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USA: Il countdown è partito

Tutti i sondaggi del weekend che precede l'Election Day vedono la candidata democratica accelerare verso il traguardo e in vantaggio nello sprint finale. Con l'impetuosa rimonta di Donald Trump che sembra aver esaurito la sua spinta. Ma la vera bomba alla vigilia del voto e' la nuova lettera del numero uno dell'Fbi, James Comey, al Congresso. Una lettera in cui certifica, senza giri di parole, che l'indagine sulle email di Hillary Clinton e' chiusa. Tutte sono state esaminate, senza che sia stata trovata traccia di illeciti. Per questo - scrive Comey - non ci sara' nessuna richiesta di incriminazione dell'ex segretario di stato.

Intanto sull'Election Day, oltre all'allarme terrorismo, si agita sempre piu' lo spettro di una vera e propria cyberguerra tra Washington e Mosca. Con gli americani che avrebbero penetrato addirittura le difese del sistema informatico del Cremlino, oltre alle reti elettrica e delle Tlc. Pronti a una rappresaglia se hacker russi dovessero entrare in azione per destabilizzare le operazioni di voto e tentare di influenzare il risultato delle urne. Il governo russo denuncia "cyberterrorismo di stato" e promette conseguenze. Ma per l'amministrazione Obama Putin si appresta a destabilizzare con l'azione degli hacker anche le prossime elezioni in Europa, dalla Francia alla Germania, il prossimo anno e nel 2018.

Intanto gia' 33 milioni di americani hanno espresso la loro preferenza grazie all'early voting, il voto anticipato, a cui di solito ricorrono le minoranze (dagli afroamericani agli ispanici) e che tradizionalmente favorisce i democratici. Con un colpo di scena, la Corte Suprema Usa ha reintrodotto in Ariziona la legge che considera il voto anticipato un reato: un brutto colpo per i democratici che sperano di strappare lo stato tradizionalmente repubblicano a Trump. Intanto, mentre Clinton gioca le ultime chance mettendo in campo lo 'star power' (da Beyonce' a Jay-Z, passando per Pharrell Williams e Stevie Wonder) e le personalita' democratiche piu' illustri (da Barack Obama a Joe Biden, da Bernie Sanders ad Elizabeth Warren), Trump appare isolato come non mai, circondato solo dai suoi fedelissimi e da gruppi di fan in adorazione. Vola di tappa in tappa con il suo 'Trump Force One', accompagnato solo dalla moglie e di fatto abbandonato dalle personalità del partito repubblicano. Ma forte di una rimonta che fa tremare l'avversaria.

Il countdown e' partito. Manca ormai un giorno all'elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti. E come da tradizione nell'ultimo weekend prima del voto infuria la battaglia finale negli stati ancora in bilico, con Hillary Clinton in leggero vantaggio che spera nell'alta affluenza delle ultime ore degli ispanici, soprattutto in Florida e in Nevada. Ma che sente il fiato sul collo di Donald Trump, capace di una straordinaria rimonta negli ultimi giorni. Sono 48 ore in cui tutto puo' succedere, e ogni minimo dettaglio puo' spostare voti e determinare il risultato di una gara ancora incerta. Come la nuova grana per Trump, con l'Associated Press che ha svelato le carte che smascherano la moglie Melania, rea - lei di origini slovene - di aver lavorato come modella negli Usa senza regolare permesso di soggiorno. Almeno dieci volte prima di ricevere la 'green card' nel 2001 e di diventare cittadina americana nel 2006, per un totale di oltre 20 mila dollari. Uno smacco per il marito, che della linea dura contro gli immigrati irregolari ha fatto il cavallo di battaglia del suo programma elettorale.

"Valgono le stesse conclusioni del luglio scorso", afferma, quando l'Fbi bacchetto' Clinton per la disinvolta e imprudente gestione del suo account privato di posta elettronica ma non riscontro' reati. Un colpo durissimo per Trump, forse quello del ko. Mentre la candidata democratica, dopo la 'sorpresa d'ottobre' che l'aveva fatta precipitare nei sondaggi, tira un enorme sospiro di sollievo. Si dice soddisfatta e ora guarda con grande ottimismo a martedi' 8 novembre. Anche perche' nelle ultime ore a spingere la candidata democratica ci sono soprattutto gli elettori ispanici, che hanno approfittato del fine settimana per recarsi in massa alle urne per il voto anticipato. Con i dati sull'affluenza in stati chiave come la Florida o il Nevada che fanno sorridere la campagna della Clinton. Anche se finora non si e' registrato il boom del 2008 quando in gara c'era Barack Obama.

Ma cio' che ai democratici importa e' che all'ultimo miglio della sua corsa Trump rischia di pagare cara la linea del pugno duro contro l'immigrazione, quella del muro con il Messico e della stretta sugli ingressi. Col Washington Post che definisce la candidatura del miliardario newyorchese "un assoluto disastro demografico" per il partito repubblicano, che negli ultimi anni aveva tentato come non mai di corteggiare il blocco degli elettori latinos. Blocco divenuto sempre più decisivo negli Usa in chiave elettorale e che già era costato la sconfitta a Mitt Romney nel 2012. Ma sono ancora una decina gli stati che i sondaggi danno in bilico, dove tra i due candidati ci sono meno di 5 punti di differenza, e in alcuni c'è ancora un testa a testa. E' qui che in queste ore si svolge una vera e propria caccia all'ultimo voto, dalla Florida all'Ohio, dalla Pennsylvania alla North Carolina. Vincere uno di questi stati vuol dire acquisire una dote di grandi elettori che può rivelarsi determinante per raggiungere il 'magic number' dei 270 necessari per la conquista della presidenza. I dati delle ultime rilevazioni sono comunque una boccata d'ossigeno per Hillary Clinton: avanti di 5 punti per Abc/Washington Post (48% a 43%), di 4 punti per Nbc/Wall Street Journal (44% a 40%) e di 3 punti per Politico/Morning (45% a 42%).

Gli ultimi sondaggi sugli elettori latinos, poi, mostrano come di fatto oltre il 67% ha votato o voterà per Clinton, solo il 19% per Trump: sarebbe il minimo storico per un candidato repubblicano. George W.Bush nel 2004 vinse il 44% dei voti dei latinos, John McCain nel 2008 il 31%, Mitt Romney nel 2012 il 27%. Ancora una volta, questa può essere davvero la chiave della eventuale vittoria della ex first lady. Intanto sui media si comincia a immaginare chi siederà nello Studio Ovale con Hillary Clinton. E ci si interroga su chi del suo staff personale debba o non debba entrare nelle segrete stanze. John Podesta, attualmente responsabile di Hillary for America, sembra avviato verso un posto di governo. Per Jake Sullivan, direttore politico della campagna, si pensa a un ruolo di consigliere per la sicurezza nazionale o di chief of the staff. E poi Michele Flournoy, in pole il Pentagono, e William Burns per il Dipartimento di stato. Mentre dubbi ci sono sul ruolo della fedelissima Huma Abedin, che insieme all'ex marito e' all'origine della bufera Fbi 

L'intelligence americana ha lanciato un'allerta terrorismo per oggi 7 novembre, il giorno prima del voto. Il timore e' che Al Qaida, secondo quanto riporta la Cbs, possa pianificare attacchi in tre stati americani. Nel mirino ci sarebbero New York, Texas e Virginia, individuati come possibili obiettivi.

Il governo americano - inoltre - secondo l agenzia ansa teme un massiccio attacco hacker dalla Russia o da altri Paesi con l'obiettivo di creare il caos nel giorno delle elezioni presidenziali, martedì 8 novembre. Per contrastare questo pericolo sta producendo uno sforzo senza precedenti coordinato dalla stessa Casa Bianca e dal Dipartimento per la sicurezza nazionale, col supporto del Pentagono e delle principali agenzie di intelligence, dalla Cia alla Nsa. Lo riporta la Nbc citando alti funzionari dell'amministrazione Obama.A Washington - raccontano fonti dell'amministrazione alla Nbc - ci si prepara al peggio, compreso il cosiddetto 'worst case scenario': quello di un massiccio cyber-attacco che mandi totalmente o parzialmente in tilt la rete elettrica o internet del Paese. Ma si lavora anche per contrastare azioni di manipolazione e disinformazione attraverso i social media, a partire da Twitter e Facebook. Col timore della pubblicazione di documenti falsi che coinvolgano uno dei candidati in esplosivi scandali senza che i media possano fare in tempo a verificare ed accertare la verità prima del voto.

Donald Trump, il futuro presidente degli Stati Uniti, "farà l'America di nuovo grande" e sicura. Lo ha detto a Filadelfia Melania Trump, secondo le agenzie di stampa la moglie del magnate newyorchese, nel suo primo e unico intervento nella campagna per il marito, dopo le critiche per aver copiato da Michelle Obama il discorso alla Convention repubblicana.

Melania ha aggiunto che "questa non è una campagna normale ma un movimento nel quale la gente si sente coinvolta e dal quale si sente ispirata, come ho toccato con mano anch'io". La signora Trump ha raccontato in particolare la propria storia di modella di origini slovene riuscita a realizzare il suo sogno emigrando legalmente in America, Paese "simbolo di libertà e opportunità" che l'ha ispirata in particolare sin dai tempi della presidenza Reagan. Poi ha elogiato il marito, le sue doti di imprenditore di successo, di padre amorevole, marito esemplare. 
   
"Sarò una sostenitrice delle donne e dei bambini": questo uno dei principali obiettivi di Melania Trump, che lo ha detto oggi nel suo unico comizio oggi a Filadelfia, se diventerà first lady. Uno dei temi prioritari su cui si impegnerà, ha aggiunto, sarà il cyberbullismo. 

''Donald Trump è una scelta pericolosa e distruttiva per il paese''. Lo affermano 370 economisti, inclusi otto vincitori del premio Nobel, in una lettera riportato dalle agenzie di stampa Italiane. ''Se eletto Trump pone un rischio unico al funzionamento delle istituzioni democratiche ed economiche. Per questo la nostra raccomandazione e' di non votare per Trump. Nella missiva gli economisti elencano i motivi per cui Trump non va eletto. Rinegoziare il Nafta, uno dei punti della sua campagna politica, non si tradurrà in un aumento dei posti di lavoro nell'industria manifatturiera, che è in calo dagli anni '70. Una flessione, spiegano, legata all'automazione e non agli scambi commerciali. Gli economisti mettono in dubbio la "matematica" di Trump su come eliminare il deficit riducendo allo stesso tempo le entrate. "Ripete false e ingannevoli statistiche economiche''.

Insomma, si e' di fronte a un finale in linea con quella che e' stata una delle campagne elettorali americane piu' tese che si ricordino in epoca moderna. "Vinceremo e vinceremo alla grande", continua a ripetere il tycoon in queste ultime ore, di comizio in comizio, dal North Carolina al Nevada, passando per il Colorado. Ma secondo gli ultimi pronostici - vedi quello del New York Times - Hillary Clinton ha ancora l'85% di probabilita' di vittoria, contro il 15% dell'avversario. Mentre i democratici avrebbero il 55% di chance di riconquistare il controllo del Senato. Per la media dei sondaggi realizzata dal sito specializzato RealClearPolitics Clinton - che nelle ultime ore batte a tappeto Florida e Pennsylvania - ha incrementato leggermente il suo vantaggio, portandolo a 1,8 punti: 46,6% a 44,8%. Ma quel che conta e' il dato sui grandi elettori. Sempre in base ai dati di RCP Clinton e' a quota 216, Trump a quota 164, con 158 elettori in ballo negli stati in bilico. Ne servono almeno 270. Dunque, se e' vero che l'ex first lady non ha ancora raggiunto il 'magic number', e' anche vero che per essere superata da Trump questi dovrebbe praticamente sbancare in quasi tutti gli stati incerti.

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