Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Giovedì, 16 Maggio 2024

Al Salone del libro Loren…

Mag 15, 2024 Hits:214 Crotone

L'Istituto Ciliberto-Luci…

Mag 14, 2024 Hits:125 Crotone

Le opere di Bach: gli eff…

Mag 02, 2024 Hits:417 Crotone

In città l'ultima tappa d…

Apr 30, 2024 Hits:454 Crotone

Convegno Nazionale per la…

Apr 23, 2024 Hits:668 Crotone

L'Associazione "Pass…

Apr 05, 2024 Hits:1081 Crotone

Ritorna Calabria Movie Fi…

Apr 03, 2024 Hits:1076 Crotone

La serie evento internazi…

Mar 27, 2024 Hits:1448 Crotone

Il viaggio di Papa Francesco nella Repubblica Centroafricana

Papa Francesco ha aperto la porta santa della cattedrale di Bangui, nella Repubblica Centrafricana, anticipando l'inizio del giubileo straordinario della Misericordia per la Repubblica centrafricana e per l'Africa. "Bangui diviene la capitale spirituale del mondo", ha detto il Papa. "Chiediamo la pace per tutti i paesi del mondo". L'orologio della basilica di San Pietro segnava le 17.14.

"Il Giubileo non riuscirà o fallirà in base a numero fedeli presenti. Non è un'iniziativa per far venire a Roma tanta gente ma per mettere a disposizione dei fedeli dei beni spirituali in rapporto con Dio. Lo spirito del Giubileo è diffuso nel mondo. Non c'è bisogno di venire a Roma per avere i beni spirituali accessibili nel Giubileo". Così padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana. "Nessuno dice che il Giubileo riesce perché vengono 80 milioni di persone a Roma - aggiunge -. Ognuno può andare nella cattedrale del suo paese. Si apriranno tante porte sante e chi vuole usufruire del Giubileo lo potrà fare nella sua città ed avere lo stesso beneficio spirituale". "Con questo non voglio dire non venite a Roma - precisa Padre Lombardi - Ma venga chi vuole farlo, chi si sente tranquillo di farlo e sereno di vedere il Papa. C'è una totale libertà nel vivere il Giubileo

"I pellegrini in quanto tali non supereranno i 10 milioni". Così il prefetto di Roma Franco Gabrielli parlando del Giubileo durante l'iniziativa 'La prossima Roma' organizzata dall'ex sindaco della capitale Francesco Rutelli. "Nelle periferie - ha aggiunto il prefetto - c'è un fortissimo senso di insicurezza: degrado, città sporca, poche divise e pattuglie. Non sono nella condizione di promettere niente ma in questa città vanno riviste completamente le modalità con cui vengono organizzate le forze di polizia"

Papa Francesco, in visita alla moschea di Koundoukou, nella Repubblica Centroafricana, invita cristiani e musulmani di questo paese a restare uniti contro ogni violenza "che da una parte o dall'altra sfigura il volto di Dio". "Insieme diciamo no a odio, violenza, vendetta, in particolare quella in nome di una fede o di un Dio". Da Francesco un invito perché dal paese dove ieri ha aperto la Porta santa del Giubileo venga la spinta a spegnere i focolai di tensione in tutta l'Africa.

Intanto il Papa nella moschea di Koundoukou secondo le agenzie di stampa Italiane  : "Restiamo uniti perché cessi ogni azione che da una parte o dall'altra sfigura il volto di Dio e ha in fondo lo scopo di difendere con ogni mezzo interessi particolari, a scapito del bene comune". "Insieme diciamo no a odio, violenza, vendetta, in particolare quella in nome di una fede o di un Dio". . Il Papa incontrando la Comunità musulmana nella moschea centrale di Koudoukou, a circa quattro chilometri da Bangui, ha tributato un forte omaggio al ruolo svolto dai musulmani in Cetrafrica per la riconciliazione e contro l'odio interetnico. E al ruolo svolto in questo senso da tutte le religioni e confessioni presenti nel Paese. Un omaggio analogo aveva tributato ieri nella visita alla Facoltà teologica evangelica (Fateb), ma oggi le parole agli islamici suonano ancora più significative, data la connotazione sedicente islamica dei seleka e sedicente cristiana degli antibalaka che ha fatto piombare il Centrafica nella violenza e lo ha portato sull'orlo del genocidio. L'omaggio del Papa è ai leader religiosi e alla Piattaforma per la riconciliazione del Centrafrica guidata dall'imam Oumar Kobine Layama, dal presidente degli evangelici, pastore Nicolas Guerekoyame Gbangou e dall'arcivescovo cattolico Dieudonne Nzapalainga.

"Voglio rendere grazie con voi al Signore di misericordia per tutto quello che vi ha concesso di compiere di bello, di generoso, di coraggioso, nelle vostre famiglie e nelle vostre comunità, durante gli eventi accaduti nel vostro Paese da molti anni". Lo ha detto il papa nell'omelia della messa che sta celebrando nello stadio Barthelemy Boganda, ultimo impegno pubblico del suo viaggio nella Repubblica Centrafricana. La messa si svolge davanti ad una folla gioiosa e festante. Non ci sono ancora stime ufficiali sul numero dei partecipanti, lo stadio ha una capienza di 30 mila persone ma un settore è chiuso per motivi di sicurezza. Gli organizzatori stimato quindi almeno 25 mila persone all'interno dello stadio e altre all'esterno della struttura.

Al termine del rito,secondo le agenzie il papa riceve il saluto dell'arcivescovo di Bangui, Dieudonne Nzapalainga, presidente dei vescovi del Paese e leader, insieme ad esponenti islamici ed evangelici, della Piattaforma per la Riconciliazione che sta tentando di radunare tutte le forze del Paese, indipendentemente dalle differenze etniche, politiche e religiose, per un processo di pacificazione. Momento decisivo in questo senso sono le elezioni che si dovrebbero tenere in dicembre, sotto la protezione delle forze dell'Onu. Monsignor Nzapalainga ha definito la visita del papa "giorni indubbiamente inscritti sia nel nostro cuore che nella storia del nostro Paese. La sua visita apostolica - ha detto il vescovo - segna certamente l'inizio di una nuova era per tutto il popolo centrafricano. A dispetto della crisi militare-politica, con i suoi corollari di assassinii, di distruzione e di vandalismo, la sua sollecitudine pastorale è per noi un segno di speranza". Il presidente dei vescovi centrafricani ha anche brevemente riassunto le "scelte coraggiose" che il Paese nel suo insieme dovrà fare. "In effetti - ha rilevato - il destino del nostro Paese è nelle nostre mani, sapremo assumere con grandezza e responsabilità il nostro destino comune? Questa - ha risposto il vescovo - è la grande sfida che il popolo centrafricano è chiamato a raccogliere nella preghiera e nella docilità allo spirito santo".

"Fino a quando - si è chiesto ancora Nzapalainga - continueremo a far parlare le armi e scorrere il sangue dei nostri fratelli e sorelle? Fino a quando l'impunità prevarrà e i crimini serviranno come gradino di ascesa nella scala sociale?". Il vescovo ha citato le diverse volte in cui papa Francesco nei mesi scorsi è intervenuto in appoggio alla pacificazione della Repubblica Centrafricana. Infine, il vescovo ha ricordato il "gesto forte e storico di aver aperto una prima Porta Santa del Giubileo della Misericordia in Centrafrica" e ha espresso "la speranza che i valori di misericordia, di giustizia, di verità e di pace ci conducano sul cammino della riconciliazione, del perdono e della ricostruzione del nostro Paese, nell'armonia, nella dignità e nel rispetto di ogni persona". Il vescovo ha auspicato un rinnovamento fondato "sulla piena coesione sociale e il sogno di una nazione prospera, libera e democratica, unita e fraterna".

Il papa appena giunto alla moschea di Koudoukou ha chiesto ai suoi ospiti di essere condotto davanti al mihrab, il punto di maggior devozione all'interno della moschea. Papa Francesco è rimasto in silenzio e grande raccoglimento per alcuni minuti. Gli imam hanno donato a papa Bergoglio una tavoletta con su inciso un versetto del Corano e questa frase: "Se tu trovi certe persone più disponibile ad amare, sono quelli che si dicono cristiani". Dopo gli incontri in moschea il papa è andato a visitare i rifugiati radunati in alcune tende vicino alla moschea, ed ha anche visitato la scuola di Koudoukou, dove bambini cristiani e musulmani studiano insieme.

"Non si può che auspicare che le prossime consultazioni nazionali diano al Paese dei responsabili che sappiano unire i centrafricani, e diventino così simboli dell'unità della nazione piuttosto che rappresentanti di una fazione". Lo ha detto il Papa nella moschea di Koudoukou, per una Rc "accogliente per tutti i suoi figli, senza distinzione di etnia, politica, religione".

In Rc, "in questi tempi drammatici, i capi religiosi cristiani e musulmani hanno voluto alzarsi all'altezza delle sfide del momento, hanno giocato un ruolo importante per ristabilire l'armonia e la fraternità". Il Papa nella moschea di Koudoukou esprime loro "gratitudine e stima" e cita i "tanti gesti di solidarietà" dai musulmani espressi verso rappresentanti di altre fedi. Le considerazioni del Papa sul ruolo di pacificazione svolto insieme dalle diverse fedi nella Repubblica centrafricana è apparso in sintonia con quanto ha affermato l'imam della moschea centrale di Koudoukou, Tidiani Moussa Naibi, nel suo saluto a papa Francesco. "La sua visita - ha detto l'esponente musulmano a papa Bergoglio - è un simbolo che noi comprendiamo perfettamente. Ma la vorrei subito rassicuare: no, le relazioni tra fratelli e sorelle cristiani e noi stessi sono talmente profonde, che nessuna manovra tendente a spezzarle potrebbe andare avere successo. I fautori dei disordini - ha rimarcato l'iman Tidiani Moussa Naibi - potrebbero ritardare la realizzazione di questo o quel progetto di comune interesse o compromettere per un tempo l'una o l'altra attività, ma mai, 'in sha Allah', essi potrebbero distruggere i legami di fraternità che uniscono solidamente le nostre comunità". "Sì, lo confermo - ha asserito l'esponente islamico davanti a papa Bergoglio - i cristiani e i musulmani di questo Paese sono condannati a vivere insieme e ad amarsi".

L'imam ha osservato che la Rc ha bisogno "della solidarietà del mondo intero", ha citato i vari interventi in tal senso, di Unione economica africana (Cmac), Unione africana (Ua), "Francia, Unione europea e delle Nazioni Unite". "Non ignoriamo - ha detto a proposito dell'aiuto internazionale alla sicurezza del Paese - e non dimenticheremo mai le decine di giovani soldati di questi differenti paesi che hanno perso la propria vita per portare la pace al nostro popolo. A tutti noi diciamo grazie dal profondo del cuore". Secondo l'imam, "la solidarietà del mondo verso il popolo centrafricano si manifesta oggi con la sua presenza - ha detto al Pontefice - nella moschea centrale di Bangui". Attraverso questa visita "il mondo mostra che ci guarda e si preoccupa sempre della nostra situazione", ha commentato l'esponente islamico, "e di contro vorremmo rassicurare il mondo: la nostra situazione è solo un momento della nostra storia, non è eterna, è un momento doloroso, ma noi ritroveremo la nostra pace e la nostra sicurezza di un tempo, troveremo anche una pace e una sicurezza ancora più grandi e più giuste. La speranza - ha detto l'imam - ci è concessa nei fatti grazie alle molteplici azioni volte a riportare la pace, a incoraggiare la condivisione del potere, a organizzare elezioni libere e democratiche, a creare le condizioni per una buona gestione dello Stato, che conduce con coraggio e assiduità il Governo di Transizione. Possa Dio onnipotente - ha concluso l'imam - portare la pace nel nostro Paese, una pace uguale giusta e feconda".

 

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI