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Grecia, nuovo importante capitolo

Atene e Bruxelles entrano nella nuova fase 'decisisva', l'ennesima, delle loro trattative sul piano di riforme in cambio dello sblocco della tranche da 7,2 miliardi di aiuti internazionali che ancora devono arrivare in Grecia. Lo fanno con la solita danza di indiscrezioni filtrate, rivendicazioni sul passato (si risale di nuovi ai danni di guerra) e incomprensioni di fondo. Il tutto mentre gli osservatori finanziari giudicano più vicina la possibilità di un default sul debito ellenico, mentre il fronte interno si scalda.

Ma il premier Greco si muove su più fronti. Quello interno è agitato ci sono già parti del Parlamento che pensano a un voto anticipato. Intanto, è passata la proposta di istituire una commissione che faccia luce sul percorso che ha portato ad accettare il salvataggio internazionale da 240 miliardi: "Avviamo la procedura che darà risposte alla popolazione greca, dopo cinque anni di silenzio parlamentare", ha detto il leader di Syiriza. Tsipras sarà tra l'altro in viaggio verso Mosca domani, quando incontrerà Vladimir Putin: il ministro delle Finanze russo, Anton Siluanov, ha ribadito che finora  la Grecia non ha chiesto ufficialmente a Mosca l'erogazione di alcun prestito. Ma potrebbe arrivare uno sconto sul gas.

E mentre si registrano questi sviluppi, gli analisti continuano a guardare la vicenda con l'occhio dei mercati. Anche perché il 9 aprile la Grecia deve rimborsare 458 milioni di euro in scadenza al Fmi e sono arrivati segnali contrastanti sulla scadenza: il titolare delle Finanze, Yanis Varoufakis, ha tranquillizzato la numero uno del Fondo, Christine Lagarde. Ma altre voci hanno sollevato dubbi sulla fattibilità del pagamento senza metter a repentaglio stipendi e pensioni. In uno studio della banca svizzera Ubs si legge che, considerando la mole di rimborsi (se ne ha uno spaccato dalla tabella di seguito), ora gli analisti ritengono salita "oltre il 50% la possibilità di un default sui rimborsi": Atene rischia sempre più di non esser in grado di far fronte agli impegni.

Intanto la UE consiglia "gentilmente" a Tsipras di mollare l'ala sinistra del suo partito (guarda caso, quella davvero anti-euro...) invitandolo ad allearsi con i socialisti falliti del Pasok  pero le elezioni hanno decretato altro?

E che cavolo frega alla UE delle elezioni..., e mentre Varoufakis continua il suo tour mondiale di cose dette e ritirate un secondo dopo (ultima visita alla Lagarde, capo del FMI), domani lo stesso Tsipras in tutta urgenza incontrerà Vladimir Putin.


Perché "in tutta urgenza"? Perché dopodomani scade il termine per il rimborso del prestito di 480 milioni della Grecia al FMI, l'Eurogruppo ha già detto che non concederà ulteriori prestiti e che quindi Tsipras o rimborsa sacrificando stipendi e pensioni degli ultimi dipendenti pubblici rimasti o sarà default.


L'incontro con Putin era inizialmente previsto per la prima metà di maggio ma, come detto, è stato in tutta urgenza anticipato di un mese. Facilmente intuibile la ragione: Tsipras pensava che questa "pietra" da 480 milioni fosse facilmente scagliabile e che semmai a preoccuparlo doveva essere il periodo luglio-settembre con altre scadenze ben più sostanziose da onorare, e invece si sbagliava.


Sarà una mossa di Tsipras per "forzare" l'Eurogruppo a concedere un ulteriore prestito oppure l'ipotesi Russia è davvero il piano-B? Vedremo, manca poco.
Putin si è detto pronto a concedere alla Grecia tutti i prestiti di cui ha bisogno e uno sconto sul gas, ma siccome in economia non esistono pasti gratis ovviamente vuole qualcosa in cambio, cioè l'accesso ad alcuni asset greci o quantomeno una "prelazione".

Tsipras davvero arriverà al punto di non pagare stipendi e pensioni per restare forzatamente nell'euro e "onorare" gli impegni presi dai precedenti governi criminali greci con istituzioni europee ancor più criminali oppure scatterà il piano-B, se non ora almeno entro fine anno?

Già, diciamo fine anno perché, come vedete dal grafico sotto, le cambiali della Grecia da qui al 2016 sono ENORMI, altro che 480 milioni. Della serie "se ce la fa adesso, non ce la può fare dopo...", e con i depositi bancari dei greci che stanno drammaticamente calando ...Intanto

Dallo scaffale delle scaramucce riemerge anche la voce dei danni di guerra. Il nuovo governo della sinistra radicale ha fatto dei risarcimenti tedeschi una questione morale che deve essere ancora risolta.

Al Parlamento ateniese, il vice-ministro delle Finanze, Dimitris Mardas, ha spiegato che la Germania deve alla Grecia 278 miliardi di euro, compresi 10 miliardi per un prestito che fu preteso dalle forze di occupazione naziste: "Secondo i nostri calcoli, il debito collegato alle riparazioni di guerra è di 278,7 miliardi di euro, compresi 10,3 miliardi per il cosiddetto 'prestito forzato'", ha detto il viceministro.

Già il ministro della Giustizia di Alexis Tsipras aveva detto il mese scorso di essere pronto a dare esecuzione a una sentenza di 15 anni fa della Corte Suprema, che autorizza il sequestro di asset tedeschi in Grecia per ripagare le atrocità di guerra. Tuttavia, molti esperti ritengono che la disputa abbia raggiunto uno stallo giudiziario dopo una vittoria tedesca nei confronti dell'Italia presso la Corte internazionale di giustizia nel 2012: l'alta Corte ha stabilito che l'Italia ha violato la legge internazionale permettendo ai suoi tribunali di procedere in cause risarcitorie contro la Germania.

Per Berlino, la questione dei risarcimenti alla Grecia si è chiusa con i pagamenti fatti negli anni '60 come parte degli accordi con diversi paesi europei. Anche il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha detto a marzo che la questione è "politicamente e legalmente risolta". Oggi è stato il vice cancelliere tedesco e ministro dell'Economia, Sigmar Gabriel, a bollare come "insensata" la vicenda.

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