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A Roma nella sala della Protomoteca in Campidoglio si è tenuta martedì scorso la giornata di "formazione per la prevenzione e il contrasto alle Mutilazioni Genitali Femminili". A presenziare a questo importante appuntamento, l’Assessora alle Politiche Sociali e alla Salute, Barbara Funari, l’Assessora alle Politiche della Sicurezza, Attività Produttive e alle Pari Opportunità, Monica Lucarelli, l’Assessora alla Scuola, Formazione e Lavoro, Claudia Pratelli, di Roma Capitale, il Commissario Straordinario della ASL Roma 1 Giuseppe Quintavalle e la Vicedirettrice di Amref Health Africa-Italia, Roberta Rughetti.
Le mutilazioni genitali femminili sono pratiche tradizionali che vengono eseguite principalmente in 28 Paesi dell’Africa sub-sahariana per motivi non terapeutici. 
Oltre 200 milioni di donne in tutto il mondo convivono con le conseguenze della mutilazione genitale. In Europa, più di 600.000 donne e ragazze hanno subito le MGF nei paesi di origine e altre 180.000 sono a rischio ogni anno (UNHCR). L'Italia ospita uno dei maggiori numeri di donne escisse, con oltre 87.000 casi, principalmente a causa del flusso migratorio femminile da Paesi ad alta prevalenza di MGF. Sebbene costituiscano un grave rischio per la salute delle donne e delle bambine con gravi, e spesso irreversibili, conseguenze psicofisiche sia a breve che a lungo termine, le MGF sono radicate in molte comunità come pratica sociale tradizionale. L’iniziativa rende concreto il protocollo d'intesa, sottoscritto ad aprile, 2023 per avviare una rete territoriale di prevenzione e contrasto delle Mutilazioni Genitali Femminili (MGF) sulle minori straniere nel territorio di Roma.
"La forza di questa ampia rete, che ringrazio, è stata quella - spiega l'assessora alle Politiche Sociali e alla Salute Barbara Funari - di strutturare un'idea di intervento con responsabilità condivise. L’attuazione del protocollo approvato dalla Giunta, grazie all’impegno importante del SaMiFo e alla collaborazione di tanti attori, si manifesta nelle scelte concrete delle Politiche che sta portando avanti Roma Capitale. Non è facile fare emergere la storia di queste donne e bambine, e soprattutto è difficile intervenire per accompagnarle poi in un percorso e riuscire a dare delle risposte adeguate ai loro bisogni. È un tema trasversale di diritto alla salute che stiamo cercando di approfondire in tutti i servizi dell’accoglienza dei migranti”.
"Il rispetto della persona è sempre al centro nelle nostre scelte – ha proseguito l’Assessore alle Politiche della Sicurezza, Attività Produttive e alle Pari Opportunità, Monica Lucarelli - il nostro compito è quello di aumentare il livello di consapevolezza sia delle persone che subiscono queste pratiche che di chi si confronta con loro. Qualunque forma di mutilazione genitale femminile rappresenta una grave violazione dei diritti delle bambine, delle ragazze e delle donne, ivi compreso il loro diritto alla non discriminazione e all’autodeterminazione". 
“Il protocollo di intesa che abbiamo firmato ormai un anno fa – ha commentato l’Assessore Pratelli- rappresenta davvero qualcosa di importante: l’avvio di una collaborazione in cui tutti i soggetti coinvolti esprimono l’impegno e l'interesse a fare la propria parte per promuovere da un lato la prevenzione e dall'altra il superamento di una pratica che ha radici lontane. Dunque mi sento di dire che questa è un percorso preziosissimo perché ci consente di tenere insieme aspetti molto complessi che hanno a che fare con i diritti umani e con il rispetto di tutte le culture, con l’uguaglianza di genere e l’empowerment di tutte le donne a partire dalle più giovani. In questo senso la scuola gioca un ruolo fondamentale. Noi, su questo terreno stiamo investendo molto, perché siamo convinti che la scuola sia il luogo per eccellenza dell'incontro, della crescita, dell'emancipazione”.
“Come ASL Roma 1 faremo in modo di trasmettere alle altre realtà sanitarie gli assiomi di questo protocollo – ha proseguito Giuseppe Quintavalle, Commissario Straordinario della ASL - Generare un cambiamento è sempre difficile, tanto più quando si cerca di scardinare riti di passaggio antichi che coinvolgono a vario titolo il rapporto con la collettività. Dobbiamo aumentare le nostre conoscenze e agire sulla prevenzione primaria, essere facilitatori in questo passaggio culturale nell’interesse della persona e nel rispetto massimo dei diritti. I mediatori culturali possono essere il volano per proteggere chi ha già subito una mutilazione e porta dentro di sé un trauma difficili da superare. Da parte della ASL Roma 1, il massimo impegno per tutte le progettualità future di inclusione, perché sono convinto che il vero cambiamento debba passare attraverso ognuno di noi.” 
“Dobbiamo far emergere questa pratica per debellarla. Per farlo – ha concluso la Vicedirettrice di Amref Health Africa-Italia, Roberta Rughetti - come ci insegna l'Africa, è necessario ascoltare e costruire percorsi alternativi guidati dalle comunità. Sono convinta che, dopo questo incontro, ognuno tornerà a casa con nuovi strumenti, nuovi alleati, per creare una rete che metta al centro la salute delle donne.”
La giornata - nel corso della quale è stata presentata anche l’indagine "Mutilazioni genitali femminili: che ne sai? " e che ha coinvolto 85 strutture Sai (Sistema Accoglienza Integrazione di Roma Capitale) - è organizzata dagli aderenti al Protocollo d'Intesa Rete territoriale di prevenzione e contrasto delle MGF sulle minori straniere – Roma, firmato a conclusione del Progetto FAMI P-ACT (Amref Health Africa Onlus; ASL Roma 1; Assessorato alle Politiche Sociali e alla Salute Roma Capitale; Assessorato alle Politiche della Sicurezza, Attività Produttive e Pari Opportunità Roma Capitale; Assessorato alla Scuola, Formazione e Lavoro Roma Capitale; Cooperativa Roma Solidarietà - Ente promosso dalla Caritas Diocesana di Roma; CIES Onlus; CPIA 3; Focus Casa dei Diritti Sociali; Società Italiana di Pediatria Gruppo di Lavoro Nazionale per il Bambino Migrante) e hanno contribuito all’organizzazione anche il Centro Salute Globale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, il Centro Regionale MGF dell’Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma e la Società Italiana Medicina delle Migrazioni.

Dalla Valdichiana a Roma, pronti a organizzare un presidio che giovedì rischia di paralizzare la Capitale. Passo lento e inesorabile, con il rumore dei motori che sovrasta il caos del traffico cittadino, i trattori, e soprattutto chi li guida, sono decisi a manifestare non soltanto a Roma. Presidi, cortei e blocchi stradali si moltiplicano ovunque in tutta Italia. Da venerdì scorso, fino alla mezzanotte i trattori saranno in presidio nella Valle del Sele, a Battipaglia, con alcuni sindaci che hanno aderito alla protesta degli agricoltori contro le politiche europee.

Ho aperto le porte, e non torno indietro.Se ci sarà qualcuno che avrà piacere di esserci, lo accolgo, non c'è nessun cambio di idea rispetto a ieri da parte mia". Amadeus ribadisce la disponibilità a dare spazio alla protesta dei trattori a Sanremo, ma precisa: "Nessuno mi ha chiamato. Se ci sarà qualcuno che contatterà la Rai, farà sapere chi sono le persone o la persona che ha desiderio di essere presente, lo valuteremo assolutamente".

"Io ho fatto l'istituto agrario, mi hanno detto 'vai a zappare la terra' e ho zappato davvero nella mia vita, e so anche guidare il trattore. La terra è estremamente importante, ci sono tanti lavoratori, non ne faccio una questione politica, ma è la politica che a volte sposa le cause. C'è gente che ha una difficoltà enorme e io sono a favore delle persone: ripeto io non ne faccio una questione politica e non sono contro qualcuno"

Intanto "La Commissione propone il Regolamento sull'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (Sur), che è il valido obiettivo di ridurre i rischi dei prodotti chimici per la produzione vegetale, ma la proposta Sur è diventata un simbolo di polarizzazione ed è stata respinta dal Parlamento europeo e non ci sono più progressi nemmeno in seno al Consiglio, quindi dobbiamo fare qualcosa ed è per questo che proporrò al Collegio (dei Commissari dell'Ue) di ritirare questa proposta. Ovviamente l'argomento resta ed è necessario portare avanti un maggiore dialogo e un approccio diverso", ha affermato von der Leyen durante la sessione plenaria del Parlamento europeo. La proposta di ritiro del regolamento sui pesticidi non è in ogni caso prevista per oggi, dovrà prima essere discussa dal collegio dei commissari, non si sa ancora quando.

"Gli agricoltori sono i primi a risentire degli effetti del cambiamento climatico. Siccità e inondazioni hanno distrutto raccolti e minacciato il bestiame. Gli agricoltori sentono l'impatto della guerra di Russia, dell'inflazione, l'aumento del costo dell'energia e dei fertilizzanti. Ciononostante, lavorano duramente ogni giorno per produrre il cibo di qualità che mangiamo. Per questo dobbiamo loro apprezzamento, ringraziamento e rispetto", ha detto la presidente dell'esecutivo Ue.

Il ritiro della proposta di regolamento sull'uso sostenibile dei fitofarmaci (Sur) salva il 30 per cento delle produzioni alla base della dieta mediterranea, dal vino al pomodoro, messe a rischio dall' irrealistico obiettivo di dimezzare l'uso di agrofarmaci. È quanto sostiene il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini.

Il provvedimento – sottolinea Coldiretti in una nota – avrebbe avuto un impatto devastante sulla produzione agricola dell'Unione europea e nazionale aprendo di fatto le porte all'importazione da paesi extra Ue che non rispettano le stesse norme sul piano ambientale, sanitario e del rispetto dei diritti dei lavoratori. Serve un approccio realistico per sostenere l'impegno dell'agricoltura verso la sostenibilità che ha già portato l'Italia a classificarsi come la più green d'Europa con il maggior numero di imprese agricole che coltivano con metodo biologico su circa un quinto della superficie agricola totale e il taglio record in un decennio del 20 per cento sull'uso dei fitofarmaci che restano essenziali per garantire la salute delle coltivazioni.

Non a caso in Italia – continua la Coldiretti – oltre otto prodotti su dieci pericolosi per la sicurezza alimentare provengono dall'estero (86 per cento), sulla base delle elaborazioni del sistema di allerta Rapido (Rassf). Sul totale dei 317 allarmi rilevati nel 2022, 106 scaturivano da importazioni da altri Stati dell'Unione europea (33 per cento) e 167 da Paesi extracomunitari (53 per cento), e solo 44 (14 per cento) hanno riguardato prodotti con origine nazionale.

"La battaglia per garantire dignità e giusto reddito agli agricoltori italiani non si ferma", precisa sempre il presidente della Coldiretti, sottolineando che non sarà accettato nessun taglio alle risorse economiche della Politica agricola comune (Pac) agli agricoltori poiché oggi occorre assicurare l'autonomia alimentare dei cittadini europei e favorire il ricambio generazionale.

"È una vittoria anche italiana l'annuncio della Commissione europea del ritiro della proposta legislativa sui pesticidi", ha commentato la premier Giorgia Meloni in una nota, intestando il risultato e la decisione dell'Ue. "Fin dal suo insediamento, infatti, il governo italiano sta lavorando in Europa, con grande concretezza e buon senso, per tracciare una strada diversa da quella percorsa finora e coniugare produzione agricola, rispetto del lavoro e sostenibilità ambientale. Proseguiremo in questa direzione".

Intanto resteremo qui per 5 giorni, se necessario": è il monito degli agricoltori del nord delle Marche che manifestano a Pesaro. Nella mattinata, il corteo per le vie della città, poi il raduno davanti al casello autostradale, dove un centinaio di trattori stazionano in un'area verde che non ostacola il traffico.

I problemi non derivano solo dalle politiche europee. La filiera lunga è ciò che più stritola i produttori. Mal digesto il mancato rinnovo nell'ultima legge di bilancio delle agevolazioni Irpef. Su questo punto il governo ha fatto sapere che è disposto ad una marcia indietro, aumentando da 5 a 8 miliardi la quota di fondi pnrr.

 

Fonte Varie agenzie


 

 

 

 

 

Roma, 5 febbraio 2024 – Ore e ore trascorse su internet, sempre con il cellulare in mano. Quando video o giochi diventano ossessione, c’è da preoccuparsi. Tanto più se riguarda i nostri figli. Sempre più spesso, infatti, si sente parlare di Internet Gaming disorder  ovvero una dipendenza patologica da internet che siano giochi, video o social network, tanto che nel 2019, nel corso della 72a World Health Assembly tenutasi a Ginevra per aggiornare l’undicesima versione dell’International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems (ICD-11), l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito ufficialmente il Gaming Disorder – GD all’interno della sezione inerente ai disturbi del comportamento relativi alle dipendenze.

 In occasione della Giornata Mondiale per la Sicurezza in Rete (Safer Internet Day), 6 febbraio 2024, istituita e promossa dalla Commissione Europea, la SINPIA, Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, sottolinea l’importanza dell’uso consapevole di Internet da parte di bambini e adolescenti e del ruolo attivo e responsabile dei genitori.

 Secondo i dati di un recente studio sulle “Dipendenze comportamentali nella Generazione Z”, realizzato dal Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità, emerge che nella popolazione scolastica tra 11 e 17 anni il rischio di disturbo da uso di videogiochi vede coinvolto ben il 12% degli studenti (circa 480.000 studenti italiani). Il genere maschile è più colpito, con il 18% negli studenti delle secondarie di primo grado e il 13,8% negli studenti delle superiori; contro il 10,8% nelle scuole medie e il 5,5% nelle scuole superiori per le femmine.

Rispetto all’età, la percentuale di rischio maggiore si rileva nelle scuole medie con il 14,3% dei ragazzi a rischio, mentre il dato scende al 10,2% alle superiori.

 Nell'era digitale in cui viviamo i videogiochi sono diventati una forma di intrattenimento sempre più diffusa, sia per i bambini e i ragazzi, che per gli adulti.

“E’ importante non demonizzarli – sottolinea la Prof.ssa Elisa Fazzi, Presidente SINPIA, Direttore della U.O. Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza ASST Spedali Civili e Università di Brescia - poiché i videogiochi possono anche offrire opportunità uniche per l'apprendimento e lo sviluppo dei bambini e degli adolescenti, per favorire le abilità cognitive e sociali, offrendo occasioni di divertimento e la possibilità di creare scenari ricchi di fantasia. Allo stesso tempo è necessario essere consapevoli che un uso eccessivo o inappropriato dei videogiochi può avere un impatto negativo sulla salute mentale e sul benessere dei ragazzi, specialmente dei più piccoli. Per tale motivo, i genitori e gli adulti di riferimento hanno un ruolo cruciale nel garantire che i bambini e gli adolescenti mantengano un equilibrio sano tra gioco e altre attività importanti, come lo studio, l'interazione sociale e l'esercizio fisico”.

 Le famiglie possono aiutare a identificare giochi appropriati in base all'età e a promuovere un utilizzo mirato per scopi educativi. Inoltre, il videogioco può incoraggiare l'interazione tra genitori e figli, consentendo di trasformare l'esperienza videoludica in un momento di apprendimento condiviso e di dialogo aperto.

 Peggioramento nello studio e isolamento sociale possono rappresentare campanelli d’allarme per un genitore: Allo stato attuale - interviene il Dottor Stefano Berloffa, Neuropsichiatria Infantile, IRCCS Stella Maris Calambrone Pisa- l’Internet Gaming Disorder è oggetto di discussione da parte di clinici e ricercatori in quanto le evidenze scientifiche mostrano come la dipendenza da videogiochi si possa presentare in associazione a diversi disturbi psichiatrici. Numerosi studi hanno evidenziato come l’utilizzo eccessivo di videogiochi in adolescenti o pre adolescenti, possa avere un impatto negativo soprattutto determinando disimpegno cognitivo con peggiori risultati scolastici e, più in generale, nel funzionamento sociale”.

 Quando si parla di Internet e videogiochi è difficile individuare un approccio giusto o sbagliato in termini assoluti, è necessario saper valutare i differenti aspetti che entrano in gioco, le diverse età, e l’impatto dei diversi contesti in cui bambini e soprattutto ragazzi si trovano ad avere a che fare con la tecnologia nelle loro giornate. Le regole devono poter essere condivise e chiare, ma allo stesso tempo flessibili per rimodularsi progressivamente con la crescita, per questo i genitori e gli adulti di riferimento svolgono un ruolo cruciale.

  “In questo scenario – precisa la Dott.ssa Antonella Costantino, Past President SINPIA e Direttore UONPIA Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milanola costruzione di un accordo condiviso  con i figli sul tempo che si può trascorrere con i videogiochi e sugli schermi o l’evitarne l'uso durante i pasti (anche da parte dei genitori stessi) è solo una parte, così come evitare l’uso nell’ora prima di dormire, perché l'esposizione alla luce blu emessa dagli schermi dei dispositivi può influenzare negativamente il riposo notturno, sopprimendo la produzione di melatonina. Ancora più importante è imparare insieme, adulti e ragazzi, ad “addomesticare gli schermi” (Marangi 2023) per usarli in modo positivo, che vuol dire essere più consapevoli di come funzionano e conoscere meglio gli usi possibili e i loro aspetti positivi, oltre che negativi”.

La SINPIA è un’Associazione Scientifica che ha per scopo la tutela della salute mentale dell’infanzia e dell’adolescenza, lo sviluppo della ricerca e della prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione delle patologie neurologiche, neuropsicologiche e/o psichiatriche dell’infanzia e dell’adolescenza (da 0 a 18 anni) e di tutti i disordini dello sviluppo del bambino nelle sue varie linee di espressione (motoria, comunicativo-linguistica, cognitiva, affettiva e relazionale).

Un sondaggio condotto in undici Paesi europei (tra cui ci sono nove Stati membri dell'Unione europea) ha indicato che i temi che più preoccupano gli elettori europei sono i rischi del cambiamento climatico per la sopravvivenza umana e le conseguenze della cattiva gestione dei fenomeni migratori. Pubblicato dall'European Council on Foreign Relations (ECFR), lo studio suggerisce che la popolazione europea può essere divisa in cinque gruppi in base ai problemi considerati più urgenti.

Oltre al cambiamento climatico e alla paura di una radicale trasformazione culturale dovuta a flussi migratori incontrollati, gli intervistati (per il 75% cittadini europei), sono impensieriti dalle turbolenze economiche globali, da epidemie come quella di Covid-19 e dalle conseguenze della guerra in Ucraina.

Coloro che considerano l'immigrazione la questione più urgente da affrontare "tendono a votare per i partiti di estrema destra o antieuropei", come l'Alternative für Deutschland (AfD) in Germania o il Rassemblement National in Francia. I più preoccupati per il cambiamento climatico sceglieranno i partiti ecologisti o di sinistra.
 
Però l’immigrazione sarà un tema rovente della campagna elettorale in Italia e l’episodio di Parigi rimpolpa l’elenco degli attentatori in Europa con "trascorsi italiani”.

L’immigrazione selvaggia è un problema, è lapalissiano, anche se qualcuno fa finta di non capirlo in nome di un buonismo peloso. Negli ultimi anni abbiamo registrato decine di casi di attentati o attacchi firmati dalle presunte risorse tante care alla sinistra.

L’ultimo sanguinoso episodio risale a 24 ore fa: tre persone sono state accoltellate alla stazione Gare de Lyon di Parigi. Fortunatamente le tre vittime se la sono cavata con ferite più o meno gravi, ma è un altro l’elemento al centro delle discussioni nelle ultime ore: l’aggressore, finito in manette, Sagou Gouno Kassogue, un cittadino maliano con regolare permesso di soggiorno e patente rilasciata in Italia.

“L’accoltellatore maliano che ha scatenato il panico a Parigi era sbarcato a Pozzallo il 22 agosto 2016, durante il governo Renzi. 
Il trentaduenne aveva con sé il biglietto per un appuntamento in un ospedale psichiatrico di Torino e addosso gli sono stati trovati anche farmaci come antipsicotici e antiepilettici. 

Nessun legame con il terrorismo, ma con l’immigrazione sì. L’accoltellatore era entrato in Italia il 22 agosto 2016 da Pozzallo, mentre il 17 dicembre del 2018 aveva avuto il riconoscimento della protezione sussidiaria dalla commissione territoriale di Torino motivata dal contesto di violenza generalizzata della regione di provenienza e dalla condizione di fragilità legata ad una grave patologia.

Non è la prima volta che una 'risorsa arrivata in Italia semina il terrore in Europa, basti pensare all’attentatore di Berlino del dicembre 2016: era approdato a Lampedusa, esattamente come il tunisino che a Bruxelles ha freddato due svedesi lo scorso ottobre”, il j’accuse del vicepremier Matteo Salvini in una nota: “La difesa dei confini italiani è la difesa dei confini europei: continuerò a dirlo e pensarlo, anche se per averli protetti la sinistra mi ha mandato a processo e rischio fino a 15 anni di galera”. Impossibile dargli torto.

L’episodio di Parigi rimpolpa l’elenco degli attentatori in Europa con "trascorsi italiani”. L’ultimo caso risale ad appena quattro mesi fa: Abdesalem Lassoued, 45enne tunisino responsabile di un attacco nel centro di Bruxelles in cui sono stati uccisi due svedesi, era passato da Genova e Bologna. 

Un membro di una rete di estremisti islamici che negli ultimi anni hanno insanguinato mezza Europa e che hanno hanno vissuto per qualche tempo nel nostro Paese, in alcuni casi agevolati da una rete di contatti. Un altro episodio risale all’8 novembre 2021, quando Lakhdar Benrabah accoltellò tre poliziotti davanti al commissariato di Cannes: l’uomo era sbarcato a Cagliari nel 2008 ed era titolare dal 2018 di un permesso di soggiorno italiano rilasciato dalla questura di Napoli.

Sventolare la bandiera dell’immigrazione è molto facile e la sinistra si difende piuttosto bene. Ma la vita vera ci dice altro: ci racconta criminalità, periferie sempre più somiglianti al Bronx, talvolta attentati. Quanto accaduto ieri a Parigi potrebbe verificarsi anche nelle nostre città, da Torino a Milano, magari con “protagonista” qualche losco figuro sbarcato sulle nostre coste. Salvare vite è un dovere, ma è vietato abbassare la guardia.

L’elenco di attentatori passati dall’Italia che certifica il fallimento dell’immigrazione fuori controllo comprende anche Mohamed Lahouaiej Bouhlel e Khaled Babouri. Il primo il 14 luglio 2016 uccise 89 persone lanciandosi con un autocarro a tutta velocità sulla folla nei pressi della Promenade des Anglais a Nizza: noti i suoi viaggi in Italia per per portare del cibo ai migranti siriani. Il secondo, sbarcato in Sardegna, il 6 agosto del 2016 aggredì a Charleroi, in Belgio, a colpi di machete due poliziotte vicino al commissariato al grido di “Allah Akbar”. 

Legami con l’Italia anche per Ahmed Hanachi, il tunisino che il primo ottobre del 2017 accoltella a morte due ragazze alla stazione Saint-Charles di Marsiglia. Sposato con una donna italiana, l’immigrato trascorse un periodo ad Aprilia, in provincia di Latina.E ancora, 29 ottobre 2020: tre persone uccise in un attacco all’arma bianca nella basilica di Notre-Dame firmato dal tunisino Brahim Aoussaoui, sbarcato poche settimane prima a Lampedusa nella classica ondata di immigrazione clandestina. Dopo un breve passaggio nell’hotspot dell’isola, il giovane tunisino era stato trasferito sulla nave quarantena ‘Rhapsody’ dove era rimasto fino all’8 ottobre. Il giorno dopo era stata trasferito in un centro per migranti, a Bari, da cui, dopo aver ricevuto il foglio di via, aveva raggiunto in maniera clandestina la Francia. 

Uno dei casi più tristemente famosi è quello di Anis Amri, l’assassino tunisino che nel 2016 firmò la strage a Berlino lanciando il suo furgone sulla folla che passeggiava tra le vie del mercatino di Natale, uccidendo 12 persone: lo straniero sbarcò a Lampedusa nel 2011 e divenne noto per una lunga serie di reati (minaccia aggravata, lesioni personali e incendio doloso) e per il viaggio da una prigione all’altra (Ucciardone, Enna, Aprilia). Non pago, dopo l’attentato Amri fuggì verso l’Italia, venendo ucciso in uno scontro a fuoco con due poliziotti nei pressi della stazione di Sesto San Giovanni, Milano.

Un primo segnale è stato dato: la temporanea sospensione del trattato di Schengen e la conseguente chiusura del confine con la Slovenia vanno nella giusta direzione, ma non bastano. Se come sembra l’Unione europea non intende presidiare i suoi confini marittimi, toccherà all’Italia rimboccarsi le maniche per presidiare i suoi confini.

Fonte euronews / atlantico di N.Porro, e varie agenzie 

 

Venerdì 02 Febbraio 2024, l'Istituto Per la Famiglia Nazionale ODV ha celebrato la conclusione positiva del Progetto N.O.A. (Never you Own Alone-Mai più solo), finanziato dalla Regione Calabria con risorse statali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con l’evento di sensibilizzazione e formazione al volontariato “A scuola di solidarietà: Educazione alla cittadinanza attiva per i giovani delle scuole Calabresi” rivolto agli studenti dell'Istituto Tecnico Statale Economico Raffaele Piria - Ferraris/da Empoli.

 Il seminario formativo ha visto la partecipazione del Presidente Emmanuela Perri, dell’avv. Maurizio Fiorenza (nonché comandante della pattuglia nazionale di Protezione Civile LIONS dell’I.P.F.), della Dott.ssa Zsuzsanna Turtsanyi (Assistente Sociale) e del Dott. Filippo Ripepi (Psicologo) che hanno approfondito, attraverso la partecipazione attiva degli studenti, temi di rilevanza sociale tra cui il mondo del volontariato e le caratteristiche del terzo settore, la cittadinanza attiva, la protezione civile, e l'importante ruolo svolto dall'unità di strada e dai suoi operatori. Inoltre, si è parlato del progetto N.O.A. e di tutte quelle che sono le attività giornaliere che l’Istituto Per la Famiglia ODV porta avanti attraverso i suoi volontari.

Si ringrazia il dirigente scolastico avv. Anna Rita Galletta e la Prof.ssa Patrizia Praticò per l'opportunità preziosa che è stata concessa di poter condividere con i giovani il valore e l'importanza del volontariato. La sinergia e collaborazione tra l’I.P.F. ODV e l’I.T.E. Piria hanno reso possibile la realizzazione di un momento formativo significativo e stimolante.  Tale sinergia diventa fondamentale per costruire un legame solido tra mondo associativo e realtà educativa, permettendo agli studenti di accedere a opportunità di crescita personale e di comprendere appieno il loro ruolo nella costruzione di una società più inclusiva. La profonda interazione con gli studenti si è quindi rivelata un'esperienza altamente arricchente, auspicando che le riflessioni avviate nel corso del seminario possano fungere da catalizzatore per la formazione di cittadini consapevoli e attivamente impegnati nel tessuto della solidarietà.

L’Associazione di volontariato composta da 450 sezioni su tutto il territorio nazionale operanti da oltre 30 anni, afferente al Sistema A.C.U. fondato dal Missionario cristiano Gilberto Perri, conferma il suo ruolo di forza motrice nel terzo settore, promuovendo iniziative virtuose volte a eliminare ogni manifestazione di povertà, e si distingue per la sua rilevanza sociale e umanitaria, e  guarda con fiducia al futuro, sicuro che l'entusiasmo e la dedizione degli studenti coinvolti contribuiranno a promuovere un impegno sempre più profondo nel volontariato e nella solidarietà sociale basato sui principi cristiani.

Finanziato nell'ambito dell'avviso pubblico per il finanziamento di iniziative e progetti di rilevanza locale ai sensi degli artt. 72 e 73 del decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, della Regione Calabria, il Progetto N.O.A. (Never you Own Alone-Mai più solo) ha visto nei mesi la realizzazione di numerose iniziative tra cui spiccano attività di formazione e sensibilizzazione dei giovani nelle scuole, la promozione del volontariato, la creazione delle "Giornate della Bontà" con raccolte mensili di beni di prima necessità, e l’attivazione dell'"Unità di Strada" per la creazione di una rete tra le persone senza dimora e le risorse del territorio. Il progetto ha altresì supportato attivamente le famiglie attraverso servizi a 360 gradi, con consegne a domicilio di beni essenziali e supporto nel disbrigo pratiche, consulenze fiscali e legali. Il Progetto N.O.A. ha quindi rappresentato un impegno tangibile dell'Istituto Per la Famiglia nel promuovere il benessere sociale e affrontare le sfide locali con iniziative concrete e solidali dando una risposta concreta, perseguendo i valori cristiani di giustizia, amore e altruismo, a tutte le tipologie di bisognosi presenti nel territorio della Città Metropolitana di Reggio Calabria che sempre di più versano in una condizione di grave indigenza e che spesso si ritrovano soli ad affrontare problemi quotidiani.  

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