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Marò: Barroso appoggia l'Italia, l'Ue contro la pena morte

Ogni decisione sul caso può avere un impatto sulle relazioni generali tra l'Unione Europea e l'India e verrà valutata attentamente". E' l'avvertimento che dopo due anni l'Europa lancia a New Delhi sul caso dei marò La Torre e Girone, ostaggio di una giustizia indiana che non riesce ancora a formulare un capo di accusa. A lanciarlo, Josè Manuel Barroso, nella conferenza stampa con Enrico Letta dopo la visita della delegazione del governo a Bruxelles. Con un energico richiamo a rispettare "il diritto internazionale e la Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del mare". Il capo dell'esecutivo europeo prende una posizione netta, senza tentennamenti. Anche perché Barroso aggiunge che l'Unione europea "incoraggia" l'India a trovare "con urgenza" una soluzione "di reciproca soddisfazione". L'intervento deciso della Ue era quello che da mesi chiedevano tutte le forze politiche italiane e che oggi molti europarlamentari hanno ribadito nell'incontro con il premier poco prima della sua visita, accompagnato tra gli altri dal ministro degli esteri Emma Bonino, alla Commissione europea. Le parole di Barroso rappresentano un salto di qualità politico. Da tempo il servizio diplomatico dell' Unione europea lavora in contatto con la Farnesina, ma le parole del presidente della Commissione aprono una prospettiva diversa. Sottolineata dallo stesso Letta: "La solidarietà dei partner Ue è importantissima per una soluzione che pensiamo possa arrivare e speriamo arrivi nei tempi più brevi possibile". Intanto :
Il tribunale speciale di New Delhi ha deciso oggi di rinviare al 25 febbraio la discussione su una richiesta della polizia investigativa Nia di trasferire i marò sotto la tutela dello stesso tribunale. La decisione del giudice Darmesh Sharma, della "session court" di New Delhi, e' stata adottata in considerazione del fatto che il 3 febbraio e' attesa una udienza per il ricorso italiano presso la Corte Suprema contro l'eventuale applicazione per il caso della legge per la repressione della pirateria (Sua Act). La Difesa ha chiesto al magistrato di aspettare l'esito di questo esame prima di prendere in considerazione la richiesta della polizia Nia di avviare il processo presso il tribunale speciale. Per quanto riguarda invece la presentazione degli attesi capi di accusa ("chargeesheet"), il Pubblico ministero, rappresentante del governo, ha detto che questo potra' avvenire dopo che il massimo tribunale indiano si sara' espresso sul ricorso italiano. Dopo aver fissato la data del rinvio, il giudice Sharma ha chiarito che "qualora la Nia formalizzasse i capi di accusa, procedero' in base alla legge".

''Le autorità governative e giudiziarie indiane si rendano conto che i nostri fucilieri di marina devono tornare a casa per poter seguire da uomini liberi lo sviluppo di queste indagini''. Lo ha detto a Foggia il ministro della Difesa, Mario Mauro, dopo aver appreso della richiesta della Corte indiana che deve giudicare i marò Latorre e Girone di rinviare l'udienza prevista per il 3 febbraio. La richiesta di rinvio dell'udienza ''ci mette ancora di più - ha aggiunto il ministro di fronte alla sostanza dei fatti. Dopo due anni non ci sono ancora le condizioni per delle accuse vere e consistenti nei confronti dei nostri fucilieri di marina''.

Di fronte alle crescenti pressioni contrarie all'applicazione della legge per la repressione della pirateria (Sua Act) alla vicenda dei fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, il governo indiano ha chiesto al ministero della Giustizia "di rivedere la sua opinione che in questo caso tale legge potrebbe essere applicata". Lo scrive oggi il quotidiano The Indian Express. In un articolo in prima pagina il giornale sostiene che al citato ministero "è stato fatto presente che la legge in questione è stata concepita per contrastare il terrorismo e la pirateria e che questo non è il caso della vicenda in cui sono morti i due pescatori" al largo del Kerala il 15 febbraio 2012. Fonti del ministero della Giustizia hanno indicato che sarà chiesto alla Procura generale di rivedere la sua opinione alla luce di questo punto. "L'opinione della Procura - ha precisato la fonte - sarà verificata questa volta dal ministro della Giustizia (Kapil Sibal), e non come l'ultima volta in cui l'ok fu dato da un direttore generale aggiunto ministeriale". Da parte loro fonti del ministero dell'Interno non hanno né confermato né smentito questa revisione, sostenendo però che "il governo sta ancora valutando la propria strategia futura date le ramificazioni internazionali" di essa esistenti. Se il ministero della Giustizia modificherà la sua posizione, conclude il quotidiano, "il ministero degli Interni potrà cancellare la sanzione e processare i due con il Codice penale indiano, anche se esso non è uno strumento con cui può agire la (polizia investigativa) Nia".

 

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