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Assist Usa a Conte: "Il processo sul budget significativo per tutto il mondo"

Aprendo i lavoro allo Us-Italy Dialogue all'Aspen Institute, l'ambasciatore statunitense a Roma, Lewis M. Eisenberg, ha promosso la manovra economica che, invece, i commissari europei hanno bocciato dando il via all'iter per una procedura di infrazione contro il nostro Paese che potrebbe anche portare a pensanti sanzioni ecoomiche. "Il premier Giuseppe Conte sta lavorando molto per l'economia italiana e avrà molto successo, questo è quello che ritiene Donald Trump e anche la sua speranza", ha detto l'ambasciatore citando un tweet del presidente degli Stati Uniti.

Gli Stati Uniti vogliono raggiungere con l'Unione europea un "accordo commerciale di successo", come quello stretto con Canada e Messico. E in questo "l'Italia può giocare un ruolo fondamentale". All'Aspen Institute a Roma l'ambasciatore Eisenbergha invitato i presenti a "non sottostimare il ruolo fondamentale dell'Italia". "La vostra è una delle economie più grandi al mondo - ha spiegato - se i negoziatori europei adottano l'approccio aperto dell'Italia ai negoziati, sono sicuro che sia gli americani, che gli italiani arriveranno a un accordo giusto". Un'0apertura che è stata salutata con favore dal ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, anche lui presente alla conferenza internazionale US-Italy Dialogue.

"Gli Stati Uniti sono al fianco dell'Italia nella sua azione a favore di una manovra economica più espansiva", ha commentato Moavero inccassando il plauso di Washington alle politiche economiche del governo gialloverde. "Penso che quanto abbiamo sentito dall'ambasciatore sia chiaro - ha spiegato il numero uno della Farnesina - gli Stati Uniti sono al nostro fianco, perchè siamo per loro un partner che considerano importante e di conseguenza quando la nostra economia va meglio questo giova all'insieme del rapporto con gli Stati Uniti, come all'insieme del rapporto con gli altri Paesi dell'Unione europea".

"L'Italia getta una nube scura sullo scenario dei mercati in Europa - scrivono gli analisti americani e le cose potrebbero dover peggiorare prima di vedere un miglioramento". L'entrata a gamba tesa di Goldman Sachs arriva in un momento delicatissimo per l'esecutivo gialloverde che si trova da una parte alle prese con il varo della manovra economica in parlamento e dall'altra con le continue e sempre più energiche pressioni dell'Unione europea affinché venga corretto - di non pochi decimali - l'impianto delle misure contenute nella legge di Bilancio, in particolar modo il reddito di cittadinanza e la riforma delle pensioni. Nel report pubblicato oggi, proprio mentre l'Italia incassava il plauso di Washington gli analisti di Goldman Sachs non ci va per il sottile nell'esprimere il proprio scetticismo sulla capacità dell'Unione europea e del governo italiano di "cambiare rotta" alla manovra economica. La spinta, a detta loro, potrebbe invece arrivare dalla Finanza e dai mercati azionari. La banca d'affari si aspetta, infatti, che "il più probabile catalizzatore per un ritorno alla disciplina di bilancio sia un'ulteriore pressione dei mercati". E, si legge ancora nel report, "una volta che la nebbia si sarà diradata vediamo diverse ragioni per rimanere strategicamente costruttivi".La strategia del Governo italiano non sembra funzionare ed è importante che la cambiö, ha detto il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis, sottolineando come sia ôpensata per essere uno stimolo e facilitare la crescitaö, invece questa ônon si sta materializzandoö mentre cÆè ôun aumento considerevole dei rendimenti che comincia a pesare sull'economia reale.

L'Italia è fra i rischi che potrebbero complicare più del previsto lo scenario di mercato europeo nel 2019, con "la crisi di bilancio che rimane irrisolta e l'economia italiana che ci aspettiamo 'flirterà' con la recessione all'inizio del prossimo anno". Lo scrive Goldman Sachs in un rapporto sull'"Atterraggio" della crescita mondiale ('Landing the plane') nel quale conferma la stima di una crescita italiana ferma allo 0,4% il prossimo anno contro l'1% del consensus delle analisi.

«Alla fine è un successo se pensate che a settembre ci chiedevano di stare sull'1,4%!». Rientrato da Buenos Aires Giuseppe Conte chiama al telefono i due vicepremier Di Maio e Salvini. A tutti e due ripete più o meno lo stesso ragionamento. Ovvero che lo «0,5% in più che abbiamo spuntato ci permetterà di fare tutto ciò che abbiamo promesso».

Nella fase convulsa della trattativa, oltre al ministro Tria e al ministro degli Esteri Moavero - che ha fatto la spola tra Roma e Bruxelles - decisivo è stato anche il ruolo del Quirinale che ha consigliato prudenza e dialogo sin dall'inizio di un braccio di ferro al quale il ministro Savona in origine aveva dato più di un argomento. Sotto i riflettori è però finito il ministro dell'Economia che i grillini ora accusano di non essere riuscito nella trattativa con Bruxelles laddove è invece arrivato Conte. Malumori che indicano forse la ricerca di un capro espiatorio, ma che segnalano anche la difficoltà della maggioranza a spiegare perché hanno tenuto in fibrillazioni imprese, investitori e famiglie per molte settimane.

La nota congiunta che i due vice diffondono a metà pomeriggio è riassumibile in un «bravo Conte» e in un sostanziale via libera che dà la misura della preoccupazioni con la quale Di Maio e Salvini hanno seguito l'ultima fase della trattativa del premier con Jean Claude Juncker. Con il fiato sospeso i due hanno atteso il racconto che il presidente del Consiglio ha fatto dei suoi incontri argentini che hanno coinvolto non solo il presidente della Commissione ma anche la Cancelliera Merkel, il presidente francese Macron e, telefonicamente anche molti altri leader dei paesi che compongono l'eurogruppo. A cominciare dal presidente di turno dell'Unione l'austriaco Sebstian Kurtz. A tutti Conte ha ribadito che l'Italia non intende entrare in collisione con Bruxelles e che è impegnata a trovare un'intesa per evitare la costosissima procedura per debito eccessivo.
Ovvero una vera e propria cura da cavallo da quaranta miliardi l'anno. Tanto la Ue avrebbe imposto, a partire da marzo, al governo giallo-verde per quello 0,8% in più debito. Compresa «l'immediata cancellazione di tutte le voci di spesa in corso». Meglio, quindi, far scendere di otto miliardi la manovra immaginata la sera del balcone di palazzo Chigi, far rientrare sotto al 2% il rapporto deficit-pil, e spalmare nel tempo le misure. Dopo le telefonate di ieri, è possibile che oggi a palazzo Chigi i tre si rivedano anche se ora il lavoro più gravoso è in mano ai tecnici del Mef che devono riscrivere intere parti della manovra di Bilancio.

«E' cambiato il clima - sostiene un ministro M5S - anche nel Paese e quindi è giusto correggere ma senza venire meno agli impegni». Il «clima» sono i sondaggi che da qualche tempo accreditano una buona dose di spavento di famiglie e imprese per le possibili conseguenze della manovra al 2,4%. Ne sa qualcosa il vicepremier leghista Salvini che ieri ha scritto a quattro quotidiani lombardi dicendo di «aver preso nota» «dei dibattiti locali degli ultimi mesi». Non meno preoccupato Di Maio il quale, occupato a respingere le accuse su note vicende familiari, aveva per primo dato a Conte il via libera alla trattativa con Bruxelles. Scendere di otto miliardi significa trasformare quota 100 - più indigesta a Bruxelles del Reddito - in una sorta di finestra temporale mentre il Reddito viene compresso al massimo nella platea e sempre più legato alla ricerca di un'occupazione. Le due misure verranno probabilmente dettagliate in un emendamento che verrà inserito nella manovra a palazzo Madama dopo che la Camera a metà settimana avrà votato con la fiducia il testo della manovra che, con una certa dose di inutilità, ha discusso ieri la Commissione Bilancio. Di fatto una corsa contro il tempo per completare l'iter entro lunedì 17 in modo da concedere alla Commissione il tempo per riscrivere il parere da consegnare all'Ecofin del 19. Oggi il ministro dell'Economia Giovanni Tria sarà a Bruxelles per la riunione dell'eurogruppo, ma la trattativa sembra chiusa anche se ieri Conte confidava ancora sulla possibilità di poter ottenere un altro 0.1% in più per gli investimenti.

Intanto stop intorno alle 2 di notte ai lavori in commissione Bilancio alla Camera, che ha all'esame la manovra. L'esame degli emendamenti riprende questa mattina alle 10.

La trattativa, ora, è soprattutto interna al governo. Perché per siglare un'intesa con l'Unione europea ed evitare una procedura d'infrazione dalle conseguenze pesantissime, i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini devono dare il via libera ad una messa a punto di "quota 100" e reddito di cittadinanza che permetta di abbassare il deficit fino al 2%. Il mandato a Giuseppe Conte a trattare con Pierre Moscovici e Jean Claude Juncker è forte ma ancora condizionato a evitare "rinunce".

I leader di M5s e Lega, che in serata firmano una nota congiunta di fiducia alla trattativa del premier, si sarebbero convinti a cedere e abbassare il deficit ma non quanto serve: ci sarebbe al momento l'ok a tagliare lo 0,2% ma non lo 0,4%. Procedono così a rilento, tra continui litigi e rinvii, anche i lavori parlamentari sulla manovra. Alla fine di una lunga nottata di trattative, governo e relatori consegnano alla Camera un pacchetto di 54 nuovi emendamenti.

Avrebbero dovuto essere, secondo alcune fonti, almeno il doppio, ma soldi ce ne sono pochi: inserire - su pressione della Lega - il raddoppio dal 20% al 40% delle detrazioni Imu sui capannoni, misura che occupa ben 290 milioni dei 430 del fondo per l'attuazione del programma, comporta una tagliola del resto. E, nell'infinito braccio di ferro tra M5s e Lega, non solo i voti in commissione - a tre giorni dall'approdo in Aula della manovra - sono al palo, ma slittano misure come quelle per la famiglia o il taglio delle pensioni d'oro caro al M5s: da Chigi assicurano che "ci sarà" ma i leghisti vorrebbero inserirlo al Senato con "quota 100", lasciando a un decreto successivo il reddito di cittadinanza.

Proprio le pensioni finiscono nel mirino di Bruxelles, per il rischio che "quota 100" comporterebbe sulla tenuta dei conti della previdenza. Ma se Salvini avverte di voler "smontare la Fornero pezzo per pezzo", i leghisti hanno già scritto la norma in modo che sia transitoria, valida - intanto - per tre anni. Il problema per il 2019 è però che fare partire quota 100 e reddito di cittadinanza ad aprile, come vogliono Salvini e Di Maio, costa troppo. Perciò - spiegano fonti qualificate di governo - in queste ore entrambi i provvedimenti sono all'esame della Ragioneria e del Mef per essere "razionalizzati e affinati": due le soluzioni, o si fanno partire a giugno o si rimodula la platea. Il premier Conte, che ha continui contatti con i vicepremier, dovrebbe vederli lunedì, mentre Giovanni Tria affronterà una nuova prova di fuoco all'Eurogruppo, per illustrare loro il piano che ha elaborato per cambiare la manovra convincendo l'Ue. E in serata ottiene da Di Maio e Salvini un mandato a continuare a trattare: "Siamo nelle mani giuste", dicono del premier, per un "dialogo franco e rispettoso con le istituzioni Ue, senza rinunce sul patto con gli italiani" e le misure che puntano a una manovra espansiva "per evitare una terza recessione". A chi interpreta come un freno alla trattativa il proposito di Di Maio e Salvini di non fare "rinunce", fonti di Palazzo Chigi, interpellate al riguardo, precisano che è il contrario: un messaggio di totale fiducia. La trattativa con Bruxelles, che vede impegnate ai più alti livelli le istituzioni italiane ed europee, è pienamente aperta. I leader di M5s e Lega tentano fino all'ultimo di cedere il meno possibile. Ma, spiegano dal governo, neanche il deficit al 2,1% sembra bastare all'Europa: si deve arrivare al 2%. E una leva in tal senso possono essere le preoccupazioni delle imprese e dei territori. Che è sempre più forte, tanto che Salvini scrive ai giornali lombardi per rassicurare il suo elettorato: nella manovra - è il senso - c'è attenzione ai territori, i timori sono ascoltati.

 L’emergenza Genova sarà a carico dei cittadini liguri.
Il Governo, dopo aver fatto un decreto che metteva poco o niente per il PonteMorandi, ora prevede aumento accise benzina quelle che Salvini voleva abolire in campagna elettorale +0,05 euro/litro in Liguria.

"L'emendamento del Governo alla Legge di Stabilità relativo alle accise non comporterà alcun aumento delle tasse in Liguria, ma semplicemente si rinnoveranno accise in vigore da anni e utilizzate a sostegno dei territori colpiti da emergenze di Protezione Civile". Così la Regione Liguria stamani in una nota smentisce un aumento della pressione fiscale di competenza regionale sulla benzina. "Non ci sarà un centesimo in più di accise, ma solo euro destinati alla lotta al dissesto idrogeologico nella nostra Regione", ribadisce l'ente.



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