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Terremoto, si continua a scavare tra le macerie

I Vigili del Fuoco, al momento, hanno estratto vive dalle macerie del sisma 215 persone. Nell'area del terremoto sono presenti con 2.027 uomini e 400 mezzi che "possono aumentare in qualsiasi momento se necessario". Lo ha indicato il prefetto Bruno Frattasi, capo del Dipartimento dei Vigili del Fuoco, nel corso dell'ultimo briefing della Protezione Civile. Nel dettaglio, nell'area del reatino "ci sono stati 200 salvataggi, e sono al momento impiegati 639 uomini e 270 mezzi"; nell'area delle Marche "15 salvataggi", con 388 uomini in campo".

 

Una persona in buona salute può resistere anche una settimana sotto le macerie, se non ha traumi gravi e può respirare afferma Mario Costa, past president della Società Sistema 118 alle agenzie stampa. "La possibilità di sopravvivenza dipende da diversi fattori - precisa Costa -, innanzitutto dall'età e dalla condizione fisica, poi dalla presenza di fratture o traumi gravi o altre condizioni che richiedono un intervento medico. 

In generale si può dire che una persona può resistere anche una settimana, a patto che possa respirare, tempo che aumenta se ad esempio ha la possibilità di bere, che è la cosa più importante, o mangiare".

Il pericolo maggiore, afferma Costa, viene da ferite o fratture gravi, o dalla cosiddetta 'sindrome da schiacciamento', che si ha quando parti del corpo sono compresse dalle macerie.

"Queste sono condizioni che ovviamente diminuiscono molto la resistenza". 

Intanto e“Iniziato il coordinamento tra il Consiglio Nazionale e gli Ordini Regionali delle Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo e Molise, per verificare la disponibilità immediata di intervento da parte dei geologi più vicini all’area epicentrale e professionalmente preparati ad operare in emergenza sismica, qualora pervenisse una richiesta di attivazione”. Lo ha dichiarato al Corriere del Sud Adriana Cavaglia’ Coordinatrice della Commissione Protezione Civile del Consiglio Nazionale dei Geologi.

“I geologi esprimono pieno cordoglio alle famiglie , alle popolazioni drammaticamente colpite – ha proseguito Cavaglia’ – e sono pronti ad intervenire a supporto della Protezione Civile e delle Strutture regionali, per offrire il proprio contributo in attività tecniche nei luoghi colpiti dal sisma che ha interessato l’Appennino Centrale.

Nel giro di poche ore, il numero di geologi ha superato le 60 unità.

Il nostro intervento, consiste nella verifica di una eventuale permanenza del rischio indotto dal sisma, ovvero il rischio residuo connesso principalmente a frane, fratturazioni superficiali ed eventuali altri effetti indotti dal terremoto e dalle scosse successive.

Oltre alle Regioni direttamente interessate dal sisma, c’è stata una grande solidarietà da parte dei geologi che sono pronti ad intervenire, qualora venisse richiesto il loro contributo, da qualsiasi parte d’Italia”. 

“Noi geologi da anni diciamo che in Italia siamo ben lontani da una cultura di prevenzione. Innanzitutto sarebbe necessaria una normativa più confacente alla situazione del territorio italiano. Noi – ha dichiarato al Corriere del Sud Francesco Peduto , Presidente del Consiglio Nazionale Geologi  -  proponiamo un fascicolo del fabbricato con una classificazione sismica degli edifici. Fondamentale anche un piano del Governo per mettere in sicurezza tutti gli edifici pubblici

“Perché cresca la coscienza civica dei cittadini nell’ambito della prevenzione sismica bisognerebbe cominciare a fare anche una seria opera di educazione scolastica – ha concluso il Presidente -  che renda la popolazione piu’ cosciente dei rischi che pervadono il territorio che abitano . Non dimentichiamo che, secondo alcuni studi, una percentuale tra il 20 e il 50% dei decessi, in questi casi, è causata da comportamenti sbagliati dei cittadini durante l’evento sismico”

“Abbiamo comunicato alla Protezione Civile  Nazionale la messa a disposizione dei Geologi italiani per il terremoto dell’Italia Centrale.

Comunichiamo che sono già allertati e pronti ad intervenire sui luoghi colpiti dal sisma i primi 30 geologi con abilitazione di 1° e 2° livello, per fornire un supporto tecnico al DPC ed ai Servizi Regionali di protezione civile, qualora dovesse essere richiesto il nostro intervento. 

Altri geologi stanno offrendo disponibilità anche da Regioni limitrofe”. Lo ha annunciato poco fa al Corriere del Sud Francesco Peduto Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi .  

“In Italia almeno 24 milioni di persone vivono in zone ad elevato rischio sismico . La zona dell’Italia centrale colpita è riconosciuta come ad alto rischio sismico  del resto come la quasi totalità della catena appenninica – ha proseguito Peduto - da nord a sud. Questa notte si è mossa una faglia appenninica di tipo distensivo. Ma l’Italia intera - come è noto - è ad alto rischio, proprio perché è un paese geologicamente giovane e di frontiera”.

“In generale il rischio è più spinto lungo l’Appennino e poi meno eclatante man mano che ci si allontana da esso. Ma non ci sono territori totalmente esenti.

Noi geologi da anni diciamo che in Italia siamo ben lontani da una cultura di prevenzione. Innanzitutto sarebbe necessaria una normativa più confacente alla situazione del territorio italiano. Noi – ha concluso Peduto al Corriere del Sud -  proponiamo un fascicolo del fabbricato con una classificazione sismica degli edifici. Fondamentale anche un piano del Governo per mettere in sicurezza tutti gli edifici pubblici.

“Perché cresca la coscienza civica dei cittadini nell’ambito della prevenzione sismica bisognerebbe cominciare a fare anche una seria opera di educazione scolastica – ha concluso il Presidente -  che renda la popolazione piu’ cosciente dei rischi che pervadono il territorio che abitano . Non dimentichiamo che, secondo alcuni studi, una percentuale tra il 20 e il 50% dei decessi, in questi casi, è causata da comportamenti sbagliati dei cittadini durante l’evento sismico ”.

Intanto durante la notte la terra ha continuato a tremare fra Lazio, Umbria e Marche, con un centinaio di repliche a partire dalla mezzanotte, che portano il numero complessivo a più di 470, secondo un'evoluzione che rientra nella norma.

Forte scossa verso le 14.37 ad Amatrice. Ci sono stati nuovi crolli. Paura tra la gente e tra i soccorritori.

Ed è salito a 247 morti il bilancio provvisorio dei morti del devastante terremoto di magnitudo 6 che ha colpito ieri le province di Rieti e Ascoli. In particolare si contano 190 morti nel Reatino e 46 nell'Ascolano, secondo gli ultimi dati di prefetture e Protezione civile. I feriti ricoverati in ospedale sono 264. Tanti ancora i dispersi. Gli sfollati sono 2.500. Dalla prima scosse di magnitudo 6.0 che alle 3.36 di mercoledì ha devastato il centro Italia, la terra nella zona dell'epicentro ha tremato oltre 460 volte.

Operata nella notte una bimba di 10 anni salvata ieri sera dalle macerie: sta bene. Segnalati i primi casi di sciacallaggio, mentre gli sfollati si organizzano per cercare di recuperare dalle abitazioni danneggiate vestiti, medicinali e documenti. Ancora scosse intanto nella notte, dopo le oltre 300 di ieri, la più forte di magnitudo 4.6 alle 5:17 con epicentro tra Accumoli ed Arquata del Tronto.

Secondo l'ultimo bollettino dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), nelle 30 ore successive alla scossa principale sono stati localizzati 85 eventi sismici di magnitudo compresa tra 3 e 4, otto terremoti di magnitudo compresa tra 4 e 5 ed uno di magnitudo maggiore di 5, quello avvenuto nella zona di Norcia (Pg) con magnitudo 5.4 alle ore 4:33. I più forti terremoti di questa notte sono quelli avvenuti alle ore 1:22 (magnitudo 3.8), alle 5:17 magnitudo 4.5 e alle 6:51 magnitudo 3.9.

"Finora le repliche si stanno susseguendo in modo coerente con quanto prevedono i modelli teorici, ossia secondo il processo che ci si aspetta immediatamente dopo una scossa principale, ma non sappiamo se potranno avvenire scosse più forti", ha detto il sismologo Massimo Cocco, dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).

Oltre la metà delle scosse avvenute nella notte hanno colpito la zona di Rieti, con una cinquantina di terremoti di magnitudo compresa fra 2 e 3. La replica più forte, di magnitudo 4.5, è arrivata alle 5:17 e ha colpito il reatino. Anche questa volta la zona più colpita è stata quella in cui è avvenuta la scossa principale, ossia quella compresa tra Accumuli (Rieti) e Arquata del Tronto (Ascoli Piceno). Due le scosse di magnitudo compresa fra 3 e 4: la prima, di magnitudo 3.8, è avvenuta alle 1:22 nel reatino e due minuti più tardi la seconda, di magnitudo 3.4, ha colpito la zona di Ascoli Piceno.

"Al momento - ha osservato il sismologo - la situazione si sta evolvendo in modo tale da indicare che la porzione di crosta terrestre più interessata è quella compresa fra Amatrice a Sud e Norcia a Nord".

Il terremoto di magnitudo 6 che ha colpito Rieti "è circa 2-3 volte inferiore, in termini di energia liberata, a quello che ha colpito L'Aquila nel 2009, che era di magnitudo compresa tra 6.2 e 6.3" ha detto all'Ansa il sismologo Alessandro Amato, dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). Gli esperti sono cauti nel fare confronti perché bisogna valutare bene tutti i dati ma si può dire che l'altra grande differenza con L'Aquila è che: "in quel caso il terremoto è avvenuto sotto una città di 70.000 abitanti, oggi è avvenuto in una zona un po' meno abitata". 

Una somiglianza invece riguarda il meccanismo alla base dei due eventi: "entrambi i terremoti - ha spiegato l'esperto - sono stati causati dall'estensione dell'Appenino da Est verso Ovest. Il meccanismo è lo stesso anche alla base del terremoto che ha colpito Umbria e Marche nel 1997". Inoltre, ha aggiunto Amato, sia il terremoto di oggi, sia quello che ha colpito L'Aquila nel 2009 "sono entrambi molto superficiali, avvenuti a circa 7-8 chilometri di profondità".

"Un terremoto di magnitudo 6.0 si porta dietro una coda di repliche che saranno sicuramente numerose e tenderanno a diminuire di magnitudo però non si può escludere che ci possano essere scosse paragonabili a quella principale". E' quanto afferma Andrea Tertulliani, sismologo dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, commentando il sisma che ha colpito il centro Italia alle prime ore del mattino. "Ogni sequenza ha un suo comportamento particolare - aggiunge - però non possiamo escludere che finisca qui oppure che continui in altro modo. Dobbiamo solo monitorare l'andamento e i dati".

Secondo il sismologo dell'Ingv le analogie con il sisma dell'Aquila nel 2009 riguardano la zona in cui è avvenuto che "è abbastanza vicina all'Aquila anche se in questo caso la magnitudo è più contenuta e, dal punto di vista sismo-tettonico. La fascia appenninica che va dall'Umbria, Marche meridionali e Abruzzo è sede di una sismicità frequente e spesso molto forte".

"Si tratta certamente di un sisma di magnitudo importante che ha colpito una zona molto estesa dell'Italia appenninica centrale, ricca di centri storici e di località minori", afferma Paolo Messina, direttore dell'Istituto di geologia ambientale e geoingegneria (Igag) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr).

"Non dobbiamo stabilire - ha aggiunto - un nesso diretto con le scosse avvertite in Sicilia. È purtroppo possibile che si verifichino altre scosse, speriamo di magnitudo inferiore. In questa situazione l'unica cosa da fare è seguire le indicazioni di protezione civile e sindaci".

La Procura di Rieti ha aperto un'inchiesta per disastro colposo a seguito del sisma che ha devastato alcune aree del Reatino e dell'Ascolano. L'indagine è coordinata dal procuratore capo Giusppe Saieva, affiancato dai pm Cristina Cambi, Lorenzo Francia e Rocco Gustavo Maruotti. L'apertura del fascicolo, spiega all'Adnkronos il procuratore capo di Rieti Giuseppe Saieva, "era indispensabile dovendo provvedere all'identificazione delle salme e al rilascio dei nulla osta per i seppellimenti". Al momento, precisa il procuratore, "non sono stati eseguiti sequestri" e "chiaramente non è stato possibile ancora fare sopralluoghi perché in questo momento sarebbe difficile visto l'andirivieni di mezzi e soccorsi".

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