Il Consiglio dei ministri ha deciso il rinvio di tre mesi dell'aumento di un punto percentuale (dal 21 al 22%) dell'Iva, che sarebbe scattato dal primo luglio, quindi al primo ottobre ha detto il premier Enrico Letta in conferenza stampa dopo il Cdm.
Il provvedimento sull"Iva, "credo che dimostri la volontà del governo di aiutare l'economia con la dovuta prudenza. Poiché in questo momento non è il caso di fare scelte che diano l'impressione di "sfasciare i conti pubblici", ha aggiunto Letta in conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi.
La Commissione Ue ha bisogno di capire "come coprire il buco nei conti che si crea con il rinvio dell'Iva prima di commentare la misura": lo ha detto il portavoce del commissario agli affari economici Olli Rehn.
"Dobbiamo ripensare gli strumenti della tassazione in modo da sostituirli con forme meno gravose su lavoro e imprese". Lo ha detto il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni a proposito dagli interventi temporanei messi in campo da questo Governo sull'Imu e sul rinvio dell'aumento dell'Iva
Il miliardo per il rinvio dell'aumento dell'Iva di tre mesi "é coperto con risorse certe". Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Filippo Patroni Griffi, aggiungendo che "non ci sono aumenti di natura fiscale, non ci sono aumenti della tassazione. Potrebbe esserci un intervento sulle sigarette elettroniche".
Da fine 2007 ai primi mesi 2013 "le persone che hanno perso l'impiego ammontano a 700mila". Numero che salirà a "817mila per la fine del 2014". Il calo del dato statistico delle "unità di lavoro", con Cig e riduzioni orarie, "sfiorava 1,7 mln nel primo trimestre 2013 e sfiorerà 1,8 milioni nel secondo 2014". Così il CsC Confindustria.
La pressione fiscale tocca un picco storico nel 2013, 44,6% del Pil, e rimane insostenibilmente elevata nel 2014, specie quella effettiva (53,4% sottratto il sommerso dal denominatore)". Lo stima il Centro studi di Confindustria nel rapporto di giugno sulle previsioni economiche.
Abbiamo "toccato il fondo", ma al 6/o anno di crisi, per il CsC Confindustria, ci sono "nell'economia italiana qua e là segni di fine caduta e, più aleatorie, indicazioni di svolta": un "mazzo misto di evidenze sparse" che "lascia solo intravedere l'avvio della risalita" e "non costituisce solide fondamenta per prevederla