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Noto - Il vescovo scrive ai bambini e ragazzi che soffrono

 

Carissimi bambini e ragazzi sofferenti del territorio della diocesi di Noto,

 oggi nella festa dei Santi Innocenti Martiri, penso e scrivo a voi come Padre e Pastore per dirvi il mio affetto e la mia vicinanza. Ho fissi nel mio cuore gli sguardi dei vostri occhi desiderosi di vivere, i volti dei vostri genitori pieni di amore e di dedizione instancabile. In voi e attraverso di voi - Vittorio, Sergio, Umberto Pio, Umberto Matteo, Vincenzo Leonardo- vorrei abbracciare anche tutti gli altri che vivono nelle altre città della Diocesi.

 Nel vedervi ho incontrato il volto sofferente trasfigurato di Gesù. Le vostre case sono un presepe vivente, dove si vive realmente il mistero della vita e della fede: un Natale autentico che oscilla tra il legno della culla e il legno della Croce. D’altra parte, è vero, quella grotta (che è poi una stalla, indegna per la nascita di chiunque) è lo specchio della croce. Così il messaggio del Presepe come quello del Calvario è identico: “questi sono spazi di sofferenza e di dolore – dice Gesù- che occupo solo io; perciò, tu cristiano impegnati nella tua vita a non far nascere nessuno come sono nato io, a non far soffrire nessuno, mettendolo in croce, perché in questa grotta nasco solo io e sulla croce ci sto solo io per tutti”. Avvenga questo, perché sia Natale e anche Pasqua nella vita degli esseri umani. Accade dunque l’amore vero, quello “incarnato”, amore empatico, coinvolgente che richiede da tutti cura, prossimità, condivisione, compassione.

 Come i Santi Innocenti, voi siete innocenti e non avete nessuna colpa per la malattia che vi opprime e vi consuma. Voi siete luce per le vostre famiglie e per la Chiesa. Voi siete puri in una società piena di impurità che si regge sul conteggio dei numeri e non sul contagio della compassione. Come i Santi Innocenti, siete vittime di atteggiamenti erodiani, di scelte economiche e aziendali che ieri come oggi negano la regalità di Gesù di Nazareth e sono frutti di calcolo, piuttosto che di immedesimazione nel vostro dolore. La ragione calcolante e strumentale, asservita a questa “economia che uccide” (Papa Francesco) è indifferente verso tutte le situazioni di vita umana che non serve al meccanismo di produzione e pertanto sembra costituire solo “un peso economico” di cui scaricarsi il prima possibile.

 Il cuore di Erode, indurito da lunghi anni trascorsi nel peccato, non provò pietà alcuna per la sofferenza di bambini innocenti. Il cuore dei vostri genitori è appesantito dalla solitudine istituzionale, le loro forze sono esauste, la loro pazienza è provata, ma l’amore per voi li regge h24.

Non è giusto che siate voi, deboli e fragili, di ogni età, a pagare le conseguenze di logiche lontane dal Vangelo. Perdonate l’ostilità e il disinteresse di noi adulti, la nostra superficiale comprensione della vostra condizione. Perdonate anche noi – uomini di Chiesa e credenti in Cristo- se riusciamo a fare molto poco per voi, trovandoci spesso nella condizione del “levita” e del “sacerdote” della Parabola del Buon samaritano, raccontata da Gesù: videro un uomo mezzo morto per strada e non lo soccorsero perché dovevano andare al tempio a pregare o a fare le liturgie rituali. Perdonateci per la nostra “permanente contraddizione” di gente che prega e non vive secondo l’amore comandato da Gesù. Perdonate il vostro Vescovo se non riesce – con le sue mediazioni istituzionali- a contribuire affinché il vostro problema trovi la soluzione stabilita dal diritto.

 Il diritto costituzionale alla salute e all’assistenza è il cardine della comunità sociale: una civiltà matura si prende cura dei più vulnerabili e deboli. Abbiamo bisogno di crescere umanamente e socialmente.  Le vostre famiglie pagano un prezzo alto e portano una croce pesante, e io vostro vescovo desidero accompagnarvi e sostenervi come un padre fa con i suoi figli. Desidero condividere il dolore delle vostre famiglie ma voglio invitarvi alla speranza, a resistere dinnanzi al male, a non avere paura dei poteri umani e della prepotenza. Non lasciatevi rubare la speranza.  La storia non la scrive Erode e i suoi adepti ma l’amore di Gesù Cristo che deve sempre splendere nei nostri gesti e brillare nella nostra coscienza di cristiani credenti e credibili.

 Non lasciatevi rubare l’Amore.

Non abbiate paura: non permettiamo a nessuno di calpestare la vostra dignità.

Il vescovo e la chiesa vi portiamo nel cuore. Sentiteci vicini ai capezzali del letto, vi sorvegliamo e custodiamo nella preghiera e nella disponibilità per le vostre necessità. Oggi, due di voi riceveranno i sacramenti della cresima e faranno la “prima comunione”: la grazia di questi sacramenti attraverso i campi delle onde elettromagnetiche dello Spirito raggiungeranno i cuori di tutti e la sua luce natalizia rischiarerà ogni tenebre di indifferenza e di egoismo, cambiando il nostro passato con il perdono e aprendoci a un futuro di più vero amore, di fratellanza universale, di amicizia e di vicinanza.

Gesù Bambino e i Santi Innocenti vi benedicano in questo Santo Natale per iniziare un anno nuovo col passo giusto.

 Vi abbraccio con affetto

e vi benedico di cuore

+ Antonio Staglianò

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