In primis, noi diciamo che passano i secoli, ma, non lo sconforto, dovuto alla persistente Questione meridionale, con una visione statistica del Mezzogiorno tra ombre e luci. Vediamo perché. Da un lato l’immagine scelta dall’ultimo Rapporto Svimez, nel 2014, è quella di un Mezzogiorno “alla deriva, con un sottosviluppo permanente”, in quanto si allarga il divario dal Centro-Nord del Pil-1,3% contro-0,2%. Ancora, viene rilevato un Mezzogiorno a rischio “deserto industriale”. Ma, c’è di più. Il Mezzogiorno, oggi, galleggia tra Europa e Mediterraneo, senza riuscire a fare da cerniera.Dall’altro lato c’è, invece, Confindustria che, nel luglio scorso, con un “check up”, seppure tra mille criticità, ha colto e valorizzato i timidi segnali arrivati dal primo trimestre del 2015, in termini di occupazione, turismo e export. Da questo punto di vista, va detto, anche, che l’Europa ha dedicato al Mezzogiorno risorse economiche straordinarie.In particolare, c’è già, l’OK dell’Unione europea ai piani d’investimento di Sicilia e Basilicata per il periodo 2014-2020, mentre in lista di attesa, del via libera per l’utilizzo degli investimenti comunitari, restano solo la Campania e la Calabria. E dulcis in fundo, diciamo che in tal senso si sta muovendo, anche, Palazzo Chigi: ovvero, facilitare gli investimenti ed accrescere la competitività delle aziende italiane, con un’attenzione particolare, a quelle del Mezzogiorno, destinando, in vista della prossima legge di stabilità, fino a due miliardi di sgravi fiscali. Speriamo che dalle previsioni contabili, si passi ai fatti, per una crescita reale del nostro Mezzogiorno.