In Ucraina, tra gennaio e ottobre di quest’anno, sono stati avviati 60.000 procedimenti disciplinari contro soldati accusati di aver abbandonato le loro postazioni. Questo dato rappresenta quasi il doppio rispetto ai procedimenti registrati complessivamente nel 2022 e nel 2023, come riportato dal Financial Times.
Il giornale evidenzia che, a partire dall’estate scorsa, le forze russe sembrano aver accelerato la loro avanzata nell’Ucraina occupata, seguendo le direttive di Putin. Secondo gli analisti militari, uno dei principali fattori alla base di questa situazione è l’incapacità dell’Ucraina di garantire una rotazione regolare dei propri soldati dalle retrovie, impedendo alle truppe esauste di recuperare le energie. Questo ha non solo aumentato il numero delle vittime, ma ha anche intimidito e scoraggiato uomini che altrimenti avrebbero potuto essere reclutati.
La combinazione tra il crescente logoramento delle forze armate ucraine e l’intensificarsi delle operazioni russe mette in luce una situazione estremamente complessa, che rischia di aggravarsi ulteriormente senza interventi mirati sul fronte organizzativo e logistico.
E che, secondo gli analisti militari, «l’incapacità dell’Ucraina di ruotare i soldati dalle retrovie e di permettere alle sue truppe stanche di riposare ha provocato vittime e spaventato uomini che altrimenti avrebbero potuto essere arruolati».
La notizia del Financial Times arriva pochi giorni dopo che un funzionario Usa citato dai media internazionali ha dichiarato che l’Ucraina, a suo parere, dovrebbe ridurre l’età minima per la chiamata alle armi da 25 a 18 anni perché non starebbe reclutando e addestrando abbastanza soldati per sostituire quelli che perdono la vita o restano feriti in battaglia.
Volodymyr Zelensky, il presidente ucraino, ha recentemente espresso una posizione divergente rispetto alla richiesta di ulteriori modifiche all’età della leva. Ad aprile, Zelensky aveva già abbassato l’età minima per la mobilitazione da 27 a 25 anni, ma sembra restio a ulteriori cambiamenti. In un’intervista a Sky News, ha dichiarato: «Credo che abbiamo molti soldati, ma il limite è che, francamente, dobbiamo salvare quante più vite possibile».
Rivolgendosi implicitamente ai partner occidentali, Zelensky ha aggiunto: «Se negli uffici europei o americani c'è l'idea che dobbiamo fare qualcosa di diverso riguardo all'età della leva, voglio semplicemente chiedere ai nostri partner di fare la loro parte di lavoro, e noi ci occuperemo del nostro».
Il presidente ha poi sottolineato, secondo quanto riportato dal Kyiv Independent, che gli alleati di Kiev non hanno soddisfatto pienamente le richieste di equipaggiamento militare avanzate dall’Ucraina. In particolare, invece delle dieci brigate richieste, sono state fornite risorse sufficienti per armare solo due brigate e mezzo.
Queste dichiarazioni evidenziano una duplice sfida per l’Ucraina: da un lato, il bisogno di mantenere un equilibrio tra la mobilitazione interna e la preservazione della vita dei cittadini; dall’altro, la difficoltà nel garantire il supporto internazionale necessario per far fronte alle crescenti esigenze militari.
Secondo un'inchiesta del Wall Street Journal pubblicata a settembre, il conflitto in Ucraina avrebbe causato finora circa un milione di tra morti e feriti tra le forze russe e ucraine, un dato che sottolinea la devastante portata umana della guerra. Nel frattempo, emergono notizie allarmanti riguardo alla gestione della mobilitazione in Ucraina. I media locali riferiscono di controlli a sorpresa in locali notturni e altri luoghi pubblici per identificare uomini non in regola con i documenti di leva.
Le modalità con cui si stanno conducendo questi reclutamenti hanno sollevato critiche significative: alcuni responsabili sarebbero accusati di usare la forza per trascinare via le persone, mentre non mancano denunce di episodi di corruzione all'interno del sistema di reclutamento. Tali pratiche, oltre a generare timori tra la popolazione, rischiano di compromettere la fiducia nelle istituzioni militari e di alimentare un clima di crescente tensione sociale, in un momento in cui il Paese affronta una delle crisi più gravi della sua storia recente.
Il Financial Times afferma che «hanno disertato più soldati ucraini nei primi dieci mesi di quest’anno che nei precedenti due anni di guerra». Chi è accusato di diserzione rischia fino a 12 anni di reclusione. Ma questo non ha impedito a centinaia di soldati della 123/a brigata di abbandonare le loro postazioni a Vuhledar, scrive il giornale, secondo cui alcuni di questi militari hanno anche organizzato una protesta chiedendo armi e addestramento. «Siamo arrivati» a Vuhledar «solo con i fucili automatici. Hanno detto che ci sarebbero stati 150 carri armati, erano 20 . . . e niente che ci coprisse», ha denunciato un anonimo ufficiale della 123/a brigata. Pare che alcuni dei militari di questa unità siano tornati al fronte, altri si siano nascosti e alcuni siano ora in custodia cautelare. E il Parlamento ucraino il 21 novembre ha votato per misure meno severe, che consentano di far cadere le accuse contro chi ritorna al suo reparto dopo essere mancato all’appello una sola volta.
Anche la Russia si trova ad affrontare la necessità di rimpiazzare i numerosi soldati caduti nel conflitto in Ucraina, una guerra brutale voluta da Vladimir Putin. Per sopperire a questa esigenza, il Cremlino ha incrementato significativamente le remunerazioni e i premi in denaro destinati a coloro che scelgono di arruolarsi volontariamente. Si tratta di una strategia che punta a evitare una nuova mobilitazione di massa, simile a quella dell’autunno 2022, quando centinaia di migliaia di coscritti furono richiamati alle armi e inviati in un conflitto che molti non avevano mai immaginato di dover affrontare.
Tuttavia, questa tattica non sembra bastare a rispondere alle crescenti necessità belliche della Russia. Accuse mosse da Kiev, Washington e Seul sostengono che Mosca abbia dispiegato migliaia di soldati nordcoreani al fronte, in un presunto accordo tra il regime russo e quello di Pyongyang. Se confermata, tale alleanza militare rafforzerebbe la preoccupazione internazionale riguardo all'espansione di rapporti tra due regimi autoritari, entrambi isolati a livello globale, e sottolineerebbe le crescenti difficoltà della Russia nel sostenere il conflitto con le proprie sole forze armate.
Questi sviluppi sollevano interrogativi cruciali non solo sulla sostenibilità dell'offensiva russa, ma anche sulle implicazioni geopolitiche di alleanze che rischiano di destabilizzare ulteriormente l'ordine internazionale.
Intanto poche ore dopo il via libera all’Ursula bis, ieri il Parlamento europeo ha votato per la terza volta in questa legislatura per ribadire il sostegno militare all’Ucraina,ma nell’ottica del fine guerra mai, con una maggioranza che quasi ricalca quella a favore della nuova Commissione europea.