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Sabato, 01 Giugno 2024

Se Leonardo aveva la sua vigna a Milano, Michelangelo aveva i suoi terreni da formaggio a Casteldurante, oggi Urbania” . Ad affermarlo al
Corriere del Sud è il geologo  Rodolfo Coccioni, del Dipartimento di Scienze della Terra , della Vita e dell’Ambiente esperto in Patrimonio Culturale ed Analisi del Paesaggio dell’Università di Urbino . Coccioni  ha ritrovato “i terreni di Michelangelo , destinati al pascolo per produrre, appositamente per il grande artista italiano, protagonista del Rinascimento, il cascio di guaime, oggi conosciuto come “Casciotta di Urbino”, formaggio D.O.P. a pasta semicotta fatto con una miscela di latte prevalentemente ovino e subordinatamente di latte vaccino.

Michelangelo era appassionatissimo di questo formaggio fresco e dolce, dell'antico Ducato di Urbino – ha proseguito Coccioni -  prodotto con
latte di animali nutriti con il guaime, l'erba tenera che rinasce dopo la prima falciatura. Sembra addirittura che si nutrisse quasi esclusivamente della casciotta d'Urbino se in una delle celebri Rime si legge: “L'anima mia dal corpo ha tal vantaggio, che se stasat' allentasse l'odore, seco non la terre' 'lpan e 'l formaggio”. Tanto che per garantirsene un'abbondante scorta, mentre era impegnato con la Piazza del Campidoglio e con la Basilica di San Pietro in Vaticano e la sua Cupola, aveva fatto affittare, come risulta da un atto notarile del 12 febbraio 1554, tre poderi con casa e terreno nei pressi di Casteldurante dal suo domestico e più stretto collaboratore, nativo proprio di questa cittadina, Francesco Amatori”.

Dunque tutto è negli atti ed è stato ricostruito da Rodolfo Coccioni del Dipartimento di Scienze della Terra e della Vita dell’Università di Urbino ed ideatore del Corso di Alta Formazione per la figura del Narratore del Gusto e della Cultura , Comunicatore del Benessere e Selezionatore delle Tipicità Italiane che verrà lanciato in conferenza stampa all’EXPO di Milano il 13 Giugno .

“Nell'atto notarile tra l'Amatori e i fittuari dei terreni  - ha continuato al corriere del sud Coccioni -  si menzionano i tre poderi “Vicelicet uno detto de Collonello, secundo detto delli Camporesi, tertio nuncupato de Ca la Ricciola...” e si legge tra i patti“Item che siano obligati mandare a Roma al detto Francesco lire venticinque de cascio di guaimo, et detto Francesco sia tenuto di pagare la vettura et li fittuarii siano tenuti a mantenere le bestie nell'essere che le trovano, et la lana servarla per fare mattarazzi”.

I terreni di questi poderi, che oggi hanno rispettivamente i toponomi di Campi Resi, C. Colonnelli e La Ricciola, hanno una naturale vocazione al pascolo degli ovini per le loro caratteristiche geologiche e geomorfologiche: si tratta infatti di terreni prevalentemente sabbiosi, quindi leggeri e asciutti, e acclivi”.

E ci sono numerosi scambi epistolari che confermano anche quanto Michelangelo fosse amante di questo formaggio oggi D.O.P.

“Così scrive madonna Cornelia Colonnelli , vedova dell’Amatori – ha concluso Coccioni – a Michelangelo, il 1 Gennaio del 1557 : “Perchè oggi è il dì de anno nuovo, dove a noi è usanza recognioscere li patroni, per questo mando a Vostra Signoria un fardeletto de cascio de guaimo de peso de livere otto”. Ed ancora il 18 Novembre del 1559:
“Vi mandiamo sei casciotti de guaime de peso de livere diece et un prosciutto de peso libere tredece”. Oggi questi terreni li abbiamo ritrovati e testimoniano quanto sia fondamentale il racconto culturale , storico e geologico di un prodotto tipico italiano dalla sua terra alla tavola. Buon appetito Michelangelo! Questi stessi prodotti potrebbero essere per storia e territorio patrimonio dell’Umanità e patrimonio geologico a conferma della loro unicità”.

E' arrivata intorno alle 16 nel porto di Catania la nave della Marina militare britannica 'Bulwark' con a bordo 1.143 migranti, tra cui nove donne incinte. I migranti sono stati tratti in salvo ieri in otto distinti interventi al largo della Libia, sette dei quali compiuti dall'unitá navale britannica e uno dalla nave della Marina Militare ''Fasan''.

Oltre duemila migranti su cinque barconi in difficoltà sono stati soccorsi tra sabato e ieri dall'organizzazione umanitaria Migrant Offshore Aid Station , che in collaborazione con Medici senza Frontiere sta pattugliando il Canale di Sicilia con la nave My Phoenix. "È stata in assoluto l'operazione piú grande e incalzante che My Phoenix abbia condotto finora" ha detto Ian Ruggier, un ex Tenente Colonnello ora membro dell'equipaggio. "Pochi minuti dopo aver avvistato la prima barca, ne abbiamo vista un'altra e poi un'altra ancora e via cosi, fin quando ci siamo ritrovati a provvedere alla prima assistenza di 5 imbarcazioni con un totale di oltre 2000 persone a bordo distribuiti anche su altre navi". Dopo avere partecipato alle operazioni di soccorso la My Phoenix ha raggiunto ieri sera il porto di Augusta, dove ha sbarcato 372 migranti, tra i quali 126 donne e 62 bambini, la maggior parte provenienti dall'Eritrea. "Quello a cui stiamo assistendo è un esodo senza precedenti. Migliaia di persone disperate continueranno a rischiare la propria vita se tutti noi come società civile non saremo in grado di offrire alternative a questa gente" ha detto Regina Catrambone, l'impreditrice di Reggio Calabria, fondatrice di Moas insieme al marito Christopher Catrambone. Fondata un anno fa, Moas è stata la prima organizzazione non-profit a lanciare attività di ricerca e soccorso in mare nel Mediterraneo con lo scopo ultimo di prevenire nuove tragedie dell'immigrazione. Quest'anno, l'organizzazione con base a Malta ha ripreso la missione il 2 maggio in partnership con Medici Senza Frontiere che fornisce assistenza medica a bordo della My Phoenix. Dall'agosto del 2014 ad oggi, Moas ha salvato e dato assistenza a circa 6400 migranti.

"Chiudere le porte ai migranti indebolisce la credibilità dell'Italia in Europa", hanno affermato mons. Guerino Di Tora e mons. Gian Carlo Perego, presidente e direttore generale della Fondazione Migrantes

"Come Lega siamo pronti a bloccare le prefetture e a presidiare tutte quelle strutture che a spese degli italiani qualcuno vuole mettere a disposizione di migliaia di immigrati clandestini" ha detto Matteo Salvini collocandosi sulla stessa 'linea dura' espressa da Roberto Maroni, il quale ieri ha ipotizzato la riduzione dei trasferimenti regionali ai sindaci lombardi che dovessero accogliere nuovi migranti.

"Chiediamo un'equa distribuzione dei migranti in Italia, così come in Europa ed è un atteggiamento insopportabile di odio verso il sud dire ad alcune regioni 'sbrigatevela da soli'". Così il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, commenta le posizioni dei governatori leghisti che hanno annunciato il loro no ad accogliere altri migranti. "E' difficile immaginare che ventiquattromila migranti via dall'Italia in due anni siano una cifra giusta e che questi debbano essere solo eritrei o siriani", ha aggiunto Alfano.

"Sono qui per lanciare un messaggio forte: in questo periodo difficile, con una pressione immigratoria così forte, l'Italia non è da sola. La Commissione Europea sarà qui per sostenerla", ha detto il commissario Ue all'Immigrazione, Dimitris Avramopoulos, al termine dell'incontro con Alfano.

Il premier Matteo Renzi dal G7 ha detto:"Dobbiamo dare incentivi, anche nel patto di stabilità, a quei comuni che ci danno una mano" nel gestire l'accoglienza dei migranti.  Ma ha anche definito nuovamente "insufficiente" il piano Ue sull'immigrazione. "Bisogna prendere atto che la situazione così com'è non va, ci siamo dati una tempistica da qui al Consiglio europeo, cercheremo di portare a casa dei risultati", ha sottolineato. Per risolvere il problema dell'immigrazione "serve buonsenso", ha detto Renzi ai governatori del Nord. E a Salvini ha replicato: "Ci vorranno settimane, è un lavoro di serietà. E' facile dire 'occupiamo le prefetture'".

Oggi Roberto Maroni è intervenuto di nuovo: ''Prima era sempre colpa di Berlusconi, ora di Maroni. Il presidente del consiglio deve risolvere i problemi e non dire è colpa tua è colpa mia: siamo alle comiche'', ha detto il governatore della Lombardia. ''Questo governo il tema dell'immigrazione non lo sta risolvendo'' ha aggiunto, sottolineando di esser ''disposto a parlare'' con palazzo Chigi perché ''il tema è serio e l'emergenza c'è''.

Il neogovernatore della Liguria Giovanni Toti, che ieri aveva appoggiato il suo omologo in Lombardia, commentando l'arrivo oggi di un centinaio di profughi a Genova ha rilanciato: "Non vorremmo che il ritardo di insediamento porti ad altre situazioni come questa, deleterie per la Liguria. Come ha spiegato Maroni, le Regioni non hanno un'azione inibitoria in questo senso perché non possiedono i poteri per impedire ai prefetti di convincere i sindaci ad accettare nuovi migranti. Dovremo agire con politiche che siano incentivanti e disincentivanti. Sarà la prima cosa che faremo appena ci insedieremo".

''Milano attende le direttive e gli invii che il Governo effettuerà e risponderà secondo i criteri generali'', ha detto il prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca dopo che Maroni ha diffidato i sindaci dall'accogliere i migranti. Da Maroni, comunque, ''nessuna lettera o indicazione -. Sono vicende di carattere politico che non spetta al prefetto valutare''.

La presidente della Camera Laura Boldrini, riferendosi alle parole di Maroni, ha invitato "chi ha ruolo istituzionale ad agire sempre con senso di responsabilità". "Credo che il governo debba ignorare la posizione di Maroni e dare disposizione ai prefetti perché tutte le Regioni diano accoglienza ai migranti". Così il presidente della Regione Piemonte e della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino.

La Grecia farà un pagamento di 300 milioni di euro per al Fondo Monetario Internazionale (Fmi) venerdì 5 giugno se entro quel giorno avrà raggiunto un accordo con i creditori anche qualora non ricevesse in tempo ulteriori aiuti. Lo riferiscono i media ateniesi citando dichiarazioni fatte da una fonte vicina al governo ellenico.

Il primo ministro greco Alexis Tsipras ha detto che la Grecia ha presentato una proposta di accordo con i creditori lunedì notte.
Tsipras non ha dato dettagli sul documento presentato limitandosi a dire che contiene "proposte realistiche". Parlando all'emittente statale Nerit Tv - riferisce Bloomberg - Tsipras ha ribadito che ora la "decisione spetta alla leadership politica dell'Europa" e si è detto convinto che i leader europei saranno realistici.

Nella proposta di accordo inviata da Atene ai creditori è indicato l'obiettivo di un surplus primario per il 2015 dello 0,8% e dell'1,5% per il 2016; e per l'Iva tre aliquote al 6%, 11% e 23%. Lo scrive Bloomberg citando l'agenzia Ana, facendo riferimento alla proposta di 47 pagine inviata lunedì ai creditori

I creditori della Grecia hanno abbassato l'obiettivo di surplus primario per il 2015 sotto l'1%. Lo scrive il quotidiano olandese De Volkskrant citando fonti vicine al dossier. Il nuovo target sarebbe compatibile con quello dello 0,8% proposto da Atene e sembra un primo segnale di compromesso per arrivare ad un accordo in tempi brevi. Atene avrebbe fatto concessioni sui tagli alla spesa pubblica portandola a 3,6 miliardi di euro per quest'anno, scrive ancora il quotidiano olandese nell'edizione online. Sempre stando alle indiscrezioni, la proposta di accordo messa a punto dai creditori prevede tagli alle pensioni, inclusa la tredicesima mensilità, riforma del mercato del lavoro con norme per facilitare i licenziamenti e abolizione di privilegi per alcune categorie di lavoratori.

In Grecia, "assumendo che si trovi un accordo con i creditori, la crescita resterà comunque debole", perché "l'incremento di investimenti e consumi sarà minato da condizioni di credito in deterioramento e bassa fiducia". Lo scrive l'Ocse nel suo Economic Outlook, stimando una crescita di +0,1% per quest'anno e +2,3% per il prossimo.

L'implementazione delle riforme rimane una sfida e un fallimento nel farlo danneggerebbe la crescita", scrive ancora l'organizzazione parigina, sottolineando in particolare che il debito resta "estremamente elevato", al 180% del Pil nel 2015 e 178,1% nel 2016. "La raccolta fiscale rimane una sfida - sottolinea l'Ocse - i prestiti non performanti nel sistema bancario continuano a ridurre la crescita del credito e l'incertezza sull'accordo con i creditori ha portato ad ampi prelievi nei mesi recenti". "Ulteriori riforme per migliorare l'efficienza della pubblica amministrazione e la composizione del riassetto possono mitigare l'impatto dei vincoli fiscali - consiglia l'organizzazione - e anche rendere la crescita più inclusiva. Una riforma del fisco è necessaria per combattere l'0evasione e aumentare i redditi. Una rete di sicurezza sociale più ampia e ben progettata aiuterebbe i più vulnerabili e dividerebbe costi e benefici degli aggiustamenti in modo più giusto".

In campagna elettorale il partito di Syriza "non avrebbe dovuto fare così tante promesse". Lo ha detto il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, in un'intervista al magazine 'Wirtschaftswoche'. L'errore, secondo il ministro, è stato che il partito di Alexis Tsipras ha dato l'impressione che si potesse salvare la Grecia, senza grandi riforme.

Personaggi della politica con ruoli di raccordo tra l'organizzazione e le istituzioni, fiumi di denaro e cooperative coinvolte nel giro d'affari sporco, dove - si legge nell'espressione contenuta in un'intercettazione - "la mucca deve mangiare per essere munta". Una nuova ondata di arresti che scuote ancora il mondo politico, nel secondo capitolo dell inchiesta Mondo di mezzo su mafia capitale condotta dalla procura di Roma e dai carabinieri del Ros: 44 arresti tra Lazio Sicilia  e Abruzzo

C'è anche il sottosegretario all'Agricoltura, Giuseppe Castiglione (Ncd), tra i sei indagati per turbativa d'asta nell'inchiesta della Procura di Catania sull'appalto per la gestione del Cara di Mineo. Lo si rileva dagli atti dell'inchiesta. "Ora basta - attacca l'esponente centrista che chiede di "fare luce nel più breve tempo possibile sulla mia posizione visto il ruolo istituzionale che ricopro".

Dimissioni? Continuiamo in questo modo. Stiamo cambiando tutto", ha risposto il sindaco di Roma Ignazio Marino a chi gli chiede se avesse pensato di dimettersi dopo la nuova ondata di arresti per l'inchiesta su Mafia Capitale. "Credo che - ha aggiunto Marino - la politica nel passato abbia dato un cattivo esempio ma oggi sia in Campidoglio che in alcune aree come Ostia abbiamo persone perbene che vogliono ridare la qualità di vita e tutti i diritti e la dignità che la Capitale merita".

"Non ho nessun giudizio da dare. Non spetta a me commentare il lavoro della procura e della magistratura che deve fare il suo corso. Certamente se verranno individuate colpe e verranno puniti i colpevoli questo lo vedo estremamente positivo", ha detto sindaco di Roma Ignazio Marino a chi gli ha chiesto un commento sulla nuova ondata di arresti, in cui figurano anche nomi di esponenti della maggioranza in Campidoglio.

"Se me dai...me dai cento persone facciamo un euro a persona". E' il "criterio di calcolo delle tangenti", secondo il Gip di Roma, che Luca Odevaine spiega ai manager della cooperativa La Cascina, interessati alla gestione dei Centri per gli immigrati e disposti, sempre secondo l'accusa, a pagare uno stipendio fisso a Odevaine. Nell'ordinanza di custodia cautelare ci sono decine di intercettazioni tra i manager della Cascina e lo stesso Odevaine, tutte centrate su quale debba essere la percentuale da corrispondere, non solo per 'l'aiuto' ottenuto per la gara relativa al Cara di Mineo ma anche per quanto Odevaine potrebbe fare per i centri di Roma e di San Giuliano di Puglia. Ed in una di queste conversazioni, con Domenico Cammisa (agli arresti domiciliari) Odevaine spiega quello che il Ros e il Gip definiscono "criterio di calcolo delle tangenti". "Allora altre cose in giro per l'Italia - dice Odevaine a Cammisa - ...possiamo pure quantificare, guarda...se me...se me dai...cento persone facciamo un euro a persona...non lo so, per dire, hai capito? E...e basta uno ragiona così dice va beh...ti metto 200 persone a Roma, 200 a Messina...50 là...e...le quantifichiamo, poi". Parole che, sottolinea il gip, "arrivano a prospettare un vero e proprio 'tariffario per migrante ospitato'."

Luca Odevaine sarebbe il 'raccordo' tra la cooperativa La Cascina e il Viminale. E' lo stesso appartenente al Tavolo di coordinamento nazionale sull'accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale a spiegarlo ai manager de La Cascina nel corso di diverse intercettazioni riportate nell'ordinanza di custodia cautelare del gip di Roma. Nel capitolo dedicato ai rapporti tra Odevaine ed i manager, il gip sottolinea che è stato lo stesso indagato, in dichiarazioni spontanee ai magistrati, a parlare di questo ruolo, sostenendo che in realtà il Tavolo aveva solo una funzione politica. "Non aveva nessun potere - ha messo a verbale Odevaine - nell'attivare Centri o spostare immigrati da un centro all'altro, semplicemente dettava le linee generali della politica". Scelte che invece spettavano al Viminale. Ed in questo quadro, ha aggiunto, "quello che facevo io ...era di facilitare il Ministero da una parte nella ricerca degli immobili che potessero essere messi a disposizione per l'emergenza abitativa". Insomma il suo era un ruolo di "facilitatore dei rapporti con la pubblica amministrazione...in ragione delle mie conoscenze maturate nel tempo". Nelle conversazioni con i manager della cooperativa, però, Odevaine è più chiaro. Il mio compito, spiega infatti ad un dipendente de La Cascina, "non è tanto stare direttamente dentro ai Centri...il lavoro che gli faccio è di collegamento con il ministero dell'Interno soprattutto per trovare...poi...la possibilità di implementare il lavoro...e facciamo accordi sugli utili in genere...insomma ci si dividono un po' gli utili". Ad un suo collaboratore racconta invece cosa ha detto ai manager della cooperativa: "vi dico sinceramente... c'ho richieste da parte del ministero di apertura di altri centri e li sto dando ai vostri concorrenti"..... intanto :

Prima tornata di interrogatori di garanzia per i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare emesse nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta Mafia Capitale. Oggi saranno sentiti dal gip Flavia Costantini tutti coloro che sono stati reclusi a Regina Coeli: tra questi Mirko Coratti, già presidente dell'Assemblea Comunale; Francesco Ferrara, dirigente della cooperativa "La Cascina"; il dirigente comunale Angelo Scossafava e l'ex assessore della giunta Marino, Daniele Ozzimo. Domani sarà la volta di tutti gli indagati condotti ieri nel carcere di Rebibbia. Indagata Gabriella Errico, la presidente della cooperativa "Un sorriso" finita sotto i riflettori alcuni mesi fa durante le violente proteste scoppiate nel quartiere della periferia romana di Tor Sapienza tra i residenti e gli immigrati del centro d'accoglienza gestito dalla cooperativa. Il reato che le viene contestato è quello di turbativa d'asta, anche se il gip ha deciso di rigettare la richiesta di misura cautelare spiegando che nei suoi confronti "possa essere effettuata una prognosi favorevole, in ordine all'astensione dalla commissione di ulteriori reati, tenuto anche conto della pena che ragionevolmente potrà essere irrogata".Ventuno gli indagati a piede libero. Sullo sfondo il business legato ai flussi migratori e alla gestione dei campi di accoglienza per migranti. Tra gli arrestati ci sono anche l ex Presidente del Consiglio Comunale di Roma Mirko Corattie Luca Gramazio accusato di partecipazione all'associazione mafiosa capeggiata da Carminati, che avrebbe favorito sfruttando la sua carica politica: prima di capogruppo Pdl al Consiglio di Roma Capitale ed in seguito quale capogruppo Pdl (poi FI) presso il Consiglio Regionale del Lazio. In manette anche l'ex assessore alla Casa del Campidoglio, Daniele Ozzimo Angelo Scozzafava, ex assessore comunale a Roma alle Politiche Sociali. I Ros hanno arrestato anche i consiglieri comunali Giordano Tredicine, Massimo Caprari e l'ex presidente del X Municipio (Ostia), Andrea Tassone. I provvedimenti hanno riguardato anche alti dirigenti della Regione Lazio come Daniele Magrini nella veste di responsabile del dipartimento Politiche Sociali. Arrestati anche Mario Cola, dipendente del dipartimento Patrimonio del Campidoglio e Franco Figurelli che lavorava presso la segreteria di Mirko Coratti. Infine posto ai domiciliari il costruttore Daniele Pulcini. "Chi ruba in galera, paghi tutto", commenta il premier Matteo Renzi. Il Pd è sotto attacco ma mette in campo una difesa netta e chiara delle giunte Zingaretti e Marino.

Il clan di Carminati e Buzzi avrebbe garantito mille euro al mese e un posto di lavoro per un conoscente al consigliere comunale Massimo Caprari del Centro democratico, della maggioranza del sindaco Ignazio Marino. E' quanto emerge dall'ordinanza di custodia cautelare emessa a suo carico dal gip Flavia Costantini. Il consigliere, in cambio, avrebbe assicurato all'organizzazione "il suo voto favorevole al riconoscimento del debito fuori bilancio per l'anno 2014". In un colloquio intercettato tra Buzzi e il vicepresidente della cooperativa "La Cascina", Francesco Ferrara, il braccio destro di Carminati afferma: "te l'ho detto, Caprari è venuto da me: voleva tre posti di lavoro". Buzzi, scrive il gip nel provvedimento, riferiva a Ferrara che, per accogliere le sue richieste, Caprari si era rivolto a lui chiedendogli in cambio l'assunzione di tre persone, che poi era stata ridotta a una sola al che il rappresentante de La Cascina replicava dicendo che un posto di lavoro equivaleva a circa 30.000 euro l'anno". Concluso l'accordo e assunta la persona indicata da Caprari, lo stesso Buzzi, intercettato, avrebbe poi commentato "quello di Caprari l'ho preso per tre mesi, in tre mesi la mucca deve mangiare in tre mesi".

Per le elezioni al parlamento europeo del maggio 2014, Gianni Alemanno, chiese l'appoggio a Salvatore Buzzi. Quest'ultimo si sarebbe mosso per ottenere il sostegno alla candidatura anche con gli uomini della cosca 'ndranghetista dei Mancuso di Limbadi. E' quanto emerge dall'ordinanza di custodia in carcere dove vengono descritti i rapporti e "cointeressenze di natura economico/criminali tra Mafia Capitale e la cosca calabrese".

I 44 arresti scaturiscono dalla prosecuzione delle indagini avviate nel 2012 dal Ros e dalla procura di Roma che il 2 dicembre scorso avevano consentito di disarticolare l'organizzazione mafiosa capeggiata da Massimo Carminati. In quella occasione vennero arrestate 37 persone accusate, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d'asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio ed altri reati, con l'aggravante delle modalità mafiose e per essere l'associazione armata.

Secondo gli investigatori, gli accertamenti successivi a quella tornata di arresti hanno confermato "l'esistenza di una struttura mafiosa operante nella Capitale, cerniera tra ambiti criminali ed esponenti degli ambienti politici, amministrativi ed imprenditoriali locali".

In particolare le indagini hanno documentato quello che gli inquirenti definiscono un "ramificato sistema corruttivo finalizzato a favorire un cartello d'imprese, non solo riconducibili al sodalizio, interessato alla gestione dei centri di accoglienza e ai consistenti finanziamenti pubblici connessi ai flussi migratori".

"Massimo Carminati e' un grande. Ci sta facendo fare un sacco di cose, un sacco di lavori", afferma Salvatore Buzzi, in una telefonata con il suo collaboratore Emilio Gammuto, intercettata dai Ros. "Su a Ostia - spiega Buzzi -, anche se non direttamente ma attraverso un suo collaboratore, abbiamo preso un milione e due per il taglio del verde". "Per il campo nomadi ci ha messo pure i soldi, mi sa, eh?", chiede Gammuto. E Buzzi conferma: "Si', ci ha messo 500mila euro di tasca sua". "Ma li ha ripresi?", chiede l'altro. "Ha ripreso tutto. A giugno ha ripreso tutto. E non solo: ci avra' guadagnato 300mila euro", spiega ancora Buzzi. "Eh, vabbe'!, avra' anche aspettato, ma ne e' valsa la pena" dice Gammuto. Nella stessa conversazione si parla anche di Luca Gramazio. "Avevamo un lavoro da due milioni di euro sui centri di prenotazione della Asl, come formula sociale", dice Salvatore Buzzi, spiegando che in un secondo momento e' uscita la gara regionale. "Allora non abbiamo detto: scusa, facciamola insieme. Ce li lasci due milioni anche a noi, no?". A questo punto l'interlocutore, racconta sempre Buzzi, si sarebbe irrigidito. "Mi ha detto, 'ah no, a me me lo devono dire'. Ma come? E chi te lo deve dire? E insomma, non ce lo ha voluti lasciare" dice Buzzi, che, visto l'intoppo, chiama subito Massimo Carminati. "Massimo e' andato subito da Gramazio" conclude Buzzi, pronunciando, per precauzione, il nome del leader dell'organizzazione malavitosa a bassa voce.

I consiglieri comunali devono stare ai nostri ordini". Questa e' la perentoria affermazione pronunciata da Salvatore Buzzi, in una telefonata con Massimo Carminati, intercettata e registrata dai carabinieri del Ros. "Ma perche' dovrei stare agli ordini tuoi? Te pago!", replica Carminati dall'altro capo della cornetta. Poi l'intimidazione: "Dice, e se non rispetti gli accordi? Non rispetti gli accordi? Ma tu lo sai chi sono io? Ti ricordi da dove vengo?", sottolinea il leader dell'organizzazione, riferendosi ai trascorsi negli ambienti dell'eversione e della criminalita'. Buzzi, ascoltando la minaccia, sorride. Carminati poi evoca "il rispetto". "Io gli accordi li rispetto - dice - ma dovresti rispettarli pure tu". Buzzi concorda: "Noi gli accordi li rispettiamo anticipati. Non so quanti sono quelli che li rispettano in anticipo". E conclude, "abbiamo una grandissima credibilita'".

"La mucca deve mangiare" per essere "munta". Lo dice il ras delle coop sociali Salvatore Buzzi in una telefonata intercettata con Franco Figurelli, componente della segreteria dell'ex presidente dell'Assemblea Capitolina Mirko Coratti (Pd), entrambi per i pm a libro paga di Mafia Capitale. Buzzi: "Ahò, ma scusa, la sai la metafora? La mucca deve mangiare". Figurelli: "Aho ma questa metafora io gliela dico sempre al mio amico, mi dice: 'Non mi rompere il ca.. perché se questa è la metafora lui ha già fatto, per cui non mi rompere'". Buzzi: "Aho, però diglielo: 'Guarda che ha detto Buzzi che qui la mucca l'amo munta tanto'". Figurelli: "Allora, ieri me c'ha mannato aff... per avè detto sta cosa, tu non hai capito, me c'ha mannato aff..., dice: 'Non ti può rispondere così l'amico Salvatore perché noi già fatto'". Secondo il Ros dei carabinieri Buzzi avrebbe tra le altre cose assunto nelle sue cooperative una ragazza segnalata da Coratti, comunicando l'arrivo della giovane all'ndranghetista Rocco Rotolo, anch'egli inserito nelle coop.

Per cinque regioni la vittoria è sembrata netta già dalle prime proiezioni: in Toscana, Puglia e Marche fa il pieno di voti il centrosinistra. In Veneto il leghista Luca Zaia 'doppia' Alessandra Moretti del Pd e lascia molto più indietro il fuoriuscito Flavio Tosi.

La sorpresa arriva però dalla Liguria dove il consigliere politico di Silvio Berlusconi, Giovanni Toti, vince con il 34,4%, seguito ad una certa distanza dalla Dem Raffaella Paita con la M5S Alice Salvatore terza e Luca Pastorino, candidato della sinistra, quarto. Con il Pd che, come lo stesso premier Matteo Renzi aveva avvertito nei suoi comizi, paga la prima vera scissione a sinistra. "Il cinico disegno di Cofferati, Civati, Pastorino si realizza compiutamente", ha commentato la candidata del Pd Raffaella Paita.

In Umbria vittoriaper Catiuscia Marini (centrosinsitra) anche se nelle prime proiezioni sembrava che potesse aprirsi una chance per il candidato di centrodestra Claudio Ricci.

In Campania, dopo un testa a testa che lo ha visto, comunque, sempre in testa anche se di misura si afferma il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca primo (al 39,9% contro il 38% di Stefano Caldoro), superando di fatto anche la 'black list' stilata dalla presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi e ultimo pomo della discordia all'interno del Pd. In Puglia la vittoria scontata per Michele Emiliano il nuovo governatore e tra i primi a salutarlo il presidente uscente Nichi Vendola: "Complimenti sinceri affettuosi Emiliano per una vittoria così netta, forte, e auguri calorosi di buon lavoro, un lavoro che sarà durissimo, di una complessità incredibile".

Il Pd soffre, più del previsto, ma alla fine ottiene quel 5 a 2 che in nottata il vice segretario Lorenzo Guerini ha definito un "importante risultato". Ma la vittoria di Forza Italia in Liguria brucia e sotto accusa vanno le divisioni di quella che Matteo Renzi in campagna ha più volte definito la "sinistra masochista". La Lega, dopo la campagna a tappeto del leader Matteo Salvini, ottiene una buona affermazione, soprattutto al centro e il leader del Carroccio mette una seria opa sulla guida del centrodestra. Ma, si 'consola' Silvio Berlusconi: quell'area ha bisogno di essere unita per vincere, come avvenuto in Liguria con Giovanni Toti. Bene anche il Movimento cinque stelle che in tutta Italia si stanzia sul 20% con punte in alcune zone come Genova, dove la più giovane candidata governatrice, Alice Salvatore, sfiora un sorprendente 25%, staccata solo di tre punti dalla candidata Pd Lella Paita. I pentastellati sono addirittura il primo partito in tre regioni.

Uno dei dai emblematici è la bassa affluenza alle urne: si è recato ai seggi solo il 52,2% degli italiani nelle sette regioni in cui si votava, quasi 12 punti in meno rispetto al 64,1% delle precedenti consultazione omologhe a quelle di ieri.

a se i risultati finali fossero nell'ordine di grandezza delle previsioni la notizia è che il renzismo ha esaurito la sua spinta propulsiva e che il centrodestra è tutt'altro che morto. E questo indipendentemente da quante regioni, sul filo di lana, andranno alla fine all'uno o all'altro dei due blocchi (potrebbe essere un clamoroso 4 a 3 a fronte di una previsione di 6 a 1 per la sinistra).

Renzi, vero sconfitto di questa tornata con un Pd che crolla al 23%, deve ringraziare il cielo per le scissioni che hanno indebolito Forza Italia, data anzitempo per morta, per l'ennesima volta, dai soliti tromboni che ogni giorno pontificano sui giornali e in tv. Non può essere una coincidenza che dove il centrodestra si presenta al completo nella sua vecchia formazione (vedi Liguria e Umbria) con candidati credibili (come Giovanni Toti e Claudio Ricci), la partita con Renzi e con Grillo (anche lui non fa passi avanti) è aperta a ogni risultato. E non può essere una coincidenza che il buon risultato del centrodestra corrisponda con la ritrovata agibilità politica di Silvio Berlusconi, alla faccia di chi invocava una sua rottamazione come perno e garante della coalizione. A proposito di questo tema, sarà interessante verificareoggi, a spoglio concluso, se la Lega di Salvini è riuscita - come pare per esempio in Toscana, nelle Marche e nella stessa Liguria - a rompere lo steccato delle sue roccheforti del Nord e raccogliere consensi significativi nel centro sud. Da questo dato dipenderanno molte delle scelte future di Silvio Berlusconi.

L'ultima osservazione a caldo è la difficoltà di Renzi a confermare nelle urne lo strapotere che esercita nei palazzi della politica grazie a trucchi e ricatti su una classe politica in balìa della paura di andare a votare e perdere quindi il posto. Immaginiamo che Renzi non tarderà a regolare i conti con i suoi dissidenti e sabotatori. E conoscendolo non avrà difficoltà a farlo. Gli unici conti che non torneranno più restano quelli tra lui e gli italiani, sempre più scettici di fronte a un nuovismo senza contenuto e vessatorio.

"De Luca era candidabile, eleggibile e insediabile e seguirà questo percorso. Dopodiché c'è una legge che assegna competenza agli organi di governo. Ma la legge non parla di decadenza eventualmente di sospensione". Lo dice Lorenzo Guerini. A chi gli chiede se c'è la possibilità che si torni al voto in Campania risponde secco: "No". Stessa risposta a chi gli chiede se ci sia l'ipotesi che il governo cambi la Severino dopo l'elezione di De Luca.

"Siamo soddisfatti - ha commentato Debora Serracchiani - del lavoro fatto in questi mesi: il risultato delle regionali ci colloca con chiarezza e determinazione nellaprospettiva del 2018, ancora più determinati a portare avanti il processo delle riforme, che è stato supportato da un chiaro risultato sia a queste elezioni che alle precedenti". La Serracchiani ha parlato di una "vittoria netta e chiara". "Non sottovalutiamo  - ha detto il presidente Pd Matteo Orfini - il risultato della Liguria, che è figlio di una scelta irresponsabile della sinistra che oggi festeggia una vittoria della destra". Il risultato ligure, afferma Debora Serracchiani, "ovviamente ci amareggia".

 

Il centrosinistra vince nettamente in ToscanaMarchePuglia, ma deve subire un testa a testa in Umbria e Campania. Il centrodestra si aggiudica inveceLiguriaVeneto. Dalle urne escono sicuramente rafforzati M5S e Lega Nord, che si affermano in molte delle Regioni. I grillini, in particolare, sono arrivati secondi nelle Marche e sono il primo partito in Liguria. In generale il centrodestra ha dimostrato di potersi imporre restando unito, mentre ha pagato in Puglia le divisioni interne e gli scontri con Raffaele Fitto.

Cambia anche la geografia politica dell'Italia, con un Partito democratico decisamente indebolito (in media nelle sette Regioni ha preso il 24%) e un'affluenza sembre più drammatica (ha votato appena un elettore su due). In un ipotetico ballottaggio il centrosinistra dovrebbe vedersela con il Movimento 5 Stelle, tallonato dalla Lega Nord da Roma in su.

Il Pd sfonda il 40% soltanto in Toscana (46%), ma si ferma al al 35% nelle Marche e in Umbria, crollando al 25% in Liguria, al 20% in Campania e in Puglia, al 16% in Veneto. Il Movimento 5 Stelle va invece dal 22% della Liguria al 10% del Veneto. Corre anche la Lega Nord, che in Veneto ottiene il 17% più il 24% della lista Zaia. In Liguria il 20%, in Toscana il 16%, in Umbria il 14%, nelle Marche il 13%, mentre in Puglia ottiene appena il 2%. Forza Italia conquista il 18% in Campania, mentre va peggio nelle altre Regioni, mentre in Puglia con il 10,8% supera la lista Fitto (nonostante Schittulli abbia battuto la Poli Bortone). Bene Fratelli d’Italiache supera il 6% in Umbria e Marche, sfiorando il 5% in Campania.

Intanto Matteo Renzi sta zitto e vola - a sorpresa - in Afghanistan per visitare la base dei militari italiani a Herat. Dopo aver aspettato l'esito delle elezioni giocando alla Playstation con Orfini, il premier non commenta il risultato. Persino il suo profilo Twitter - in genere molto attivo - è fermo alle 20,35 del 30 maggio, quando il segretario Pd commentava il Giro d'Italia.

A parlare per il Pd sono i vicesegretari Debora Serracchiani e Lorenzo Guerini e il presidente, Matteo Orfini, che parlano di una "vittoria netta e chiara".

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