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Dalla "giungla" di Calais sono usciti già in 4.000, un risultato insperato

Dopo due giorni dall'inizio delle operazioni di sgombero, dalla "giungla" di Calais sono usciti già in 4.000, un risultato insperato. Ma adesso viene il difficile. Oltre al ricollocamento nei centri di accoglienza su tutto il territorio francese, ci sono i "duri", forse un migliaio, che ancora non accennano a lasciare il campo. Intanto, sono entrati nella bidonville in smantellamento i servizi di ripulitura, per togliere tutto quello che resta di tende, baracche, bivacchi, bagagli e rifiuti, mentre dalla scorsa notte sono scoppiati diversi incendi nella zona dove si trovano i ristoranti.

Le operazioni per lo sgombero di quella che da molti è stata definita "vergogna d'Europa" dureranno almeno una settimana e della bidonville non dovrà rimanere nulla. "In totale 4.014 persone sono state 'messe al riparo' in due giorni", ha annunciato ieri sera in un comunicato il ministero dell'Interno transalpino. Una trentina sono arrivati a Marsiglia, nuovo centro d'accoglienza dove non piove come a Calais, ci sono letti e docce. Cinquanta sono sbarcati dal bus in Gironda, la regione di Bordeaux, ed hanno preso posto nei bungalow allestiti attorno al castello di un vecchio liceo.

In genere, sono state facilitate le scelte di gruppi etnici di rimanere insieme, 30 sudanesi sono andati nella Charente-Maritime, nelle Lande oltre 80 etiopi, e così via. Nel comunicato di ieri, gli Interni annunciano anche che 1.000 minorenni senza genitori sono stati messi "in sicurezza", mentre 217 che si trovavano a Calais e per i quali sono stati appurati i legami familiari con persone residenti in Gran Bretagna sono già dal 17 ottobre nel Regno Unito.

Ed è proprio da Londra che arrivano le preoccupazioni più forti in queste ore, con i britannici sempre più convinti che i migranti non rinunceranno mai al loro proposito di recarsi Oltremanica. E' l'opinione del Daily Mail, al quale diversi abitanti della "giungla" hanno detto che avrebbero "moltiplicato gli sforzi per attraversare la Manica con qualsiasi mezzo". "Nonostante tutti gli sforzi delle autorità - commenta il Guardian - non c'è alcuna garanzia che non si formerà un altro campo nella regione".

Purtroppo dagli incedi hanno fatto esplodere almeno due bombole a gas e un siriano è rimasto leggermente ferito al timpano. I primi fuochi sono cominciati in prima serata ma tra mezzanotte e le 3 si sono intensificati. Sulle reti all news si parla di almeno una trentina di tentativi di incendio. Poi la situazione è tornata sotto controllo e si è fatta acora pericolosa nella tarda mattinata. 

Le immagini diffuse in diretta dai canali all news francesi sono impressionanti e mostrano fiamme e fumo, ma la prefettura si mostra rassicurante. Secondo le autorità transalpine gli incendi volontari rientrano nel quadro di una tradizione dei migranti. Il fuoco sarebbe infatti un modo per "dire addio" alle loro capanne. "E' il segno che se ne vogliono andare per davvero", commenta un giornalista sul posto. 

Didier Leschi, direttore generale dell'ufficio francese per l'immigrazione e l'integrazione, intervistato in diretta da BFM-TV ha invece lanciato l'allarme: "Quello che sta succedendo è preoccupante", qualcosa di "molto più serio" di quanto si pensi", ha spiegato aggiungendo che "i pompieri stanno intervenendo per domare il fuoco che può essere pericoloso".

Intanto, si assottiglia la pattuglia di quelli che dal campo non sono ancora usciti, e fra questi ce ne sono forse un migliaio che vengono considerati "irriducibili" e rifuggono dall'esodo spontaneo. Ieri pomeriggio, una cinquantina di donne hanno manifestato rumorosamente chiedendo di poter "lasciare la giungla" ma per "andare in Inghilterra".

Fino ad ieri la situazione generale si era mantenuta tranquilla, l'arrivo dei temuti "no borders" non c'è stato e tutto si è svolto con ordine. Ma c'è un nocciolo duro che non uscirà volontariamente dalla bidonville.

 

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