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Incidente Puglia, il capostazione si assume la responsabilità

I capistazione di Andria e Corato, Vito Piccarreta e Alessio Porcelli, sono indagati nell'inchiesta della Procura di Trani sul disastro ferroviario avvenuto il 12 luglio tra Corato ed Andria in cui sono morte 23 persone. Gli interrogatori saranno tenuti nei prossimi giorni dalla squadra mobile della Questura di Bari diretta da Luigi Rinella. I due sono gli unici indagati e tra oggi e domani dovrebbero ricevere informazioni di garanzia in occasione delle autopsie.

Il capostazione di Andria, Vito Piccarreta, avrebbe dovuto consentire la partenza del treno fermo in stazione solo nel momento in cui avrebbe visto arrivare gli altri due treni provenienti da Corato, uno dei quali viaggiava con un leggero ritardo. Il punto nevralgico dell'indagine, sul quale si stanno concentrando gli investigatori, è capire se il capostazione sapeva che i treni in arrivo erano due, e comunque, perché ha dato il via libera al treno non avendo visto arrivare alcun convoglio da Corato.

E chiarire cosa sia successo veramente durante i minuti precedenti allo schianto tra i due treni tra Corato e Andria arrivano le parole del capostazione di Andria Vito Piccarreta: "In questa storia anche noi siamo delle vittime. Siamo disperati ma un solo errore non può aver causato tutto questo". "Stiamo soffrendo, quelle immagini sono inaccettabili, tutto quel dolore, quello che è accaduto è incredibile. Ma non è pensabile dare la colpa di quello che è successo soltanto a un errore umano. Non è così", dice la moglie a Repubblica.

La versione di Piccarreta è abbastanza chiara: "È vero quel treno non doveva partire. E quella paletta l'ho alzata io: non sapevo che da Corato stesse arrivando un altro treno per questo ho dato il via libera", spiega ai funzionari che stanno conducendo l'inchiesta interna. A loro ha provato a spiegare che quella era stata una giornata complicata, i treni che portavano ritardo, c'era stata l'aggiunta di un treno supplementare e dunque in quel lasso di orario era previsto l'arrivo di tre treni e non dei soliti due. "È stata una giornata molto particolare", dice. "Ma quello che è successo è troppo". Troppo. "So che ora se la prenderanno tutti quanti con noi", dice sempre la moglie del capostazione. "Mio marito è il capro espiatorio perfetto. Ma non è giusto: perché è un lavoratore serio, in questi anni ha fatto sempre e soltanto il suo dovere. Questa è una tragedia troppo grande per noi. È un lutto, abbiate rispetto del nostro dolore". Infine un investigatore afferma: "Il problema non è il binario unico perché in Italia la maggior parte dei treni viaggiano sul binario unico. Il problema è il sistema di controllo che ovunque è automatizzato tranne che qui".

C'è stato dunque l'"errore umano" ma al tempo stesso è "assolutamente riduttivo" fermarsi a questo. Il procuratore di Trani, Francesco Giannella, facendo un punto sulle indagini, lascia capire che c'è ancora bisogno di approfondire e ha risposto ai cronisti facendo un punto sulle indagini per la tragedia ferroviaria tra Andria e Corato. "Tutti vogliono i veri colpevoli - ha aggiunto - e la richiesta di giustizia dei familiari delle vittime è legittima".

Giannella non conferma il numero degli indagati - secondo alcune fonti giudiziarie sarebbero soltanto due i nomi iscritti nel registro, i due capostazione di Andria e Corato. Ma rivela che per gli investigatori la dinamica di quel che è accaduto è chiara: "In linea di massima la dinamica è stata ricostruita ma dobbiamo avere certezze".

Altri particolari potrebbero dare una svolta alle indagini: secondo alcune testimonianze c'è stato un cambio di treno e i passeggeri del treno partito da Andria sarebbero stati fatti scendere dal primo treno, fermo sul binario 1, per salire su un secondo convoglio, fermo sul binario 2, partito in ritardo..

Moglie e figlia di una delle 23 vittime (Enrico Castellano) riferiscono la versione data da alcuni sopravvissuti: i passaggeri del treno partito da Andria sarebbero stati fatti scendere dal primo treno, fermo sul binario 1, per salire su un secondo convoglio, fermo sul binario 2, che sarebbe partito in ritardo. La causa dell'incidente potrebbe essere legata proprio al cambio di treno. "La comunicazione tra i capistazione per il via libera - si ipotizza - si sarebbe basata sul primo treno e sull'orario di partenza di questo, che però non è più partito. E non sul secondo convoglio che invece è partito in ritardo rispetto al primo". Dalla procura di Trani, però, al momento non ci sono conferme.

E' intervenuto anche Raffaele Cantone: il disastro ferroviario in Puglia "evidenzia purtroppo un oggettivo collegamento con la corruzione", ha detto il presidente dell'Anticorruzione, sottolineando che l'incidente "è frutto probabilmente di un errore umano, ma anche conseguenza di un problema atavico del nostro Paese di mettere in campo infrastrutture adeguate ed una delle ragioni di ciò è da individuarsi nella corruzione".

In 24 ore in Puglia (da ieri e fino alle ore 13 di oggi) sono state raccolte 2724 sacche di sangue, quasi il triplo delle 464 unità raccolte in media ogni giorno nella regione in una straordinaria gara di solidarietà per aiutare i feriti nel tragico incidente ferroviario avvenuto ieri tra Corato e Andria. Lo comunica il coordinatore del centro regionale sangue della Puglia, Michele Scelsi. "La risposta maggiore delle donazioni - spiega il medico - si è avuta nei luoghi vicini alla strage, ma anche a Barletta e Bari dove le strutture sanitarie sono state prese d'assolto dai donatori che hanno dovuto aspettare fino a quattro ore pur di donare sangue". "Nella mia struttura, nell'ospedale San Paolo - sottolinea Scelsi - sono spontaneamente tornati dalle ferie medici, infermieri e ausiliari

Le ipotesi di reato sono disastro ferroviario colposo e omicidio colposo plurimo. La Polizia sta acquisendo presso la Ferrotramviaria, in stazioni e in altri uffici ulteriori documenti, atti, immagini e dati informatici utili alle indagini.

Intanto oggi Mattarella sarà alle 16 a Bari dove nel Policlinico incontrerà i parenti delle vittime e visiterà alcuni dei feriti.

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