Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha accettato la proposta degli Stati Uniti di fermare temporaneamente le operazioni militari nel nordest della Siria, per dare il tempo ai combattenti curdi di lasciare le aree di confine con la Turchia. L’annuncio è stato fatto dopo ore di colloqui tra rappresentanti turchi e due importanti funzionari dell’amministrazione statunitense di Donald Trump, ha scritto il New York Times, lo stesso giorno in cui Erdoğan aveva incontrato il vicepresidente americano Mike Pence ad Ankara. La tregua, ha detto Pence, durerà cinque giorni. In cambio gli Stati Uniti non imporranno nuove sanzioni alla Turchia, come avevano minacciato di fare nei giorni scorsi, e rimuoveranno le sanzioni economiche che erano già state approvate la scorsa settimana.
Secondo i piani turchi, i combattenti curdi, membri delle YPG (Unità di protezione popolare), dovrebbero lasciare nel giro di 120 ore la cosiddetta “safe zone”, la “zona di sicurezza”, che secondo il governo turco percorre tutto il confine tra Turchia e Siria a est del fiume Eufrate e si estende per circa 30 chilometri a sud della frontiera. La fine della tregua accettata dalla Turchia coincide con l’incontro tra Erdoğan e il presidente russo Vladimir Putin a Sochi, in Russia, fissato proprio per discutere della situazione in Siria.
"Non fare il duro" o "non fare lo scemo", "lavoriamo a un buon accordo. Tu non vuoi essere responsabile del massacro di migliaia di persone, e io non voglio essere il responsabile della distruzione dell'economia turca", ha scritto Donald Trump al presidente Recep Tayyip Erdogan in una lettera datata 9 ottobre. La lettera è stata "gettata nella spazzatura" dal presidente turco.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha avuto un colloquio telefonico con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Nel corso della conversazione durata oltre un'ora, a quanto sia apprende da fonti di palazzo Chigi, Conte ha ribadito che l'Italia ritiene inaccettabile l'azione militare avviata in Siria. Durante il colloquio "non sono mancati momenti di forte tensione a fronte del fermo e reiterato invito del presidente Conte ad interrompere questa iniziativa militare, che ha effetti negativi sulla popolazione civile". Conte ha chiesto a Erdogan di ritirare le truppe.
Intanto, crescono di intensità la accuse dei curdi alla Turchia di usare le armi chimiche: secondo le autorità curdo-siriane le forze turche avrebbero usato "fosforo bianco e napalm" dopo aver riscontrato un'inaspettata resistenza curda, in particolare nella città di Ras al Ayn. In un ospedale sarebbero ricoverati alcuni bambini con gravi ferite da ustioni. Non è possibile verificare in modo indipendente l'autenticità delle immagini. Ankara respinge le accuse dei curdi siriani: "Tutti sanno che l'esercito turco non ha armi chimiche. Alcune informazioni ci indicano che" le milizie curde dello "Ypg usano armi chimiche per poi accusare la Turchia", ha detto il ministro della Difesa.
L'esercito turco e le milizie siriane sue alleate hanno compiuto "crimini di guerra" durante l'operazione militare contro i curdi nel nord-est della Siria, su cui ieri sera è stato raggiunto l'accordo con gli Usa per una tregua. Lo denuncia Amnesty International.
Amnesty accusa Ankara di "serie violazioni e crimini di guerra, omicidi sommari e attacchi illegali" e denuncia un "vergognoso disprezzo per la vita dei civili" nel corso dell'offensiva lanciata il 9 ottobre scorso. Tra i casi segnalati che anche la brutale esecuzione sommaria dell'attivista curda Hevrin Khalaf e della sua guardia del corpo da parte di milizie siriane addestrate e armate dalla Turchia.
La denuncia è stata elaborata sulla base dei racconti di 17 testimoni diretti, tra cui personale medico, giornalisti e sfollati, e di registrazioni video. "Le informazioni raccolte forniscono prove schiaccianti di attacchi indiscriminati in aree residenziali, compresi attacchi a una casa, un panificio e una scuola, condotti dalla Turchia e dai gruppi armati siriani suoi alleati", sostiene l'ong.
Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, le vittime civili sul fronte curdo sono state almeno 72.
Scontri sporadici e bombardamenti di artiglieria sono in corso lungo il confine nel nordest della Siria nell'area di Ras al-Ain, nonostante l'accordo sul cessate il fuoco annunciato ieri.
Turchia e Stati Uniti hanno infatti raggiunto un accordo per un cessate il fuoco in Siria di 120 ore in cui gli Usa favoriranno l'evacuazione dei combattenti curdi dalla zona di sicurezza concordata con Ankara. Lo ha detto il vicepresidente americano Mike Pence dopo l'incontro con Erdogan.
Sul tavolo c'è di più: l'inviato del presidente Trump annuncia che le sanzioni imposte dagli Usa alla Turchia per l'offensiva in Siria saranno tolte appena il cessate il fuoco diventerà permanente. E nell'attesa non ne verranno imposte delle altre.
Inoltre la Turchia otterrà una zona di sicurezza concordata con gli Usa di circa 32 km (20 miglia) oltre il suo confine con la Siria. La Turchia terminerà "totalmente" la sua offensiva militare in Siria solo dopo il ritiro dei combattenti curdi dalla zona di sicurezza di circa 30 km concordata con la Turchia. Ankara definisce l'accordo con gli Usa costituisce una "pausa" delle operazioni militari della Turchia in Siria, che si trasformerà in una fine definitiva dell'offensiva solo se i curdi si ritireranno interamente, come concordato. Secondo l'intesa,i combattenti curdi dell'Ypg dovranno lasciare la 'safe zone' della Turchia, essere disarmati e le loro strutture militari distrutte. Dopo l'annuncio dell'accordo la visita del presidente turco Recep Tayyip Erdogan il 13 novembre alla Casa Bianca su invito del presidente americano Donald Trump è confermata.
La tregua negoziata da Stati Uniti e Russia è stata vista da molti analisti come l’imposizione di una resa ai curdi: in altre parole, il governo di Donald Trump avrebbe negoziato un accordo che di fatto permetterebbe alla Turchia di raggiungere l’obiettivo della sua operazione militare – cacciare i curdi dalla “safe zone” – senza sparare altri colpi. Inoltre non è chiaro a nome di chi abbiano negoziato gli Stati Uniti, visto che la loro alleanza con i curdi siriani è terminata la scorsa settimana dopo l’annuncio del ritiro dei soldati americani dal nordest della Siria. Quella decisione di Trump era stata definita un “tradimento” verso i curdi, perché aveva dato il “via libera” alla Turchia per l’operazione militare contro di loro, che per anni avevano combattuto insieme agli americani contro l’ISIS.
Matt Bradley, giornalista di NBC News esperto di Medio Oriente, ha scritto: «Questa non sembra per niente una tregua. Sembra che gli Stati Uniti stiano imponendo una resa ai curdi e stiano dando a Erdoğan e alla Turchia esattamente quello che volevano quando hanno invaso la Siria». In un tweet successivo, Bradley ha aggiunto che la tregua negoziata dagli Stati Uniti «è il secondo grande tradimento verso i curdi in Siria».