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Di Maio in Libia incontra il premier Sarraj

Fayez al Sarraj, ha ricevuto a Tripoli il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Nei colloqui, i due "hanno sottolineato l'importanza di tornare sul sentiero della politica e di respingere negativi interventi esterni nella questione libica". Lo scrive un post pubblicato su Facebook dall'ufficio stampa del consiglio presidenziale di cui Sarraj è capo. Durante l'incontro è stata inoltre discussa l'urgenza di "ripristinare la produzione petrolifera che rappresenta la ricchezza di tutti i libici e la loro fonte di reddito". Nel colloquio sono stati affrontati anche i dossier delle migrazioni e della cooperazione contro la pandemia di Covid-19.

Si è inoltre discusso della missione navale europea "Irini" che ha l'obiettivo di far rispettare l'embargo sulle armi alla Libia. Il presidente del Governo di accordo nazionale libico ha espresso il "ringraziamento all'Italia per il suo contributo alle operazioni di individuazione delle mine che le milizie degli aggressori hanno lasciate nelle aree residenziali da cui sono stati cacciati". 

La storia 

Partendo da questo presupposto si spiega in due parole cosa succede questi giorni nel mediterraneo specialmente in Libia e con le pretese Turche  :  tutti "i giocatori nel campo dimenticano" pero che i contro, conscio delle difficoltà che il dossier energetico nel Mediterraneo orientale impone alla smania turca, Erdogan ha preferito volgere lo sguardo alla Libia (dopo la Siria), visto e considerato che su Grecia e Cipro c’è un granitico blocco di alleanze formato da Usa, Francia, Israele, Egitto che non gli consente ulteriori spazi di manovra, al di là delle consuete provocazioni oltre le quali egli stesso sa di non poter andare.  

L'accordo con la Libia sui confini marittimi fa di Ankara non solo un alleato di chi di gas è ricco, ma anche e soprattutto il Paese a cui proprio Cipro, Israele e Grecia ma anche la Ue, dovrebbero chiedere il nullaosta per far approdare il gasdotto EastMed prima sulle coste greche e poi italiane, nel caso, ovviamente, tale accordo fosse riconosciuto.

Una risposta alle mosse e alle mire della Turchia, comunque, arriva dall’East Mediterranean Gas forum (Emgf), che diventa un’organizzazione internazionale dopo la firma dell'accordo quadro avvenuta al Cairo. Tra i membri ci sono l'Egitto, l'Italia, Israele, la Grecia, Cipro, l'Autorità nazionale palestinese e la Giordania. Anche la Francia vorrebbe far parte dell’organizzazione.

L’East Mediterranean Gas forum (Emgf) e diventata un’organizzazione internazionale dopo la firma dell’accordo quadro avvenuta al Cairo e l'Italia è uno dei paesi fondatori. L'ambiziosa iniziativa dell'Egitto, tesa a sfruttare gli impianti di rigassificazione sulla costa egiziana come snodo per il commercio di energia verso l’Europa e non solo, annovera fra i suoi membri l'Egitto, l'Italia, Israele, la Grecia, Cipro, l'Autorità nazionale palestinese e la Giordania. Il forum esclude la Turchia e crea una via alternativa al Turk Stream, il gasdotto russo-turco erede del South Stream che doveva arrivare in Italia. La Francia, da parte sua, ha inoltrato una richiesta ufficiale per aderire all'Emgf. "L’Italia è orgogliosa di far parte dell’East Mediterranean Gas Forum, un progetto che può accelerare la stabilizzazione e la condivisione delle competenze del gas nella regione", ha detto ad “Agenzia Nova”, Alessandra Todde, sottosegretario di Stato allo Sviluppo economico, presente all'evento a nome del governo italiano.

La presenza allo stesso tavolo di rappresentanti israeliani e palestinesi è peraltro un fatto di rilievo, che aumenta il prestigio di un appuntamento sì “tecnico” ma dal profondo significato politico. Secondo quanto appreso da "Agenzia Nova", Israele ha aperto alle trattative con l'Anp per sviluppare il progetto del giacimento di gas Gaza Marine, a largo delle coste dell’enclave palestinese. Gaza Marine è stato scoperto dalla British Gas nel 2000 e si stima che contenga 32 miliardi di metri cubi di gas naturale, per un valore di 4 miliardi di dollari circa. Yasser Arafat allora lo definì “un dono di Allah”, ma ad oggi il giacimento non è ancora stato sfruttato. Nel marzo del 2018, l'anglo-olandese Royal Dutch Shell ha rinunciato alla propria partecipazione al giacimento di gas naturale, lasciando come unico stakeholder il Palestine Investment Fund, fondo sovrano palestinese. Secondo gli esperti, l'estrazione del gas palestinese richiederebbe circa 30 mesi e potrebbe porre fine al deficit energetico dell’enclave, vendendo le eccedenze all’estero.

Dopo le crescenti tensioni con la Turchia, in seguito all'accordo con la Libia, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è arrivato il mese di gennaio ad Atene. Prima di decollare, Netanyahu ha dichiarato di essere diretto per un incontro “molto importante” con i leader di Grecia e Cipro. “Abbiamo formato un'alleanza mediterranea di enorme importanza per il futuro energetico di Israele e per la stabilità regionale”.

Il vertice trilaterale mette fine ai sogni di  Erdogan, attraverso la costruzione del gasdotto EastMed che porterà il gas naturale israeliano e cipriota sul mercato europeo attraverso la Grecia, attraversando l'area di competenza creata da Erdogan e il Governo fantoccio di Fayez al-Serraj.

Il Ministro della Difesa francese, Florence Parly, ha dichiarato che l'accordo raggiunto il 28 novembre 2019 dal Governo libico di Accordo Nazionale (GNA) e la Turchia, sulla delimitazione delle frontiere marittime nel Mar Mediterraneo, sarebbe pericoloso per gli interessi e la sicurezza nella regione.

L’accordo tra Serraj ed Erdogan “mette in pericolo gli interessi e la sicurezza nella regione” ha dichiarato Parly in visita a febbraio ad Atene, “solleva serie preoccupazioni (…), non ha valore legale e non concorda con il diritto internazionale”.

La Grecia ha ribadito in più occasioni che l’accordo tra la Turchia e il GNA crea un area di competenza esclusiva nel Mediterraneo orientale senza tenere conto dell’isola di Creta. L'Unione europea ha già dichiarato che l'accordo rappresenta una flagrante violazione del diritto internazionale.

Secondo il quotidiano greco “To Vima”, il ministro della Difesa francese ha confermato il sostegno di Parigi a Grecia e Cipro nella disputa con la Turchia sulle aree dell'Egeo e del Mediterraneo orientale. Le tensioni tra Grecia e Turchia sono esacerbate con le attività di esplorazione di Ankara al largo di Cipro, per cui l'Unione europea ha annunciato sanzioni contro Ankara. E’opportuno ricordare che Italia e Francia hanno inviato proprie fregate nell'area per tutelare i propri interessi.

Il generale Carlo Jean ha criticato le mosse del governo italiano, oltre che degli Stati Uniti (“ambigui“): “Noi ci siamo cullati con l'idea molto peregrina di una cabina di regia assegnata all'Italia che i nostri governi hanno usato solo per farsi propaganda e peraltro in maniera molto maldestra”, ha detto Jean in una intervista a Start Magazine: “L’accordo tra Sarraj ed Erdogan sul Mediterraneo Orientale è contrario non soltanto agli interessi dell’Italia, ma anche a quelli di Grecia, Cipro e in parte di Egitto ed Israele. L’accordo infatti va ad incidere su EastMed, la grande pipeline che dovrebbe portare in Europa l'enorme quantità di gas che è stata scoperta a sud di Cipro, fino alle porte del Libano, di Israele e dell’Egitto. Ad ogni modo, dubito fortemente che la Turchia abbia le capacità finanziarie e tecnologiche per sfruttare questo gas”.  

Così prosegue la disputa tra Turchia e Francia in Libia. In una escalation i due Paesi si sono scambiati pesanti accuse negli ultimi mesi. La Turchia ha difeso le sue attività e il suo sostegno al Governo libico di Accordo Nazionale con base a Tripoli, insinuando che la Francia ha compiuto “azioni oscure ed ingiustificate nei confronti della Libia”.  

Il presidente francese, Emmanuel Macron, aveva definito la NATO un'organizzazione clinicamente morta. Il ministero degli Esteri turco ha detto che “non è accettabile che un alleato della NATO agisca in questo modo”. Sottolineando che “la Turchia, al fine di garantire una pace e una stabilità durature in Libia, continuerà a sostenere gli sforzi sotto l'egida delle Nazioni Unite”.

L’Eliseo aveva dichiarato la scorsa settimana che “i turchi si stanno comportando in modo inaccettabile usando la NATO, e la Francia non può permetterlo”, osservando che il presidente Emmanuel Macron ha discusso di questo problema con il suo omologo americano Donald Trump e che si terranno discussioni, specialmente nelle prossime settimane, con i partner della NATO interessati al fascicolo libico.

Erdogan ha violato tutte le risoluzioni delle Nazioni Unite in Libia, inviando armi e migliaia di mercenari, compresi jihadisti, estremisti e minori. Da quanto emerso in numerosi rapporti, la destinazione finale di questi combattenti è l’Europa. Dopo essersi infiltrati tra i migranti in partenza dalle coste libiche, almeno due sospetti terroristi sono stati arrestati dalle autorità di sicurezza di Italia e Spagna nelle precedenti settimane.

“In una dichiarazione rilasciata dal Ministero d'Europa e degli Affari Esteri francese in risposta a una domanda sulla visita del Ministro degli Esteri greco Dendias a Parigi, le accuse sulla posizione del nostro Paese nei confronti della Libia sono una nuova indicazione della politica cupa e ingiustificata della Francia nei confronti della Libia”, ha affermato il Ministero degli Esteri turco.

La nota di Ankara afferma inoltre che il sostegno della Francia ad Haftar alimenta la crisi libica, sottolineando che “questo approccio dalla Francia ha incoraggiato Haftar a insistere sui metodi militari e ha aumentato la sofferenza e l’angoscia del popolo libico”. Il Ministero turco ha aggiunto che “il più grande ostacolo all’instaurazione della pace e della stabilità in Libia è il sostegno della Francia e di alcuni paesi alle istituzioni illegali, in violazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza”.

La dichiarazione ha sottolineato che la Turchia sostiene un Governo riconosciuto dalla comunità internazionale nel quadro delle risoluzioni delle Nazioni Unite e fornisce sostegno su richiesta. “E mentre il nostro paese è in piedi con il governo legittimo, la Francia è al fianco del colpo di stato e una persona illegittima in conformità con le decisioni delle Nazioni Unite e della NATO”. Ha dichiarato, descrivendo le attività della Turchia in Libia come legittime, mentre la Francia è alla ricerca di azioni gravi, come nel caso della Siria, dove subappalta alcuni paesi della regione. Considerando questi rapporti oscuri della Francia, ci dovremmo preoccupare”.

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