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Riforma del Senato, ma chi controllerà i controllori?

Il Governo si pone, giustamente, il problema di una riforma della “macchina” dello Stato. Ma forse, oggi, occorre anche una rivisitazione del sistema delle Autonomie locali. A favore della stessa (e, quindi, di un equilibrato rapporto Stato-Autonomie) militano l’insostenibilità del debito pubblico e la crisi fiscale che viviamo.

Nel campo degli enti locali, in un volger d’anni di alcuni decenni si è passati dal sistema dei controlli esterni nato con lo Stato unitario, al sistema dei controlli interni, alla presa d’atto del sostanziale fallimento di quest’ultimo sistema, al tentativo di rimediarvi – come scrive uno studioso, e un pratico, della materia (C. Pronti, La Regione Emilia-Romagna ed i controlli sugli enti locali, ed. Parallelo 24, 2014) – “con la moltiplicazione degli adempimenti e la procedimentalizzazione della trasparenza, a costi, in termini di tempi di esecuzione e di spesa effettiva, non calcolati ma sicuramente crescenti”. Lo stesso studioso giunge, al termine della sua chiara disamina, ad augurarsi “un anno sabbatico degli adempimenti, da utilizzare per una riflessione collettiva su ciò che si sta facendo”.

Il problema non è nuovo. Con la consueta lucidità, lo poneva già anni fa Giovanni Sartori (Corsera, 24.4.’10, Ma resta il nodo dei controlli) sostenendo – a proposito di Regioni e di federalismo – che il controllo elettorale ci vuole, “ma oggi e sempre più dovrebbe essere integrato da «autorità di controllo» davvero indipendenti”. E, pochi giorni dopo (28.4.’10), sullo stesso quotidiano Linda Lanzillotta evidenziava che, anche dove la sanzione politica aveva funzionato, la spesa non era diminuita. Su come si costruiscano “maggioranze elettorali di ferro” lo ha del resto dettagliatamente spiegato Ernesto Galli della Loggia (Rossi per sempre, a cura di Stella Carnevali, Confraternita delle Foglie-Spello di Perugia, 2004). E già dieci anni fa, sia il presidente del Senato Marcello Pera che il presidente della Corte dei conti Francesco Staderini sottolineavano, l’uno l’assurdità di certe spese degli enti locali, e l’altro che in tutti i Paesi europei all’infuori dell’Italia “si riscontrano restrizioni specifiche all’autonomia contabile-finanziaria” degli stessi enti (Odissea dello spreco, Confedilizia edizioni, 2005).

Nonostante tutto questo, la situazione è rimasta immutata (salvo sia la spesa pubblica sia le imposte, che – correlate come sono l’una alle altre – hanno entrambe segnato una intollerabile crescita). Per il futuro, anzi, il Governo pensa (disegno di legge n. 1429, Senato) ad un Senato delle Autonomie che – integralmente sostituito l’art. 70 della Costituzione – potrà, in buona sostanza e in varie forme (richiesta di riesame, proposte di modifiche ecc.), esercitare un diretto potere di sindacato sull’attività legislativa della Camera dei deputati, congiuntamente a questa svolgendo anche la stessa attività legislativa in specifiche materie. Ma, a questo punto, chi controllerà i controllori?

Corrado Sforza Fogliani

Presidente Confedilizia

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