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Austria, Fpoe: «Non c’è nulla di cui aver paura»

«Non c’è nulla di cui aver paura», assicura Herbert Kickl, 49 anni, segretario generale di FpÖ (Partito della libertà austriaco) e futuro ministro degli Interni, uno dei sei esponenti dell’ultradestra che siederanno nel governo di coalizione assemblato dal giovane premier cristiano-democratico Sebastian Kurz. «Nessuna paura», è il mantra dei nuovi padroni dei palazzi viennesi.

«La presenza dell’estrema destra al potere non è mai indolore»: ha commentato ieri il commissario europeo agli Affari economici e finanziari, Pierre Moscovici. La coalizione in Austria, ha aggiunto, dovrebbe suscitare «l’allerta dei democratici che hanno a cuore i valori europei», anche se la situazione attuale «è probabilmente diversa da quella del 2000». Nel febbraio di quell’anno l’Unione Europea, su pressione della Francia, mise in «quarantena» il governo dell’Austria dopo l’ingresso di sei esponenti del FpÖ, allora guidato da Jörg Haider, con una serie di sanzioni e misure restrittive che furono revocate solo in settembre. Un’ipotesi che oggi non sembra all’ordine del giorno a Bruxelles.

In Italia cresce la preoccupazione per la possibilità che la nuova maggioranza nero-blu riaccenda le spinte autonomistiche in Alto Adige, concedendo ai «membri dei gruppi etnici di madrelingua tedesca e ladina nel Sud Tirolo», come suggerito dal programma presentato sabato, «l’opportunità di acquisire la cittadinanza austriaca» in aggiunta alla cittadinanza italiana. «Una mossa velleitaria, l’Europa ha chiuso la stagione dei nazionalismi», taglia corto Tajani. Più duro il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova, secondo cui si tratta di una promessa unilaterale che «sembra avere il crisma del pugno di ferro etno-nazionalista». «Sdoganare la cittadinanza su base etnica avrebbe effetti gravissimi, ad esempio, in tutti i Balcani», ha scritto su Facebook. In difesa di Kurz e alleati accorre solo il leader della Lega Matteo Salvini: «Se controllare i propri confini è estremismo, allora sono estremista anch’io».
A Vienna, intanto, sono previste già da oggi numerose manifestazioni di protesta. 

E non fanno in tempo a presentare il nuovo governo, che già si scatena il primo incidente diplomatico. E proprio con l'Italia. E' bufera su Vienna per la decisione della nuova coalizione di centro-destra, formata dal Partito popolare (Övp) e dal Partito della libertà (Fpö), di valutare la possibilità di dare la cittadinanza austriaca ai cittadini italiani di lingua tedesca e ladina che vivono in Alto Adige. Durissima la reazione Italiana

"I sudtirolesi potranno richiedere la cittadinanza austriaca già nel 2018, al più tardi all'inizio del 2019". Lo ha annunciato a Bolzano il parlamentare austriaco Werner Neubaur, responsabile della Fpoe (il partito di ultradestra austriaco al governo) per i rapporti con l'Alto Adige. La richiesta, ha detto, potrà essere avanzata da chi si è dichiarato tedesco e dai suoi figli e sarà gratis "per non gravare sulle tasche delle famiglie". Secondo Neubauer, in futuro atleti altoatesini potranno gareggiare per la nazionale austriaca.

"I dettagli dovranno essere stabiliti da un'apposita commissione" che sarà istituita con il via libera del governo, ha aggiunto Neubauer nel corso di una conferenza stampa, alla quale hanno partecipato Eva Klotz e il suo partito Suedtiroler Freiheit, i Freiheitlichen altoatesini, la lega patriottica Heimatbund e l'ex presidente della Regione Franz Pahl (Svp). Potranno avere il passaporto austriaco gli altoatesini che alla dichiarazione di appartenenza linguistica hanno optato per quella tedesca. Di conseguenza la potranno richiedere anche i figli, anche in caso di famiglie mistilingue, ha precisato Neubauer. 

Saranno invece esclusi i trentini, anche se in passato il loro territorio apparteneva all'impero austro-ungarico, "perché non indicati dallo Statuto d'autonomia come minoranza linguistica". Neubauer si è detto fiducioso che la richiesta di doppio passaporto non sarà un flop, "anche perché la Svp si è molto spesa per la questione e non può rischiare una figuraccia". Secondo il parlamentare austriaco, il 98% degli aventi diritto presenteranno domanda. Per quanto riguarda invece il servizio di leva in Austria, ha precisato che i 500.000 austriaci che vivono all'estero non lo devono prestare. Spostando la residenza in Austria ovviamente scatterebbe l'obbligo. "Per alcuni altoatesini potrebbe essere addirittura interessante intraprendere la carriera militare in Austria", ha aggiunto.

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