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Iran, l'abbraccio stretto della Cina

La Cina mira a diventare "l'unica superpotenza del mondo", dice il direttore dell'FBI. 

Il direttore dell'FBI Christopher Wray ha tenuto un discorso presso l'Hudson Institute di Washington in cui ha ampiamente parlato della Cina e della minaccia che rappresenta.

Wray ha parlato dei tentativi cinesi di trarre vantaggio dall'innovazione e dalla tecnologia degli Stati Uniti, tra cui l'hacking Equifax, il furto di tecnologie militari, la pressione all'autocensura e la coercizione dei funzionari eletti statunitensi a livello locale.

"Se sei un adulto americano, è molto più probabile che la Cina abbia rubato i tuoi dati personali", ha detto Wray. "Ora siamo arrivati al punto in cui l'FBI sta aprendo un nuovo caso di controspionaggio relativo alla Cina circa ogni dieci ore". Analizziamo i rapporti che la Cina sta creando nel Mondo e specialmente con Iran :

Il presidente iraniano Hassan Rouhani ed il suo omologo cinese Xi Jinping avevano definito le relazioni tra i due Paesi, nel corso di una conversazione telefonica svoltasi alla fine di aprile, come speciali e strategiche. I due avevano inoltre parlato di rapporti commerciali promettenti, da potenziare con accordi bilaterali e lo sviluppo di progetti infrastrutturali comuni. Xi Jinping ed Hassan Rouhani avevano poi criticato l'atteggiamento degli Stati Uniti definito come una minaccia alla pace, sicurezza e stabilità della regione dal Capo di Stato iraniano e Xi Jinping aveva espresso riserve sulle sanzioni americane nei confronti di Teheran. Uno dei collanti che tiene unite due nazioni, ideologicamente così diverse, è proprio l'inimicizia e la rivalità con Washington, che sotto l'Amministrazione Trump ha assunto atteggiamenti ancora più ostili nei confronti delle parti.

La crisi – con l'economia iraniana sempre più ostaggio delle sanzioni americane, l'Europa partner evanescente e sponda sempre più debole per Teheran – potrebbe stringere in un abbraccio di ferro i due Paesi. Conviene ad entrambi. A Teheran per rianimare la sua economia e continuare ad armarsi, eludendo sanzioni e embargo. A Pechino per saziare la sua fame di energia.  

l'alleanza tra Cina e Iran si scaldasse anche sul piano militare. Secondo l'Istituto Internazionale di Ricerca di Stoccolma per la Pace, la Cina ha esportato armi per un valore di 269 milioni di dollari dal 2008 al 2018. Alla fine di dicembre, Cina, Iran e Russia – vale a dire i principali “nemici” degli Usa – hanno tenuto 4 giorni di esercitazioni militari tra l'Oceano Indiano e il Golfo dell’Oman. La Cina ha un'altra urgenza: blindare le rotte marittime. La base a Gibuti serve a questo. Il Paese è il principale esportatore di merci “containerizzate”: spedisce merci tre volte più degli Usa. Con la pirateria che infesta il 90 percento delle rotte marittime del mondo, il conto che la Cina può pagare rischia di essere astronomico. L'abbraccio a Teheran si spiega anche così.

Il messaggio è stato recapitato nel bel mezzo dell'escalation: le relazioni tra Pechino e Teheran non si toccano. Anzi, «la determinazione della Cina a sviluppare un partenariato strategico globale con l'Iran non cambierà», ha fatto sapere l'inviato cinese in Iran, Chang Hua.

Il modello è già stato ampiamente collaudato. La Cina lo ha sperimentato in Venezuela, per esempio. O in Africa. Il vuoto lasciato dal disimpegno Usa è un'occasione formidabile per il Dragone per tessere alleanze, per conquistare peso geopolitico. Sullo sfondo c'è la “partita” per la leadership mondiale. E al tavolo siedono solo due giocatori: Usa e Cina. I due giganti hanno assunto posizioni speculari, rovesciate una rispetto all'altra. Non è un caso che mentre l'America di Trump sembri perseguire la sua strategia del "dis-ordine" mondiale, la Cina provi a presentarsi come un attore di stabilizzazione

La protezione della Cina è di grande importanza per Teheran e alcuni sviluppi sembrerebbero  provarlo. L'Iran è riuscito ad inviare rifornimenti di greggio in Venezuela per supportare l’esecutivo di Nicolas Maduro, sempre più in difficoltà a causa della crisi economica, senza che gli Stati Uniti intervenissero per impedire un'azione ritenuta ostile. Il supporto di Pechino ha probabilmente avuto il suo peso nell’inibire una reazione da parte di Washington ed in questo modo la Repubblica Popolare ha rafforzato ulteriormente gli ottimi rapporti con Iran e Venezuela.

Il Medio Oriente rischia di essere sconvolto, se i suoi tratti politici, dal sempre maggior interventismo della Cina che si è materializzato in un accordo segreto venticinquennale con l'Iran per lo sviluppo della collaborazione bilaterale tra i due paesi. Ora, pian piano, stanno emergendo i contenuti sinora rimasti molto riservati e che cambieranno profondamente il disegno dell'area in un modo che non sarà gradito né all'Occidente né ai suoi alleati.

L'Iran ha un ruolo di primaria importanza nella Nuova Via della Seta varata da Pechino nel 2013, in fase avanzata di realizzazione: essa consiste in una rete viaria e ferroviaria tra la Cina e l'Europa attraverso l'Asia Centrale, il Medio Oriente e la Russia, abbinata a una via marittima attraverso l'Oceano Indiano, il Mar Rosso e il Mediterraneo. Per le infrastrutture viarie, ferroviarie e portuali in oltre 60 paesi sono previsti investimenti per oltre 1.000 miliardi di dollari.

la Cina sta effettuando in Iran investimenti per circa 400 miliardi di dollari: 280 nell’industria petrolifera, gasiera e petrolchimica; 120 nelle infrastrutture dei trasporti, compresi oleodotti e gasdotti. Si prevede che tali investimenti, effettuati in un periodo quinquennale, saranno successivamente rinnovati.

Nel settore energetico la China National Petroleum Corporation, società di proprietà statale, ha ricevuto dal governo iraniano un contratto per lo sviluppo del giacimento offshore di South Pars nel Golfo Persico, la maggiore riserva di gas naturale del mondo. Inoltre, insieme a un’altra società cinese, la Sinopec (per i tre quarti di proprietà statale), è impegnata a sviluppare la produzione dei campi petroliferi di West Karoun. Sfidando l’embargo Usa, la Cina sta aumentando le importazioni di petrolio iraniano. Ancora più grave per gli Usa è che, in questi e altri accordi commerciali tra Cina e Iran, si prevede un crescente uso del renminbi cinese e di altre valute, escludendo sempre più il dollaro.

Uno degli elementi segreti dell'accordo siglato lo scorso anno è che la Cina investirà 280 miliardi di dollari  nello sviluppo dei settori petroliferi e petrolchimici iraniani. Tale importo verrà finanziato anticipatamente nel primo periodo di cinque anni dell'accordo , ma le parti potranno concordare di estenderlo ed allargarlo a scadenze  sempre quinquennali. Quindi sono previsti altri  120 miliardi di dollari di investimenti, sempre incrementali, per migliorare le infrastrutture di trasporto e di produzione dell’Iran. In cambio di ciò, per cominciare, alle società cinesi verrà data la prima opzione per fare offerte su qualsiasi progetto – nuovo, in stallo o incompleto – relativi, gas e prodotti petrolchimici in Iran.

La Cina sarà inoltre in grado di acquistare tutti i prodotti petroliferi, di gas e di petrolchimici con uno sconto minimo garantito del 12% sul prezzo medio mobile a sei mesi dei prodotti comparabili di riferimento, più un altro 6-8% di quella metrica per compensi adeguati al rischio più altri sconti giù in atto, per un totale di una scontistica pari al 32%. Le condizioni di pagamento alla Cina saranno particolarmente favorevoli. Già questa parte dell’accordo è tale da spiazzare competitivamente tutti i paesi occidentali negli scambi commerciali sul mercato mondiale dei prodotti finiti, visto l'enorme sconto nelle forniture riservato a Pechino. Cumulato con altri sconti

Un'altra parte chiave dell'elemento segreto dell’accordo di 25 anni è legata al coinvolgimento totale che la Cina sarà coinvolta integralmente nella costruzione dell’infrastrutture nell'Iran centrale, in allineamento con il principale progetto multi-generazionale geopolitico della Cina, “One Belt, One Road “(OBOR). Per cominciare, la Cina intende utilizzare la manodopera attualmente a basso costo disponibile in Iran per costruire fabbriche che saranno finanziate, progettate e supervisionate da grandi aziende manifatturiere cinesi con specifiche e operazioni identiche a quelle cinesi.

I prodotti finiti saranno quindi in grado di accedere ai mercati occidentali attraverso nuovi collegamenti di trasporto, anch’essi pianificati, finanziati e gestiti dalla Cina. Praticamente Pechino si prepara la delocalizzazione in paesi a basso costo, come sta già facendo con diversi paesi africani come l’Etiopia, al fine di mantenere  la dominanza globale nel settore della manifattura permettendosi una posizione di sola dirigenza  delle proprie élite anche all’estero. In una prima fase già concordata la Cina interverrà elettrificando la rete ferroviaria iraniana e realizzando tratte ad alta velocità ferroviaria.

“La scorsa settimana, il leader supremo (Ali Khamenei) ha concordato l'estensione dell’accordo esistente per includere nuovi aspetti  militari oltre quelli proposti originariamente proposti dalle  figure senior nell’IRGC (la Guardia Islamica Rivoluzionaria) e dai servizi di intelligence  iraniana, e ciò comporterà una completa cooperazione militare aerea e navale tra Iran e Cina, con la Russia che parteciperà in un  ruolo chiave “, ha dichiarato una delle fonti iraniane.

“C’è un incontro in programma nella seconda settimana di agosto tra lo stesso gruppo iraniano e le loro controparti cinese e russa, che concorderà i dettagli rimanenti ma, a condizione che vada come previsto, quindi dal 9 novembre,  bombardieri russi e cinesi, truppe  ed  aerei da trasporto avranno accesso illimitato alle basi aeree iraniane ” sempre secondo le stesse fonti. “Questo spostamento di interessi militari  inizierà con strutture ad uso di tutte le nazioni appositamente costruite accanto agli aeroporti esistenti di Hamedan, Bandar Abbas, Chabahar e Abadan”

I  bombardieri schierati saranno presumibilmente versioni modificate in Cina dei Tupolev Tu-22M3 russi a lungo raggio, con una gamma di specifiche di produzione di 6.800 chilometri (2.410 km con armi a bordo), ed i cacciabombardieri a medio raggio  Sukhoi Su-34,  a cui si può aggiungere lo stealth  Sukhoi-57. Alcune basi iraniane sono state già utilizzate per azioni russe in Siria.

Se veramente gli USA, l'Occidente o Israele pensano di voler contenere l'Iran hanno una finestra d'intervento che si assottiglia ogni giorno che passa.
Pechino non spera in un conflitto tra gli Usa e la Repubblica Islamica. Né si schiererebbe concretamente con quest’ultima qualora un simile scenario si materializzasse.

In primo luogo, la Cina non vuole complicare le tortuose e prioritarie relazioni con la Casa Bianca. La guerra dei dazi innescata da Washington ha danneggiato notevolmente l'economia cinese. Pechino spera che la firma della fase 1 dei negoziati commerciali dia respiro alle esportazioni verso il mercato americano e spinga Washington a ridimensionare le critiche su dossier interni ostici, come Hong Kong, Xinjiang e Taiwan. Tuttavia, la tregua non scongiura la collisione tecnologica, militare e di soft power tra le due potenze.

La partnership tra Cina ed Iran deve fare i conti con il forte squilibrio di forze esistente tra i due Paesi: c'è il rischio, dunque, che Teheran possa sviluppare una dipendenza eccessiva nei confronti della Repubblica Popolare Cinese e dei suoi investimenti, come nel caso della Nuova Via della Seta. L’Iran è tra i maggiori beneficiari dell'iniziativa commerciale e la posizione geografica del Paese lo rende uno snodo vitale per favorire l'espansione di Pechino in Asia centrale e nel Caucaso. 

La Cina dovrebbe investire 120 miliardi nei trasporti e nelle infrastrutture iraniane ed i due Stati hanno inoltre firmato un accordo di cooperazione contro il terrorismo nel 2016. Non è escluso, però, che Pechino consideri Teheran come una semplice pedina per rafforzare le proprie posizioni nella regione: le tensioni internazionali hanno portato la Repubblica Popolare a ridurre le importazioni di petrolio dall'Iran ed a sostituirle con quelle provenienti dall'Arabia Saudita, nemico strategico del Paese. Il partenariato tra Cina ed Iran è stato inoltre strumentale alla diffusione del Covid-19 nella nazione mediorientale, che risulta tra le più colpite dal virus.

 

 

 

 

 

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