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Lunedì, 13 Maggio 2024

Caos migranti a Ceuta, enclave spagnola in Marocco

Caos migranti a Ceuta, enclave spagnola in Marocco, per l'arrivo in massa di almeno 8.000 persone - tra cui adolescenti, donne e bambini - in meno di due giorni: la Spagna ha schierato l'esercito e ne ha già rimandato indietro la metà. Migranti come arma. Lo avevamo già visto nelle complicate relazioni fra Turchia e Grecia,. Accade, ora, fra Marocco e Spagna a Ceuta, con Rabat che leva il tappo e muove 8mila persone

La Spagna si è fatta cogliere alla sprovvista, Madrid è stata sorpresa nel versante che riteneva fino a questo momento più sicuro. La questione immigrazione si sta facendo, ora dopo ora, sempre più critica per le autorità del Paese iberico. Fino alla scorsa settimana erano i barconi approdati alle Canarie ad essere visti come principale problema, da lunedì invece è partito un vero e proprio assedio all’enclave di Ceuta. Si tratta di una delle due città spagnole, assieme a Melilla, in territorio marocchino. Una porta d'accesso terrestre all'Ue oramai da anni abituata a convivere con il fenomeno migratorio. Ma che da qualche mese appariva molto più tranquilla e che mai ha assistito a un'escalation come quella documentata nelle ultime 48 ore.

In poco meno di 48 ore nella città di Ceuta sono stati più di 8.000 i migranti che sono riusciti ad oltrepassare il confine. Si tratta di una frontiera terrestre tra Africa e Ue: Ceuta è infatti un enclave spagnola in territorio marocchino.

I migranti che scavalcano le recinzioni oppure aggirano via mare il confine, approdano a tutti gli effetti in territorio comunitario. Da mesi la situazione risultava tranquilla. Questo sia per il rafforzamento delle frontiere e sia perché la Spagna ha sempre attuato misure dure per prevenire l'immigrazione. Madrid ad esempio ha fatto più volte ricorso ai respingimenti, forte anche di una sentenza del tribunale di Strasburgo che nel settembre 2020 ha legittimato la polizia spagnola ad intervenire con questa misura.

La crisi di Ceuta non ha precedenti. Mai prima d'ora la Spagna aveva dovuto gestire un così alto numero di migranti arrivati tutti insieme in un territorio che non supera gli 85.000 abitanti dopo aver superato irregolarmente un confine di solito blindato soprattutto dal lato marocchino.

Ma a partire dalla notte tra sabato e domenica le guardie di frontiera di Rabat hanno smesso di pattugliare. E così sempre più persone sono riuscite a superare le barriere che dividono le spiagge di Ceuta da quelle marocchine. Lo hanno fatto in tutti i modi possibili: a nuoto, in canotto o arrampicandosi sulle scogliere che segnano il confine tra i due Paesi. Un giovane è morto prima di riuscire ad arrivare in territorio spagnolo.

Madrid ha risposto con un piano di emergenza: militari schierati nei punti critici, 200 tra poliziotti e agenti della Guardia Civil mandati in rinforzo ed espulsioni immediate. Circa la metà dei migranti in arrivo è già stata rimandata indietro, ha annunciato il governo spagnolo. "È una grave crisi per la Spagna e per l'Europa", ha dichiarato il premier Pedro Sánchez prima di volare personalmente a Ceuta per una visita d'urgenza insieme al ministro dell'Interno Fernando Grande-Marlaska, assicurando che il Paese avrebbe agito "con fermezza di fronte a qualsiasi sfida e circostanza".

L'atteggiamento delle autorità marocchine in realtà non ha colto tutti di sorpresa in Spagna: c'è chi sospetta che si tratti di una ritorsione di Rabat per la decisione di Madrid di consentire il ricovero in un ospedale iberico di Brahim Ghali, leader del Fronte Polisario, il movimento per l'indipendenza del Sahara Occidentale considerato nemico dal Marocco. Ufficialmente il governo Sánchez smentisce legami tra i fatti di Ceuta e il ricovero di Ghali. Ma la risposta marocchina è arrivata dall ambasciatrice di Rabat a Madrid, Karima Benyaich: "Ci sono atti che comportano delle conseguenze e bisogna accettarle", ha annunciato all'agenzia di stampa Europa Press prima di essere ricevuta a colloquio dalla ministra degli Esteri spagnola, Arancha González Laya. Poco dopo, l'ambasciatrice è stata richiamata in patria per consultazioni.

Il governo spagnolo di centrosinistra sta quindi provando ad evitare nuove ondate di migranti. E adesso c'è chi si chiede se è possibile attuare le stesse strategie anche in Italia: “La Spagna (con un governo di sinistra) schiera l'Esercito ai confini per bloccare gli ingressi illegali. Aspettiamo notizie dal Viminale”, ha scritto Matteo Salvini su Twitter nelle scorse ore.

Il segretario del carroccio già da giorni incalza il governo. Il primo maggio ha infatti scritto una lettera al presidente del consiglio Mario Draghi dove è stata ribadita la necessità di intervenire sul fronte immigrazione. In altre occasioni, come nei momenti immediatamente successivi alla sentenza che ha decretato la sua archiviazione nell'ambito del caso Gregoretti, ha rivendicato il suo operato quando era seduto al Viminale: “Gli sbarchi erano diminuiti – si legge in una delle sue dichiarazioni – Volere è potere”.

Da Bruxelles sono stati diversi gli interventi sulla crisi migratoria in corso. "L'Ue è solidale con Ceuta e la Spagna. Abbiamo bisogno di soluzioni europee comuni per gestire le migrazioni. Possiamo raggiungere questo obiettivo se raggiungiamo un accordo sul nuovo Patto sulla migrazione", ha scritto su Twitter la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

L'Europa non "si lascerà intimidire da nessuno" sul tema migranti. Lo ha detto il vice presidente della Commissione europea Margaritis Schinas intervistato dalla radio spagnola riferendosi alla vicenda di Ceuta. "L'Europa non sarà vittima di tattiche", ha aggiunto.

Come sottolinea il giornale, Il caso spagnolo potrebbe rappresentare un precedente, almeno secondo Salvini e buona parte del centrodestra: se a Madrid il governo socialista ha usato l'esercito, è l'idea che sta rimbalzando nelle stanze degli esponenti del carroccio, allora anche il governo Draghi può fare lo stesso.

Ad intervenire nel centrodestra scrive il giornale, è stata anche la capogruppo di Forza Italia al Senato, Anna Maria Bernini: "La Sea Eye 4, nave tedesca, si sta dirigendo verso acque italiane con a bordo oltre 400 migranti soccorsi al largo della Libia, dopo che la richiesta di porto sicuro è stata respinta da Malta - si legge in una nota - La Commissione europea secondo il giornale,chiede ai Paesi membri di aiutare l'Italia con i ricollocamenti, ma la solidarietà sarà come sempre del tutto irrisoria. Salvare vite è un dovere inderogabile, ma il diritto del mare non può valere sempre e solo per noi. Dopo le migliaia di ingressi di ieri, il governo socialista spagnolo ha schierato l'esercito a Ceuta per respingere i migranti irregolari e ha già iniziato i rimpatri in Marocco con l’assenso dell'Europa e il silenzio della sinistra italiana. Ciò che vale per la Spagna deve valere anche per noi: non è con l’accoglienza indiscriminata che si ferma il traffico di esseri umani: bisogna fermare le partenze, dal Marocco come dalla Libia e dalla Tunisia".

Intanto sono già 4.800 i migranti già rimandati in Marocco dall'enclave spagnola di Ceuta dei circa 8.000 che sono riusciti a entrare irregolarmente tra lunedì e martedì. Dopo due giorni di estrema tensione sulla frontiera tra il Marocco e l'enclave spagnola di Ceuta, la situazione ora appare più tranquilla: la polizia marocchina ha intensificato nelle ultime ore le operazioni di contenimento dei tentativi di entrata in territorio spagnolo da parte di migranti. Molti però sembrano ancora disposti a provarci, secondo i racconti dal posto.

L'Europa, in tutto questo, ha indubbiamente mostrato il suo lato peggiore. Prima ha lasciato i Paesi balcanici, dalla Grecia all'Ungheria, in balia del fiume umano proveniente dal Medio Oriente e con la condanna a qualsiasi forma di muro. Poi, una volta che quel milione di profughi arrivò in Germania, a Bruxelles si accorsero del problema chiedendo l'aiuto della Turchia. Erdogan, leader criticato continuamente dai suoi omologhi europei ed escluso dal consesso Ue, si è così visto arrivare gli europei con miliardi in tasca e un disperato bisogno di aiuto, rendendo il suo impegno militare in Siria e l'arrivo dei profughi un'assicurazione sui rapporti con con il Vecchio Continente ma anche la Turchia possedere sul proprio suolo centinaia di migliaia di persone, sia come sforzo economico che come rischio sociale, rendendo tra l'altro la vita di queste milioni di persone un problema e un’arma a seconda dei punti di vista.  

 

Fonti : il giornale / ansa 

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