Un piano dettagliato per aggredire la crescente minaccia dello Stato islamico in Libia, insieme agli alleati Italia, Francia e Regno Unito.
Il Pentagono lo ha messo sul tavolo dello Studio Ovale presentando a Barack Obama una serie di opzioni a partire da quella che prevede un fuoco di fila di bombardamenti aerei. "L'obiettivo dei possibili raid - spiega il New York Times - sono campi di addestramento, centri di comando, depositi di munizioni e altri siti in cui si raggruppano i militanti dello Stato islamico". Nel mirino ci sono una quarantina di target dislocati in quattro aree diverse del Paese nordafricano
Matteo Renzi, per il momento, resta a guardare dalla finestra. "La formazione di un governo in Libia è una priorità per i popoli della Libia - ha spiegato il premier dopo il vertice con Francois Hollande a Venezia - nonostante le difficoltà che ancora oggi si sono manifestate, la comunità internazionale farà di tutto perchè il governo possa ottenere la fiducia e iniziare a lavorare il prima possibile a Tripoli.
I libici per primi devono sapere che il tempo a loro disposizione non è infinito". E, commentando gli ultimi sviluppi nel paese africano e i raid condotti dagli Stati Uniti, il premier invita ad avere "una visione di lungo periodo della Libia, che è il punto di approdo di molte tensioni in tutta l'Africa subsahariana
E questi sono i temi che hanno affrontato i due leader dopo il vertice a Venezia e riportano le agenzie stampa : In Libia bisogna "agire": la minaccia dell'Isis incombe, come hanno dimostrato anche gli attacchi di ieri al confine con la Tunisia, e bisogna evitare il "caos che alimenta solo il terrorismo. Deve agire l'Europa, devono agire i nostri paesi". Francois Hollande aspetta una domanda dei giornalisti, al termine della conferenza stampa con il premier Matteo Renzi per affrontare il dossier più spinoso.
Ma lascia capire, al di là delle parole, tutta l'urgenza e la determinazione nell'affrontare la questione e sottolinea che, forse, sulla Libia ci sono state "troppe aspettative e fatte poche pressioni". Perché se la linea rossa, anche per Parigi, rimane quella della formazione di un governo di unità nazionale che possa chiedere sostegno alla comunità internazionale, quell'esecutivo rimane ancora una chimera è di oggi l'ulteriore nulla di fatto al parlamento di Tobruk per il nuovo governo. Renzi lo ribadisce. E' nell'interesse di tutti, ma ancor prima del "popolo libico" la formazione del governo.
Quella che "ci aspettavamo, ci avevamo scommesso", dice ai giornalisti che gli chiedono un commento alla lettera Ue arrivata a 5 paesi tra cui anche Francia e Italia sugli "eccessivi squilibri". "Consideriamo un valore lo stimolo costante a fare sempre meglio in termine di riduzione del debito" ma il "lavoro che abbiamo fatto è straordinario" e "sono finiti i tempi in cui l'Italia doveva fare i compiti". Anche se - aggiunge - "c'è ancora molto da fare, tante riforme da portare avanti con determinazione". Renzi torna quindi anche a rilanciare il concetto di "flessibilità", che non è il contrario delle "regole ma il contrario della chiusura tecnocratica". E trova l'amico Francois a fargli da sponda nel sostenere un strategia pro-crescita e lavoro a Bruxelles.
I due non si sottraggono neanche a chi chiede loro come vedrebbero le integrazioni tra aziende, a cominciare dai rumors rimbalzati in giornata di un possibile avvicinamento Orange-Telecom Italia. "L'Italia è lieta di accogliere tutti gli imprenditori che vogliono investire nel futuro del paese, così come siamo orgogliosi dei nostri che vanno all'estero. E' finito il tempo degli amici degli amici, dei salotti buoni della finanza, si apre una pagina nuova, lasciamo che a parlare sia il mercato". "L'idea è avere campioni a livello europeo in particolari in settori del futuro come le rinnovabili, ma anche i settori navali, forse la difesa, e perché no le Tlc", gli fa eco Hollande lasciando aperta la porta.
Ma "i libici per primi devono sapere che il tempo a loro disposizione non è infinito". Il premier, nel giorno in cui il Nyt parla di piani del Pentagono per raid con target precisi in collaborazione con gli alleati europei, osserva: "Direi che più di scoop di giornali si parla di realtà. Non più tardi di 15 giorni fa c'è stato un intervento contro un gruppo di adepti di Daesh, vicini agli attentati del Bardo, di cui eravamo informati". Il premier parla di emergenza Libia ma anche di Tunisia, così come fa Hollande.
Entrambi non nascondo quanto anche l'unico esperimento riuscito della primavera araba sia "esposto" e rappresenti un'altra "priorità" assoluta. Ma la parola intervento non viene mai pronunciata. E la prudenza domina anche nelle dichiarazioni. Hollande fa le condoglianze all'Italia per i due tecnici della Bonatti.
E parla di "dramma" terrorismo, anche ricordando la strage di Parigi di novembre scorso che tiene banco in laguna. Il 33esimo vertice Italia-Francia è stato dedicato a Valeria Solesin, la ricercatrice veneziana uccisa al Bataclan. Renzi e Hollande ne parlano a lungo, annunciano la creazione di borse di studio congiunte e incontrano i genitori della ragazza, che insieme a quelli del suo fidanzato (che non ha voluto lasciare Parigi) li hanno raggiunti a Palazzo dei Dogi. La Libia, l'Isis, il terrorismo - come era atteso - hanno monopolizzato l'attenzione. Ma l'incontro di oggi è stato ricco anche di dossier bilaterali.
Con in cima all'agenda un protocollo, quello sulla Tav, che di fatto consente l'avvio dei lavori della Torino-Lione. Hollande scherza con Renzi: dopo 20 anni ci siamo riusciti anche se non so se "io vedrò l'inaugurazione, ma tu Matteo sì, sei più giovane di me...". E qualche battuta scivola anche quando il premier parla del vertice di ieri notte sui migranti a Bruxelles: "Lungo, è stato lungo, un po' troppo lungo...", dice prima di passare alla risposta successiva.
Intanto Un piano dettagliato per aggredire la crescente minaccia dell'Isis in Libia, insieme agli alleati Italia, Francia e Regno Unito: è quello che il Pentagono ha presentato alla Casa Bianca, mettendo sul tavolo dello Studio Ovale una serie di opzioni, a partire da quella che prevede un fuoco di fila di bombardamenti aerei. L'obiettivo dei possibili raid - spiega il New York Times - sono campi di addestramento, centri di comando, depositi di munizioni e altri siti in cui si raggruppano i militanti dello Stato islamico: fino a 30-40 'target' in quattro aree del Paese nordafricano, per aprire la strada alle milizie libiche sostenute dall'Occidente che dovranno combattere sul campo contro le forze jihadiste.
Il Nyt sottolinea come il nuovo dettagliato piano del Pentagono sia il frutto della presenza in Libia negli ultimi mesi di forze speciali americane, britanniche, francesi "e possibilmente anche italiane". Una presenza che ha permesso di raccogliere molte informazioni di intelligence e quindi di individuare con maggior precisione gli obiettivi da colpire. E che forse ha permesso anche di contattare e 'addestrare' alcune milizie libiche filo-ocidentali. Il generale David Rodriguez, comandante delle forze Usa in Africa, avverte comunque che per raggiungere una stabilita' di lungo termine in Libia ci vorranno almeno dieci anni. Intanto Francia ed Egitto hanno avviato la campagna di esercitazioni militari congiunte nel Mediterraneo con il supporto della portaerei Charles de Gaulle e sei navi d'appoggio. Le esercitazioni - denominate operazione 'Ramses 2016' - si svolgono al largo delle coste di Alessandria d'Egitto e nello spazio aereo controllato dal Cairo. Dureranno diversi giorni.
Sta ora a Barack Obama decidere quando dare il via libera al piano, messo a punto dal Pentagon's Africa Command e dal Joint Special Operations Command. Piano sottoposto al presidente americano dal segretario alla Difesa Ash Carter già qualche settimana fa. Ma al momento alla Casa Bianca sembra prevalere la prudenza, così come predica anche il Dipartimento di stato guidato da John Kerry.
Troppe ancora le incognite presenti per avviare un'offensiva militare con una potenza di fuoco cosi' massiccia. Innanzitutto una situazione della Libia che resta molto instabile, con l'impossibilita' finora di dare seguito concreto agli accordi sul nuovo governo di unita' nazionale. L'ultima battuta d'arresto nelle ultime ore, con il voto di fiducia sul nuovo esecutivo guidato dal premier designato Fayez al Sarraja saltato per la mancanza del numero legale al Parlamento di Tobruk. Anche Obama e' convinto che sia l'insediamento del governo di unita' nazionale il primo obiettivo da raggiungere, per far si' che il piano del Pentagono si riveli il piu' efficace possibile. Perche' un'offensiva dal cielo, se non coordinata in maniera adeguata, rischia di far saltare tutti gli sforzi delle Nazioni Unite per mettere insieme le varie fazioni libiche.
C'e' dunque un percorso diplomatico ancora da percorrere e da portare a termine. Nel frattempo gli Stati Uniti non intendono rinunciare alla forza quando, in base alla informazioni di intelligence raccolte, si valuti la presenza di una minaccia immediata per la sicurezza degli Stati Uniti o dei suoi alleati. Avanti, dunque, con i raid aerei mirati con droni e caccia militari, come quello di alcuni giorni fa sul campo di addestramento dell'Isis nell'area di Sabrata, nel quale e' rimasto ucciso Noureddine Chouchane, considerato la mente degli attacchi del museo del Bardo a Tunisi e della spiaggia di Sousse, sempre in Tunisia. O quello di novembre scorso che a Derna ha portato all'uccisione del leader dello stato islamico, Abu Nabil, il 'boia' dei copti egiziani sgozzati su una spiaggia.