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La scuola ha bisogno di nuovi contenuti

L’attuale società italiana ha vissuto il passaggio da una realtà socio-economico-culturale alquanto stabile e prosperosa ad una caratterizzata da discontinuità e da cambiamenti continui e particolarmente significativi. Si tratta di una nuova realtà che appare non solo ambivalente, ma satura di rischi e di incertezze sia per il singolo cittadino sia per l’intero tessuto sociale.

I contesti in cui, oggi, la scuola è immersa sono, di certo, maggiormente carichi di stimoli culturali, ma si tratta di stimoli che si presentano, di sovente, contraddittori.

Spesso si sostiene che la scuola non è la sola agenzia con competenze intenzionalmente educative e formative delle giovani generazioni, ma è, certamente, quella maggiormente deputata a svolgere questo rilevante ed autorevole ruolo, per cui l’apprendimento scolastico risulta essere l’esperienze formativa più completa ed adeguata anche per l’attuale giovane generazione. Questo significa che, affinché gli alunni possano acquisire talune specifiche competenze, è necessario disporre di ambienti scolastici adeguatamente strutturati e dotati di personale docente e dirigente preparato e in grado di stimolare, nei giovani, l’amore e l’interesse per lo studio e, di conseguenza, per la crescita culturale.

L’intento prioritario della scuola, quindi, è rappresentato dall’urgenza di stimolare nei giovani l’attitudine e la propensione a saper dare significato e valore alla molteplicità delle esperienze maturate, al fine di attenuarne quel carattere episodico e frammentario che rappresenta l’aspetto che maggiormente caratterizza l’esistenza dei ragazzi dell’odierna società.

Oggi sono profondamente cambiati i modi del vivere insieme con gli altri, ecco perché alla scuola è richiesto, in modo sempre più pressante, di educare gli alunni sia ad acquisire le necessarie competenze per la loro crescita sociale e culturale, sia a sapersi relazionare con gli altri.

Nell’ottica di un rinnovato rapporto scuola-società, da tempo, all’interno della istituzione scolastica viene data notevole importanza al discorso dei contenuti. Gli obiettivi, sia di tipo cognitivo che di ti­po socio-affettivo e psicomotorio, proposti nelle Indicazioni nazionali per il curricolo, sono molto ambiziosi e la loro raggiungibilità é legata anche, e soprattutto, alle tematiche che gli operatori scolastici individuano come fulcro delle varie discipline.

Temi come la violenza, la disoccupazione, l’emarginazione, il degrado ambientale, l’inquinamento, la difesa della natura, l’educazione alla giustizia ed alla legalità, esempi di coraggio, di onestà, di rispetto e altre scottanti problematiche sociali sono, ormai, ricorrenti nei progetti educativi e didattici elaborati dai docenti in servizio nelle scuole di ogni ordine e grado. Siamo convinti, però, che detti interessanti programmi di intervento, spesso, sono stati impostati più per seguire indicazioni "esterne", che per reali convinzioni professionali, culturali e sociali. Si tratta di un “qualcosa” che ha variato il "menù" didattico tradizionale, ma che non ha portato sempre gli alunni a sviluppare la loro creatività e, soprattutto, ad assumere nuovi comportamenti dettati dai nuovi contenuti. È vero, i “contenuti” cambiano in base al tempo, al luogo, all’utenza, ma i grandi temi della morale e del vivere civile sono sempre gli stessi; forse un tempo c’era troppo moralismo, ma oggi c’è troppo permissivismo e indulgenza. È come se la generazione che dovrebbe “essere da esempio” fosse consapevole di essere poco credibile! Un tempo non esisteva la “giornata dei nonni”, ma quanto forte e sentito era il rispetto per gli anziani!

Con ogni probabilità, non si è riusciti ad elaborare programmazioni organiche, articolate e verificabili. Ai nuovi contenuti, ora, bisogna aggiungerne un altro, di certo, non trascurabile o irrilevante: “la salute”. Parlando di salute andrebbero sottolineate e sviluppate tutte quelle situazioni che consentono la sua salvaguardia e quelle, invece, che non la favoriscono.

Cattive abitudini di vita, di alimentazione, di uso indiscriminato di farmaci, di fumo, di alcool, uso di sostanze stupefacenti, ecc., possono compromettere quello che rappresenta il bene più prezioso che noi possediamo: la “Salute”.

E a questo punto la scuola non può più stare a guardare o limitarsi a fare i soliti discorsi saturi di moralismo. Deve intervenire con tutta la sua organizzazione per impostare una azione di prevenzione che parta dalla scuola dell’infanzia per giungere a quella secondaria di secondo grado. Ovviamente nell’impostare e nell’attuare un programma educativo-didattico di tale natura e portata, che dovrebbe coinvolgere, contemporaneamente, non solo tutte le scuole ma anche le famiglie e le agenzie presenti sul territorio, andrebbero banditi spontaneismo, occasionalità, emotività, preoccupazioni ingiustificate, come quelle che hanno impedito, in un recente passato, di sviluppare dei seri progetti, puntando sulla scientificità, sull’informazione ufficiale, su avanzate strategie didattiche.

La scuola, per avviare e portare a termine questa non semplice impresa, deve poter contare sulla collaborazione di tutte le forze sociali e culturali esistenti sul territorio e soprattutto, in maniera prioritaria, deve preoccuparsi, anche tramite gli organi collegiali, di ottenere il coinvolgimento di tutte le famiglie.

Solo se la scuola si pone seriamente e in maniera convinta questo problema, può avviare una fondamentale azione di pre­venzione, soprattutto verso quegli aspetti che sono diventati causa di drammi per tanti giovani e di disperazione per le loro famiglie.

Solo nuovi contenuti, nuovi approcci metodologici, nuove tecnologie consentiranno ai nostri alunni di trasformare le conoscenze in competenze, la teoria in pratica, il sapere in stile di vita.

 

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