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Irma Albano ci racconta la sua vita, sulle ali della poesia

Ho conosciuto Irma Albano a Roma, in occasione della sua premiazione nell’ambito del Premio Letterario “Scriviamo Insieme” , che già si sta predisponendo per la VII edizione, visto il successo ormai consolidato di partecipazione e di critica delle precedenti edizioni.

 Lo scrittore Vittorio Scatizza è uno dei fondatori di questo evento culturale. Egli svolge da sempre una funzione di coordinamento in relazione alle attività di contatto con gli Autori, la Giuria e il Comitato d’Onore ed avendo lavorato presso una casa editrice, oltre alle attività connesse al premio, si dedica con passione e competenza  alla scrittura e alla revisione di testi.

Proprio nel corso della Cerimonia di Premiazione del suddetto concorso letterario è avvenuto il mio primo incontro con Irma: un vero e proprio “colpo di fulmine”, dal momento che fra me e questa sorridente, bionda signora dai modi gentili, è scattata in modo del tutto spontaneo una certa  empatia, certamente coadiuvata dalle notevoli affinità caratteriale, nonché dal comune interesse verso le Arti letterarie.

Dopo pochi minuti di conversazione ho subito provato il desiderio di intervistarla, per entrare nel suo nobile animo e dare la possibilità ai nostri lettori di conoscerla non solo per le sue opere, ma per il loro intrinseco e profondo significato.  

L’autrice Irma Albano, insegnante in pensione di Taranto, si è affacciata nell’affascinante universo della Poesia nel 2013 con l’Opera Prima Quando il tramonto spegne il sole (casa editrice Albatros Il Filo), un libro di poesie  che vuol rappresentare un canto di gioia alla vita, in quanto raccoglie le più significative immagini del suo vissuto, un dono per i suoi lettori. Nello stesso anno ha partecipato al Concorso letterario indetto per la stesura di un’Antologia  dal titolo 500 Poeti Dispersi e poi Ritrovati, da dedicare a Giacomo Leopardi ed è stata inserita nel IV volume con due poesie e successivamente nel  V, VI e VII volume con altre sue liriche.

In questi ultimi tre anni ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti in Premi letterari nazionali ed internazionali, che hanno sicuramente stimolato la sua propensione alla scrittura e nel 2015 ha pubblicato il secondo libro di poesie Tra sogno e ricordo (Casa editrice Albatros Il Filo), definito un inno all’esistenza e scritto con afflato festoso e sempre positivo ed animato da sentimenti di riconoscenza verso le persone a lei care.

In ogni sua opera è costantemente presente l’aspetto autobiografico, ma non autoreferenziale, come spesso si  riscontra in un certo modo di fare poesia, secondo il quale chi scrive non riesce ad andare oltre l’affermazione della propria esistenza, poiché ogni altra realtà si risolve solo ed unicamente nel proprio  pensiero.

 Certamente una forte  limitazione che Irma non conosce, poiché le sue poesie si aprono ad una visione universale della vita, nella condivisione di pensieri, riflessioni ed emozioni attraverso un linguaggio diretto ed accessibile al lettore, che in quei concetti riesce ad identificarsi. Poesie dove è palpabile la speranza, in un messaggio di positività che lascia intravedere persino la possibilità che i sogni possano avverarsi, magari solo i più piccoli, ma non per questo meno significativi.  Il suo è un invito a sognare, a credere, a sperare, in un atteggiamento mentale dove l’amore, spina dorsale dell’esistenza, regna accanto alla Fede. Lo sguardo di Irma rivolto a Dio è presente in molte sue liriche, intrise di spiritualità.

La scrittrice tarantina  nel 2015 si è proposta al mondo della narrativa con il romanzo Ginevra, con il quale aveva già vinto un concorso online nel 2014 ma, nonostante il suo permanere al 1° posto in classifica per un anno, ad un certo punto  ha deciso di ritirare la sua opera per far correre la  protagonista con le sue gambe, attraverso la pubblicazione cartacea dell’opera. Del romanzo Ginevra (Mama Dunia Edizioni), giunto alla seconda ristampa, i giornalisti hanno scritto: come si leggeva un tempo, in ordine al suo stile di scrittura pulito e tradizionale.  

Infine, nell’aprile del 2016 è stato pubblicato il libro Con Gesù nell’orto degli Ulivi (Mandese Editore), un viaggio immaginario in Terra Santa tra ricerca e poesia, che l’autrice ha realizzato su invito del prof. Giovanni Gianfrate, autore di un progetto del CNR di Firenze, che verte sullo studio degli otto alberi di ulivo del Getsemani, il monte che sorge nei pressi di Gerusalemme.  

Anche in quest’ultima fatica letteraria troviamo una poesia chiara, stilisticamente fluida e di forte impatto spirituale, con una rima che sorge spontanea, in considerazione del fatto che Irma Albano già ai tempi della scuola amava la metrica latina. 

Ho letto con forte coinvolgimento il suo libro Gesù nell’orto degli Ulivi  (Mandese Editore), un testo intriso di spiritualità. L’opera è stata emotivamente sollecitata dal prof. Giovanni Gianfrate, ideatore del progetto L’orto degli Ulivi del Getsemani, un luogo situato ai piedi del monte dove sono avvenuti  diversi eventi biblici. Infatti, il monte degli Ulivi sorge ad est di Gerusalemme ed è proprio lì che Gesù si sarebbe ritirato prima della Passione. C’è stato un momento particolare in cui ha deciso di intraprendere il suo meraviglioso viaggio in versi?

Sì, ma io  direi di avere ripreso, dopo un lungo letargo, tralasciando la matita per sostituirla con il computer. Da ragazzina avevo l’esigenza di esprimermi in versi, di raccontare, di raccontarmi, severamente contrastata, caparbiamente disobbediente. Si, ho ripreso dopo il mio pensionamento anticipato dalla scuola primaria e dopo aver dato una mano alle figlie a far crescere le loro creature.

Scorrendo le pagine di questa originale opera leggo notizie storiche, che introducono agevolmente le sue poesie: testi di inusitata dolcezza e delicatezza, dove si percepisce un certo afflato nostalgico. Il complesso lavoro di ricerca storica le ha consentito di ripercorrere i vari passaggi di cui questa zona, geograficamente inglobata nello Stato di Israele, ne è testimone nel corso dei secoli. Trai suoi sogni nel cassetto è presente anche un viaggio in Terra Santa?

Senza esitazione direi di sì, tuttavia lo ritengo difficile. Però non improbabile in quanto, col tempo sono diventata imprevedibile. Amo il verbo recuperare.

Se poste in parallelo, quali sono le differenza tra Ebraismo e Cristianesimo nel loro rapporto con la Terrasanta?

La differenza sta nel significato spirituale di quella Terra. La Palestina per gli Ebrei è “Terra  Promessa”, il  luogo verso cui Dio ha guidato il popolo tramite Mosè. Per i Cristiani, con cui hanno in comune l’Antico Testamento, è la Terra dove Gesù è nato, cresciuto, ha predicato, è morto e risorto.

Per i Musulmani la Terra Santa è nel Corano che ricorda la liberazione degli Ebrei dall’Egitto.

Il Cristianesimo è la religione più a stretto contatto con l’Ebraismo, poiché Gesù era ebreo e gli ebrei furono i primi seguaci. La divergenza consiste solo nel non credere nella Trinità, cioè in Gesù Cristo Dio e Uomo.

Ritiene che il contributo dei Vangeli apocrifi fornisca un’analisi critica esaustiva in merito alla presenza di Gesù sulla Terra?

Si, perché ci raccontano di Gesù dai primi anni della sua vita e non dicono nulla di diverso da quanto scritto in seguito  da Matteo e Luca,  i quali con scritture fedeli, dimostrano lo sviluppo del Cristianesimo non influenzato da correnti teologiche e religiose.

L’ulivo, una delle prime piante coltivate dall’uomo, rappresenta da sempre un simbolo trascendentale di spiritualità e sacralità, oltre che sinonimo di fecondità, rinascita e resistenza a qualsiasi genere di avversità; infine, simbolo di pace nella religione. Intenso e ricco di pathos l’”incontro con Gesù nell’orto degli Ulivi,  dove i versi poetici si trasformano in un dialogo, nel quale trova spazio la sua sofferenza, che talvolta mette in discussione il rapporto con la Fede. Vorrebbe parlarmene?

Questa è stata la prima poesia scritta per il lavoro che mi era stato commissionato dal Prof.

Gianfrate della Università di Firenze e che inviai subito per sapere se potevo procedere.                     

Il suo fu un assenso commosso e pieno di complimenti nei miei riguardi. In quei versi mi sono permessa di mettere a confronto la mia sofferenza di ragazzina, alle prese col ricordo di una madre persa in tenera età  e la perdita del primo amore, grandi dolori per me.                       

La sofferenza non dovrebbe mai intaccare il nostro rapporto con il trascendentale - il mondo è così deve andare - e il nostro tempo diviso tra gioie e dolori.

Andando avanti, verso dopo verso, la lettura delle sue liriche diventa sempre più avvincente, direi avvolgente. Mi ha emozionata la sua poesia dedicata alla Madonna, nella quale avverto il suo profondo dolore, mai lenito nel tempo, per la perdita della mamma. Straziante la sua domanda  perché portare via ad un bambino il bene più prezioso della vita, la mamma?  Quanto le sono mancate le carezze della buonanotte  e le coperte amorevolmente rimboccate dalla sua mamma?

Ai miei tempi, dopo cena si andava a “nanna”, non c’erano svaghi. Io dormivo col mio papà, nel lettone da sola e fino a quando non veniva lui vivevo nel terrore, stringevo gli occhi per non vedere l’ondeggiare di quel lumino sul soffitto, acceso sul comò davanti a una foto e il timore che mamma non potesse trovarmi azzerava completamente la mia voglia di andare sotto le coperte; avevo circa nove anni. Poi mi sono inventata un gioco con lo specchio, dove io le rivolgevo delle domande e rispondevo per lei , finalmente rassicurandomi.  Oh, quanto mi è mancata e quanto mi manca! Diventata più grandicella, lei ha seguito tutti i miei passi, ma non sempre mi ha protetta, o forse qualche volta sono stata io a perderla di vista. Ce lo diremo un giorno. Le ho scritto una poesia e anche a lei ho detto…

La poesia Il bacio di Giuda mi ha colpito per i forti simbolismi e i riferimenti autobiografici. Il bacio, espressione d’affetto per definizione, come può celare un tradimento?

Ce l’ha insegnato Giuda. Infatti è senza dubbio il brano che ho scritto con rabbia, odio e amore verso chi subisce e  pur sospettando non vuole o non riesce ad ammetterlo.

Nel bacio, manifestazione di affettuosità, come lei giustamente dice, si possono nascondere altri sentimenti avversi e non faccio mistero nella poesia di quanto è accaduto a me, nel mio piccolo, e a Gesù nel finale della sua vita.

Quanti lupi ogni giorno si travestono da pecore sotto le mentite spoglie di un marito, compagno di vita?

Diverse liriche riflettono il suo vissuto, attraverso la percezione di un travaglio che non può lasciare indifferenti per la sua intensità. Secondo lei, la morte è un punto di partenza o di arrivo? 

Bella domanda.

La morte fa parte di quel pacchetto che contiene li nostro percorso di vita, che va dall’inizio alla fine dei nostri giorni.  

Nel suo interno è depositato lo scorrere del nostro vivere.

Forse non sapremo mai se questo cammino è predestinato o lo scriviamo noi giorno dopo giorno su pagine bianche. Io, nel mio cieco vedere, ritengo che sia il punto di arrivo del nostro viaggio, dove potremo “esistere” finalmente insieme a chi abbiamo amato e perduto, cercato e non trovato, consapevoli di essere stati attesi, per non perdersi  mai più.

Lo sappiamo che c’è un posto d’arrivo, poiché tutto il nostro vivere si muove in quella direzione: ritrovare gli amori terreni, per sublimarci con loro per l’eternità. Sarà la mia Fede, sarà il mio ingenuo essere romantica, ma sento che in quella dimensione nessuno ci separerà più da chi abbiamo amato.

Vorrebbe parlarmi del suo romanzo Ginevra (Mama Dunia Editrice)?

In primis è stata  la mia vittoria sul mio Professore di italiano, che è  deceduto macerandosi  nella ricerca di un temario  dal quale attingevo, secondo lui, per i miei compiti in classe.

Ginevra, racconto breve, ambientato nella Taranto dei primi ‘900, è la storia di una giovane donna le cui idee ed intenzioni sono esattamente le stesse di tanti giovani di oggi. La ragazza subisce tempi e comportamenti  familiari fortemente patriarcali fino a un certo punto della sua vita, in cui arriva la svolta. Nel romanzo racconta l’amore e l’attesa ed è l‘amore a condurre i suoi passi.

Questo romanzo ha vinto un concorso online ed è stato per un intero anno 1° in classifica, senza temere rivali.

Allo scadere del contratto l’ho ritirato, per far correre Ginevra con le sue gambe ed ora è alla seconda ristampa con la Casa Editrice Mama Dunia.

Per una vita è stata un’insegnante e sin dall’infanzia ha sempre amato la scrittura e la poesia. Cosa significa oggi per lei  comporre poesia e prosa?

Nella poesia c’è il senso di ciò che non è scritto, ma immaginato, pensato o dettato dall’animo; mentre nella prosa c’è l’impegno maggiore di creare i personaggi, dar loro dei caratteri, disegnare i contorni, esprimere i sentimenti. Sapere ciò di cui si parlerà, far vivere e parlare queste figure, anche attraverso le loro passioni, che si innestano nella finzione scenica  e di cui il lettore si nutre, per immedesimarsi nel tutto. Certamente è una gran fatica! Ma quando sono lì, seduta davanti al mio pc, con il quale non riesco ad avere dimestichezza, ringrazio quella testarda ragazzina, sempre in guerra, che non ha mai voluto smettere di sognare.

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