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Con Internet la domanda di turismo è cambiata molto: una recentissima ricerca di Google evidenzia come il 68% degli individui consulti la rete prima di decidere dove andare e nell’80% dei casi, la pianificazione di dettaglio di un viaggio viene ormai decisa online. Pertanto, è necessario, nel nostro Paese, una promozione digitale per rilanciare il settore del turismo. In primis, l’obiettivo deve essere quello di riqualificare l’invidiabile, quanto, spesso, poco conosciuto e sfruttato(e in qualche caso trascurato), patrimonio culturale italiano. La digitalizzazione del settore turistico è, ormai, un processo inevitabile. Potremmo dire che nulla sarà più come prima. Sempre, nel nostro Paese, l’e-Tourism e l’e-commerce si stanno diffondendo con elevati tassi di penetrazione, Tre italiani su quattro, tra quelli che navigano su Internet , hanno effettuato almeno, un acquisto di prodotti e servizi per il turismo(dall’acquisto di biglietti, all’hotellerie e alla ristorazione, CfrWiFiWeek, tecnologie del 14.01.2014). E’ un segnale positivo, visto dal punto di vista dell’economia digitale e questo cambiamento impone, ovviamente, nuovi comportamenti e procedure, ovvero una nuova cultura del turismo, basata su una maggiore valorizzazione dei Beni culturali e delle ricchezze naturali e paesaggistiche del nostro Paese. Ecco alcuni esempi: i Bronzi di Riace; gli scavi di Pompei e di Ercolano; e la reggia di Caserta. A questo punto il discorso diventa, sotto certi aspetti, anche, abbastanza impegnativo per le nostre Istituzioni locali e nazionali. Vediamo perché. La grande diffusione di internet, soprattutto, in certe aree del nostro Paese, fa si che questo canale abbia un’importanza fondamentale nell’indirizzare viaggiatori e turisti, verso destinazioni o strutture. E dulcis in fundo, diciamo che già qualcosa di di concreto, si sta realizzando. Il Governo, per esempio, ha già varato un pacchetto di misure per le “start up”(imprese innovative) del Mezzogiorno(un pacchetto di 190 milioni di Euro) e riguarda, ovviamente, anche, tutte le giovani start up del turismo italiano che punteranno su innovazione e utilizzo delle tecnologie digitali per uno sviluppo dell’offerta turistica internazionale del Paese, puntando su creatività e tecnologie italiane. La Provincia di Lecce sta realizzando una struttura, “Il Salento d’Amare point” che si occuperà dell’accoglienza e dell’attrazione turistica con prenotazione diretta o sul web di visite guidate con percorsi originali a tema: culturali, naturalistici, eno-gastronomici (Cfr.”Quotidiano di Puglia”-Lecce ,pag,9 del 31 dicembre 2013). Peraltro, ci sono, pure, le condizioni per prevedere che l’impatto di internet sul settore turistico sarà, ancora, più marcato.

L'Italia deve sapere programmare questo sviluppo, con misure di fiscalità ecologica, investimenti per la difesa del suolo, per la realizzazione di infrastrutture verdi e per la salvaguardia delle acque, misure per l'efficienza ed il risparmio energetico, per il riciclo ed il recupero dei rifiuti, per la rigenerazione urbana e per l'agricoltura di qualità.

Il mercato delle pompe di calore, nonostante la crescita, in Italia è tuttavia ancora ostacolato da strumenti di sostegno evidentemente non adeguati.

Occorre adottare una politica lungimirante, che aumenti l'efficienza dell'energia pulita e gli occupati nel settore geotermico.

Da più parti si afferma con certezza che le pompe di calore geotermico svolgeranno un ruolo chiave per il conseguimento dei target del Pacchetto Clima per il 2020, con proiezioni che danno il potenziale delle pompe di calore persino superiore agli obiettivi del Piano di Azione Nazionale (PAN) per le energie rinnovabili. Se gli obiettivi nazionali 2020 dovessero essere raggiunti si stima che le pompe di calore saranno responsabili del 30% dello sforzo aggiuntivo per il consumo di rinnovabili termiche e del 14% della riduzione di consumo di energia.

Occorre semplificare le regole per l’approvazione dei progetti da fonti rinnovabili. Per il geotermico la variegata situazione dei diversi regolamenti autorizzativi delle Regioni non fa che complicare le cose.

Serve insomma una politica energetica non solo forte e decisa, ma che si rivolga finalmente con decisione alle pompe di calore geotermico, perché esse rappresentano per l'Italia una grande occasione per il rilancio dell'economia”.    Intanto

Parlando con il Corriere del sud il presidente Graziano afferma:  “Sull’energia Italia sempre meno dipendente dall’estero.  Oggi sono più di 600.000 gli impianti da fonti rinnovabili nel nostro Paese . L’Italia è in grado di darsi  una prospettiva di sviluppo e di affiancare le rinnovabili ai settori industriali di più antiche e consolidate tradizioni.

Si tolgano però gli ostacoli dagli investimenti in pompe di calore geotermico ”.

“Italia produce sempre più energia dalle rinnovabili , settore al quale appartiene la geotermia. Dal 2000 ad oggi ben 47,4 TWh da fonti rinnovabili (solare fotovoltaico, solare termico, idroelettrico, geotermia ad alta e bassa entalpia, impianti a biomasse e biogas) si sono aggiunti al contributo dei vecchi impianti idroelettrici. Il bilancio energetico italiano  dipende sempre meno dall’estero e diventa più pulito e moderno, avvicinando la produzione alla domanda di energia di famiglie e di imprese.  Positive le ricadute occupazionali con 120.000 nuovi occupati nel solo inizio 2012 . Oggi sono più di 600 mila in Italia gli impianti da fonti rinnovabili, progressivamente diffusi nei comuni grandi e piccoli”. ha affermato al corriere del sud Gian Vito Graziano , Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi , il quale ha ricordato che  gli “impianti termici ed elettrici sono ormai diffusi nel 98% dei Comuni italiani  - ha proseguito Graziano - e costituiscono un articolato sistema di generazione sempre più distribuita; nel 2012 esso ha garantito il 28,2% dei consumi elettrici e il 13% di quelli complessivi del nostro Paese.

La crescita della produzione rinnovabile ha permesso di sostituire quella da impianti termoelettrici, di certo più inquinanti e che emettono gas serra, che è calata di 61TWh tra il 2007 e il 2012, permettendo di diminuire le importazioni di petrolio e di gas e di ridurre le emissioni di CO2, con vantaggi per il clima e per l'ambiente.

Una crescita dell’uso razionale dell’energia e del riciclo, grazie alla disponibilità di elevate capacità tecnologiche e professionali di alto livello, significa che il Paese è in grado di darsi una prospettiva di sviluppo e di affiancare le rinnovabili ai settori industriali di più antiche e consolidate tradizioni.

“La geotermia ancora oggi è un’eccellenza tutta italiana  con un know how che non deve essere disperso.  In Italia , lungo la strada che dalla piana di Grosseto conduce a Volterra, il 20 agosto del 1913 nacque la prima centrale al mondo che sfruttava il calore della Terra – ha concluso Graziano -  e fu un giovane commerciante francese, Francois de Lardarel,  che ne intuì le capacità industriali. La centrale, nel 1944 con vari ampliamenti raggiunse i 127 megawatt di potenza.

La geotermia a bassa entalpia a pompa di calore, ad esempio, è la tecnologia a più alta efficienza tra le rinnovabili e che in Europa rappresenta il presente, ma anche il futuro del rinnovabile termico, soprattutto nel comparto residenziale.

 

In primis, diciamo che il web sta diventando un territorio sempre più pericoloso(+93% degli attacchi via Internet da un anno all’altro) e che i il personal computer non sia più l’unico dispositivo da proteggere. Purtroppo, le vulnerabilità del mobile sono incrementate del 42% da un anno all’altro. A questo punto, vorremmo puntare l’attenzione, proprio, su come devono cambiare approccio e misure di protezione alla luce, dei trend espressi in precedenza. Il focus di tutta la questione, più delle mail infette, è il collegamento a Internet e il dispositivo con cui ci si collega, che sempre più spesso non è un computer, ma può essere una smart tv, un tablet, dispositivi questi “chiusi”, ovvero, nei quali non è possibile una immediata installazione di un antivirus, pur contenendo dati personali; ancora, questi dispositivi, per la loro immediatezza e semplicità, spesso, vengono usati da utenti non preparati a fronteggiare eventuali minacce di attacchi informatici. In Italia, il costo del cyber crimine è pari a 2,4miliardi di euro(se si calcola un totale che va dalla frode informatica, agli attacchi alle strutture strategiche); con quasi 9milioni di vittime di cui, un terzo su Web. Il costo medio a persona, di questi attacchi è stato di 275 euro; nel 2012 l’Italia si è piazzata al nono posto nel mondo della diffusione di “malware”(leggi:”programma malvagio” usato per attacchi informatici) e prima, in Europa per il numero di computer infetti di virus informatici. Ebbene, ora, il nostro Paese può contare su un Piano nazionale per la difesa cibernetica(approvato dal Governo, il 18 dicembre 2013): con la creazione di una sorta di 113 della sicurezza digitale, il Cert, addetto a registrare gli allarmi ricevuti dalle strutture pubbliche e private strategiche, come le telecomunicazioni. In conclusione, noi diciamo che ben venga l’operatività di questa Centrale operativa contro il cyber crimine dovuto agli attacchi degli hacker, ma in contemporanea, la cultura digitale deve “metabolizzarsi” nel profondo dei nostri comportamenti.

Il Presidente della Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, ha dichiarato:

“I dati sul mercato immobiliare sono impressionanti e parlano da soli: da dopo la smodata rivalutazione delle rendite catastali e la conseguente tassazione, il mercato non si è più ripreso. Oggi è alle corde: i prezzi delle vendite giudiziarie sono a più del 100 per cento in meno rispetto ai valori Omi dell’Agenzia delle Entrate; il confronto tra canoni reali e valori locativi erariali, è anche peggio. La tassazione degli immobili, solo degli immobili e solo di quelli della proprietà diffusa, continua a condizionare in modo decisivo una ripresa del settore, che in questo momento non dà alcun segnale in questo senso. La revisione della pasticciata della Tasi, invocata da forze politiche governative che chiedono un confronto serio e che ringraziamo, va nella giusta direzione, s’impone. Ma decisivo, allo scopo, è ripristinare una minima convenienza dell’affitto: solo attraverso quest’ultima potrà tornare l’investimento in immobili, ora limitato all’acquisto della prima casa e comunque marginalmente, mentre l’emergenza abitativa aumenta giorno per giorno. Auspichiamo che le forze politiche di maggioranza e di opposizione siano unite in questo obiettivo e che, nel comune interesse, in questo senso si esprimano. A tutti, e a tutto il Governo in particolare oltre che alla presidenza del Consiglio, chiediamo di sostenere lo sforzo innovativo che il ministro Lupi ha allo studio. Solo se questa iniziativa ministeriale andrà a buon fine in tutta la sua potenzialità, si darà all’immobiliare quello shock del quale esso ha bisogno urgente perché la fiducia ritorni”.

Il Presidente della Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, ha dichiarato:

“Si susseguono le prese di distanza dalla posizione sulla Tasi espressa nel non chiaro, e reticente, comunicato di Palazzo Chigi di ieri sera. Sempre più parlamentari anche di maggioranza lo fanno, e sempre più organizzazioni, specie di consumatori: a loro và il ringraziamento della proprietà, istituzionale o piccola che sia. Ma il bello, e il paradosso, è che si lamentino anche i Comuni già neanche ventriquattr’ore dopo essere stati ancora una volta locupletati di risorse. La cosa non ci meraviglia perché la tattica al proposito dei tassatori è collaudata. Ci preoccupa invece che il Governo, davanti a questi lamenti, assuma l’impegno di un ennesimo confronto coi Comuni: ci preoccupa perché i rappresentanti governativi pare che vadano ai tavoli sulla fiscalità locale con la mentalità della vis grata puellis..., neanche assicurandosi che le loro concessioni appaghino gli appetiti dei richiedenti, tant’è che dopo gli incontri si trovano, come è puntualmente avvenuto anche ora, al punto di prima. La verità è che ogni tavolo tra tassatori (Governo e Comuni) si risolve sempre in un aggravio per gli assenti dal tavolo che, guarda caso, sono i contribuenti, cioè coloro che del confronto dovrebbero essere i protagonisti affinché non si ripeta all’infinito una farsa che è ormai al limite del dramma, nel merito e per non parlare dell’immagine. La iattanza con la quale il Governo e i Comuni respingono la disponibilità richiesta, anche da autorevoli esponenti della maggioranza, a rifare i conti, desta inquietudine e forse è anche la cartina al tornasole dell’intero, perdurante pasticciaccio. La furbizia delle sale finora aperte solo a burocrati e politici (rigidamente statali e comunali) non sembra pagare ed è comunque il contrario della trasparenza a proposito di una materia grandemente sensibile”.

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