi programmati del convegno sono stati poi affidati a: Giancarlo Magnano di San Lio, direttore Dipartimento di Scienze Umanistiche (Unict) che si è soffermato sull’evoluzione del concetto di rischio nel pensiero occidentale; Santo di Nuovo, direttore Dipartimento di Scienze della Formazione (Unict), il quale ha esposto le principali fonti di stress e frustrazione tipiche della realtà lavorativa odierna; Orazio Licciardello, ordinario di Psicologia sociale nell’Ateneo catanese e vicepresidente del Centro studi sui rischi, che ha affrontato il tema della fiducia nell’ambito delle relazioni sociali; Carlo Pennisi, ordinario di Sociologia del Diritto (Unict) che ha fatto emergere come l’incertezza delle nostre azioni a volte sia condizionata dalle aspettative che gli altri ripongono in noi stessi; e infine di Leone Calambrogio, docente di Esegesi biblica presso l’Istituto superiore di Scienze religiose “San Luca” di Catania, che ha trattato il rapporto tra il rischio e la condizione esistenziale dell’uomo in ambito religioso. È seguito un nutrito dibattito a cui hanno preso parte il dott. Giaimo, l’ avv. Giampiero Torrisi e la ricercatrice Teresa Graziano.