Nel libro - si legge in un comunicato diffuso da Vespa in cui non si precisa il giorno dell'intervista al Cavaliere - si dice che non è stata presentata finora alcuna domanda di grazia da parte di Berlusconi, della sua famiglia e dei suoi avvocati. Napolitano, prosegue Vespa, ricevette riservatamente il 9 agosto Gianni Letta e Franco Coppi, difensore del Cavaliere, per un "sondaggio discreto" sulla possibilità della grazia. Essi interpretarono positivamente in questo senso un passaggio del messaggio di Napolitano del 13 agosto. Poi, scrive ancora Vespa, il capo dello Stato si sarebbe irrigidito per le dimissioni in massa dei parlamentari di Forza Italia (poi revocate) e da allora non si è più parlato di grazia.
La decisione è stata presa a maggioranza dalla conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama e verrà sottoposta a una votazione dell'Aula, dal momento che vi si oppone il Movimento 5 Stelle. Se il calendario verrà confermato, il voto sulla decadenza si terrà dopo il via libera alla legge di stabilità.
Il Pdl torna a mettere in discussione la validità del voto sulla decadenza di Berlusconi da parte della giunta del Senato. Perciò chiede e ottiene la convocazione del consiglio di presidenza per valutare la pregiudiziale, prima del voto dell'Aula. Al centro della contestazione del Pdl i tweet di Vito Crimi (M5S) durante la seduta della giunta. Maurizio Gasparri (Pdl), vicepresidente del Senato, spiega di aver sollevato stamani la questione della validità della decisione della giunta sulla decadenza di Silvio Berlusconi, sia nel consiglio di presidenza che era convocato per discutere del bilancio del Senato, sia nella conferenza dei capigruppo che si è svolta subito dopo. Il Pdl ritiene che i messaggi contro Berlusconi pubblicati dal senatore M5S Vito Crimi su Facebook e Twitter mentre era in corso la seduta della giunta, inficino la decisione dell'organo di Palazzo Madama che ha dato il via libera alla decadenza. E chiede perciò che prima che si tenga il voto in Aula, il consiglio di presidenza si pronunci sulla questione. Il presidente Pietro Grasso, riferisce ancora Gasparri, ha affermato che a suo avviso la pregiudiziale sollevata dal Pdl non sussiste, ma ha acconsentito a convocare il consiglio di presidenza per discuterne.
L' INDULTO - E' previsto dall' articolo 174 del codice penale e ''condona in tutto o in parte la pena inflitta, o la commuta in un'altra specie di pena stabilita dalla legge". Non estingue le pene accessorie, salvo che la legge disponga diversamente, e neppure gli altri effetti penali della condanna.
L' AMNISTIA - Prevista dall' art. 151 del codice penale, ''estingue il reato e, se vi è stata condanna, fa cessare l'esecuzione della condanna e le pene accessorie. Può dunque estinguere il reato mentre il procedimento penale è in corso (amnistia propria), oppure può intervenire dopo che è stata pronunciata una sentenza penale definitiva di condanna (amnistia impropria). Secondo l' ultimo comma dell' articolo 151, l'amnistia non si applica ai recidivi, ai delinquenti abituali, o professionali o per tendenza, salvo che la legge disponga diversamente. E' l'art. 79 della Costituzione che regola gli istituti dell'indulto e dell' amnistia: ''L'amnistia e l'indulto sono concessi con legge deliberata a maggioranza dei due terzi dei componenti di ciascuna Camera, in ogni suo articolo e nella votazione finale. La legge che concede l'amnistia o l'indulto stabilisce il termine per la loro applicazione. In ogni caso, amnistia e indulto non possono applicarsi ai reati commessi successivamente alla presentazione del disegno di legge''.