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Un nuovo modo di stare vicino ai malati

I partecipanti al corso per volontari e ministri straordinari con don Occhipinti

 

E’ stato il direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale della salute di Ragusa, don Giorgio Occhipinti, a tenere, lunedì pomeriggio, il secondo incontro del corso rivolto a volontari e ministri straordinari. Un urgente impegno dell’ultimora ha impedito che a partecipare, secondo programma, fosse il vicario generale della Diocesi, don Salvatore Puglisi. L’incontro sarà recuperato in uno dei prossimi appuntamenti. Ieri, invece, don Occhipinti si è occupato di entrare nel merito di uno degli argomenti più pregnanti, quello della Cappellania ospedaliera.

Di che si tratta? “Solo dal ‘90 in poi – ha spiegato il direttore dell’ufficio diocesano – cominciano a sorgere in vari ospedali d’Italia alcune cappellanie in cui, accanto al sacerdote, operano anche i diaconi, le religiose, i religiosi non sacerdoti e i laici nel sostegno spirituale ai malati, ai degenti nei nosocomi, ma anche agli operatori sanitari. In questo senso si ravvisa anche la necessità di un approccio nuovo al malato. Non vi è dubbio che il malato di fine millennio sia più problematico, perché più complessa è la realtà sociale e sanitaria attuale. I progressi diagnostici della medicina, insieme con la conoscenza di nuove gravi malattie da una parte, e dall’altra i quesiti etici nuovi e la ricerca della salute come ripristino della condizione "quo ante", nonché la crisi economica che serpeggia nelle aziende ospedaliere, aumentano lo smarrimento dell’uomo malato, la frustrazione dei sanitari, il pericolo di incomunicabilità. Tutte le volte che sia religiosi che laici sanno ascoltare i malati, questi ultimi si sentono confortati dalla vicinanza affettiva e ne può scaturire un’aumentata richiesta di altri sacramenti insieme con una maggiore partecipazione alle celebrazioni eucaristiche feriali e domenicali, in reparto e nella cappella dell’ospedale”.

Don Occhipinti ha poi sottolineato che cosa occorre fare per i malati: presenza dei ministri della Comunione in vari reparti almeno una volta alla settimana per conoscere gli ammalati, sostenere le loro necessità spirituali, portare avanti con discrezione la proposta dei sacramenti, agendo in sintonia con il cappellano, portando l’eucaristia ai pazienti e sollecitando la partecipazione alla santa messa nei reparti o in Cappella; e, ancora, celebrazione eucaristica festiva e domenicale in Cappella o nei Reparti, arricchita dai canti e accoglienza ai malati effettuata da alcuni operatori della Cappellania; processioni nei reparti dell’ospedale per la Via crucis quaresimale, per la Giornata mondiale del malato; segni di attenzione ai malati espressi attraverso piccoli doni per sottolineare l’augurio per il Natale o nel periodo pasquale; sostegno alle famiglie dei malati. Il cammino pastorale della Cappellania poggia, dunque, su tre cardini importanti: progetto iniziale dell’anno, che comprende gli obiettivi fissati e le iniziative proposte per raggiungerli; gli incontri periodici di programmazione e di corresponsabilità, per stimolare la coesione partecipativa degli operatori; la verifica finale dell’anno per valutare i risultati ottenuti insieme con gli aspetti positivi e negativi del cammino.

“Abbiamo già concretizzato i primi frutti nella nostra esperienza della Cappellania – ha affermato ancora don Occhipinti – e mi auguro che l’esperienza possa iniziare al più presto, che si allarghi ad altri ospedali e che maturi una coesione profonda fra sacerdoti e laici, perché si possa crescere e lavorare insieme. La presenza dei laici aggiungerà tenerezza, intuito e istintiva valorizzazione dell’unità umano-divina presente nella corporeità. In tal modo la Cappellania ospedaliera, espressione del volto variegato della Chiesa, potrà realizzare il suo compito che è quello di incontrare e servire il malato e, attraverso di lui l’uomo autentico al quale Cristo, incarnandosi e risorgendo, ha restituito valore e dignità con il suo con-soffrire”.

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