Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Venerdì, 03 Maggio 2024

Le opere di Bach: gli eff…

Mag 02, 2024 Hits:154 Crotone

In città l'ultima tappa d…

Apr 30, 2024 Hits:210 Crotone

Convegno Nazionale per la…

Apr 23, 2024 Hits:418 Crotone

L'Associazione "Pass…

Apr 05, 2024 Hits:873 Crotone

Ritorna Calabria Movie Fi…

Apr 03, 2024 Hits:906 Crotone

La serie evento internazi…

Mar 27, 2024 Hits:1145 Crotone

L'I.C. Papanice investe i…

Mar 01, 2024 Hits:1574 Crotone

Presentato il Premio Nazi…

Feb 21, 2024 Hits:1678 Crotone

Impariamo dal Regno Unito come riprenderci, meno tasse e meno ideologia o speculazione

A Londra, i prezzi degli immobili sono in forte crescita. In Italia, la depressione immobiliare non dà segni di mollare la presa. Come mai? E’ presto detto: nel Regno Unito il Governo conservatore segue la strada di tagliare le tasse, da noi il Governo segue la strada esattamente contraria. Nel 2014 pagheremo dai 23 ai 27 miliardi di euro – a seconda che le aliquote comunali siano fissate al minimo o al massimo – per IMU-TASI, rispetto ai 20 miliardi di IMU di quest’anno; tanto, per l’immobiliare e perfino senza la TARES, che invece crescerà anch’essa. La pressione fiscale sul PIL, dal canto suo, è aumentata nel 2012 (ultimo dato Banca d’Italia disponibile) al 44 per cento – un punto e mezzo in più dell’anno precedente – e il rapporto debito pubblico/PIL ha raggiunto il 127%, 7 punti percentuali in più del 2011.

Il quadro, dunque, è chiaro, ed eloquente più di ogni discorso o di ogni vacuo chiacchiericcio da (stucchevole e superficiale) talk show. Ma proprio perché è chiaro, bisogna allora chiedersi quale sia la ragione che spinge anche il Governo Letta (nella fase attuale; ad agosto, era il rovescio) a calcare la mano fiscale sull’immobiliare – dati per il 2014 – ed a seguire così la strada di Monti, aumentando anzi la già spropositata tassazione immobiliare di quest’ultimo, le cui superrendite catastali vengono addirittura trasformate da sperimentali/provvisorie in stabili (a conferma di uno dei più ripetitivi e scontati corollari del fiscalismo: una tassazione, una volta posta, non viene mai eliminata o modificata, se non all’insù).

La ragione (della quale ha discusso l’annuale Conferenza organizzativa dei quadri direttivi della Confedilizia che si è riunita a Roma) non può che essere ideologica o speculativa che dir si voglia, tanto questa cura – giustificata coi prossimi “baratri”, o con l’equità – è controproducente per il settore interessato (e con esso per la ripresa, Nadaud insegna). Dietro la persecuzione dei risparmiatori in edilizia, in sostanza, non può che esservi (lo abbiamo sostenuto anche un anno fa) il disegno politico/ideologico di virare verso uno Stato socialista – abbiamo detto che, non a caso, nel Regno Unito governano i conservatori –, obiettivo che si salda in Italia con il disegno speculativo di favorire la grande finanza. Come ha confermato recentemente Francesco Forte – già ministro della Finanza, succeduto ad Einaudi sulla cattedra universitaria di Torino che fu del grande maestro - l’ideologia dell’imposta patrimoniale diffusa sulla proprietà immobiliare alberga da qualche po’ in certe forze politiche oltre che nei finanzieri di riferimento delle stesse. “Per essi – ha scritto testualmente l’ex Ministro delle finanze – la proprietà di immobili dei risparmiatori persone fisiche, è una ricchezza statica da combattere. Gli immobili debbono appartenere ai grandi gruppi finanziari: assicurazioni, fondi di investimento, banche, che li daranno in affitto. I risparmiatori debbono investire in azioni, obbligazioni, fondi di investimento, risparmio bancario. Il capitalismo popolare dei piccoli proprietari, che hanno la casa propria, la seconda casa, dei risparmiatori che affiancano alla pensione, la proprietà di una casetta o due, che affittano, va combattuto. Bisogna fare perdere agli italiani questo vizio, a suon di tasse”.

L’alibi (pretesemente culturale o pretesemente di sviluppo e progressista che dir si voglia) è quella cui accennava anche Forte. La ricchezza immobiliare è una ricchezza statica – secondo le liturgiche e ricorrenti litanie dei giornali confindustriali o della grande finanza - , bisogna favorire imprese e lavoro (sempre secondo la stessa musica, degli stessi musicisti, che controllano la stampa oligopolista), come se l’immobiliare non producesse lavoro e non mettesse in movimento anch’essa le imprese (ancora una volta, contraddicendo Nadaud – che diceva, com’è noto, esattamente l’inverso – senza neanche darsi la pena, è ovvio, di citarlo e tantomeno di criticarlo sul piano scientifico). Ma tant’è: si trascura a bella posta l’insegnamento di David Ricardo e di Luigi Einaudi, e cioè che – per equità così come, in particolar modo, per non frenare lo sviluppo – occorre tassare i redditi e non la ricchezza in sè (da noi, così si fece fino agli Stati preunitari), occorre – dunque – tassare i frutti della ricchezza (se ci sono, mentre in Italia si tassa il patrimonio e basta, con immancabili effetti recessivi) <lasciando in pace chi consuma meno e risparmia di più, dopo aver pagato regolarmente le tasse” perché “le grandi ricchezze che si intende tassare sono apolidi e sono poche, e l’idea di tassarle ha quindi una sola conseguenza: tassare la <ricchezza delle formiche> che, ben sapendo che lo Stato non avrebbe, more solito, rispettato il patto pensionistico, hanno risparmiato redditi già abbondantemente tassati”.

(Paolo Savona, Il Foglio quotidiano, 10.8.’13).

Non c’è argomento che tenga, a questo punto. E’ paradossale, ma proprio in Italia – dove l’immobiliare della proprietà diffusa non ha causato, ma subìto la crisi, provocata dalla finanza – si vuole aiutare quest’ultima penalizzando (solo per ragioni ideologiche e politiche, come s’è detto) il primo. La prova del nove: mentre si colpisce senza ritegno la proprietà popolare, neppure si scalfiscono le agevolazioni (500 milioni all’anno, accertati dalla Commissione Ceriani; e nel disegno di legge “Destinazione Italia” il Ministero dello Sviluppo economico propone addirittura di aumentarli…) di cui godono le società immobiliari del grosso capitale, anche cooperativo. L’immobiliare “bipartisan”, per così dire.

Corrado Sforza Fogliani

Presidente Confedilizia

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI